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Adriano Amici
#1
Adriano Amici

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Adriano Amici, bolognese, classe ‘43. Corridore dallo spunto veloce, approda al professionismo nel 1969, dopo essere stato uno dei più promettenti dilettanti, con ben 60 vittorie all’attivo. Ma sono gli anni dei Merckx, dei Gimondi, degli Adorni e dei Bitossi, i quali rendono la vita difficile a quelli costretti ad attendere gli ultimi metri per tentare il guizzo vincente . Senza nessuna vittoria e con un secondo posto in una Coppa Sabatini, a soli 29 anni, nel 1972, abbandona il sogno di diventare un campione, per mettersi a completa disposizione del padre nell’officina meccanica dove aggiustava e vendeva biciclette. Una azienda sempre più prosperosa, ma che Adriano nel ’98 decide di vendere perché aveva in mente altre cose. Dal 1980, passo dopo passo, aveva preso ad organizzare gare ciclistiche e adesso voleva farlo a tempo pieno, sognando di diventare il patron di manifestazioni sempre più importanti, in un ambiente che era stato il suo, e dove avrebbe potuto contare anche sull’aiuto della moglie Morena e dei figli Elisa ed Andrea.
E’ quindi nello stesso anno che Adriano Amici fonda il G.S. Emilia, la struttura che gli consentirà di vincere la sua scommessa, fino ad arrivare al successo odierno, grazie all’organizzazione di gare importanti, quali il Giro della Provincia di Grosseto, la Settimana Internazionale Coppi e Bartali, i Memorial Marco Pantani e Cimurri, il Giro dell'Emilia e il G.P. Beghelli. Senza dimenticare il Giro della Sardegna , il GiroBio e l’Eroica Expoirs, di cui il G.S. Emilia realizza l’intera parte tecnica.
Manifestazioni di assoluto valore, rese possibili da un modello organizzativo diretto con indiscussa abilità manageriale, che fonda il suo successo nella sapiente opera che Adriano Amici ha saputo svolgere nel coagulare attorno a sé molte delle migliori risorse dell’ esperienza ciclistica emiliano-romagnolo, dai direttori di corsa al personale di segreteria, dalle motostaffette agli autisti, dai frecciatori agli addetti alle strutture. Un gruppo di persone motivato, affidabile sotto ogni profilo, che unitamente ad un invidiabile parco mezzi, lo hanno reso un punto di riferimento anche per tanti altri organizzatori, che sempre più ne chiedono la collaborazione, non di rado anche per affidargli la realizzazione dell’intera parte tecnica. Un esempio di qualità e sicurezza, di professionalità ed efficacia, doti che hanno portato il Presidente del G.S. Emilia ad essere uno dei più apprezzati organizzatori in campo internazionale nonché un esempio della miglior tradizione sportiva italiana.

tuttobiciweb.it
 
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#2
Gs Emilia, va in archivio una grande stagione
Il Gran Premio Bruno Beghelli ha chiuso la stagione organizzativa del Gruppo Sportivo Emilia, un’annata intensa e ricca di soddisfazioni per l’ente organizzatore bolognese; ed è proprio Adriano Amici a stilare un bilancio di questo 2010.
“Abbiamo appena chiuso una stagione che è stata caratterizzata da tante giornate di gara. Il notevole successo di manifestazioni giovani come il Memorial Franco Ballerini, il Gran Premio Città di Modena e il Memoria Marco Pantani e il grande seguito che hanno avuto manifestazioni collaudate come la Settimana Internazionale di Coppi e Bartali, il Giro dell’Emilia - Granarolo e il Gran Premio Bruno Beghelli ci danno la forza di guardare al futuro con grande ottimismo. Il 2010 ci ha visti anche portare la nostra esperienza al fianco di manifestazioni di primo piano quali il Giro di Sardegna e il Giro Bio, gara quest'ultima che rappresenta un vero e proprio punto di riferimento dell'attività nazionale; sono grato agli organizzatori, rispettivamente, Stefano Pilato e Giancarlo Brocci per aver riposto la propria fiducia in noi”.
“Tantissimo il pubblico che ha seguito le nostre manifestazioni a bordo strada e in televisione e a proposito di questo mi sento in dovere di esprimere la mia gratitudine personale e del Gruppo Sportivo Emilia nei confronti di tutti gli operatori dell’informazione: giornalisti, fotografi, televisioni, radio e siti internet. Senza l’importante appoggio e traino mediatico che ci è stato riservato le nostre manifestazioni non avrebber avuto un successo simile”.
Ora si guarda al 2011.
“La prossima sarà una stagione altrettanto intensa; nei prossimi giorni, con lo staff tecnico del Gruppo Sportivo Emilia effettueremo i primi sopralluoghi dei percorsi e per definire le situazioni logistiche in accordo con le amministrazioni locali e con gli operatori del settore del turism per quanto riguarda la Settimana Internazionale di Coppi e Bartali e delle gare in programma nella prima parte di stagione.”

