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Bardiani Valvole - CSF Inox Pro Team 2014
#1


BARDIANI VALVOLE - CSF INOX PRO TEAM


Informazioni

Sigla UCI: -
Licenza: Professional
Affiliazione: Irlanda

Indirizzo:
Aster Sport Ltd
32, Lower Leeson Street
Dublin 2
IRELAND

E-mail: team@astersport.com
Sito web: http://www.bardianicsf.com




Organico
Enrico Barbin
Enrico Battaglin
Nicola Boem
Francesco Manuel Bongiorno
Marco Canola
Sonny Colbrelli
Marco Coledan
Paolo Colonna
Donato De Ieso
Filippo Fortin
Stefano Locatelli
Andrea Manfredi
Angelo Pagani
Andrea Piechele
Stefano Pirazzi
Nicola Ruffoni
Edoardo Zardini




Staff tecnico
Team Manager: Roberto Reverberi

Direttori Sportivi: Bruno Reverberi, Mirko Rossato

Biciclette: MCipollini

 
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#2
Pronto il Bardiani-CSF Pro Team per il 2014
Dopo l’acquisizione della licenza Pro Continental in data 5 Novembre, il Bardiani – CSF Pro Team, nuova denominazione della squadra nel 2014, è pronto ufficialmente per la prossima stagione.

Il #Greenteam nel 2014 sarà composto nuovamente da 17 atleti, tutti italiani e con un’età media di appena 24 anni. A guidare la squadra ci sarà sempre il Team Manager Bruno Reverberi, con Direttori Sportivi Roberto Reverberi e Mirko Rossato.

ORGANICO 2014
Atleti Confermati: Enrico Barbin, Enrico Battaglin, Nicola Boem, Manuel Bongiorno, Marco Canola, Marco Coledan, Sonny Colbrelli, Donato De Ieso, Filippo Fortin, Stefano Locatelli, Angelo Pagani, Stefano Pirazzi e Edoardo Zardini.
Nuovi Atleti: Paolo Colonna (neopro), Andrea Manfredi, Andrea Piechele, Nicola Ruffoni (neopro).

I corridori del #Greenteam pedaleranno sempre su biciclette Cipollini equipaggiate Campagnolo e vestiranno abbigliamento Alè, nuovo brand dell’azienda A.P.G. Srl. Ulteriori nuovi partner verranno annunciati nelle prossime settimane.

La squadra si riunirà infine per un primo ritiro ufficiale dal 18 al 21 Dicembre nella città di Fiuggi (FR), per nuovi test fisici, visite mediche ed incontro con i media.

DICHIARAZIONI
Bruno Reverberi, Team Manager:” Siamo pronti per iniziare una nuova stagione che ci auguriamo sia altrettanto positiva come quella appena conclusa. Essendo una squadra italiana, il nostro obiettivo sarà ottenere le wild card per gli eventi World Tour nella nostra nazione, dove puntiamo a ripetere gli ottimi risultati del 2013, in particolar modo al Giro d’Italia. Nutriamo comunque fiducia di riuscire ad ottenere spazi importanti anche all’estero, specie in alcune corse in linea. Sull’organico 2014, devo dire che siamo molto soddisfatti. Continuiamo il nostro progetto denominato #Greenteam, volto a valorizzare giovani talenti del ciclismo italiano e per questo motivo ci siamo fermati a 17 corridori in organico, per svolgere con loro un programma di lavoro qualitativo e meticoloso. C’è una base di atleti molta buona e di sicuro avvenire, che penso sia pronta quest’anno a fare grandi cose”.

comunicato stampa Bardiani-CSF
 
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#3
L'intervista: Bardiani, obiettivo seconda divisione - Roberto Reverberi: «Subito a tutta per restare al top»

La sua squadra ha un nome che è quasi nuovo, per il ciclismo professionistico, ma la società che la gestisce è tra le più antiche: Roberto Reverberi, dopo essersi fatto le ossa all'ombra di papà Bruno, è da tempo il team manager (ma potremmo definirlo deus ex machina) di quello che oggi è noto come team Bardiani ma che nel corso dei decenni si è chiamato Colnago, CSF, Panaria, Navigare, Scrigno, e via dicendo. Dalla sua squadra sono transitati corridori destinati a diventare campioni, ma anche tanti atleti che magari non hanno riempito il palmarès di successi altisonanti, ma che sono stati protagonisti di un ciclismo romantico e battagliero. Intervistiamo il dirigente emiliano per tracciare un bilancio della stagione terminata un mese fa e per capire in quale direzione andrà la Bardiani-CSF nel 2014, e quali obiettivi si porrà.

