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Aldo Sassi
#1
Aldo Sassi

[Immagine: 2_0045393_1_thumb2.jpg]
www.bettiniphoto.net

Aldo Sassi (28 Aprile 1959, Valmorea - 13 Dicembre 2010, Valmorea) era un noto preparatore sportivo.

Faceva parte dello staff tecnico di Francesco Moser per il record dell’ora di Messico ’84. Poi è stato preparatore atletico di alcuni dei più grandi campioni del ciclismo, amministratore unico della Mapei - quando la squadra di Giorgio Squinzi era la numero uno al mondo - e ha diretto il Centro Studi Mapei di Castellanza, occupandosi degli allenamenti di Ivan Basso, del campione del mondo 2009 Cadel Evans e di Damiano Cunego.

Nel 2011 aveva in programma di seguire anche Riccardo Riccò, ma, nella notte del 13 Dicembre, è deceduto a causa di un tumore al cervello, contro cui stava lottando da ormai molti mesi.

SarriTheBest
 
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#2
LUTTO. E' MORTO ALDO SASSI
Questa notte, a Valmorea (Como), ha cessato di vivere Aldo Sassi. La grande famiglia del ciclismo piange la scomparsa di un altro grande protagonista del nostro sport. Uomo sensibile, curioso, attento e scrupoloso che ha perso la battaglia contro il male, con profonda dignità e un grandissimo coraggio. Aldo Sassi era il direttore generale del Centro Mapei Sport di Castellanza, il centro voluto fortissimament voluto dal dottor Giorgio Squinzi e realizzato da Sassi agli inizi dell'anno Duemila. Per la famiglia Squinzi, il dottor Giorgio e la dottoressa Adriana Spazzoli, Marco e Veronica, così come tutto il Gruppo, un altro lutto che va a spegnere - dopo quella di Franco (Ballerini, ndr) -, una delle stelle più luminose del firmamento ciclistico. «Oggi ho perso un pezzo di cuore, proprio come mi era successo per la scoparsa di Franco a febbraio», ha detto commosso a tuttobiciweb.it il presidente di Mapei Giorgio Squinzi.
Aldo lascia la moglie Marina e tre figli: a loro giunga il nostro più profondo abbraccio in un momento di dolore immenso.

tuttobiciweb.it
 
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#3
Triste Triste Triste
Sentitissime condoglianze.
 
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#4
Sembrava potesse farcela...
Per quel che può valere,condoglianze alla sua famiglia.
 
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#5
l'avevo visto in uno dei video della lampre. mi sembrava abbastanza in forma nonostante tutto, ma alla fine non ce l'ha fatta...
 
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#6
Mi dispiace proprio tanto, un vero signore e un luminare delle due ruote, sentite condoglianze.
 
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#7
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#8
Condoglianze alla famiglia e a chi gli ha voluto e continuerà a volergli bene.

RIP
 
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#9
Domani a Valmorea l'ultimo saluto ad Aldo Sassi
Le esequie di Aldo Sassi saranno celebrate domani pomeriggio alle 14.30, nella Chiesa Parrocchiale di Valmorea, in provincia di Como, dove "il professore" ha sempre vissuto.

tuttobiciweb.it
 
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#10
La scomparsa del Professor Sassi
E' con grande tristezza che tutto il Team Lampre-Farnese Vini, Giuseppe Saronni e la famiglia Galbusera accolgono la notizia della scomparsa dello stimato Professor Aldo Sassi.
Con un pensiero alla famiglia Sassi e a tutti i responsabili del Centro Mapei, il Team Lampre-Farnese Vini si augura di poter onorare nel migliore dei modi l'amico Aldo seguendo nella maniera più proficua possibile il cammino tracciato dal Professore in questi ultimi mesi di intensa e gratificante collaborazione.