tuttobiciweb.it
 
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#3
L'intervista: E anche l'Emilia sparirà - Amici: «Fra due anni chiudiamo». Un altro disastro si profila
Emilia paranoica? No, Emilia crudamente realista e amaramente rassegnata: quella che emerge dalle parole di Adriano Amici, presidente del GS Emilia, organizzatore di una moltitudine di corse, quest'anno tre gare in linea (Giro dell'Emilia, GP Beghelli, Memorial Pantani) e una a tappe (Settimana Coppi e Bartali più un supporto al Giro di Sardegna e GiroBio). Già rispetto al passato anche recente, il carnet di gare proposte da Amici si è snellito (non ci sono più Giro della Provincia di Grosseto, né la Due Giorni Marchigiana o il GP Misano; né i memorial Manservisi e Cimurri, tutte corse che abbiamo visto negli anni scorsi); ma all'orizzonte quello che si profila è un vero e proprio disastro ciclistico, per il nostro movimento: perché quel che accadrà è che il GS Emilia chiuderà i battenti, nel giro di due anni.

E di conseguenza chiuderanno anche queste gare, che innervano il calendario italiano dall'inverno sardo all'autunno sul San Luca, e che rappresentano un corpus di eventi che hanno molto caratterizzato, con qualità e non solo quantità (checché ne dica - schermendosi - lo stesso Amici), quest'ultimo decennio. Perché, mentre RCS faceva morire alcune gare storiche (Milano-Torino e Giro del Lazio su tutte, ma non solo) senza rimpiazzarle adeguatamente (la nascita della Strade Bianche è la mosca bianca della situazione), il GS Emilia ne inventava a getto continuo, dando magari una nuova veste a gare destinate altrimenti a sparire (è il caso della Milano-Vignola evolutasi in GP Beghelli).

Il quadro tinteggiato da Amici è fosco, e ci dice di un futuro insostenibile per il ciclismo italiano. Una (pre)visione che peraltro si inscrive perfettamente nel quadro più generale di un movimento che viene lasciato andare alla deriva verso lo strapiombo, senza che nessuno - Federazione in testa - provi a porre un argine; un quadro che - per dire l'ultima - vede il Giro di Lombardia sballottolato da una data all'altra, perché al momento l'UCI ha l'uzzolo di pompare a mille l'insignificante Giro di Pechino, nato l'altro giorno e già lanciato a sostituire il ruolo di chi ci ha messo un secolo (un secolo di investimenti e di impegno, sottolineiamo) a diventare grande.

In tutto ciò, il presidente federale uscente, Renato Di Rocco, è più impegnato a cercare escamotage per restare attaccato alla sua poltrona, che non a favorire politiche di rilancio del ciclismo italiano (che a ben pensarci, sarebbe la via più ovvia per essere riconfermato, o no?). E intanto la barca affonda.

