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Andy Schleck
7
(09-10-2014, 07:30 PM)Andy Schleck Ha scritto: Luciox tu ne hai visti troppo pochi , o almeno hai sfogliato troppo pochi libri di grammatica della tua lingua MADRE di cui sbagli la coniugazione di un verbo ausiliare...

Paruzzo, so che l'Italia ha problemi economici e un po' tutto ruota attorno ai soldi, ma una volta che sei benestante non hanno nessuna utilità. E se ne accorgono tutti quando la morte gli si avvicina (vedi calciatori con cancro ai testicoli), Andy se ne è accorto prima e io sono Stracerto che corresse per se stesso e non per i soldi

Può capitare di sbagliare a causa del correttore automatico.

Poi tu vedi AS come la perfezione che agisce solo per le cose giuste e non è mai nel torto. Poi per essere benestante i soldi li deve aver guadagnati attraverso la sua passione e il suo talento.
 
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I soldi sono un risultato, non è vero proprio per un cazzo che non contano nulla. Poi ovviamente possono essere o meno l'obiettivo di una persona, ed ognuno gli da un valore diverso. Comunque fossi in voi farei qualcosa di più costruttivo rispetto a discutere di cosa è o meno importante per Andy Schleck visto che nessuno di voi è Andy Schleck è quindi nessuno di voi conosce la sua reale scala di valori. E non parlerei nemmeno di talento sprecato visto che se il ciclismo gli fa cagare è inutile che lo pratichi.
 
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Nessuno di noi è Andy Schleck però c'è gente che da anni lo segue in ogni cosa che fa e a differenza di te, per esempio, ha ascoltato la sua conferenza di addio al ciclismo e quindi non spara boiate tipo la tua frase conclusiva Occhiolino
 
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Cioé, fammi capire, tu ti vanti di passare la tua vita a seguire tutto ciò che fa un ciclista? Mamma mia che robe. E comunque non è leggendo ed ascoltando interviste che capisci realmente una persona, io non so un cazzo di Andy Schleck(e nemmeno mi interessa saperlo), ma negli anni ho imparato due/tre cose che mi fanno propendere per il fatto che nemmeno tu sappia un cazzo. E non lo dico perché ho pregiudizi su di te o perché voglio flammare eh, ma davvero tu pensi di conoscere una persona perché l'hai "seguita in ogni cosa che fa" tramite internet?

Non ero intervenuto per parlare di Andy Schleck e per discutere con te, ma semplicemente per correggere quella sparata sui soldi che è una grandissima cazzata(e te lo dico io che al denaro do un valore anche troppo basso). Però ragazzo mio, ti do un consiglio(e lo do a tutti): allarga i tuoi orizzonti. L'oggettività con cui la si mena di continuo sui forum è una cazzata(io ci sono arrivato a capirlo a 20 anni, vediamo voi), non sei te a 18 anni a sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato, e la gente non cambia opinione perché glielo dici te. Tu pensi che loro dicano boiate e loro pensano che tu dici boiate, e sarà sempre così. L'unica cosa che puoi fare è impiegare in modo diverso il tempo che sprechi nel cercare di far cambiare idea alle gente.

(Io penso che tu non sia abbastanza umile e maturo per capire il mio discorso, vediamo se mi sbaglio).
 
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Bah...

Comunque tralasciando il discorso soldi è innegabile che si tratti di talento sprecato, potenzialmente era un fenomeno.
 
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Ma innegabile perché !? Perché lo ha deciso Paruzzo?

Sai quante persone hanno le potenzialità per essere dei fenomeni nel ciclismo e non lo fanno perché il ciclismo gli fa cagare. Tutti talenti sprecati? No semplicemente nella vita ci sono persone che decidono di inseguire i propri sogni e se ne sbattono di avere o meno talento in altre cose. Dipende tutto da una scala dei valori che una persona ha, per te la cosa più importante magari sono i soldi e sei disposto a fare qualsiasi cosa per ottenerli, anche dei lavori che ti fanno cagare, per gli altri non è così. Magari per Andy Schleck la cosa più importante è la famiglia(sparo) ed ad oggi il ciclismo era solo un freno, perché non gli permetteva di passare del tempo con le persone che ama. Non è un talento sprecato, semplicemente una persona che ha deciso di fare altro nella vita.
 
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Perchè lo ha mostrato, ecco perchè. Perchè una roba come quella del Galibier non la fai se non hai un talento straordinario. Possiamo definirlo talento non sfruttato, talento accantonato, chiamalo come vuoi, ma il talento c'era e anche se per poco lo si è visto.

Sull'ultima frase: la mia vita (e penso anche quella di tutti gli altri) non si ferma su questo forum, ma tra tanti possibili svaghi ho anche questo. E se questo forum merdoso ti fa tanto schifo smetti di scriverci e sparare sentenze, grazie.
 
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Citazione:a un certo punto della vita trovi l'utilizzo per tutti i talenti sprecati che possiedi
 
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(10-10-2014, 12:29 PM)Paruzzo Ha scritto: Perchè lo ha mostrato, ecco perchè. Perchè una roba come quella del Galibier non la fai se non hai un talento straordinario. Possiamo definirlo talento non sfruttato, talento accantonato, chiamalo come vuoi, ma il talento c'era e anche se per poco lo si è visto.

Sull'ultima frase: la mia vita (e penso anche quella di tutti gli altri) non si ferma su questo forum, ma tra tanti possibili svaghi ho anche questo. E se questo forum merdoso ti fa tanto schifo smetti di scriverci e sparare sentenze, grazie.

E che vuol dire che lo ha mostrato, di grazia? Cioé fammi capire se uno mostra di avere un talento e poi non lo usa perché non gli interessa più allora è sprecato? Che cazzata, magari ora scopre di averne altri di talenti, e magari sono pure migliori, che ne sai te scusa?

Che poi io sparo sentenze lol, dimmi pure che è "innegabile" che lo faccio su.
 
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(10-10-2014, 10:10 AM)Dayer Pagliarini Ha scritto: Cioé, fammi capire, tu ti vanti di passare la tua vita a seguire tutto ciò che fa un ciclista? Mamma mia che robe. E comunque non è leggendo ed ascoltando interviste che capisci realmente una persona, io non so un cazzo di Andy Schleck(e nemmeno mi interessa saperlo), ma negli anni ho imparato due/tre cose che mi fanno propendere per il fatto che nemmeno tu sappia un cazzo. E non lo dico perché ho pregiudizi su di te o perché voglio flammare eh, ma davvero tu pensi di conoscere una persona perché l'hai "seguita in ogni cosa che fa" tramite internet?