comunicato stampa Lampre ISD
 
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#11
Basso: Sassi resterà sempre nel mio cuore
«Aldo Sassi era una persona speciale, che porterò sempre dentro di me». Ivan Basso, 33enne ciclista varesino di Cassano Magnago, vincitore di due Giri d'Italia, deve molto al direttore del Centro Mapei, morto a 51 anni per un tumore al cervello. «Per me è difficile parlare di Aldo, perché ci legava un rapporto non solo professionale. A parte la mia famiglia, lui era la persona più importante che avevo». Era stato Aldo Sassi, infatti, a "ricostruire" fisicamente e soprattutto psicologicamente Basso dopo la sua squalifica per doping in seguito al suo coinvolgimento nell¹inchiesta spagnola Operacion Puerto.
«Era l'autunno del 2007 ed ero a pezzi. Mi avevano squalificato per due anni, sentivo di aver tradito la fiducia della gente e anche dei miei cari. Ho temuto che tutto potesse saltare in aria, di perdere la mia famiglia e di non diventare mai più ciò che avevo sempre voluto essere: un corridore. Fu allora che incontrai Aldo».
Il primo approccio, esclusivamente tecnico e scientifico, fu un test fisico nel Centro Mapei di Castellanza, nel Varesotto. «Ci vedemmo una volta, poi un'altra e già la nostra frequentazione si era arricchita di tanti risvolti umani. Aldo aveva una sensibilità straordinaria, mi chiedeva di me, della mia famiglia, dei miei bimbi. Insomma, della mia vita».
Tra Sassi e Basso si creò lentamente un rapporto professionale fatto anche di stima e affetto reciproci. «Ci vedevamo anche fuori dall'ambito sportivo, spesso andavamo a cena con le nostre famiglie. E diventammo amici. Di lui avevo sentito parlare fin da quando mi ero affacciato al ciclismo, ma non pensavo che fosse una persona così profonda e sensibile».
La migliore, dunque, per aiutare Basso a uscire dal dramma del doping. «Mi aveva conosciuto nel momento peggiore della mia vita, eppure è riuscito a leggere dentro di me e tirare fuori le cose migliori che avevo. Non so quanti altri ce l'avrebbero fatta. Credo che mi volesse bene, come io ne volevo a lui. Fra di noi si era creato un feeling speciale, ma non c'entrano nè le sue straordinarie qualità professionali nè il fatto che io fossi un corridore più o meno bravo. A fare la differenza è stata l'umanità che ci metteva in tutte le cose che faceva». E che l'aveva portato a seguire l'attività di molti altri corridori importanti, come l'australiano ex iridato Cadel Evans, poi più recentemente Cunego e tutta il Team Lampre, infine anche il "ribelle" Riccardo Riccò, la sua ultima grande scommessa.
«È straordinario che fra noi corridori seguiti da Aldo non ci siano mai state invidie o gelosie, anzi. Il motivo è semplice: Sassi non ci ha mai trattati come dei numeri, non ha mai applicato su di noi freddi metodi di allenamento o aride tabelle di preparazione. Tutti noi, per Aldo, eravamo innanzitutto delle persone, verso le quali si sforzava di capire le asperità del carattere, le debolezze, gli errori, le ambizioni, i desideri, riservando a ciascuno un trattamento particolare, un'attenzione speciale e unica, che ognuno portava dentro di sè come un dono personale ed esclusivo, che dunque non poteva suscitare invidia negli altri».
Questa è stata la grandezza di Aldo Sassi: la sua capacità psicologica di calarsi nelle persone - prima ancora che negli atleti - che si rivolgevano a lui per un aiuto o semplicemente per un consiglio. «In un anno e mezzo, Aldo ha saputo restituirmi la convinzione e la forza per coronare il sogno che facevo già da bambino: vincere il Giro d¹Italia». Sono passati appena sei mesi dal secondo trionfo rosa di Basso, sicuramente il successo più importante della sua carriera perché espressione di umanità, trasparenza, sacrificio. E di amicizia. «L'ultima volta che ho incontrato Aldo è stata il 7 dicembre, al Centro Mapei. Dovevo fare il mio primo test stagionale che spesso è anche quello più delicato, soprattutto psicologicamente, perché più metterti subito le ali ai piedi o tarpartele ancora prima di cominciare. Anche per questo motivo Aldo aveva fatto di tutto per esserci. Stava già molto male, la malattia se lo stava portando via, eppure si era fatto accompagnare al Centro dai fratelli, per seguire il mio allenamento e poi restare ancora un po' con me a pranzo. Aveva intuito che non mi avrebbe più rivisto e voleva farmi capire che lui sarebbe stato sempre lì, al mio fianco».
Un uomo straordinario, oltreché un tecnico, uno scienziato, un "professore" - come lo chiamavano in molti - che ha avuto il coraggio e la tenacia per indicare una via nuova al ciclismo ostaggio del doping. «Aldo è stato e resterà un pioniere di un nuovo modo di fare ciclismo, il simbolo di una svolta, di un impegno profondo verso un obiettivo da alcuni dimenticato. Ha posto le basi per un cambiamento, dimostrando che è possibile praticare sport ad alti livelli senza ricorrere al doping. Per questo motivo Aldo Sassi resterà fra noi anche dopo la sua scomparsa. E sarà sempre con me in bici, fino alla mia ultima pedalata. Poi mi accompagnerà tutti i giorni, finché vivrò».