Come si diventa in pochi anni il secondo organizzatore di corse in Italia, dopo RCS?
«Per quanto riguarda la quantità di corse che abbiamo assunto in 30 anni di lavoro, avendo fatto bene le prime manifestazioni chiaramente ci è stato chiesto se eravamo in grado di farne ancora altre, le abbiamo accettate e di volta in volta - l'appetito viene mangiando - siamo stati anche apprezzati. Siamo secondi come quantità, ma come qualità è chiaro che la nostra mamma RCS è tutto un altro discorso di valore e di potenziale».

A noi piacerebbe fare un discorso sul futuro del ciclismo in tempi di crisi economica. Il ciclismo è uno sport che costa e le amministrazioni locali hanno sempre meno fondi...
«No, nulla: nulla proprio».

Come se ne viene fuori, come si può andare avanti in questa situazione sempre più critica?
«Non so se questa intervista è sufficiente per poter spiegare le difficoltà che troviamo noi regione per regione: nelle regioni (magari a statuto speciale) in cui si sceglie di investire sullo sport come traino, c'è qualche possibilità. Laddove le regioni non puntano sullo sport come traino, è chiaro che le corse sono destinate a soccombere, a non essere più organizzate. Regioni come il Piemonte, come il Trentino, come la Sicilia, come la Liguria stessa, che investono molto su turismo e sport, è chiaro che garantiscono agli organizzatori una sopravvivenza diversa rispetto a noi. Noi dell'Emilia siamo destinati al massimo a sopravvivere, se non a finire».

Non c'è un modo per invertire la rotta? Per esempio consorziare più corse insieme per trovare dei grandi sponsor che permettano una diretta televisiva che diventi anche più appetibile per gli sponsor più piccoli?
«Il discorso della diretta è da valutare, perché non sempre è una soluzione ottimale. Bisognerebbe che ci fosse una diretta di 3 ore, in modo da accontentare tutti gli sponsor, perché altrimenti viene trasmessa solo la parte finale e basta. Allora io preferisco una differita dove posso concentrare tutte quelle che sono le nostre possibilità operative, industriali e finanziarie. La diretta è un discorso d'immagine se c'è una trasmissione come quelle della Rai, che magari in 6 ore riesce a far vedere anche le premiazioni, gli sponsor... Consorziarsi diventa difficile perché ogni organizzatore ha le proprie difficoltà o, se vuoi dire, necessità, e c'è conflitto tra noi. Non c'è una Lega Ciclismo, non c'è una Federazione che raggruppi effettivamente quelli che sono gli interessi globali del nostro ciclismo. Soprattutto, il ciclismo continentale, che sia italiano, francese o belga o olandese, è destinato a soccombere; infatti noi sopravviviamo a malapena nel ciclismo globalizzato dei grandi signori della Russia, della Cina, dell'America, dell'Australia; ed ecco che l'UCI va ad inserire corse in concomitanza con le nostre, portandoci via proditoriamente i corridori più importanti. E il ciclismo diciamo di livello minore, che prima era una tradizione, è destinato a soccombere».

Eppure nel World Tour, nella massima categoria, le corse presenti sono tutte bene o male europee, in Italia, Francia, Belgio...
«Eh, ma adesso c'è la Cina, c'è la Spagna, c'è il Portogallo, c'è l'America, c'è l'Australia, c'è la Russia che sta venendo, c'è la California, ci sono troppe corse Pro Tour in concomitanza con le corse in Italia, nostre; per nostre voglio dire europee, non solo italiane».

Tornando al discorso di prima: avere una diretta non significherebbe poter vendere il prodotto anche all'estero, tramite internet per esempio?
«Internet non è sufficiente, lo sponsor vuole la visibilità davanti al video, presso persone che internet per adesso non lo sanno usare. La gente che è in ospedale non usa internet; così come la gente che è in casa e che è quella che potenzialmente fa audience perché accende il televisore; con internet non siamo ancora a quella portata (di pubblico)».