Lanciandoci in un bilancio del vostro 2013, possiamo dire che il giorno più bello è stato quello di Serra San Bruno con la vittoria di Battaglin al Giro, il risultato più importante la maglia azzurra di Pirazzi, e la delusione - malgrado le nove vittorie da lui conseguite - il mancato salto di qualità di Modolo?
«Parto dalla fine: se Sacha lo farà ora, questo salto di qualità, è una cosa che non riguarda più noi, visto che ha cambiato squadra. In questi anni non ha dimostrato una mentalità da campione, ha una gran gamba ma gli manca spesso la convinzione; chissà, magari ora che è nel World Tour sentirà maggiori responsabilità e crescerà, glielo auguro. Venendo invece ai successi Bardiani del 2013, beh, il giorno della vittoria di Battaglin è stato un'apoteosi, per noi unica squadra italiana a vincere una tappa al Giro (se escludiamo il caso Santambrogio)... per chi ha bisogno della wild card per partecipare alla corsa rosa, non dico che un'affermazione come quella ti garantisca al 100% di essere invitato anche l'anno dopo, ma è di sicuro un buon viatico. Quanto alla maglia azzurra, era un traguardo che Pirazzi perseguiva già dal 2012 (quando era arrivato secondo nella graduatoria dei Gpm), al quale abbiamo voluto puntare ritenendolo adatto all'attuale caratura del corridore, ma che potrebbe essere solo un punto di passaggio nell'attesa di vederlo fare classifica, magari già nel 2014».

Vincerà mai una corsa, Pirazzi?
«Eh, lui è un cavallo pazzo... anche quando abbiamo le radioline in corsa, non lo tieni mica a freno! Anche se devo dire che, rispetto ai primi anni da professionista, sta migliorando in questo senso... secondo me, se vince prende le misure, e poi sarà in grado di ripetersi. Deve evitare errori, come quello della tappa di Firenze al Giro, quando per litigare col colombiano (Chalapud, in un'irresistibile serie di siparietti ai vari traguardi Gpm, ndr) ha sprecato energie preziose, buttando via la possibilità di successo. Ora vuol fare classifica al prossimo Giro: considerando che la maglia azzurra non sarebbe facile riconquistarla, vista la scarsità di salite su cui far punti a metà tappa, e pensando anche a un campo partenti forse non competitivo come quest'anno, non mi sembra eresia pensare che possa finire nei 10, o anche meglio. Poi sarà meno controllato di altri, potrà giocare d'anticipo in frazioni intermedie, approfittando dei tatticismi dei big».

Battaglin, invece, facciamo un punto su di lui: è vero che è caduto e si è fratturato durante il Giro, ma da lì in poi non s'è più visto.
«Fino alla corsa rosa è cresciuto gradualmente in maniera perfetta, è arrivato a puntino al Giro (anche se magari avrebbe potuto lasciare il segno anche in precedenza, se si fossero create le giuste condizioni di gara) e a Serra San Bruno - ma anche col secondo posto di Pescara - ha finalmente fatto vedere quello che un po' tutti gli addetti ai lavori pronosticavano per lui. La caduta è stata una vera disdetta, è rimasto per un mese senza poter andare in bici, dopodiché ha voluto forzare i tempi del recupero perché aveva in testa il Mondiale. E purtroppo, dopo aver fatto intravedere qualcosa a luglio, si è afflosciato, non riuscendo più a raggiungere un picco di forma. Comunque se nel 2014 parte forte e centra subito qualche risultato, prende morale. Intendo dire che il Giro resta l'obiettivo centrale, malgrado ci siano poche tappe adatte a lui, ma le varie corse di inizio stagione che dovrebbe fare (Oman, forse Laigueglia, Lugano, Tirreno se ci invitano) saranno soprattutto un avvicinamento alla Milano-Sanremo, che con questo nuovo percorso...».

Manuel Bongiorno, tra i giovani italiani, è uno di quelli che si sono messi maggiormente in luce, soprattutto col secondo posto alla Tre Valli Varesine. Cosa ci aspettiamo da lui nel 2014?
«Bongiorno e non dimenticherei anche Zardini, il quale ha fatto vedere grandi cose, penso ad esempio al Giro dell'Emilia, dove è stato lui a fare selezione al penultimo passaggio sul San Luca, e all'ultimo era ancora lì a lottare. Entrambi delle sorprese positive, visto che per corridori di primo anno non è mai facile far subito bene, ma devo dire che di loro s'è parlato anche poco, rispetto ad altri giovani che non è che abbian fatto chissacché ma che sono al centro di tutte le attenzioni... Bongiorno al Tour of Britain lottava alla pari con gente come Nairo Quintana e Daniel Martin, ma più in generale da come si muove in gruppo sembra un veterano: viene spesso all'ammiraglia a chiedere che cosa bisogna fare nelle varie fasi di gara, si fa trovare al posto giusto al momento giusto, insomma davvero una bella sorpresa».

Aiutato anche da un carattere particolarmente battagliero: sente sempre la rivalità con Aru?
«Quando l'ho ingaggiato temevo un po', perché da più parti sentivo voci sul suo caratterino, invece sì, ha carattere ma in senso positivo. Sì, per dire, alla Tre Valli quando ha visto che Aru scattava, è subito andato a riprenderlo, ma al di là di questi particolari, in squadra ha legato con tutti, aiuta i compagni ogni volta che ce n'è bisogno, insomma si sa far voler bene. Mi aspetto che sia lui che Zardini, con un anno d'esperienza in più, inizino a vincere. Hanno il vantaggio di avere una bella sparata sugli strappi duri, troveranno quindi tante corse in cui poter essere davanti».