Non ero intervenuto per parlare di Andy Schleck e per discutere con te, ma semplicemente per correggere quella sparata sui soldi che è una grandissima cazzata(e te lo dico io che al denaro do un valore anche troppo basso). Però ragazzo mio, ti do un consiglio(e lo do a tutti): allarga i tuoi orizzonti. L'oggettività con cui la si mena di continuo sui forum è una cazzata(io ci sono arrivato a capirlo a 20 anni, vediamo voi), non sei te a 18 anni a sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato, e la gente non cambia opinione perché glielo dici te. Tu pensi che loro dicano boiate e loro pensano che tu dici boiate, e sarà sempre così. L'unica cosa che puoi fare è impiegare in modo diverso il tempo che sprechi nel cercare di far cambiare idea alle gente.

(Io penso che tu non sia abbastanza umile e maturo per capire il mio discorso, vediamo se mi sbaglio).
Se un dottore ("uno dei migliori al mondo", secondo quanto dice Schleck) dice che la cartilagine di un ginocchio è irrimediabilmente danneggiata e tu dici (evidentemente senza saperlo) che "non gliene frega un cazzo di ciclismo e per questo si ritira" l'oggettività non c'entra proprio nulla, spari una boiata e basta.
Per questo dico che non sai nulla di Andy Schleck e quindi lascerei parlare almeno chi si è aggiornato sulle sue dichiarazioni :)


(10-10-2014, 11:31 AM)Dayer Pagliarini Ha scritto: Ma innegabile perché !? Perché lo ha deciso Paruzzo?

Sai quante persone hanno le potenzialità per essere dei fenomeni nel ciclismo e non lo fanno perché il ciclismo gli fa cagare. Tutti talenti sprecati? No semplicemente nella vita ci sono persone che decidono di inseguire i propri sogni e se ne sbattono di avere o meno talento in altre cose. Dipende tutto da una scala dei valori che una persona ha, per te la cosa più importante magari sono i soldi e sei disposto a fare qualsiasi cosa per ottenerli, anche dei lavori che ti fanno cagare, per gli altri non è così. Magari per Andy Schleck la cosa più importante è la famiglia(sparo) ed ad oggi il ciclismo era solo un freno, perché non gli permetteva di passare del tempo con le persone che ama. Non è un talento sprecato, semplicemente una persona che ha deciso di fare altro nella vita.

Per me siete molto più sprecati voi che passate le vostre giornate a scannarvi su un forum merdoso piuttosto che costruirvi un futuro straordinatio. Questione di punti di vista.

Premettendo che non mi sento di non condividere la prima parte del tuo messaggio (eufemismo alla Sheldon Cooper per dire che sono d'accordo), perché se ritieni questo forum "merdoso", o ritieni merdoso il fatto che passiamo le giornate a scannarci (e questo lo dici tu eh, io ci passo un quarto d'ora al giorno massimo), lo fai insieme a noi in questa discussione? Da che pulpito poi, da uno che ha 15mila e passa messaggi Asd

Futuro straordinario? Asd
 
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(10-10-2014, 04:03 PM)Andy Schleck Ha scritto: Premettendo che non mi sento di non condividere la prima parte del tuo messaggio (eufemismo alla Sheldon Cooper per dire che sono d'accordo)

veramente è una litote Cool
 
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[+] A 1 utente piace il post di BidoneJack
no, semmai è una doppia litote, ma globalmente è un eufemismo alla Sheldon Cooper Rockeggio
 
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Vi prego mettetemelo nelle leggende a gennaio... :'(
 
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ma è una scusa quella del ginocchio o davvero è quello il suo problema?
 
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Lo speciale: Andy, il campioncino a metà
Riviviamo la carriera di Schleck jr.: Giro, Liegi, Tour, infortuni, fino al ritiro

«Ha deciso per me, il ginocchio». È una storia che finisce così, questa, ma a ben vedere è iniziata, poi continuata, si è protratta con tanti «ha deciso per me». Andy Schleck, uno dei maggiori talenti parzialmente espressi del ciclismo degli ultimi anni, è stato lanciato in questo sport dal padre prima ancora che dal fratello. Ha deciso per lui Riis che l'ha visto, cristallino nella classe, e se l'è preso. Hanno deciso per lui gli incidenti, le catene rotte sul Port de Balès, al Tour, gli alleati - Fränk per primo, fin troppo inseparabile - e gli avversari: tanti quelli che ha trovato sulla sua strada. Un vincente? A metà. Poteva essere un grandissimo, è e resterà solo un bel corridore, faccia da bimbo e passione per la pesca, con tante vittorie nel palmarès ma altrettanti, se non maggiori, rimpianti.

Johnny Schleck è un forte gregario che negli anni '60 e '70 ha fatto da spalla a gente come Jean-Marie Leblanc, Luis Ocaña e Jan Janssen. È un lussemburghese ed in casa si mangia pane e ciclismo: il padre, Gustav, è stato a sua volta un corridore negli anni '30. Johnny sposa Gaby, arrivano tre figli: Steve, Fränk e Andy. Il primo corre in bici ma presto capisce che non fa per lui e si dà alla politica con déi Gréng, i Verdi lussemburghesi. Gli altri due salgono in sella, vogliono diventare dei ciclisti. E per la verità se la cavano piuttosto bene.

Fränk, dopo un 2001 diviso tra i dilettanti (alla De Nardi-Pasta Montegrappa) e lo stage alla Festina-Lotus, approda alla CSC-Tiscali di Bjarne Riis. Entra presto a far parte della squadra del danese, nel 2002 è stagista, dall'anno dopo a pieno regime. Più uomo da classiche in linea che da GT (che pure non disdegna), sin dal 2004 ottiene buoni risultati. Nel frattempo Andy corre nel VC Roubaix, tra i dilettanti. A guidarlo c'è un certo Cyrille Guimard, che ha riconosciuto subito la classe del lussemburghese: «In vita mia ho incontrato quattro grandi talenti: Greg LeMond, Bernard Hinault, Laurent Fignon e Andy Schleck», dirà in seguito. Parole o macigni, Cyrille?

