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Addio a Ferdi Kübler
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Addio a Ferdi Kübler

[Immagine: 201612311684-full.jpg]
Ferdinad Kubler - © ladepeche.fr

Il 29 Dicembre 2016 si è spento, a 97 anni, Ferdi Kübler. Un fuoriclasse che a cavallo tra gli anni ’40 e gli anni ’50 ha saputo mettere molto spesso la ruota della sua bici e il suo prominente naso davanti a tutti gli altri. Un fenomeno venuto fuori dalla guerra, dotato della grinta e dello spirito tenace della gente di quel tempo. Soprannominato il Cowboy perché amava indossare un cappello Stetson, un vezzo che dà la misura del suo carattere coriaceo.

La sua carriera fu contemporanea ad un altro talento svizzero eccezionale come Hugo Koblet e i due furono la versione in salsa rossocrociata della rivalità nostrana tra Coppi e Bartali: quella che in Svizzera fu chiamata “il mito delle due K”. Il bell’Hugo era sicuramente più apprezzato dal pubblico di genere femminile, ma anche Ferdi era molto stimato in patria, tanto da essere nominato nel 2000 atleta svizzero del XX secolo. Tra loro due esisteva una sana competizione ma non inimicizia, Kübler ha più volte affermato che senza Koblet al fianco non avrebbe mai ottenuto così tanti successi in carriera.

[Immagine: kublerkoblet_01.jpg]
Kubler e Koblet - © davesbikeblog.blogspot.it

Cresciuto nella neutrale Svizzera, Kübler ha avuto la possibilità di fare i suoi esordi nelle corse del suo Paese durante il secondo conflitto mondiale: infatti vinse nel 1942 il Giro di Svizzera (indubbiamente la terza corsa a tappe per importanza a quel tempo) e nel 1943 il Campionato di Zurigo, a cui vanno sommati numerosi titoli nazionali su strada, su pista e cross.

Terminata la II Guerra Mondiale in Europa si ricomincia a tornare lentamente alla normalità e Ferdi ha la possibilità di misurarsi con i fuoriclasse del pedale dell’epoca: Coppi e Bartali. Fa il suo esordio al Tour de France nel 1947 e il suo impatto è subito buono nonostante non riesca a terminare la corsa: due tappe vinte e un giorno in maglia gialla.

Il Tour de France è nel destino di Kübler e riuscirà a conquistarlo alla terza partecipazione, nel 1950. Un Tour che noi in Italia ricordiamo per l’abbandono forzato di Magni in maglia gialla, ma che l’elvetico dominò in lungo e in largo.
Ferdinand vinse già alla sesta tappa nella cronometro di 78 km da Dinard a Saint-Brieuc. Dopo il ritiro di Magni Kübler diventò il leader della classifica ma non indossò la maglia gialla in segno di rispetto per il collega italiano. Lo svizzero non lasciò più il primato fino a Parigi, anzi lo incrementò vincendo con 9 minuti di vantaggio su Ockers e addirittura 22’ su Bobet.

Kübler non vincerà mai il Giro d’Italia (“solo” due terzi e un quarto posto per lui), anche se sul suolo italico colse una delle vittorie più importanti della sua carriera. Siamo nel 1951 e a Varese si disputano i Campionati del Mondo: La Nazionale italiana ha grandi aspettative nonostante non possa schierare Coppi, ci sono Bartali e Magni, ma Ferdi Kübler è tra i grandi favoriti, non solo perché il suoi 1951 è già ricco di soddisfazioni, ma soprattutto perché reduce da due podi nelle ultime due edizioni (argento a Copenaghen ’49 e bronzo a Moorslede ’50).
Il plotone si frazionò al terzo giro nel gruppetto di otto che andò a giocarsi la maglia iridata, con Kübler che regolò tutti allo sprint davanti ai due padroni di casa Magni e Bevilacqua.

[Immagine: Ferdy-K%C3%BCbler.jpg]
Kubler vince a Varese - © dissensiediscordanze.it

Fortissimo anche nelle corse della Ardenne, Kübler conta nel suo palmares due Liegi-Bastogne-Liegi e due Freccia Vallone.
 
Con la morte di Kübler se ne va l’ultimo baluardo di un’epoca d’oro per il ciclismo, segnata da campioni veri che hanno contribuito a far rialzare un’Europa martoriata dalla guerra attraverso lo sport.

Simone Bulgarelli (Hiko)
 
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