Nelle gare altimetricamente più facili saranno invece Colbrelli e Fortin a ereditare il ruolo di Modolo, o Sonny può essere adatto anche a corse più impegnative?
«Sonny ha un motore incredibile, sia lui che Fortin devono mentalizzarsi sull'obiettivo di partire subito a tutta, ma per un motivo molto semplice: noi dopo il Giro, non facendo il Tour, non avremo più troppe possibilità di trovare gare adatte a loro. Colbrelli, al di là di un po' di buona sorte che gli è mancata in qualche occasione in cui avrebbe potuto già vincere, ha un problema di fondo: fatica a raggiungere il giusto peso, ha bisogno di 2-3 mesi per entrare perfettamente in forma. Ora l'abbiamo messo nelle grinfie di un bravo nutrizionista e vogliamo vedere se riusciamo ad averlo al top già in febbraio. Lui tra l'altro non è solo un velocista, tiene su salite non lunghissime, ma tanto per fare un esempio, se andiamo a guardare l'ordine d'arrivo della tappa dello Jafferau al Giro, lo troviamo al nono posto, dopo essere stato in fuga ed aver resistito meglio di tutti sulla dura salita finale: l'ha presa con 4' di vantaggio, alla fine ne ha persi solo 5 da Nibali, e al termine di una scalata fatta col coltello tra i denti da parte degli uomini di classifica».

Tra gli altri, Pasqualon si è segnalato quest'anno come possibile vincente: come mai non l'avete confermato?
«Perché, al di là di aver vinto una corsa, ha dimostrato di non essere costante, e soprattutto di non essere un uomo squadra. È egoista, mentre in una formazione giovane come la nostra ci vuole unità di gruppo, c'è bisogno che tutti si aiutino a vicenda. Lui in diverse situazioni non ha fatto quello che doveva. Non è che parli di cose gravissime, se vogliamo si tratta anche di sciocchezze, che però magari in alcuni momenti cruciali ti facevano perdere la corsa. Per noi anche il fatto di andare all'ammiraglia a prendere l'acqua per i compagni è determinante. Non sto dicendo che non sia un bravo ragazzo, intendiamoci: giudico solo il corridore. Quando ha vinto in Francia sapeva già, comunque, che non sarebbe stato confermato, e la sua vittoria non ci ha fatto cambiare idea».

Cambieranno aria anche Di Corrado e Delle Stelle: il loro rendimento non vi ha convinti?
«Di Corrado ha fatto un buon primo anno, ma quest'anno è letteralmente sparito, pur senza aver avuto problemi fisici o di altra natura. Ha iniziato a corricchiare, a farsi un po' vedere, quando ormai era tardi per strappare un rinnovo; quanto a Delle Stelle, non ha confermato quanto di buono fatto vedere tra i dilettanti: purtroppo un conto è vincere gli sprint in corse di 120 km nelle quali il tuo treno è preponderante sulle altre squadre, tutt'altro doversi misurare tra i prof, quando ci vuole tanto mestiere e tanta forza anche solo per tirare la volata a un compagno».

Tra gli altri ragazzi che avete confermato (Barbin, Boem, Canola, De Ieso, Pagani), da chi ci possiamo aspettare qualche lampo?
«Tra tutti faccio il nome di Barbin, che qualcuno ricorderà ai piedi del podio nel Roma Maxima. Ha un bel potenziale, tiene in salita e già da stagista aveva fatto vedere qualcosa. Non dico che sia un fuoriclasse, ma può prendersi belle soddisfazioni, ritagliarsi i suoi spazi».

Un altro atleta dall'ottimo potenziale è Stefano Locatelli, che però da professionista non ha ancora mantenuto le promesse.
«Per lui il 2014 è la stagione decisiva: come si dice dalle mie parti, o viene o va. Dovrà essere il suo anno. È stato anche sfortunato, non lo nego, la caduta all'Appennino ad esempio ha bruscamente interrotto la sua stagione, anche se a fine anno ha dimostrato grande caparbietà nel voler tornare per le ultime gare, se non altro per fare atto di presenza e riprendere confidenza col gruppo. Però dopo un bel Giro del Trentino, in cui ha battagliato coi migliori, non posso dire di essere soddisfatto di quanto ha fatto vedere al Giro: è innegabile che ci aspettassimo di più da lui. È discontinuo, sente troppo la tensione della gara, addirittura fa fatica a dormire prima delle corse importanti. Spero davvero che l'esperienza lo aiuti a superare questi problemi e lo faccia rendere secondo il suo potenziale».

Nei giorni scorsi abbiamo visto Marco Coledan vincere l'Inseguimento in Coppa del Mondo su pista: aumenterà il suo impegno sugli anelli, può essere un obiettivo strategico per voi?
«Marco ha la massima libertà e può fare quanta pista vuole, e per noi è senz'altro un bene che si faccia vedere anche in un settore nel quale altrimenti non saremmo presenti. Ma è un di più, diciamo, accanto alla pista deve essere competitivo in strada, che è quel che più conta. Anche lui, come Colbrelli e Fortin, deve uscire bene dall'inverno, ha una bella cilindrata ma sconta come gli altri due un problema col peso. Insomma, è proprio grosso: magari in pista ciò non è determinante, ma se risolve questo problema potrà fare buone cose anche su strada, e magari migliorare ulteriormente a cronometro».