La Federazione che cosa potrebbe e dovrebbe fare?
«Ma io credo che la Federazione Italiana non abbia una grande potenza da poter sovvertire questo sistema. Quando si pensa che il figlio del presidente McQuaid è diventato organizzatore in Cina, questo dice tutto: c'è anche un conflitto d'interessi che è notevole. L'UCI è un'azienda che va soltanto a caccia di soldi».

Quindi non c'è un modo per arginare questa deriva, dobbiamo rassegnarci.
«Da parte nostra, per quanto mi riguarda ho 68 anni, credo di poter dire che il mio gruppo sportivo fra due anni avrà smesso di fare le corse. Gli altri non lo so».

Quindi non ci sarà un seguito per il GS Emilia?
«No, assolutamente no. Appena scaduti i contratti con le varie aziende, nel giro di due o tre anni, che temporalmente vuol dire nulla, ho già deciso che il GS Emilia smetterà».

Non c'è un seguito per queste corse? Il Giro dell'Emilia...
«Qualcuno si dovrebbe fare avanti, però...».

...non ha avuto ancora proposte?
«Ma io non l'ho detto ancora a nessuno, è una cosa mia, sicura perché organizzare oggi diventa sempre più difficile e non hai nessun tipo di aiuto né da parte della Federazione se non per le cose burocratiche, né da parte di nessuno; se non cambia il tempo, rimane brutto».

Ci sta dando una coltellata al cuore con questa notizia.
«Sono molto sereno nel dirlo. Anche se a me dispiace; quando ho smesso di fare il commerciante non ho sentito nessun tipo di rimpianto, di rimorso. Quando lascerò il ciclismo invece qualche rimpianto mi rimarrà. Tanto, proprio. Perché è la mia vita, io ho cominciato a 15 anni a gareggiare, per cui sarà veramente un distacco molto forte, con tanto dispiacere. Mi segnerà certamente».

Prendiamo atto di questa notizia e ringraziamo Adriano Amici per tutto quello che ha fatto per il ciclismo in tutti questi anni.
«Siamo a 32 anni di organizzazioni, pertanto ne ho visti di passaggi, e adesso è un passaggio veramente molto difficile».

Vedremo nei prossimi anni come andrà...
«Eh, poi chi lo sa se cambia il vento. Però ripeto, non la vedo molto rosea: non s'è fatta la Coppa Placci, non s'è fatto il Giro del Lazio, non s'è fatto il Giro del Veneto, non si fa la Milano-Torino, questi sono segnali che sono importanti. In Italia abbiamo tre hors-catégorie, Giro del Piemonte, Giro dell'Emilia e Tre Valli Varesine; la Milano-Torino è un'hors-catégorie e non viene fatta, pertanto siamo molto scarsi anche a livello di categoria importante. Cosa che peraltro non viene nemmeno considerata perché non c'è la meritocrazia. Tu puoi fare una corsa da 250.000 euro, e vale come quella da 50.000 euro perché la categoria rimane sempre quella. Non c'è il merito come per il passato pur recente, quando si partiva dalla categoria 1.4, e poi si diventava 1.3, 1.2... Come il campionato di calcio, come in qualsiasi altro sport dove c'è un discorso di classificazione: se tu sei bravo sali, se non sei bravo scendi; allora c'è lo stimolo a far bene. Invece qui c'è lo stimolo a tirare avanti, e basta».

Questa politica che sta portando avanti l'UCI, cioè di favorire queste corse periferiche rispetto alla tradizione del ciclismo, è una politica comunque di corto respiro, perché parliamo di corse che vivono finché c'è uno sponsor che paga. Quando quello sponsor non paga più, quelle gare muoiono, ma nel frattempo abbiamo fatto morire le corse storiche in Europa.
«Io parlo dell'Italia, ma all'estero sono sparite tantissime corse molto importanti, con dei significati grossissimi; ha rischiato la Freccia Vallone quest'anno! Corse che hanno una storia, una tradizione. Ma se tu non dai una visibilità concreta, visiva allo sponsor (perché se gli enti non possono più pagare tu devi necessariamente andare verso le industrie, le industrie che hanno interessi nel movimento sportivo, perché delle industrie importanti ce ne sono, ma magari non gli interessa il target sportivo), chiaramente tutto diventa difficilissimo».

