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Antidoping dopato
#1
Antidoping dopato
Cosa succede quando è l'antidoping a dover dimostrare la propria efficenza e, pur di riuscirci, utilizza qualunque mezzo, sia lecito sia non lecito? Quali sono i risultati quando, insomma, è lo stesso antidoping ad essere dopato? Esattamente ciò a cui stiamo assistendo in queste settimane.

RINCHIUSI NEL PURGATORIO - Atleti deferiti, sospesi, rinchiusi nel limbo dell'incertezza del giudizio e della pena. Un purgatorio nel quale passa qualche "peccatore" che, a causa della propria follia, viaggia diritto verso l'inferno e dove cadono, troppo spesso, atleti di cui poi viene dimostrata l'assoluta innocenza.

Gli esempi si sprecano, sembra quasi superfluo ricordarli. Michael Rogers, Alberto Contador e tanti altri sono passati da questo calvario. I casi più clamorosi, ultimamente, sono stati senza dubbio quelli di Diego Ulissi e Roman Kreuziger. Entrambi fermi in attesa di un giudizio senza fondamento o quasi. E intanto la credibilità scivola tra le mani, il tempo passa e le occasioni se ne vanno. Non hanno corso la Vuelta, non correranno il mondiale e forse non li vedremo più in gruppo, almeno fino a Natale. Chi restituirà loro tutto questo?

POSITIVO O NON NEGATIVO? - Ma anche dove le positività vengono annunciate come sicure, forse, sarebbe meglio parlare di "non negatività". Non si tratta di un semplice esercizio linguistico ma di un distinguo doveroso. In questo senso, il caso Rabottini potrebbe fare scuola. Positivo all'Epo, dichiara l'UCI. Ma come si può "doparsi" con l'Epo senza che questo incida sull'andamento dei valori di riferimento inseriti nel passaporto biologico? I casi sono due: o quella che viene volgarmente detta la "carica" non è servita a nulla o le minime tracce di Epo rinvenute nell'organismo sono da ritenersi naturali. E' bene ricordare, infatti, che l'Eritropoietina è una proteina prodotta naturalmente dall'organismo... Ma fermiamoci qui. Saranno i periti, nei prossimi mesi, a chiarire i dettagli medici delle varie questioni.

ANTIDOPING DOPATO - Ciò che conta è che, in attesa di sapere come andrà a finire, l'opinione pubblica ha già emesso il proprio verdetto: dopati, colpevoli, macchiati a vita. Come il resto del ciclismo. Ancora una volta infangato. "Nessuna legge dovrebbe rendersi colpevole di punire un innocente" scriveva Cesare Beccaria esattamente 250 anni fa. Un principio di giustizia semplice ma, ancora oggi, inapplicato.

Nel ciclismo si è colpevoli subito e fino a prova contraria. Dovranno essere Ulissi, Kreuziger, Rabottini e tutti gli altri a dover provare la propria innocenza e per farlo non basterà un ragionevole dubbio.

Il sistema antidoping, in questi anni, ha fatto della caccia alle streghe il proprio cavallo di battaglia, del discredito dell'avversario la propria arma migliore: un potere dopato, al limite del mafioso, che ha riscritto ordini d'arrivo e cancellato nomi dagli albi d'oro delle gare più prestigiose. E, ogni volta, l'unico effetto è stato quello far perdere credibilità all'intero movimento.

Per cambiare rotta servono tempi, regole e sanzioni certi e uniformi per tutti. Bryan Cookson lo aveva promesso in campagna elettorale ma, ad un anno di distanza dal Congresso di Firenze, ad essere cambiata è solo l'interfaccia grafica del sito dell'UCI. Troppo poco.

Scritto da Andrea Fin - ciclismoweb.net
 
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#2
Sono d'accordo con l'articolo, ma ci sono un paio di cose da dire. Primo l'efficienza dell'antidoping sta sicuramente migliorando, due sarebbe bene per i corridori non marciare troppo su 'sta cosa, non è che siano proprio tutti santi
 
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#3
Il secondo paragrafo non ha proprio senso. Poi si dimentica un concetto basilare: il pubblico chiede correttezza e i corridori fanno di tutto per imbrogliare. Mollare un attimo significa tornare ad avere il 100% di dopati, è matematico. In pratica è un ciclismo da legge marziale, per garantire l'ordine si preme più del dovuto e qualcuno (1 su 1000 al massimo comunque, visto che le coincidenze tipo roba che si trova naturalmente nel corpo per caso, non esistono mai) forse ci rimette. Il problema è che non garantiscono comunque l'ordine, la gente continua a doparsi, ci sono dei ritardi spaventosi nelle sospensioni. Poi ecco, quando il ladro non è Riccò o Di Luca, ma uno simpatico, l'antidoping diventa immediatamente il nemico della folla
 
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#4
Puoi dirlo forte. Di Luca vittima del sistema lo ribadisco.
 
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#5
Ora non facciamolo passar per martire però eh Asd

(17-09-2014, 12:47 PM)AlexXx 94 Ha scritto: due sarebbe bene per i corridori non marciare troppo su 'sta cosa, non è che siano proprio tutti santi

E' vero: se siamo arrivati a questo punto è anche per questo. Però ultimamente questi casi stanno un po' aumentando, quindi urge una soluzione in tempi abbastanza brevi: per dire, in caso di positività non grave (come appunto quella di Ulissi) o comunque di situazione particolare (vedi Rogers) per me un corridore dovrebbe continuare a correre, fermandolo eventualmente solo una volta arrivata la sentenza. Anche sul passaporto biologico c'è da riflettere: la situazione di Kreuziger è allucinante. :O Però si sa che, il giorno che verrà messo in dubbio 'sto strumento, sarà un bel casino... Sese
 
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