Uno sguardo ai vostri nuovi ingaggi: cosa vi aspettate da Ruffoni e Colonna, neoprofessionisti?
«Colonna tirava le volate a Ruffoni tra i dilettanti, ma non l'abbiamo preso solo per quello. Da lui mi aspetto che, data la sua età (ha 26 anni), sia già pronto per districarsi e far bene, magari in brevi corse a tappe; Ruffoni come sprinter è proprio forte, diciamo come Colbrelli (anche se tiene meno in salita). Comunque avranno tempo per crescere, dalle prime corse stagionali vedremo poi come indirizzarli per il prosieguo».

Manfredi e Piechele invece li avete ingaggiati dalla Flaminia. Che contributo daranno alla causa?
«Manfredi da dilettante ha avuto diversi problemi, ma ora li ha superati; mi sembra davvero molto forte in salita, diciamo che è un po' una scommesa, ma è un ragazzo serio, motivato, con una grandissima voglia di partire per questa sua nuova avventura. Piechele era con noi già due anni fa, ma un problema ai ginocchi gli impedì praticamente di correre. Gli promisi che se avesse risolto tale problema l'avremmo ripreso per dargli una seconda chance. Dopo un'operazione, pare che l'anno scorso abbia finalmente superato questo guaio fisico: però a metà 2013 non avevamo la possibilità di ingaggiarlo, quindi ha corso per un po' nella Flaminia, comportandosi peraltro abbastanza bene, e quindi ora rieccolo con noi».

Nello staff tecnico avrà maggior peso Mirko Rossato?
«No, semplicemente si dedicherà - già lo sta facendo - anima e corpo alla squadra. Il suo progetto di guidare una Continental sarebbe stato probabilmente in conflitto con il suo ruolo di direttore sportivo della Bardiani-CSF, e di sicuro qualcuno avrebbe avuto da ridire. Quindi alla fine ha fatto la sua scelta, optando per dedicarsi solo alla nostra squadra. Accanto a lui lavoreranno tante altre professionalità, un bello staff giovane e motivato, comprendente anche il nutrizionista che citavo prima, e che fa parte del centro Science of Cycling di Casteggio, da cui siamo seguiti passo passo. Il preparatore, Simone Casonato, non ha neanche 25 anni, e mi piace soprattutto perché spiega ai ragazzi perché gli fa fare le varie cose: non passa loro le solite tabelle fotocopiate che si possono trovare su internet, ma si aggiorna continuamente su metodologie e tecniche di allenamento».

Come e cosa dovrete migliorare rispetto al 2013?
«Il potenziale c'è, se riusciremo a correggere quei piccoli errori di impostazione per quei 4-5 corridori (mi riferisco ad esempio proprio alle problematiche relative al peso di alcuni di loro), potremo toglierci delle belle soddisfazioni. Perché se consideriamo che le corse si vincono soprattutto coi velocisti, se proprio loro in particolare (Fortin, Colbrelli) riescono a fare da traino per tutta la squadra, faremo un salto di qualità».

Programmi per il 2014: avete già stilato un calendario di massima? Non dovreste avere problemi a ricevere gli inviti di tutte le corse RCS, ad esempio.
«Penso che quegli inviti ce li siamo meritati, anche se non si sa mai, perché a volte l'organizzatore vuole accontentare tutti, o dare spazio a qualche formazione straniera... Per quanto ci riguarda, se facciamo bene al Giro abbiamo risolto praticamente il 70% della stagione, il percorso di avvicinamento alla corsa rosa sarà quindi fondamentale. Oltre al calendario italiano, dovremmo fare, se tutto va bene, Oman, Qatar e Dubai, poi abbiamo appena ricevuto un invito dalla Freccia del Brabante, a cui stiamo cercando qualche corsa da accoppiare, per non fare la trasferta per un solo giorno di gara. Al momento, comunque, tutto è in divenire».

In Bardiani sono contenti di quanto avete fatto in questo loro primo anno da main sponsor?
«Penso proprio di sì. Spendono cifre più che rispettabili, ma non abbiamo certo un budget da World Tour, né tantomeno equiparabile a quello di alcune altre Professional, eppure siamo riusciti ad essere protagonisti e a far circolare molto il nome dello sponsor. Ricordo che durante il Giro sulle pagelline quotidiane pubblicate dalla Gazzetta si faceva riferimento proprio a questo: "Con tutti gli scatti che fa Pirazzi, lo sponsor Bardiani dovrebbe ritenersi soddisfatto già solo per avere uno come lui in squadra". Noi storicamente abbiamo sempre intrattenuto ottimi rapporti coi vari sponsor, ne abbiamo alcuni che ci seguono da 20-25 anni: sanno che non devono spendere cifre enormi, ma che hanno un ritorno d'immagine garantito, nell'ambito di una squadra che lavora molto seriamente, senza lanciarsi in troppi proclami e senza causare grossi problemi».