Giorgio Viberti per lastampa.it
 
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#12
Squinzi ricorda Aldo Sassi "Il ciclismo pulito e vincente"
L'amministratore unico della Mapei ricorda il direttore del suo Centro studi e ricerche. "La pensavamo alla stessa maniera su questo sport, il più bello perché il più umano. Mi auguro che Riccò ce la metta tutta, e secondo le regole, per rispettare la sua memoria"

Una morte annunciata. Aldo Sassi - una bandiera del ciclismo sano e pulito - ha abbandonato il gruppo. E al funerale, accanto alla moglie Marina, e ai figli Chiara, Valentina e Marco, c’era Giorgio Squinzi, amministratore unico della Mapei e presidente della Federchimica, che per Sassi era molto di più di un semplice datore di lavoro.

Quando vi siete conosciuti?
"Il primo contatto ai tempi del record dell’ora di Francesco Moser, in Messico, alle fine del 1993, 10 anni dopo quello storico oltre il muro dei 50 all’ora. Noi della Mapei eravamo stati chiamati per realizzare una speciale striscia di scorrimento. E Sassi lavorava nell’Equipe Enervit, che si occupava degli aspetti scientifici della spedizione".

Poi?
"Ci siamo scoperti in sintonia. Sul ciclismo la pensavamo nella stessa identica maniera, con la stessa forza e la stessa fede. Il ciclismo come passione, come amore, soprattutto come lo sport più bello perché il più umano".

Da lì?
"Piano piano, siamo rimasti in contatto. Finché alla fine del 1996, quando ho ripulito la Mapei dagli atleti preparati da Michele Ferrari - da Rominger a Olano e Bortolami - a Sassi ho affidato la preparazione degli atleti e la direzione del Centro studi e ricerche. Tutti e due convinti che fosse possibile non solo un ciclismo pulito, ma pulito e vincente".

Una missione?
"Proprio così. E tutto quello che potevamo fare, pur condizionati dal comportamento di certi atleti e dell’Unione ciclistica internazionale, lo abbiamo fatto. Poi, però, sono successi fatti intollerabili. Prima la positività, misteriosa, del nostro Stefano Garzelli nel Giro 2002. Poi la nostra denuncia rimasta inascoltata che in Spagna, già dal 2001, stavano facendo strane cose. Infine addirittura minacce contro di noi. A quel punto, in quel mondo, non potevamo più rimanere".

