Citati per doping dalla loro squadra "Centomila euro di risarcimento"
Un farmaco sperimentale, nemmeno in commercio.
Come sia finito tra le sue mani e nel suo sangue, nessuno lo sa. Si chiama FG-4592. Nelle vene di Fabio Taborre gli aghi della Wada avevano rinvenuto questa sostanza, ancora nemmeno onorata da un nome scientifico, allo studio per l'impiego contro l'anemia. Era giugno, da allora il corridore pescarese dell'Androni Giocattoli- Sidermec, team italiano della categoria Professional, non ha più corso, né parlato, né spiegato, né telefonato a Gianni Savio, il team manager, ma, prima volta nella storia del ciclismo, è stato citato in giudizio dalla propria squadra per risarcimento danni. Un destino condiviso col compagno di squadra Davide Appollonio, pizzicato negli stessi giorni per Epo. Taborre ci pensa e ci ripensa, una spiegazione non la trova. Però ha ritrovato le parole: «È una storia incredibile, nulla di ciò che mi è accaduto da quel 16 giugno ha una logica». Non si spiega nemmeno la citazione in giudizio per risarcimento danni chiesta dal team, da tutti, dirigenti, management, compagni di squadra. Tutti contro Taborre e Appollonio, rei di doping. «Avevamo » spiega Savio, «fatto firmare a tutti i corridori un'appendice al contratto davanti a un notaio, con una penale di 100 mila euro in caso di coinvolgimento in questioni di doping. Eravamo stati irremovibili, avevamo spiegato la nostra posizione e messo in guardia tutti, nel nostro team vige un regime di tolleranza zero in materia, chi è colpevole paga. Ma paga davvero, di tasca propria, è la prima volta che accade ».
Taborre conferma, ma fino a un certo punto: «Davanti al notaio io non ci sono andato, un giorno mi è arrivata questa carta a casa e io l'ho firmata, è vero. Ma non mi spiego come mai i miei valori, dopo quel controllo, non si siano sostanzialmente modificati, come mai l'ematocrito non è salito, l'emoglobina è rimasta identica. Vorrei avere le prove di quello che dico, ma ho la sensazione di aver subito un sabotaggio: quella sostanza, ho saputo, è in polvere, può essere sciolta nel caffé, ma non lo so, davvero non so che pensare. L'FG-4592 è entrato nella lista delle sostanze vietate il 1° giugno, il 16 sono venuti a casa, a fine luglio la notifica». Il guaio per Taborre e Appollonio è che nel frattempo la richiesta di risarcimento è cresciuta a dismisura, ora è sui 250 mila euro, sommando danni al team, la mancata concretizzazione di un accordo con uno sponsor, il mese di stop dell'Androni, ad agosto, conseguente alla doppia positività. «Si rivarranno sui beni » prosegue Taborre, «io quei soldi non li ho. La prima casa è intoccabile, vero? La mia vita è rovinata, ero al minimo di ingaggio, guadagnavo 30 mila euro l'anno. La carriera è andata. Mi chiedo se sia questo il modo per combattere il doping. Se sia giusto usare il termine "criminali", immediatamente sparato da Savio ai giornali, prim'ancora di sapere com'erano andate le cose. Io sono innocente, ma serve a niente dirlo, lo so». La carriera di Taborre non era mai decollata, anche se tre vittorie piuttosto pesanti (Memorial Pantani 2011, Gp Camaiore 2011, tappa al Giro d'Austria 2012) avevano fatto ipotizzare qualche anno fa un discreto destino. Appollonio, molisano, aveva anche corso con Froome nella Sky, buon velocista. I due compariranno a marzo in tribunale, dovranno allestire una difesa credibile. Impresa da avvocati, ne servono di bravissimi. Poco li consolerà sapere che forse saranno i primi e anche gli ultimi a finire in questo ingranaggio: «Se anche quest'anno» si chiede Savio, «metteremo nel contratto la famosa clausola? Non lo so, ci stiamo pensando. Ma non vuol dire che ne siamo pentiti».
27 novembre, scritto da Cosimo Cito per La Repubblica
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/...ref=search