Marco Grassi per cicloweb.it
 
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#4
Lutto: è scomparsa Albertina, mamma di Adriano Amici
Un grave lutto ha colpito stamane Adriano Amici: si è spenta infatti mamma Albertina. Ad Adriano e alla sua famiglia, l'abbraccio della redazione di tuttoBICI e di tutto il mondo del ciclismo.

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#5
La paura è passata, Adriano Amici è già in ripresa
Brutta avventura, che fortunatamente pare volgere verso un lieto fine, per Adriano Amici che nei giorni scorsi è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico a causa di una diverticolite acuta. Il presidente del Gruppo Sportivo Emilia da giorni accusava una sorta di malessere diffuso ma, proprio come un ciclista sprezzante del dolore, aveva stretto i denti ed aveva proseguito nella propria attività con la sua proverbiale grinta. Il protrarsi della situazione ha però portato ad un ricovero presso l’Ospedale Maggiore di Bologna dove, dopo una serie di accertamenti, è stato sottoposto ad un intervento chirurgico d’urgenza che è perfettamente riuscito.
Adriano Amici ora sta affrontando il decorso post operatorio con grande carattere e con la mente già rivolta alla stagione 2013 e c’è da scommettere che tornerà molto presto al lavoro.

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#6
Adriano Amici sta meglio: «È stata dura...»
«È stata dura ragazzi, ma ora vedo la discesa...». Adriano Amici, ex professionista e da anni anima del GS Emilia, la mamma del Giro dell'Emilia, della Coppi & Bartali, del Beghelli e di altre mille corse, sta molto meglio e a tuttobiciweb.it rassicura tutti gli appassionati. «La situazione migliora di giorno in giorno, ma devo avere pazienza, me la sono vista davvero brutta», ci confida.
Ricoverato il 10 novembre scorso all'ospedale Maggiore di Bologna, il 13 è stato operato d'urgenza per una diverticolite e una diffusa infiammazione all'addome che stava per causare danni ben peggiori. Ora sta tornando il sereno, e il buon Adriano comincia a scalpitare.

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#7
Amici operato: sto bene e sono pronto a ripartire
Intervento programmato all'Ospedale Maggiore di Bologna

Adriano Amici sta già scalpitando: l'organizzatore bolognese è stato sottoposto ieri ad un intervento chirurgico programmato, per risolvere il problema fisico che lo aveva colpito nella primavera scorsa. «È stato un intervento importante - spiega Adriano - che è durato ben cinque ore. Per fortuna tutto è andato bene e devo ringraziare l'equipe del professor Iovine dell'Ospedale Maggiore di Bologna. E colgo l'occasione per ringraziare anche tutti i ragazzi del Gs Emilia che mi sono stati vicini e tutti gli amici del ciclismo che mi hanno fatto giungere il loro sostegno. Adesso i sanitari mi costringono ad osservare qualche giorno di riposo, ma state tranquilli: ci vediamo sabato 31 agosto al Memorial Pantani, pronti a vivere insieme una grande giornata di ciclismo!».