2004-2006: Dai dilettanti alla CSC di Riis. Fränk: «È più forte di me»
Ci sono poi quelle occasioni che sembrano delle tavole apparecchiate dal destino: Flèche du Sud 2004, il 19enne Andy corre con la nazionale lussemburghese. C'è anche la Danimarca, che significa Bjarne Riis. Andy, la breve corsa a tappe, se la porta a casa. Riis chiama Fränk: «La faccenda è semplice: ha vinto una Schleck e sembra forte. Non è che, per caso, hai un fratello che va in bici?». Risposta scontata tanto quanto il contratto da stagista alla CSC. È tutto già scritto e l'8 settembre Andy debutta con i colori della squadra di Riis nel Memorial Rik Van Steenbergen. Correrà anche la Parigi-Brussel e nel 2005, l'anno dopo, ecco il professionismo. Con la CSC di Riis e del fratellone, ovviamente. Nel 2005 vince il titolo lussemburghese a cronometro, chiude 9° alla 4 Jours de Dunkerque. Disputa e termina la Volta a Catalunya, il Giro di Lombardia (è 64°) ed il GP de Wallonie, in cui è 7°. Nel 2006 continua a dare le ottime risposte degli inizi, con la differenza che arrivano le prime vittorie da professionsista. Le ottiene nel Sachsen Tour, breve gara a tappe tedesca. Due frazioni e parecchi piazzamenti importanti a far da contorno (23° alla Clásica San Sebastián, 10° al GP Industria e Commercio Artigianato Carnaghese, 8° al Tour of Britain). «È costante, sa andare in salita, è decisamente più forte di me ed ha impressionato tutta la squadra». Parola di Fränk, che conosce il fratello meglio di chiunque altro. Lui sa che Andy è sul punto di esplodere.

2007: Si testa al Giro d'Italia ed è subito protagonista
Il 2007 segna la svolta per il giovane Andy. A soli 22 anni dovrà disputare la sua prima vera, seria stagione da pro', puntando a far bene nel Giro d'Italia. La corsa rosa è il primo GT disputato dallo smilzo lussemburghese, che la prepara a puntino, correndo la Parigi-Nizza (è 16°), misurandosi nelle classiche ardennesi (quel 45° posto alla Liegi fa ben sperare per il futuro...) e rifinendo la condizione al Romandia vinto da Thomas Dekker, altro emergente. Andy è 8° e vola in Sardegna, laddove prende il via il Giro. Danilo Di Luca, già vincitore della Liegi e protagonista sulle Ardenne, vuol far suo una volta per tutte un GT. La CSC di Andy è composta da Fabian Fabian Cancellara, David Zabriskie, Juan José Haedo, Alexandr Kolobnev, Michael Blaudzun, Matti Breschel, Volodymir Gustov, Kurt-Asle Arvesen. Non la squadra che verrà portata al Tour a supporto di Fränk Schelck e Carlos Sastre ma nemmeno una formazione da poco, anzi. Limiti, ad Andy, non ne vengono posti: l'importante è fare esperienza. Se arriveranno bei risultati, tanto meglio. E i risultati arrivano. Arrivano presto, tutti in corrispondenza delle salite. Montevergine di Mercogliano: quarto posto. Santuario Nostra Signora della Guardia: terzo, barcollando dopo il traguardo e tenendosi alle transenne, per non stramazzare direttamente al suolo. Briançon: ancora terzo, in una tappa che prevedeva le scalate di Agnello ed Izoard, un classico. Inizialmente era stato considerato come un talentuoso giovane ma ora Andy è a 1'25" in classifica da Di Luca, quarto. Attenzione. Arriva, il giorno successivo a Briançon, la cronoscalata Biella-Oropa: Andy è decimo, concede 32" a Di Luca ed a sera si ritrova a 1'57" dall'abruzzese della Liquigas. Comunque è terzo nella generale. Ora, per un giovane come lui, il podio può bastare? Arriva il traguardo delle Tre Cime di Lavaredo, con la parata trionfale della Saunier Duval-Prodir: Riccardo Riccò primo, Leonardo Piepoli alle spalle. Andy perde 59" da Di Luca, a sera si ritrova a 2'56", sempre terzo. Le probabilità di vittoria sono ben poche, ma almeno provarci, già che ci siamo! Sì, ma provarci sullo Zoncolan, per uno che corre il primo GT della vita, è un po' dura. Non troppo, per Andy. A fronte di un altro monologo Saunier Duval-Prodir (stavolta Simoni su Piepoli), Andy perde solo 7" mentre Di Luca, sulle severe rampe della salita friulana, paga 31" al vincitore. Andy rosicchia così al Killer 24", si porta a 2'24" nella generale, proprio alle spalle di Di Luca, ma ormai il Giro è deciso. Deciso? Quasi, perché nella crono da Bardolino a Verona il lussemburghese rosicchia altri 29" a Di Luca: non bastano, se non a ridurre il distacco, e sul gradino più alto del podio, a Milano, ci va l'abruzzese. Andy Schleck è secondo, veste la maglia bianca di miglior giovane e porta con sé la consapevolezza di poter vincere un giorno una grande corsa a tappe. Intanto, al tramonto del 2007, si mette in luce per la prima volta in una monumento: è infatti 4° al Giro di Lombardia, alle spalle di Cunego, Riccò e Samuel Sánchez. Avanti così, di questo passo, verso un 2008 che chissà cosa potrà regalare.

2008: Primi lampi alla Liegi, poi disputa il Tour per Fränk e Sastre
L'obiettivo della stagione 2008 è far bene nella corsa a tappe per eccellenza, il Tour de France. Andy in primavera sperimenta un altro percorso di avvicinamento alle sue prime gare, quelle delle Ardenne. Diverrà poi il suo percorso abituale, il suo calendario tipico, quasi scontato. Corre la Tirreno-Adriatico, quindi la Vuelta al País Vasco, che non porta a termine. Nella Klasika Primavera Amorebieta è 23°, poi prende la via di Olanda e Belgio: 73° all'Amstel Gold Race, 75° alla Frecca Vallone, ma alla Liegi-Bastogne-Liegi cambia tutto. La vittoria va a Valverde sul nostro Rebellin, ma Andy è comunque 4°, a 30" dal fuoriclasse murciano. Ed in casa Schleck (e CSC) si fa ugualmente festa, quella sera, visto che sul terzo gradino del podio s'è piazzato Fränk, il fratellone. Andy entra in forma a giugno, al Tour de Suisse che chiude 6°, per testarsi finalmente, e per la prima volta, al Tour. Non arriva alla decima tappa però, quella di Hautacam, che cade vittima di una crisi di fame: paga quasi nove minuti, addio sogni di gloria, benvenuto gregariato. Da oggi aiuterà gli altri due capitani della CSC, Fränk e Sastre. Tutti e due prendono la maglia gialla, sul finale di Tour, con il lussemburghese che, vista la concorrenza, sogna di poter vincere la sua prima Grande Boucle. Sull'Alpe d'Huez però è Carlos Sastre il più brillante in casa CSC: tappa e maglia mentre Fränk arranca ed Andy, in maglia bianca, si sbatte a chiudere ogni sorta d'attacco degli avversari. Sul prestigioso traguardo Andy sarà 3° a due minuti da Sastre, Fränk 5°a 2'13", con tanti cari saluti al Tour. Sastre tiene anche nella crono di Saint-Amand-Montrond, contenendo il ritorno di Cadel Evans. Sul podio di Parigi con lo spagnolo ci saranno appunto Cadel Evans e Bernhard Kohl. Andy chiude 12° a 11'32", ma porta a casa un'altra maglia bianca, dopo quella del Giro 2007 (alle sue spalle Kreuziger e Nibali). Con le Olimpiadi di Pechino alle porte, il Lussemburgo non può non convocare Andy, che infatti nella prova su strada è sempre con i migliori. Sarà 5°, l'ennesima affermazione che il motore del ragazzo c'è e sta crescendo rapidamente. La seconda parte del 2008 di Andy si contraddistingue per una buona Clásica San Sebastián, che chiude al 18° posto, e nient'altro: al Mondiale di Varese nemmeno porta a termine la prova in linea. Ma il 2009 lo vedrà sbocciare per davvero.