A proposito di sponsor: è alle porte una riforma del ciclismo che promette di essere epocale soprattutto per squadre come la vostra, perché si dovrebbe passare da 18 World Tour + 18-20 Professional a 16 team di prima divisione + 8 di seconda. Tutto il resto diverrebbe molto meno importante. Ecco, da quale lato cadrà la Bardiani-CSF nel momento in cui, nel 2015, questa riforma diventerà operativa?
«Diamo per scontata la conferma delle 18 World Tour, di cui 16 andranno in prima divisione e due in seconda; Sembra che a decidere quali saranno le altre 6 squadre che da Professional entreranno in seconda divisione sarà il criterio sportivo. Quindi ci sarà grande lotta, nel 2014, per raccogliere i punti (in tutte le corse del calendario) per avanzare in questo ranking delle Professional. Noi come siamo messi? Siamo messi che ce la giocheremo. La Europcar, che è una delle Professional più forti, dovrebbe entrare già da quest'anno nel World Tour. Noi lotteremo quindi con le altre nostre pari grado, consci che non ce ne sono poi tantissime che sulla carta sono più forti di noi. Con lo sponsor abbiamo già parlato di questa prospettiva, ed è pronto a rimboccarsi le maniche nel caso in cui dovessimo centrare questa "qualificazione". Bisogna anche dire che entrare in seconda divisione significherebbe avere dei diritti che oggi non abbiamo: ad esempio, avremmo la certezza di fare almeno un grande giro, quando oggi il nostro status non ci assicura nemmeno di disputare la Coppi e Bartali. Quando hai dei diritti, quindi, è anche più facile trovare le risorse da investire. E saranno comunque rilevanti, visto che dovremmo passare da un organico di 16-17 corridori ad uno di 22».

Entrare nelle prime 6 Professional sarebbe fantastico per voi. Ma se non doveste riuscirci si aprirebbe un baratro, visto che l'attuale categoria Professional diventerebbe una sorta di serie C di scarso peso e conto. Non è un progetto, quello dell'UCI, che rischia di fare malissimo al ciclismo italiano?
«Sono d'accordo, teoricamente potrebbe essere devastante, perché siamo già in pochi, e non è detto che riusciremo a restare tutti nel ciclismo di vertice. Se poi togli le squadre e i corridori, chi parteciperà alle corse? Il movimento italiano rischia effettivamente il collasso nel giro di pochissimi anni. Non penso, ad esempio, che qualcuna delle attuali Professional, se non dovesse entrare nella seconda divisione, continuerebbe la sua attività».

Ma c'è ancora il modo di influire sulle scelte dell'UCI? Magari attraverso la vostra associazione di categoria, cercando quantomeno - ad esempio - di aprire un canale tra seconda divisione e categoria Professional, per dare la possibilità a qualcuno di partire dal basso e di venire promosso nel ciclismo maggiore?
«Non credo proprio... abbiamo fatto una riunione in Lega, ma del tutto informale. Mauro Vegni è nella commissione che sta studiando questa riforma, faranno altre 2-3 riunioni preventive prima del voto che in gennaio sancirà l'attivazione del progetto in sede UCI, spero che in queste riunioni possa essere smussata qualche problematica; o che quantomeno si imponga un sistema di punteggi chiaro che ci permetta di monitorare settimanalmente o almeno mensilmente la classifica a squadre in quella che sarà una stagione a dir poco determinante per tutti noi».

Marco Grassi - Cicloweb.it
 
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#4
Pirazzi ormai non credo che diventerà mai normale, se non è ancora riuscito a imparare a correre in modo decente significa che ha veramente qualcosa che non va, pensare di fare classifica con uno così secondo me è folle (intendo il pensiero in sé). Battaglin al Giro è stato eccezionale, però stiamo parlando di una settimana negli ultimi 24 mesi, non è che dopo la caduta non si è ripreso, dopo la caduta è tornato al livello di prima, comunque può solo crescere l'anno prossimo, anche se rivincere una tappa al Giro sarà quasi impossibile. Bongiorno e Zardini mi piacciono molto, credo che il secondo abbia più margini di miglioramento ma il primo per ora è parecchio più avanti e difficilmente resterà a lungo alla Bardiani anche se non è il tipo di corridore che faccia gola alle squadre World Tour (si è visto com'è andata con Gialunca Brambilla alla Quick Step). Anche Colbrelli è un bel corridore, lui molto più appetibile per gli squadroni tra l'altro. Mi è piaciuto sopratutto nelle corse fuori dall'Italia (ha anche fatto dodicesimo alla Sanremo, non male). Pasqualon con queste "referenze" faticherà a trovare una squadra anche se dovrebbe andare da Scinto. Locatelli e Barbin deludenti ma cresceranno. L'anno prossimo in casa Bardiani non si mangia
 
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#5
NAVIGARE RINNOVA E RAGGIUNGE I 25° ANNI DI SPONSORIZZAZIONE
Con estrema soddisfazione il Bardiani – CSF Pro Team è lieto di annunciare il proseguo dell’accordo di sponsorizzazione con l’azienda d’abbigliamento Navigare, legame che nel 2014 giungerà al 25° anno consecutivo.