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#8
Calderino d'oro ad ad Adriano Amici
«Non me l'aspettavo, nessuno è profeta in patria»

All'ingresso nel glorioso albo d’oro del Calderino d’oro, che annovera nomi come i compianti Martini e Ballerini, ex iridati come Bugno, Moser e Fondriest e l’attuale ct azzurro Cassani, Adriano Amici si è presentato con un dono: ai trecento che hanno affollato la palestra Pederzini di Calderara ha annunciato che una delle tappe della prossima Coppi e Bartali, corsa che ha creato e fatto crescere al livello delle altre che organizza, partirà proprio dal paese in riva al Reno per raggiungere il circuito finale di Crevalcore. «Sono felicemente sorpreso: non me l’aspettavo di esser premiato a Calderara dove opero da anni, perchè nessuno è profeta in patria», ha ringraziato il grande capo del Gs Emilia, mostrando la soddisfazione per un riconoscimento di prestigio. Come di prestigio è l’attività dell’Us Calderara, quest’anno al via di juniores, allievi e Giovanissimi: una tradizione che rende la società di Dimer Rinaldi tra le benemerite.

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#9
Amici: «L'Uci deve avere più rispetto per gli organizzatori»
«E noi impariamo a vendere la storicità delle nostre prove»

«L’Uci alla fine ti dà la possibilità di avere, ma poi quelli non possono venire». Adriano Amici non ha fatto studi alla Sorbona, ma sulla strada ha imparato a pesare le chiacchiere. È un uomo concreto, uno che ha fiuto, intuito e soprattutto un amore profondo per la bicicletta, le corse e per quello che fa. E con quelle poche parole sintetizza uno dei passaggi fondamentali della riforma del ciclismo professionistico di lì a venire, quella che è ancora allo studio ed è già stata cambiata almeno tre volte. «Le squadre World Tour, un certo numero, potranno anche correre gare 1.1, quindi ci danno la possibilità di schierarle al via. Ma se mettono troppe concomitanze, non possono venire. Ecco il riassunto di uno dei tanti problemi che ci troviamo ad affrontare noi organizzatori in un momento storico tutt’altro che facile».

La posso chiamare Cavaliere?
«Lo sono dal ’93, ma preferisco che tu mi chiami Adriano».

Adriano, come va?
«Fisicamente molto bene. Ora la salute è tornata, mentre la voglia di fare non è mai venuta meno».

Come vedi la situazione del ciclismo mondiale?
«Complicata. Capisco che ci voglia sempre maggior professionalità, ma anche le squadre e noi organizzatori abbiamo bisogno di certezze, attenzioni e rispetto. Ad esempio troppo spesso ci troviamo a navigare a fari spenti, senza sapere cosa succederà domani. Questo non va bene, per nessuno».

Cosa ti preoccupa di più?
«Le concomitanze. Ci vuole più rispetto, in modo particolare in un momento storico come questo dove le corse stanno morendo in ogni angolo del mondo. Se c’è chi pensa che meno corse portino più ricchezza a chi resta, si sbaglia. Povertà ha sempre generato povertà. Peccioli, Emilia e Beghelli dovranno patire quest’anno della concomitanza (7/11 ottobre) dell’Abu Dhabi Tour: non ne sapevamo assolutamente nulla, abbiamo scoperto tutto dai siti e dai giornali quando hanno pubblicato i calendari. Ben vengano le nuove corse, anzi, che ne arrivino sempre di più, ma un pizzico di rispetto è buona cosa».

Intanto tu con il tuo Gs Emilia prosegui ad organizzare. Tra una settimana il Gran Premio degli Etruschi (8 febbraio). Poi la Settimana Internazionale Coppi & Bartali (26/29 marzo). Il Memorial Marco Pantani (19 settembre). Il Giro dell’Emilia uomini e donne (10 ottobre) e il Beghelli (11 ottobre)…
«Noi siamo contenti, perché abbiamo mantenuto i nostri impegni, e diamo anche una mano al Trofeo Laigueglia, che è stato proprio da noi rilanciato un anno fa. Gli sponsor, gli enti locali ci stanno dando una grande mano, come ho detto il momento è quello che è ma proprio alla luce di questo, non possiamo assolutamente lamentarci. Anzi, quello che spero è che gli organizzatori capiscano - come hanno fatto l’Ac Arona e l’Us Legnanese (per i campionati tricolori, ndr) - che è necessario non farsi la guerra e pensare al proprio orticello, ma darsi una mano. Collaborare. Unire gli sforzi: solo così si esce dalla crisi. La cooperazione è una chiave che ci può portare davvero fuori dalla crisi. È un’opportunità. Spero che tutti lo possano capire».

