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Il calcio senza sponsor gode: è la politica bellezza
#1
Il calcio senza sponsor gode: è la politica bellezza
I numeri dicono chiaramente che non è tutto oro quello che luce

Facciamo una digressione pallonara, così tanto per tirarci un po' su il morale, per quel vecchio e mai sorpassato adagio che recita mal comune mezzo gaudio. Però c’è un però, il sospetto che il tanto amato calcio stia in piedi più per ragioni politiche che di reale passione e leggi di mercato è più che fondato.

Per il mondo dorato del calcio non vale la legge della domanda e dell'offerta. Le tivù a pagamento delle squadre di serie A sono un fallimento, faticano maledettamente e molte sono già state chiuse. Gli stadi, tolte poche eccezioni, sono vuoti, anche in serie A (non parliamo delle serie inferiori). Ben sette squadre, come scrive oggi in un interessatissimo pezzo Massimo De Santis su La Stampa, non hanno lo sponsor. Si, Cesena, Fiorentina, Genoa, Lazio, Palermo, Roma e Sampdoria non hanno il main-sponsor. Vivono solo e soltanto perché ci sono le televisioni che versano nelle loro casse cifre da capogiro.
La Roma made in Usa, ad esempio, ha fissato l’asticella per l’incasso dal «main sponsor» a 14-15 milioni e non intende abbassarla più di tanto. Il risultato? Maglia priva di sponsor. «Non possiamo abbassare il valore del nostro brand», fanno sapere. Ma se è vero come è vero che il prezzo lo fissa il mercato e dal mercato non trovano niente che si pongano delle domande.

La cartina di tornasole arriva anche da chi, per sua fortuna, gli sponsor ce li ha: quasi tutti marchi nostrani, pochissimi provenienti da fuori. Non come avviene, persino nelle serie minori, in Inghilterra, Spagna, Francia e Germania. Il dislivello, d’altronde, è evidente sotto tutti gli aspetti. Anche sul prezzo d’etichetta: 15,750 milioni di euro all’anno della Tim per griffare la serie A contro 50 milioni di sterline a stagione della Barclays, a breve neanche più sufficienti per targare la Premier League. Ogni differenza non è affatto casuale.

Scrive Giuseppe Battero sempre su La Stampa. « Sette anni consecutivi di bilanci in perdita, un indebitamento netto che ha sfondato il miliardo e mezzo. E le prospettive, spiegano dalla società di revisione Deloitte, sono cupe. A strangolare il sistema calcio, concordano gli analisti, è un mix di dilettantismo, investimenti sbagliati e conti perennemente in rosso».

E ancora: «Se le società fossero normali imprese private molte di loro avrebbero già portato i libri in tribunale», spiega l’economista Tito Boeri. Ci sono eccezioni, ovviamente. Nella «Football Money League», la classifica che fotografa i ricavi dei club europei, la Juventus - l’unica a poter contare su uno stadio di proprietà - è al nono posto, e il Milan si piazza subito dietro. Gli altri arrancano. Tra le leghe europee la nostra si piazza al quarto posto, ma la Francia ha messo la freccia. Non è un caso che gli sceicchi abbiano investito sul Paris Saint Germain: nel giro di tre anni ha quadruplicato i ricavi».

Come dicevamo, al momento l’ossigeno arriva soprattutto dai diritti tv. Ma si tratta di un’arma a doppio taglio, che preoccupa anche i vertici della federazione. Il mercato è «nelle mani di un numero ristrettissimo di media - si legge in un report della Figc -. Se dovessero valutare il loro investimento come non più profittevole o decidere strategicamente di non investire più nel nostro Paese, il sistema sarebbe improvvisamente ridimensionato». L’appeal delle nostre gare, tra l’altro, è in picchiata. Nella Premier League i diritti esteri valgono 908 milioni di euro, qui 117 (2013/14).

Questo per dire che cosa? Il ciclismo arranca, fatica a trovare gli sponsor per creare squadre, organizzare corse e fare attività di ogni genere. Il calcio non se la passa meglio, ma con alle spalle una politica pronta a tamponare o a “suggerire” soluzioni e a favorire incontri, al momento vive ancora una realtà che è molto distante dalle vere logiche del libero mercato. Nel ciclismo si deve fare impresa, nel calcio no: c'è la politica bellezza.

Pier Augusto Stagi - direttore di tuttoBICI, tuttobiciweb e tuttobicitech
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...71663&tp=n
 
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#2
Più che la politica c'è gente disposta a buttare nel nulla centinaia di milioni di euro. Poi comunque non ci saranno gli sponsor, ma oltre alle tv ci sono gli incassi allo stadio. Tinkoff voleva che una parte del soldi della tv andassero alle squadre nel ciclismo, certo non al Brixia Tour, quelli delle corse più importanti. Però in caso le squadre andrebbero costrette a investirli in un certo modo, tipo in squadre Continental, perché se servono solo ad aumentare gli stipendi non ha alcun senso.
 