26 aprile 2009: Liegi, rasoiata sulla Roche-aux-Faucons. È l'esplosione
Le carte in tavola, durante certe stagioni, cambiano, o sembrano poter cambiare. Nel 2009 la CSC di Bjarne Riis non si chiama più così, ma diventa Team Saxo Bank. Nulla di radicalmente nuovo, s'intende, tranne lo sponsor. Andy Schleck resta con il volpone danese. Ormai il giovanotto ha capito di poter dire la sua tanto nelle classiche monumento, quanto nelle grandi corse a tappe. Inizia la stagione correndo il California, poi ad inizio marzo coglie un bell'8° posto alla Monte Paschi Eroica di Thomas Lövkvist. Passa attraverso la mai banale Vuelta al País Vasco, senza brillare, e si butta a capofitto nel trittico delle Ardenne. Ci arriva preparato e già all'Amstel Gold Race è 9°. Meglio ancora alla Freccia Vallone, dove si colloca tra il vincitore, Davide Rebellin, ed il terzo, Damiano Cunego: unico tricolore non italiano a podio, Andy. Domenica 26 aprile 2009. Una di quelle date da ricordare. Liegi-Bastogne-Liegi, Andy corre da capitano della Saxo Bank. Già l'anno prima aveva tentato un attaccco da lontano proprio alla Doyenne, ma non andò bene. Stavolta ha imparato: gli bastano 19 km - che in una Liegi non sono pochi - per far la differenza. Siamo sulla Côte de la Roche-aux-Faucons, una novità delle ultime edizioni. Andy prende di petto le rampe più dure di questa côte e se ne va. Non risponde nessuno, eppure il numero è giustissimo. Nel tratto in discesa spinge sui pedali, guadagnando terreno, per poi incrementare sul Saint-Nicolas. Esulterà sul traguardo di Ans con 1'17" su Joaquim Rodríguez e 1'24" sul primo gruppo regolato da Davide Rebellin. Quel cigno impaurito che arrivava sempre, regolarmente, a tanto così dalla vittoria roboante, adesso è sul gradino più alto del podio in una classica tra le più prestigiose, di quelle che ti segnano. Sembra che, dopo quella Liegi, Andy sia destinato a non fermarsi più: è come se si fosse sbloccato - in effetti è successo - e con questa consapevolezza corre lo Suisse (24° alla fine), vince il Campionato Nazionale in linea e si presenta a Montecarlo, dove prenderà il via il Tour de France.

2009: Si prende il podio al Tour de France
Inutile dirlo, il più giovane degli Schleck vuol far finalmente sua la Grande Boucle. Altra informazione non banale, l'Astana si presenta al via con due capitani: uno è Alberto Contador, già vincitore del Tour due anni prima. L'altro è un certo Lance Armstrong, che ha dominato la Boucle dal 1999 al 2005, s'è ritirato ed ora torna in gara. Il team kazako è spaccato in due, Contador è praticamente da solo. Andy Schleck potrebbe approfittare di questa lotta fratricida dei kazaki. La crono inaugurale è di Cancellara, che tiene la maglia per le prime sei frazioni. È un Tour in tono minore, tanto che alla settima tappa, nell'arrivo in quota di Andorra Arcalis, la vittoria va a Brice Feillu, con Rinaldo Nocentini che si veste di giallo. Resterà in cima alla classifica per otto giorni, sempre con Contador a 6" (che distanzia Andy e compagnia di 21"). È però proprio il Pistolero a sparare la sua cartuccia verso Verbier, nella 15a tappa: stacca tutti, compresi Andy Schleck, comunque 2° a 43", ed Armstrong (paga 1'35" al compagno-rivale). La classifica non sorride ad Andy, che con sei tappe da affrontare è quinto a 2'26" da Contador. Il madrileno è tallonato da Armstrong, a 1'37", con il sorprendente Wiggins a 1'46": è chiaro che avere il texano lì, a fianco, sul podio, ed ancora pericoloso, non è piacevole per Alberto. Si arriva così alla 17a tappa, da Bourg-Saint-Maurice a Le Grand-Bornand. Col de Romme, penultima asperità di giornata: scatta Andy, lo seguono Contador, il fratello Fränk e Klöden (altro Astana). Sull'ultima salita, la Colombière, Contador dà una bella accelerata, giusto per far capire chi comanda: Klöden perde terreno, i due Schleck restano con la maglia gialla, mentre nelle retrovie Armstrong è in difficoltà. La volata di Le Grand-Bornand è siliconata, finta, con Contador che lascia la tappa a Fränk mentre Andy, felice per il fratello, si issa al secondo posto nella generale. Ora ha 2'26" da Alberto, mentre il terzo, Fränk Schleck, accusa 3'25". C'è solamente il Mont Ventoux - penultima tappa - per sperare in un improbabile cedimento di Contador, che ha comunque la crono di Annecy dalla sua. La prova contro il tempo, Alberto, se l'aggiudica battendo persino Fabian Cancellara, anche se per 3": Andy in classifica rimane secondo, ma con un passivo di 4'11", mentre Fränk cede ad Armstrong, che si riprende il podio (ora è terzo a 5'25" da Contador). Sul Ventoux Andy scatta non una, non due, ma otto volte, mettendo in difficoltà Contador, pur senza staccarlo mai in maniera definitiva. Ed allora preferisce, alla prima vittoria parziale nella Boucle, il supporto per Fränk, il fratellone. Cincischia, Andy. Si volta, parla via radio con l'ammiraglia per far riagguantare a Fränk il terzo posto. Peccato che Fränk, oltre a non essere in una giornata memorabile, si scontri con un Lance Armstrong per la prima volta dopo il rientro davvero tenace. E poi ci sarebbe sempre Wiggins da scalzare. Insomma, sul Ventoux non cambia niente, vince il fuggitivo Garate e Contador, che alla fine riesce a controllare la situazione, fa suo il Tour per la seconda volta in carriera. Andy deve accontentarsi della piazza d'onore, a oltre 4', con maglia bianca annessa. Il finale di stagione di Andy lo vede correre la Vuelta a España in supporto al fratello, ma dopo otto tappe, sulla via dell'Alto de Aitana, si dovrà ritirare per problemi di stomaco. Ai Mondiali di Mendrisio, allo stesso modo, non conclude la prova e va in vacanza. Un anno tutto sommato positivo, con una Liegi messa in carniere ma un Tour de France corso in maniera troppo generosa (o verso un avversario difficilmente battibile, o verso il fratellone). È ormai un corridore che incentra la sua stagione solo sul Tour, lo dice apertamente. Ma non può permettersi di non vincerlo. Anche perché i mezzi, da quello che s'è ammirato, li possiede tutti.