Tutto iniziò nel 1990 con l’allora Italbonifica – Navigare che tra i vari successi conquistati, vinse subito due tappe al Giro d’Italia con Stefano Allocchio. Altre ottime stagioni furono il 1993, 1994 e 1995 targati Navigare – Blue Storm, capace di rivincere nuovamente al Giro d’Italia, prima con Fabiano Fontanelli (1993) e poi con un giovane Stefano Zanini (1994). Navigare tornò main sponsor nel biennio 2000 – 2001, segnati dai successi di Alberto Perez Cuapio in salita e di Enrico Degano in volata. Nel 2004 la Panaria – Navigare vinse nuovamente al Giro d’Italia con Emanuele Sella. Nuovi importanti successi arrivarono nel 2006 e 2007 con Luis Felipe Laverde che conquistò due tappe al Giro d’Italia e nel biennio 2008 – 2009 con la CSF Inox – Navigare.

Negli ultimi anni, pur non comparendo come naming sponsor della squadra, l’azienda Navigare è sempre rimasta un partner di primaria importanza e continuerà a farlo anche nel 2014.

DICHIARAZIONI

Roberto Reverberi, Direttore Sportivo Bardiani – CSF Pro Team:” Siamo veramente orgogliosi di essere arrivati al 25esimo anno insieme a Navigare. Soprattutto se consideriamo il ciclismo uno sport dove gli sponsor cambiano con troppa velocità. Per tanti anni Navigare è stata sponsor principale della nostra squadra ed insieme abbiamo raggiunto grandi successi, aiutando enormemente la visibilità dell’azienda e il rafforzamento del suo brand. Ancora oggi è con noi in prima linea e ci auguriamo che la cosa possa continuare nel futuro con la stessa passione che Navigare ci mette fin dal 1990”.

Massimo Brunetti, Presidente Navigare:” Continuare questa lunga sponsorizzazione ci riempie di felicità. Mio padre iniziò 25 anni fa questa proficua collaborazione, che nel tempo si è rivelata un asset di marketing fondamentale per la nostra impresa. Pur consci che la situazione economica attuale non è delle migliori, siamo sempre con grande entusiasmo accanto alla squadra, che promuove valori per noi importanti. Mi preme ringraziare la famiglia Reverberi per l’attenzione e la cura dettagli che hanno fatto si che questa sponsorizzazione arrivi nel 2014 al 25esimo anno”.

COMPANY PROFILE NAVIGARE

Il marchio Navigare nasce dalla grande storia imprenditoriale di Manifattura Riese. Fondata nel 1961 in provincia di Reggio Emilia, da azienda familiare si è trasformata negli anni in un gruppo internazionale con una nuova sede di oltre 9.000 mq ed impianti produttivi dislocati sul territorio europeo. Oggi possiede una capillare rete distribuzione che garantisce una presenza consolidata sia in Europa che nel Nord America.
Lo stile di Navigare è essenziale, dinamico, riconoscibile in ogni situazione, dal lavoro al tempo libero.
Sito web: http://www.navigare.eu | http://www.riese.it

comunicato stampa Bardiani-CSF
 
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#6
Bardiani-CSF, ecco il completo da corsa e le biciclette per il 2014
In anteprima assoluta presentiamo il nostro nuovo completo da corsa e la bicicletta Cipollini per la stagione 2014. Con questo “regalo” il Bardiani – CSF Pro Team augura a tutti i più sinceri auguri di Buone Feste.


Nella foto Enrico Battaglin, Sonny Colbrelli, Stefano Pirazzi e Manuel Bongiorno (BettiniPhoto).

comunicato stampa Bardiani – CSF
 
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#7
Bardiani-CSF, wild cards per tutti gli eventi world tour in Italia
Il Bardiani – CSF Pro Team ha ottenuto oggi da parte di RCS Sport le wild cards per partecipare a tutti e quattro gli eventi World Tour organizzati in Italia: Tirreno – Adriatico, Milano – Sanremo, Giro d’Italia e Il Lombardia.
Si tratta di un eccellente risultato in quanto il #Greenteam è l’unica squadra UCI Pro-Continental al mondo ad aver ottenuto tale possibilità, che premia un lavoro sportivo e manageriale continuato nel tempo e con grandi ambizioni future.

Eventi RCS Sport nel World Tour 2014
12 – 18 Marzo | Tirreno – Adriatico
23 Marzo | Milano – Sanremo
09 Maggio – 01 Giugno | Giro d’Italia
05 Ottobre | Il Lombardia

Comunicato stampa RCS Sport: http://po.st/WDRCSSport

comunicato stampa Bardiani-CSF
 
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#8
Hanno rischiato grosso l'anno scorso con gli inviti, ma poi al Giro hanno dato spettacolo e ora è giustissimo che siano a tutti gli eventi RCS
 
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#9
Bardiani – CSF, è tempo di “tornare a scuola”
Mancano sempre meno giorni all’esordio del 2 Febbraio con il GP Costa degli Etruschi e per i giovani atleti del Bardiani – CSF Pro Team è tempo di “tornare a scuola”, in vista di una nuova stagione che si prospetta ricca di soddisfazioni.