Via la squadra, non il Centro studi e ricerche.
"Anzi, il Centro si è addirittura allargato ad altre discipline. Dalla maratona agli sport invernali, dal golf al calcio, prima con una collaborazione con il Chelsea, infine con la gestione del Sassuolo (ai funerali era presente Allegri, tecnico del Sassuolo oggi al Milan, ndr)".

La storia vi ha dato ragione.
"Sì, perché la nostra lotta per un ciclismo pulito si sta dimostrando l’unica via di salvezza e successo, di credibilità e rinascita. Cadel Evans, scoperto proprio da Sassi nella mountain bike e passato alla strada, non ci ha mai lasciati. E pensare che per 5 km di salita, gli ultimi 5 nel Giro d’Italia 2002, non si è perfezionata un’impresa epocale: quella di vincere al primo colpo, da matricola, da esordiente. Ma Evans ha recuperato con il tempo".

Altri corridori sono arrivati.
"Uno per tutti: Ivan Basso. Fino ai più recenti discepoli, da Damiano Cunego a Riccardo Riccò. Quella di Riccò è una bella sfida. ’Ha grandi qualità - mi diceva Aldo - e se ci crede, ce la può fare’. Mi auguro che Riccò ce la metta tutta, e secondo le regole, per rispettare la memoria di Sassi".

Sassi le manca già?
"Come scienziato, come gestore, come amico. E se penso che trovava il tempo anche per dedicarsi alle mie avventure sportive, quasi mi vergogno un po’. A lui sono legati i miei ricordi sullo Stelvio e sul Ventoux, a lui è legato quel video girato sul Passo San Marco per la De Agostini. Era lui che mi controllava le pulsazioni, che mi segnava i tempi, che mi dava la velocità ascensionale... E a lui mi unisce anche il ricordo più eroico, il Mapei Day 2008, sotto la neve".

Si va avanti?
"Il Centro studi e ricerche di Castellanza è il nostro punto di orgoglio. Certo che si va avanti. Sassi ha creato una scuola. E presto annunceremo un’importante integrazione".