2010: Il Tour, la catena saltata, l'attacco di Contador. È ancora 2°, ma...
Anche all'inizio del 2010 Andy ha dei problemi ad un ginocchio, cosicché la preparazione viene ritardata. Ardenne e Tour gli obiettivi, ormai il canovaccio è diventato un copione provato e riprovato. Andy non è poi così dispiaciuto di iniziare la stagione più avanti, a causa delle cure al ginocchio. Corre la Tirreno-Adriatico, senza brillare, poi non porta a termine né la Sanremo, né la Volta a Catalunya. La gamba è già buona però alla Vuelta al País Vasco, chiusa al 13° posto con una settima piazza nella tappa di Arrate, dove s'impone Samuel Sánchez. Arrivano le Ardenne: Amstel non ottima (è 18°), 8° alla Freccia Vallone, e poi arriva la Liegi. Da buon detentore e potenziale autore di una doppietta, Andy è marcato stretto da tutti. Philippe Gilbert, che una settimana prima s'è aggiudicato l'Amstel, è tra i favoriti della vigilia, ma la Doyenne finisce nelle mani di Vinokourov, vittorioso sul traguardo di Ans a distanza di cinque anni. Andy è solo 5°. Corre il California, fa la gamba allo Suisse, come ormai d'abitudine, chiudendo 14°. Il Tour de France è vicino, dopo il secondo posto dell'anno prima si va per il bersaglio grosso. Andy crede di potercela fare: «Tornerò per la maglia gialla. Quest'anno Alberto ha dimostrato di essere il più forte. Ho grande rispetto per lui, ma l'anno prossimo tornerò per vincere. Credo di aver dimostrato di poterlo fare e quando si torna è sempre di fare meglio. E fare meglio di secondo, significa vincere», aveva dichiarato il 26 luglio 2009 sugli Champs-Élysées. Intanto il Campionato Nazionale lussemburghese è roba da Schleck: crono a Andy, gara in linea a Fränk. Il più giovane dei due è in gran forma, il favorito rimane Contador ma si ha l'impressione che Andy possa mettere davvero in difficoltà il madrileno. Si parte il 3 luglio da Rotterdam, la crono d'apertura non può che finire a Fabian Cancellara. L'anno prima il Tour si era deciso nella seconda parte, da Verbier in poi. Quest'anno è diverso. Dopo una settimana in cui Cancellara e Chavanel si strappano la maglia gialla a vicenda (e sul pavé verso Arenberg Fränk Schleck si frattura una clavicola), arriva la prima vera tappa di montagna: è l'11 luglio, si va da Station des Rousses ad Avoriaz, arrivo in salita. La salita del Col de la Ramaz fa male a Lance Armstrong, quest'anno in gara con la RadioShack: il texano, già caduto, perde le ruote dei migliori a 4 km dalla vetta. Contador non aspettava altro per mettere la sua Astana a tirare. Sulla salita finale il Pistolero mette davanti Daniel Navarro, che mena come un dannato. Lo spagnolo fa i suoi danni con quell'andatura, però quel Contador scatticchia, ma non affonda. Per non parlare di Andy, costantemente alla ruota del madrileno. Quando nell'ultimo chilometro la situazione si fa scottante, con Samuel Sánchez che va via, Andy decide e parte. Contador, incredibilmente, non risponde. Il giovane Schleck aspettava da anni questo momento, segue Sánchez e sul traguardo non regala niente a nessuno. Prima vittoria al Tour, con Cadel Evans che indossa la maglia. Andy è a 20" dall'australiano, Contador a 1'01". Dopo un giorno di riposo, la nona tappa, da Morzine-Avoriaz a Saint-Jean-de-Maurienne, propone scalate decisamente impegnative: il Col de la Colombière, il Col d'Aravis, il Col des Saisies ed il Col de la Madeleine. È proprio la Madeleine che fa la sfortuna di Cadel Evans: la maglia gialla si stacca dai migliori. Andy sale molto bene, alla sua ruota Contador ed in un primo momento Navarro (si sfilerà). A Saint-Jean-de-Maurienne esulta Sandy Casar. Andy è 7°, a 2" dal vincitore, una posizione più indietro di Contador e ciò che maggiormente conta per il lussemburghese, veste la sua prima maglia gialla. «L'ultima volta che ne ho indossata una ero tra gli juniores, al Tour de Lorraine. È passato qualche annetto...», affermerà divertito Andy. È in forma come quasi mai lo si è visto, ha 41" di vantaggio in classifica su Contador, secondo ma non proprio nella miglior posizione per una rimonta. Passano cinque tappe, la situazione è nuova per Andy: ora è Contador a dover attaccare, non più il lussemburghese. Che però sottovaluta lo spagnolo e la sua astuzia - meglio: furbizia - con cui spesso sopperisce, in mancanza di una gamba ottimale, ai suoi svantaggi. Nel frattempo il madrileno ha rosicchiato 10" a Andy, in quel di Mende: ha sfruttato lo scatto di Purito Rodríguez, staccato la maglia gialla, ripreso Vinokourov, che era in fuga e chiuderà terzo, con un gesto di stizza. Andy limita i danni ed arriva ai Pirenei con Contador dietro di lui, ma di soli 31". Ad Ax-3 Domaines i due mattatori della Grande Boucle si controllano, diverso andamento ha la 15a tappa, da Pamiers a Bagnères-de-Luchon. Da affrontare Portet d'Aspet, Col des Ares ed il temibile Port de Balès a 21 km dal traguardo. Temibile per chi? Dipende. Lì, sul Port de Balès, attacca la maglia gialla, Andy Schleck. Allunga potente e prova a tenere la sua ruota il solo Vinokourov. Non ce n'è per nessuno, quest'anno, questo è il pensiero immediato. Poi però un momento decide il Tour: Andy vuole incrementare l'andatura, butta giù un dente, ma... Ma la cambiata gli butta giù anche catena. Morale ed altre amenità verranno di conseguenza. Quel furbastro di Contador vede l'avversario in difficoltà ma tira dritto. Trova anche un gruppetto ben assortito (Samuel Sánchez e Denis Menchov, tra gli altri), ci dà dentro verso Bagnères-de-Luchon, alla faccia del fair play. Dietro Andy, dopo qualche secondo di panico, ha risolto il problema meccanico e risale di forza il gruppo. Sul traguardo che vede vincere Thomas Voeckler, Andy chiude a 39" dal gruppo Contador, che tra le non poche polemiche vola in giallo. Il lussemburghese, da lepre, è diventato cacciatore nel breve volgere di un salto. Di catena. Ora Contador è davanti a lui di 8": a staccarlo una volta ci è riuscito, ad Avoriaz, ma la seconda sarà così semplice? Ovviamente no, caro Andy. C'è la 17a tappa, che da Pau termina sul Tourmalet. O lì o mai più, si recupera. E sul Tourmalet Andy attacca più volte, ma Contador gli rimane a ruota, nella nebbia. C'è, Alberto, ma si vede poco. In verità anche il madrileno si produce in diversi scatti, giusto per dimostrare al lussemburghese che la condizione è ottima, ma in cima, quando è Andy a tagliare per primo il traguardo, con tanto di stretta di mano con Alberto, è ben chiaro a chi andrà la maglia gialla sugli Champs-Élysées. Anche perché se sul leggendario colle il distacco tra i due è sempre di 8" e nella crono di Pauillac (Fabian Cancellara batte di 17" Tony Martin) Contador ci piazza altri 31". Morale della favola: a Parigi Contador vince il terzo Tour de France della carriera, Andy è per la seconda volta secondo, a 39" dall'avversario, e per la terza volta miglior giovane. Pausa. Controllando nei palmarès, quel Tour non ha come vincitore Alberto Contador, bensì Andy Schleck. Perché? Perché Alberto, nella 16a tappa (quella successiva a Bagnères-de-Luchon), è risultato positivo al clenbuterolo. Certo, ma la squalifica, con relativa cancellazione dei risultati, arriverà il 6 febbraio 2012! In quel momento, su quel podio parigino, il 25 luglio 2010, Andy inizia un po' a sentirsi l'eterno secondo, a vestire i panni dello sconfitto, quello che viene attaccato e cede, ma se attacca fa cedere la catena. È una botta mica da poco, quel Tour 2010, per Andy, e pazienza se gli verrà assegnato un anno e mezzo dopo. Anche le vittorie, per il lussemburghese, sono sofferte, se va bene. Altrimenti postume. Quel Tour ci restituisce un Andy che è talmente giù di morale da voler provare a correre la Vuelta a España, come esame di riparazione. Risultato: un disastro. Dopo la nona tappa torna in hotel a tarda notte con il compagno di squadra Stuart O'Grady. Una notte brava (si son fatte le 5 del mattino) corrisponde all'uscita di scena di Andy dalla Saxo Bank. Correrà anche il Giro di Lombardia (non lo finirà), ma di fatto è dopo quella notte nel bel mezzo della Vuelta che le strade di Andy e Riis si dividono.