Sei illuminato come pochi…
«Non mi prendere in giro…».

Nessuna presa in giro, dico sul serio: condivido il tuo pensiero.
«E allora dico anche un’altra cosa ai miei amici organizzatori. Non vendete i campioni che potrebbero venire a correre le vostre corse. Vendete la storicità della gara. La tradizione. Il progetto di un evento. E poi facciamo tutti qualcosa di più anche per le donne. Rappresentano un'opportunità: non solo noi per loro, ma loro per tutti».

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#10
Adriano Amici, il leone delle organizzazioni
Classe 1943, fiuto degli affari e una passione infinita

Un cognome, un destino praticamente scritto con un cognome così. E di amici Adriano ne ha tanti, amici conosciuti e praticati nei lunghi anni di ciclismo che hanno scandito i suoi primi settant’anni (è nato a Bologna il 15 gennaio 1943) e che lo vedono sempre, più che mai, sulla breccia a combattere una battaglia - praticamente quotidiana, con molte ore al giorno di lavoro -  per continuare un lavoro, quello dell’organizzatore di gare ciclistiche, che ha alla base, quale presupposto, la passione. Non si spiegherebbe altrimenti, né per lui, né per molti dei suoi collaboratori, l’impegno e le fatiche in un contesto difficile, anzi difficilissimo, come quello che attualmente vive il ciclismo professionistico, soprattutto in Italia. Quando i giochi si fanno duri, i duri escono. E Adriano Amici è certamente un “duro” nel suo impegno nel settore delle due ruote.
Da sempre si può dire è in mezzo alle biciclette, è un “figlio d’arte” poiché il padre Aladino possedeva un negozio-officina di biciclette a Bologna. Adriano ha percorso una buona carriera agonistica, soprattutto fra i dilettanti, dove le sue doti di velocista gli hanno fruttato una sessantina di vittorie. Passato fra i professionisti nel 1969 con l’Eliolona gestita da Alceo Moretti e Silvano Ciampi direttore sportivo, passa l’anno successivo alla Cosatto dove trova quali d.s. il corregionale Diego Ronchini e Gino Bartali nel 1971. Gino Bartali, amico di papà Aladino con il quale gareggiava fra i dilettanti e gli indipendenti, è una presenza importante e frequente nella vita di Adriano ed è stato suo testimone di nozze con la signora Morena, nel 1971.
Il miglior risultato fra i prof è il secondo posto alla Coppa Sabatini di Peccioli del 1971, alle spalle di Roberto Poggiali. L’aumento della distanze rispetto alle corse dilettanti, la qualità dei competitori, limano e limitano il suo spunto veloce e lo fanno soffrire, fisicamente e moralmente, come ha riferito al compianto Gino Sala per un suo articolo su tuttoBICI del 2003. Decide di lasciare l’attività su strada e si cimenta in pista, anche dietro i grossi motori dell’epoca e nei circuiti. S’inserisce sempre più nel lavoro dell’avviato negozio-officina accanto a babbo Aladino al quale è legatissimo. Il negozio si amplia e si trasferisce a Calderara di Reno, al Bargellino, al limitare del comune di Bologna e annovera una clientela vasta e importante fra i quali i fratelli Prodi. Il prof. Romano Prodi e il fratello Vittorio, presidente della provincia di Bologna, sono fra i suoi clienti più assidui. Fra i meccanici alle sue dipendenze c’è anche il noto “Ciarèn”, al secolo Edoardo Fucacci, meccanico storico di Francesco Moser e altri campioni.