gazzetta.it
 
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#13
«Aldo ed io», Giorgio Squinzi ricorda Aldo Sassi
L’Aldo ed io: siamo stati una bella coppia. Una coppia di visionari innamorati dei nostri ideali e dei nostri sogni. Una coppia di fatto, che si è conosciuta per gradi e si è piaciuta subito.
L’Aldo ed io ci siamo conosciuti ai tempi del record dell’ora di Francesco Mo­ser, in Messico, alle fine del 1993: 10 anni dopo quello storico dei 51,151. Noi del­la Mapei eravamo stati chia­mati per realizzare una speciale vernice epossidica per migliorare la striscia di scorrimento. Aldo lavorava come responsabile marketing della Enervit, ma si occupava soprattutto degli aspetti scientifici della spedizione.
L’Aldo ed io ci siamo subito trovati in sintonia. In materia di ciclismo eravamo un’unica cosa: con la stessa forza e la stessa fede. Il ciclismo come passione, come amore, come missione e so­prat­tutto come gioia, perché il ciclismo resta per noi lo sport più bello e vero di tutti. Il più umano.
L’Aldo ed io ci siamo avvicinati nel ’94, quando la Enervit è diventata partner tecnico del Team Ma­pei, ma non ci è voluto mol­to per capire che parlavamo la stessa lingua. Ri­cordo anche i primi test funzionali che andai a fare a Gallarate: con me c’era anche Marco, mio figlio. Aldo mi spiegava con passione e dolcezza il significato di tutti quei grafici, quelle curve, quegli elementi che erano motivo di valutazione.
L’Aldo ed io abbiamo co­min­ciato a collaborare nel ’96, quando decise di la­sciare la Enervit e approdare finalmente nella nostra famiglia per gettare le basi del Mapei Sport: via Michele Fer­rari, via Tony Rominger, via Olano e Bortolami: ad Aldo affidai la preparazione degli atleti e la direzione del Cen­tro studi e ricerche (dal 1° gennaio ’99 fu nelle sue mani anche l’ammini­stra­zione del team). Tutti e due convinti che fosse possibile non solo un ciclismo pulito, ma anche vincente. Una vera e propria missione, contro tutto e contro tutti, anche contro l’Unione ciclistica in­ternazionale, per quei sospetti che noi avevamo sulle pratiche ematiche che provenivano dalla Spagna. Un grido ina­scoltato, che ci indusse ad abbandonare uno sport che amavamo profondamente, non prima però d’aver vissuto la misteriosa positività del nostro Stefano Garzelli, al Giro 2002.
L’Aldo ed io siamo però andati avanti, con il Centro Mapei Sport di Castel­lan­za, che è cresciuto e si è aperto addirittura ad altre discipline. Dalla maratona agli sport invernali, dal golf al calcio, pri­ma con una collaborazione con il Chel­sea, infine con la gestione del “no­stro” Sassuolo calcio e non solo. Siamo andati avanti, insieme, forti delle nostre idee, sorretti dai nostri ideali, e la no­stra lotta per un ciclismo migliore si sta dimostrando l’unica via di salvezza e rinascita di uno sport incantevole. Quan­ti campioni sotto il nostro tetto. Due su tutti: Cadel Evans, scoperto proprio da Aldo nella mountain bike e passato alla strada, e Ivan Basso, che da noi è venuto davvero come un figliuol prodigo.
L’Aldo ed io come coppia perfetta. L’ho apprezzato come scienziato, am­ministratore e amico. E se penso che ha trovato anche il tempo per dedicarsi alle mie “avventure sportive”, quasi mi vergogno un po’. A lui e con lui sono legati i miei ri­cordi più belli: sullo Stelvio e sul Mont Ventoux. A lui è legato quel video girato sul Passo San Marco (Le grandi salite) per la De Ago­sti­ni. Mi pare di sentirlo ancora, con la sua voce forte e chiara, leggermente arrotata da una erre dol­cissima. Mi controllava le pulsazioni, mi segnava i tempi, mi dava la velocità ascensionale... E a lui mi unisce anche il ri­cordo più “eroico”, forse l’ul­timo in bicicletta: è questo che voglio ricordare. Mapei Day 2008, sotto la tormenta di neve. Bugno che dopo un paio di chilometri prende la via delle docce; Tafi che in­contra Mariotti e fa altrettanto. Re­stia­mo l’Aldo ed io, ad af­frontare gelo e pioggia, grandine e neve. Mi dicevo: ma chi me l’ha fatto fare? Mi ri­petevo: Giorgio fermati! Ma Aldo era lì, a in­co­raggiarmi, come se fossi il suo atleta di riferimento. E a me piace pensare che fosse davvero così.
L’Albero ed io è una delle canzoni preferite da Aldo. È una vecchia canzone di Francesco Guccini (1970), che lui adorava suonare con la sua chitarra: «Quando il mio ultimo giorno verrà dopo il mio ultimo sguardo sul mondo, non voglio pietra su questo mio corpo, perchè pesante mi sembrerà. Cercate un albero giovane e forte, quello sarà il posto mio. Voglio tornare anche dopo la morte sotto quel cielo che chiaman di Dio».
«L’Albero» di Aldo è il Centro Studi e Ricerche di Castellanza, il mio, il nostro punto di orgoglio e di eccellenza. Aldo fino all’ultimo ha pensato a questa scuo­la di eccellenze. A questa missione che andrà avanti, per lui e con lui. Vo­glio pensare e penso che Aldo stia vi­vendo con noi, pronto a innalzare “…le dita di rami verso quel cielo misterioso…” e io, con sua moglie Marina, i figli Chiara, Valentina e Marco, restiamo fiduciosi del suo “risveglio in un qualche mattino”.
Che brutto anno il 2010 per la grande famiglia del ciclismo, per la mia famiglia. Per Adriana, che con Aldo ha condiviso mattini e pomeriggi, fatti di riunioni e idee. Che brutto anno è stato per i nostri Marco e Veronica: in un bat­tito d’ali hanno perso due amici fraterni: Franco e Aldo. Che brutto inverno ci è toccato passare, anche in estate. Ma sia Franco che Aldo li voglio ricordare con la gioia che hanno trasmesso nella loro breve parentesi terrena. Ci hanno lasciato molto, questi due fantastici ragazzi. Ci hanno lasciato la loro voglia di fare e noi da oggi siamo chiamati a fare molto di più, anche per loro. Sempre e comunque, tutti i santi giorni: “in estate e in inverno, contro quel cielo che dicon di Dio”.