2011: Va alla Leopard, sul Galibier compie l'impresa, viene beffato da Evans
Una squadra lussemburghese, la Leopard Trek con due protagonisti, anch'essi lussemburghesi: uno è Fränk, l'altro è Andy. Il più talentuoso dei due corre seguendo il solito copione: la Montepaschi Eroica (31°), poi la Tirreno-Adriatico, dove non brilla, e la Vuelta al País Vasco, che chiude in 12a piazza non senza cogliere un podio a Lekunberri, tappa montana in cui sarà terzo. All'Amstel Gold Race Andy tenta l'attacco ai -10, ma viene ripreso sul Cauberg e la corsa va ad uno stratosferico Philippe Gilbert. È del vallone anche la Freccia (Vallone, appunto), con Andy solo 43°, mentre alla Liegi vinta due anni prima si fa trovare pronto. Sulla Roche-aux-Faucons che nel 2009 lanciò Andy verso la prima grande vittoria della carriera, lo stesso Andy, con Fränk, Van Avermaet ed un Gilbert nella forma della vita, va via. Van Avermaet cede sul Saint-Nicolas, Gilbert regolerà Fränk ed Andy Schleck sul traguardo di Ans. Un'occasione giocata non troppo bene per Andy, che va a correre il California e lo chiude all'8° posto. Continua poi la solita preparazione per il Tour: allo Suisse, altra tappa obbligata, coglie anche un secondo posto a Serfaus ma nella generale finale è 19°. Al Campionato Nazionale in linea è secondo solo al fratellone, poi si parte verso la Vandea, da dove prende il via il Tour de France. Nelle prime tappe la Leopard corre per Fränk Schleck, con Andy che sui Pirenei gli fa da gregario di lusso, anche a costo di non osare. Non è un Tour come tanti altri, visto che Contador, reduce dalla vittoria al Giro, paga già diversi minuti in classifica generale (guida Thomas Voeckler). Arrivano le Alpi e nella 16a tappa, da Saint-Paul-Trois-Châteaux a Gap, il Pistolero torna se stesso. Attacca sul Col de Manse, unico Gpm di giornata, in una frazione segnata dalla pioggia. Vince Hushovd ma Andy perde tantissimo terreno, paralizzato dalla discesa. L'uomo per la classifica in casa Leopard è sempre Fränk ed è per lui che Andy, due giorni dopo, compie probabilmente la sua più bella impresa. Da Pinerolo al Galibier, il minore degli Schleck va all'attacco sull'Izoard, quando mancano 62 km. È un'azione di per sé folle, fatta giusto per favorire in seguito Fränk. Però strada facendo quella stessa azione diventa qualcosa di più di una follia: un'opportunità. Andy Schleck vince sul Galibier davanti al fratello, con Cadel Evans che si porta all'inseguimento negli ultimi 8 km e limita i danni. Azione decisiva, per l'australiano, in ottica maglia gialla, ancora vestita da Voeckler. Il giorno dopo solamente 109 km da Modane all'Alpe d'Huez, altro traguardo storico. E però sono 109 km intensissimi. Contador, sconfitto e staccato nemmeno ventiquattr'ore prima, tenta di far saltare il banco partendo già sul Télégraphe. Gli Schleck ed Evans tengono il madrileno, che non si arrende nemmeno quando iniziano le severe rampe dell'Alpe d'Huez. In cima vincerà Pierre Rolland, giovanotto francese dell'Europcar, con Samuel Sánchez a 14", Alberto Contador a 23". Il gruppo comprendente gli Schleck, Evans e Cunego chiude a 57" dal vincitore. Sullo stesso traguardo che nel 2006 incoronò vincitore di tappa Fränk Schleck, Andy veste la maglia gialla. È una maglia meritatissima, fosse solo per l'azione dell'Izoard. È una maglia che sente di poter portare a Parigi, distante solo due tappe. Alle spalle di Andy c'è Fränk, a 53": non è pericoloso. Lo stesso non si può dire di Cadel Evans, terzo a 57". Andy, con la crono di Grenoble tra la sua maglia gialla ed il trionfo a lungo inseguito, non può ancora festeggiare. Non lo farà mai. A Grenoble Cadel Evans fa valere le sue doti da passista e gli rifila 2'31". L'australiano vola in maglia gialla sorpassando due Schleck in un colpo solo. Evans vincerà quel Tour con 1'34" su Andy e 2'30" su Fränk: primo aussie in giallo a Parigi, prima volta con due fratelli sul podio degli Champs-Élysées. Un buon risultato - per la terza volta consecutiva è 2° nella Grande Boucle - oppure una botta al morale, per Andy? È una vera e propria mazzata: il lussemburghese non corre per un mese, poi torna al Tour of Colorado, senza far registrare nulla di che. E qui finisce la sua stagione.