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#3
alla favoletta che nel calcio i presidenti ci rimettono soldi ho smesso di credere... può essere il presidente di un piccolo team provinciale di serie minori ma che Berlusconi, Moratti etc ci rimettano dei soldi puoi presentarmi tutti i bilanci o dati vari ma per me resta e resterà una favoletta. ci guadagnano eccome altrimenti non lo farebbero

purtroppo sti sport sono tutti arretrati se confrontati agli sport-business (se volete) per eccellenza Cool gli sport americani
allora se il calcio grazie al fatto che ha grande seguito in tutti i Paesi del mondo riesce a cadere sempre in piedi il ciclismo è ovvio che invece fatichi

ma per farvi un esempio perché non è l'UCI stessa a garantire la copertura televisiva (affiancandosi di volta in volta alla Rai e altre tv straniere ecc per esempio) delle maggiori corse, e non parlo di Tour-Giro-Classiche che la copertura ancora ce l'hanno, e fornire un servizio simile ai League Pass?!??!?!? secondo voi nessuno pagherebbe un tot annuo avendo la possibilità di seguire su uci.tv.ch tutte le corse maggiori (e non magari) con repliche (uno può vederla appena può che sia due ore dopo la fine o il giorno dopo) e con un sito può interattivo con video, statistiche, roba così più simile ad espn/nba/nfl/ecc tipo un uci.ch fuso con pcs con video e servizio streaming tipo League Pass?!?!?!?!? cioè ma stiamo scherzando??? esistesse una cosa simile Sbav
EDIT: video e roba così tipo video ripresi da telecamere sui caschi dei corridori che ancora non c'arrivano a farlo e bene...
c'è gente che spenderebbe 20 euro al mese per vedere la Serie A e la Serie B e cinema chissà che cinema passa mediaset e nessuno spenderebbe 60-70-100 euro l'anno per seguire tutto il ciclismo seguibile?

poi se vogliamo parlare di calcio ora è ufficiale il sorpasso del campionato spagnolo ai danni dell'italiano? o vogliamo continuare con la favoletta il Spagna solo 2 team forti? si 2 team più forti di un po' tutti i team europei e 4/5 team più forti di tutte le italiane (Juve e Roma escluse, forse e forse anche no tipo contro l'Atletico.)
e in 8 anni cosa caxxo abbiamo fatto?!?!? non siamo capaci ancora a fare la Serie A a 18. non siamo capaci a fare manco il calendario e le iscrizioni alla Serie bwin. non siamo capaci a fare una COPPA ITALIA CREDIBILE... ma la vedete la FA Cup dove i top team dai primi turni scendono in campo in periferia e tante volte prendono scoppole contro team affamati che in casa danno l'anima Milton Keynes-UTD 4-0. non siamo capaci a fare nulla di innovativo. non diciamoci cazzate il calcio campa perché campa non di certo perché hanno chissà che idee dietro..
 
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#4
Per pista, ciclocross e mtb gli streaming dell'UCI ci sono ma gratis. Probabilmente è anche una questione di abitudine (su larga scala), in Italia a organizzare le corse è gente di 70 anni o più, hanno i loro contatti, il loro modo di fare. Magari se e quando ci sarà una svolta generazionale anche a livello di "dirigenza" cambierà il modo di vedere il ciclismo
 
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#5
Citazione:Per pista, ciclocross e mtb gli streaming dell'UCI ci sono ma gratis.

e figurati che io non ne sapevo nulla Asd
 
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#6
Innanzitutto non capisco perchè bisogna confrontare a tutti costi il ciclismo col calcio. Sono due sport totalmente diversi, con storie e seguito agli antipodi, questo complesso di inferiorità non deve esserci perchè sono due sport che possono benissimo coesistere.

Capire che la Serie A è ai minimi storici non ci vuole un genio, anche perchè c'è una politica federale retrogada e che non vuole cambiare mai. Ma il punto vero è un altro, è inutile che ci giriamo intorno, in un Paese con 10 milioni di persone sotto la soglia di povertà, in un Paese di cassaintegrati, esodati volete che lo sport non ne risenta?

Guardare al calcio per il ciclismo è qualcosa di sbagliato, dovrebbe cercare di crearsi il suo modello in tutti settori, dalla politica sportiva passando alla giustizia sportiva per non parlare di marketing e broadcasting... Quello che proprone Zelk sembra buono in teoria, ma è troppo innovativo e quindi difficilmente fattibile, basti pensare che solo settimana scorsa sono riusciti a fare un sito internet decente. L'UCI non può sobbarcarsi tutti i costi di produzione di un evento ciclistico (che penso sia lo sport che come produzione costi di più tra tutti), senza neanche i soldi delle tv, magari coprendolo solo con sponsor. Ad esempio in Italia questo modello non credo funzionerebbe...
 
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#7
Citazione:questo complesso di inferiorità non deve esserci

soprattutto perché non esiste Cool

sarebbero costi da coprire con guadagni molto più altri se ci sapessero fare
 
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