tuttobiciweb.it
 
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#14
Mapei, un convegno e una borsa di studio dedicati ad Aldo Sassi
Mapei, Gruppo multinazionale leader nel settore dei prodotti chimici per l'edilizia, dedica da sempre significative risorse e particolare attenzione alla ricerca e allo sviluppo anche attraverso la collaborazione con la Comunità Scientifica. L'Azienda ha fondato nel 1996 il Centro Ricerche Mapei Sport con sede a Castellanza (VA) con lo scopo di promuovere la ricerca in ambito medico-sportivo con particolare riguardo alla fisiologia dell'esercizio.
Mapei, per ricordare la figura e l'attività scientifica del Professor Aldo Sassi, già Direttore del Centro e prematuramente scomparso, intende finanziare nuovi progetti di ricerca inerenti le "Scienze dello Sport" promuovendo l'istituzione di un assegno di ricerca "Aldo Sassi" da assegnare annualmente per tre anni ad un giovane laureato in Scienze Motorie. I tre assegni sono del valore di 10.000 Euro ciascuno e vengono erogati secondo un bando pubblico attraverso canali concordati tra il Centro Ricerche Mapei Sport e la Fondazione Giuseppina Mai.
Quest'ultima opera in stretta sinergia con Confindustria ed è sostenuta da imprese particolarmente attive nella promozione della ricerca e dell'innovazione. La Fondazione MAI di fatto promuove la ricerca scientifica nel campo medico, della salute e della qualità della vita, stimolando la collaborazione tra università, enti pubblici di ricerca e il mondo delle imprese.
La collaborazione tra Mapei e la Fondazione MAI si pone quindi come obiettivo quello di incentivare i giovani ad impegnarsi in progetti di ricerca nel campo delle Scienze dello Sport.
Sabato 25 Febbraio presso l'Auditorium Mapei di viale Jenner 4 a Milano con inizio
alle ore 9.00 si terrà un convegno dal titolo "Mapei Sport e Ricerca: storia e prospettive future", durante il quale, dopo gli interventi di Giorgio Squinzi, CEO del Gruppo Mapei, e di Diana Bracco, Presidente di Fondazione Mai, verrà presentato il 1° Assegno di Ricerca Aldo Sassi, l'apertura del bando 2012 nonché le relative modalità di partecipazione e di assegnazione; sarà inoltre illustrato il progetto di ricerca individuato per il primo anno e incentrato sulla analisi del BMX, nuova disciplina olimpica in ambito ciclistico, studio avviato in collaborazione con il Centro Mondiale del Ciclismo dell'Unione Ciclistica Internazionale (UCI) di Aigle (CH).
Mapei Spa e Centro Ricerche Mapei Sport iniziano così un percorso che vuole ricordare, con una iniziativa tangibile e continuativa nel tempo, il Professor Aldo Sassi, figura stimata e amata da tutti gli sportivi e da coloro che l'hanno conosciuto nella sua lunga attività di ricercatore e uomo di sport.

tuttobiciweb.it
 
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