Guarda in esclusiva e condividi poi, il video ufficiale di presentazione della stagione 2014 "Back to School":




comunicato stampa
 
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#10
Bardiani-CSF, presentazione ufficiale e ritiro alla tenuta Il Cicalino
Intenso fine Gennaio per il Bardiani – CSF Pro Team che il 24 Gennaio sarà impegnato di fronte a sponsor, media nazionali ed internazionali con la sua presentazione ufficiale, presso il locale Fuori Orario a Taneto di Gattatico (RE). Successivamente la squadra italiana si muoverà verso Massa Marittima (GR), dove sarà in ritiro alla Tenuta Il Cicalino dal 25 fino alla vigilia dell’esordio stagionale, fissato il giorno 2 Febbraio con il GP Costa degli Etruschi.

Questo nuovo ritiro - ha dichiarato Roberto Reverberi, Direttore Sportivo - sarà molto importante anche perché è l’ultima occasione per stare tutti insieme, prima dell’inizio delle corse e una duplice attività a Febbraio che ci vedrà impegnati tra Francia e Asia (Qatar e Oman). I corridori avranno così modo di affinare la condizione e presentarsi in ottimo stato fin dai primi appuntamenti dove vogliamo fare subito bene”.

Nella settimana alla Tenuta Il Cicalino - ha aggiunto Simone Casonato, Training Coach - svolgeremo con i ragazzi nuovi test outdoor, per verificare i profili di potenza e lo stato di forma di ciascuno. Inoltre faremo delle sessioni mirate con telemetria, per saggiare la condizione in vista dell’esordio stagionale. Dal punto visto dall’allenamento punteremo a finalizzare il lavoro svolto finora; i ragazzi si stanno allenando tutti molto bene, quindi ho fiducia che si possa partire subito con il piede giusto”.
 
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#11
Quanta passione per la nuova Bardiani-Csf
Ieri sera al «Fuori Orario» presnetato il più italiano dei team

[Immagine: showimg.php?cod=64817&resize=10&tp=n]

«Sono esterrefatto», dice guardando la folla di invitati sotto il palco Andrea Ferrari, manager directing di Csf. Non c’è miglior commento all’affetto che accompagna la presentazione della nuova Bardiani Csf, la più italiana delle nostre squadre di ciclismo, perchè dai corridori agli sponsor è tutto made in Italy.

Quasi 500 persone a riempire il Fuori Orario di Taneto, locale di buona musica nel Reggiano che già un anno fa ha portato bene al team di Bruno e Roberto Reverberi, perché dopo quel battesimo sono arrivate 11 vittorie e 20 podi: che tutti abbiano risposto all’invito è un segnale di stima e di incoraggiamento a chi da qualche anno in qua ha scelto di privilegiare il prodotto nazionale in un ciclismo che per l’Italia è diventato stretto.

«Siamo orgogliosi di lavorare con i giovani», ha confermato il primo sponsor Luca Bardiani, guardando con occhi felici il gruppo di 17 corridori che all’età media più bassa del ciclismo che conta (meno di 25 anni) assomma qualche talento da tener d’occhio. In particolare Enrico Battaglin, una tappa al Giro lo scorso anno, lo scalatore Manuel Bongiorno e Sonny Colbrelli, promosso a velocista titolare dopo esser stato l’ottima spalla di Modolo. Più, ovviamente, Stefano Pirazzi, re delle montagne all’ultima corsa rosa dove si ripresenterà a maggio per vincere un traguardo, «così diventerà più facile far punti per la classifica degli scalatori».

Tredici confermati, più i debuttanti Colonna e Ruffoni, il Manfredi passato pro un anno fa con la Flaminia e il ritrovato Piechele, al quale era stato promesso il ritorno nel caso fosse guarito dai guai alle ginocchia: questa la nuova Bardiani Csf, ennesima avventura dell’ammiraglio di lungo corso Bruno Reverberi, benedetta da un vecchio amico come Vittorio Adorni, ma soprattutto da chi al manager reggiano ha regalato il primo successo da professionista trentun anni fa: il nuovo ct azzurro Davide Cassani.

«Abbiamo vinto tanto e lanciato tanti corridori, a spingerci è ancora la passione del primo giorno», confessa agli ospiti della serata Reverberi, che aprirà l’ennesima stagione con una corsa italiana, il gran premio di Donoratico del 2 febbraio, in coda ad una settimana di ritiro al Cicalino di Massa Marittima. Da lì un calendario ricco e intenso, con Qatar, Oman e Mediterraneo, ma soprattutto Tirreno, Sanremo e Giro d’Italia fino al Lombardia, essendo la Bardiani Csf l’unica squadra ad avere il pass per tutti i grandi appuntamenti nazionali. E’ il premio a una passione che rende unico il ciclismo, come ha raccontato Paolo Belli, confessando di aver capito da quando va in bici che questo sport è unico nell’esprimere certi valori, «perché il sacrificio di chi finisce le corse è lo stesso di chi le vince».