2012: Si frattura il coccige al Delfinato. Una stagione buttata
Ai livelli di quel 2011 per certi versi magnifico, perché ci fa vedere nuovamente un Andy Schleck che può davvero lottare per una grande corsa a tappe, per altri tremendo, visti i risultati, non ritornerà mai più. Nel 2012 la Leopard Trek diventa RadioShack-Nissan, Andy prepara il Tour come da sempre fa. Nelle Ardenne però si vede poco o niente, allo Suisse preferisce il Delfinato. È proprio in Francia che la carriera di Andy inizia a prendere una brutta direzione: nella quinta tappa, la cronodio da Saint-Trivier-sur-Moignans a Rumilly, cade. Normale, non fosse che la frattura è al coccige, partirà anche il giorno dopo ma sarà costretto al ritiro. La situazione si fa complicata: salta Tour, Olimpiadi, Vuelta, Mondiali e molto altro. Torna ad attaccare il numero sulla schiena alla Binche-Tournai-Binche, in data 2 ottobre, ma la stagione è da buttare. È un anno nerissimo per la famiglia Schleck, con Fränk che viene trovato positivo ad un diuretico durante il Tour: l'Agenzia Antidoping del Lussemburgo gli infligge un anno di squalifica.

2013: «Spaesato, ubriaco e solo». Rialzarsi è davvero dura
Il 2013 per Andy è l'anno in cui si volta pagina. Sì, però Schleckino, le corse nemmeno le finisce: Down Under, Mediterraneo, Tirreno, País Vasco si concludono sempre anzitempo per il talento lussemburghese, che qualcuno inizia a mettere seriamente in dubbio. Anche perché nel frattempo sono arrivati nuovi protagonisti, da Quintana a Wiggins, con il sempre più solido Nibali ed il frullatore Froome. Problemi più di testa che di fisico, si dice, parlando di Andy. Dopo il ritiro alla Tirreno-Adriatico dell'11 marzo, viene incrociato da un politico socialista francese, Pierre-Yves Le Borgn. Siamo in un hotel di Monaco, Le Borgn trova un ragazzo solo ed ubriaco. Lo riconosce. Non resiste e posta su Facebook il tutto: «Avevo appena fatto la registrazione al ricevimento dell'hotel, era ormai sera inoltrata, quando un giovane visibilmente ubriaco è entrato a fatica in ascensore, tentando invano di schiacciare il pulsante del piano al quale voleva dirigersi. Ho riconosciuto in quella persona un ciclista giunto per due volte secondo al Tour de France. È stato deprimente. Ho avuto l'impressione di vedere un ragazzo spaesato, ubriaco e solo». Andy non dà peso alla vicenda («La storia di Monaco è ridicola, non voglio parlare di questo ma passare oltre», ribatterà) anche se le parole di chi gli sta attorno, in primis quelle del patron RadioShack, Flavio Becca, non sono delle più tenere: «Gli dico spesso che non sono contento di come si comporta, non si considera parte di una squadra, spero inizi ad essere un atleta serio». I risultati sono impietosi. Oltre alle gare non portate a termine, le Ardenne lo respingono: 86° alla Freccia Vallone, 41° a quella Liegi in cui una manciata d'anni prima era stato protagonista. Al Tour de Suisse, nella tappa di La Punt, sembra ritrovato, tanto da rimanere con i migliori sull'Albula, ma quando va al Tour de France non ci siamo: chiuderà al 20° posto, con un ritardo di 41'46" da Chris Froome. Il resto della stagione, escludendo il Colorado (è 31°), riprende il trend di inizio annata: non porta a termine il GP de Plouay, il GP de Québec, il GP de Montréal ed Il Lombardia.

2014: L'ennesimo infortunio è l'ultimo assist: «Il ginocchio ha deciso per me»
Nel 2014 va alla Trek, prova a preparare il Tour con l'intento di aiutare Fränk, nel mentre tornato dalla squalifica, ma i risultati non si vedono. Il 28 febbraio la sua Jil gli regala la gioia più bella della vita: nasce infatti il figlio Teo. Diventare padre non facilita sicuramente l'attività ciclistica ed Andy non finisce nessuna delle tre classiche valloni, suo terreno di caccia nel recente passato. Disputa uno Suisse senza acuti, al Campionato Nazionale su strada è 3° e parte per la Grande Boucle fiducioso. Arriva in Gran Bretagna, corre tre tappe: quanto basta per cadere male, malissimo, e procurarsi la rottura del legamento collaterale e del legamento crociato, oltre ad una lesione a menisco. Addio Tour, viene operato ed inizia una riabilitazione. Non corre più ma nessuno è davvero consapevole che quel 7 luglio, nella Cambridge-Londra, non si è visto solamente Vincenzo Nibali per il primo giorno in maglia gialla. Abbiamo assistito alle ultime pedalate agonistiche di Andy Schleck. Non importa la riabilitazione al ginocchio, non c'è proprio più la testa, la voglia di lottare, di soffrire, di tornare. La scelta è quasi obbligata e viene comunicata il 9 ottobre, in una conferenza stampa in Lussemburgo: «La mia non è stata una reale decisione. L'ha presa per me la caduta che ho subito al Tour de France in Gran Bretagna. Posso pedalare per tre o quattro ore, ma poi il mio ginocchio in salita comincia a soffrire». Il ginocchio operato come migliore via d'uscita: non aspettava altro, forse.