Già nel 1971 organizza con l’amico Nino Recalcati il suo primo circuito a Casalecchio di Reno e poi ai Giardini Margherita di Bologna. Nasce il G.S. Emilia che collabora nell’organizzazione del giro dell’Emilia con il G.S. Stadio-Corriere dello Sport di Ermanno Mioli e Dante Ronchi e, successivamente, ne rileva la titolarità. Medesimo discorso è applicabile per la Milano-Vignola, trasformata nel G.P. Beghelli e, via via, la Coppi & Bartali e varie altre corse. Allora come oggi è una sorta di “pronto soccorso” per l’effettuazione di corse in difficoltà. In questa visione Adriano Amici non rivendica ruoli di “salvatore della patria ciclistica” ma si richiama alla sua ottima capacità commerciale per cui non vuole lavorare in perdita. Grazie alla sua organizzazione, alle economie di scala e ai collaboratori riesce a limare costi. Non sempre l’operazione ha successo ma il presupposto di base è sempre valido e presente. La sua propensione commerciale, schiettamente ammessa, è comunque perseguita e sviluppata con parallela grande correttezza di rapporto costante e collaborativo con le aziende che gli accordano fiducia. Alcuni nomi che da sempre lo affiancano sono quelli di Granarolo, Sidi, Beghelli, Navigare, selle SMP, realtà di specifico spessore, unitamente a varie altre. Un legame che va aldilà della pura convenienza, ma si qualifica come una partnership fondata sulla fiducia e sulla stima reciproche. Una piccola digressione: per Adriano Amici il programma di corsa è, da sempre e per sempre, il “catalogo”, quasi a testimonianza della sua formazione e mentalità correttamente commerciale. Del resto è da tenere sempre presente una sostanziale differenza fra organizzazioni emanazioni di grandi gruppi, soprattutto editoriali, e organizzatori indipendenti. I primi possono disporre di risorse aziendali mentre i secondi devono sempre mettere le mani nelle proprie tasche. E non è differenza di poco conto...  Nel 2005 cede l’attività dell’avviato commercio di biciclette ai dipendenti e si dedica esclusivamente all’organizzazione e alla fornitura di servizi (vetture e conducenti in corsa) ad altri organizzatori di differenti categorie.
Nell’attività è affiancato dal figlio Andrea che è stato uno specialista, a livello nazionale, nei 100 e 200 metri d’atletica leggera e dalla figlia Elisa che cura i famosi “cataloghi”. Altra figura di rilievo, discreta, silenziosa ma preziosa, è Manuela Buldrini. Attorno ruota, nell’orbita di Adriano, uno stuolo di preparati e appassionati collaboratori, che ricoprono i vari ruoli della complessa organizzazione di una gara di ciclismo. E’ però, sempre e comunque, Adriano Amici il riferimento e lo snodo vitale e, com’è quasi regola ineliminabile nelle migliori tradizioni organizzative ciclistiche, preferisce fare da sé piuttosto che delegare. Qualcuno scherzando dice, riprendendo un aforisma di un famoso conterraneo di Amici, Enzo Biagi, a proposito di Silvio Berlusconi “...avesse un filino di tette, farebbe anche l’annunciatrice tv”, a significare che se Adriano Amici fosse fornito di tali attributi, si proporrebbe anche come miss alle premiazioni……
E’ in un momento di riflessione per pensare quello che farà da grande Adriano Amici che lamenta una, continua, palese, mancanza di supporto sinergico e informativo, da parte delle istituzioni preposte, a difesa delle prerogative e valenze del calendario italiano. Vedere il suo Giro dell’Emilia con il collegato Trofeo Beghelli in concomitanza con nuove iniziative, in nuove nazioni, accreditate da titoli di valore meramente finanziari, lo fa soffrire per sé e anche per l’avvenire del ciclismo di casa nostra.
Saprà superare anche questo momento crediamo, anzi, ne siamo certi.

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g.f. per tuttobiciweb.it
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