Diciamo addio (sportivamente parlando) ad un campione dalla classe cristallina. Un corridore forse realmente mai emerso in tutta la sua grandezza, mai espressosi al cento per cento. Un puledro di razza abituato alle luci della ribalta fin da giovanissimo, stressato dai risultati. Risultati che potevano essere ben diversi da quelli ottenuti dall'ormai 29enne Andy. Un po' la testa, un po' la sfortuna di avere contro avversari fortissimi - uno su tutti Alberto Contador - gli hanno tarpato le ali. Alla fine la testa ha ceduto come e più del fisico martoriato da cadute, fratture ed interventi. Addio Andy, la tua poteva essere tutta un'altra storia.

Francesco Sulas per cicloweb.it
http://www.cicloweb.it/articolo/2014/11/...ck-jr-giro-
 
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Non ho ancora letto tutto l'articolo, che chiaramente mi coinvolge molto emotivamente. In ogni caso, al Giro aveva 21 e 22 anni. Cavilli a parte, è verosimilmente innegabile una mancanza di stimoli, però non bisogna concludere che a Andy il ciclismo non piaceva. Ha dato la priorità alla sua vita e umanamente mi sembra corretto. Questo aspetto l'ha portato ad essere invidiato da Contador ("Non so come faceva ad avere una vita sociale del genere e essere sempre così in forma al Tour de France"), ma annunciando il suo ritiro gli veniva da piangere. Anche alla fine, il ginocchio si poteva sistemare, ma sarebbe stato rischioso e la vita viene prima del ciclismo. Non ha firmato niente a nessuno, era un semplice ragazzo che si divertiva come un bambino dentro e fuori le corse, con un talento che è stato definito come "uno dei migliori di sempre" che forse non è mai emerso pienamente, per i vari aspetti. Ma mettere la vita davanti al ciclismo, non è rimproverabile. Non essere in forma dappertutto non sighnifica necessariamente fregarsene e/o mancare di rispetto per un professionista.

Non so se si vivranno ancora giornate come quelle del Galibier o dell'Alpe d'Huez, ora il ciclismo è pieno di calcoli e i calcoli escludono queste azioni. Andy invece correva d'istinto, se Contador parte a 90 dall'arrivo anche se è poco prudente inseguirlo lo si insegue, perché è Contador. E così c'è spettacolo.
 
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Per chi volesse leggerlo, ho fatto una pagina HTML un po' a caso su Andy Schleck per un compito scolastico
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Andy Schleck: "Ho già grande nostalgia del ciclismo"
Il lussemburghese parla a Le Quotidien del proprio futuro

Andy Schleck prova già nostalgia del ciclismo, dal mondo che ha abbandonato al termine di questa stagione per via del grave infortunio al ginocchio. Il vincitore del Tour de France 2010 ha parlato al giornale lussemburghese Le Quotidien da casa sua a Mondorf, per la prima volta dopo l’addio.

“I medici mi hanno detto che a 35 anni avrei avuto bisogno di un nuovo ginocchio e questo mi ha spaventato molto. L’ho raccontato durante la conferenza stampa di annuncio del mio ritiro. Ma oggi sento molto la mancanza del ciclismo”. Andy aveva spiegato le cause dietro l’abbandono dell’attività agonistica: “Dopo l'incidente occorsomi sulle strade del Regno Unito, non vi è praticamente stato alcun progresso. Mentre i legamenti del ginocchio sono guariti, la cartilagine è danneggiata irrimediabilmente. Ho lavorato duro per cercare di risolvere il problema, ma non c'è stato modo di farlo”.

Dopo 9 stagioni e a soli 29 anni, Schleck si era ritrovato col contratto in scadenza con la Trek Factory Racing, ma il ginocchio ormai irrecuperabile aveva posto fine a ogni speranza di rinnovo. “Non nascondo che sento una grande nostalgia. In questo momento mio fratello Frank si sta allenando con la squadra e ciò rende tutto ancora più complicato. Ma sono una persona attiva e non me ne starò certo sdraiato sul divano tutto il giorno. Ci sono un sacco di cose da fare”.

Ha ammesso di aver superato un periodo molto difficile: “Per un mese sono stato giù, molto giù, ma adesso mi sono risvegliato, non ho ancora iniziato a lavorare, ma sono forse anche più impegnato di prima. Sto cercando di organizzare il prossimo anno, sono felice per la mia futura occupazione che ho appena trovato e sono super-motivato, ma non chiedetemi di cosa si tratta perché non posso ancora rivelarla”. Magari un contratto da opinionista in TV?

Tuttavia, anche senza un’attività agonistica, il ginocchio deve essere tenuto sott’occhio e così Andy è ritornato a lavorare in palestra, per consolidare la muscolatura e così stabilizzare l’articolazione rafforzandone la struttura intorno ai legamenti. Oltre che mettere su un po’ di massa: “Ho già preso 4-5 chilogrammi, in più ho ripreso anche con il roller-skiing e spero di poter tornare presto a pedalare”.

Tra i progetti futuri anche un libro: “Sì, ci sto pensando, il mio libro non sarà però qualcosa di uguale a quelli già letti, dove il doping emerge in ogni capitolo. Vorrei ricordare solo i bei momenti trascorsi in questo mondo, le risate con i miei amici Jens Voigt e Stuart O’Grady e tutti gli altri del gruppo. Perché raccontare le cose brutte del ciclismo? Credo sia uno sport meraviglioso e se scriverò un libro vorrei che fosse bello, non con storie di doping. Sì, sarebbe completamente diverso da quelli scritti dagli altri ciclisti”.

Diego Barbera per tuttobiciweb.it
 
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A cinque mesi dall'annuncio del suo ritiro, la versione spagnola di Eurosport è andata a vedere quale sia la "nuova" vita di Andy Schleck al di fuori dal mondo del professionismo. Ovviamente il lussemburghese passa la maggior parte delle sue giornate insieme al figlio Teo, ma in cantiere ha già pronti diversi progetti legati al mondo della bicicletta: a gennaio è stato contattato dalla Trek Factory Racing come invitato per l'agenzia di viaggi della squadra, ed ha accompagnato e consigliato i cicloturisti che avevano scelto di partecipare allo 'Schleck Travel'; inoltre, il prossimo anno, ha previsto l'apertura di un negozio di biciclette a Itzig: non sarà solamente un semplice negozio, ma dovrebbe contenere altre attività collaterali come un bar, un museo dedicato allo stesso Andy Schleck ed una scuola di ciclismo. Il padre di Andy, Johnny Schleck, collaborerà con il figlio a questo progetto, e ha già depositato il nome del nuovo negozio: Ciclos Andy Schleck-Schleck-Delvaux Asociados.
 
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Grande Andy.
 
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