Angelo Costa per tuttobiciweb.it
 
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#12
Bardiani-Csf, online il nuovo sito web
Cliccando su www.bardianicsf.com è disponibile da oggi il nuovo portale del Bardiani – CSF Pro Team, completamente rivisitato nella grafica e nei contenuti presenti grazie a Krescendo Multimedia, media partner della squadra dal 2013.

Ampio spazio di approfondimento sia della squadra che dell’attività svolta, con un calendario completo di tutte le informazioni, un palmares con tutti i risultati raggiunti e gallery fotografiche e video per ogni evento disputato.

Novità assoluta un About Us he presenta il progetto #Greenteam e traccia le linee guida future e soprattutto l’area Inside the #Greenteam, una sezione con gli atleti assoluti protagonisti. Infatti qui ci saranno foto, video, diari, redatti da loro durante tutta la stagione 2104, più l’analisi dei file di allenamento e corsa insieme al Training Coach della squadra Dott. Simone Casonato. Il tutto con l’obiettivo di portare fans e addetti lavori ancora più all’interno della giovane compagine italiana.

Infine nell’area Download, raggiungibile cliccando sul pulsante More in alto nella homepage, saranno disponibili diversi contenuti prodotti dalla squadra, come il Mediakit 2014, presto online.

comunicato stampa Bardiani-Csf
 
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#13
REVERBERI ROBERTO ‏@Robbybici 3 mag
In anteprima@girostart2014 @giroditalia @Bardiani_CSF

[Immagine: BmseSYOIAAANWKT.jpg]
 
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#14
CSF INOX GROUP RINNOVA LA SPONSORIZZAZIONE FINO AL 2016
CSF Inox Group è lieta di annunciare l’estensione di sponsorizzazione come title sponsor dell’omonima squadra di ciclismo Bardiani – CSF Pro Team, fino alla termine della stagione 2016.
Questo importante accordo è stato reso ufficiale durante l’evento Spirito di Squadra, organizzato dallo stesso gruppo industriale italiano, composto da Bardiani Valvole, CSF Inox, MBS e OMAC, nella serata di Lunedì 19 Maggio, secondo giorno di riposo del 97° Giro d’Italia.

DICHIARAZIONI

Andrea Ferrari, Managing Director CSF Inox Group:” Siamo veramente felici di poter annunciare il rinnovo dell’accordo di sponsorizzazione. Come gruppo d’aziende ci sentiamo profondamente integrati nello sviluppo del progetto #Greenteam che è stato una condizione decisiva per raggiungere l’accordo. Tra squadra e le singole imprese poi, eccellenze italiane nei rispettivi settori, c’è una commistione di valori profonda e concreta e che è la base per sviluppare nei prossimi mesi e anni importanti strategie volte a dare valorizzazione ai nostri brand. Vogliamo far crescere la nostra squadra di pari passo al nostro Gruppo. Per questo oltre ad un discorso di visibilità, l’altro nostro obiettivo è che il ciclismo possa essere il perfetto tramite per stringere e sviluppare nuove relazioni commerciali in Italia e nel mondo”.

Luca Bardiani, Chief Executive di Bardiani Valvole:”Fin dal 2013 questa squadra di ciclismo che porta il nome della mia azienda è motivo di grande orgoglio e soddisfazione. Come impresa ci sentiamo veramente integrati con la squadra e la consideriamo oramai come un nostro ramo aziendale. Vogliamo spingere questa sponsorizzazione verso nuovi e ambiziosi traguardi sportivi e commerciali. Sono convinto che grazie anche alla competenza delle persone che sono presenti in squadra, di riuscirci a pieno”.

Emanuela Bardiani, Amministratore Delegato di Bardiani Valvole:”Unendomi alle parole di mio fratello Luca, c’è veramente una grande felicità di poter continuare a vedere una squadra di ciclismo di così elevata importanza portare il nome della nostra famiglia. Quello che ammiro è la grande determinazione dei nostri atleti, un valore che si rifà perfettamente alla nostra azienda, che durante gli anni con serietà, duro lavoro e appunto determinazione è diventata leader mondiale nel proprio settore”.

Roberto Reverberi, Bardiani – CSF Pro Team:” Oltre alla soddisfazione per aver raggiunto questo accordo c’è dall’altra anche la consapevolezza che il lavoro svolto negli ultimi anni ha iniziato a portare importanti e concreti frutti. Insieme al nostro Responsabile Marketing Mattia Palombini, abbiamo lavorato alacremente negli scorsi mesi per proporre a CSF Inox Group un’idea di squadra ambiziosa, giovane, moderna e con una gestione manageriale, nel quale il progetto #Greenteam rimane sempre l’elemento centrale da un punto di vista sportivo. Prossimamente annunceremo importanti novità perché l’obiettivo è quello di crescere di pari passo ai nostri giovani atleti”.

COMPANY PROFILE

CSF Inox Group è un gruppo d’imprese italiane che producono una vasta gamma di prodotti complementari di alta qualità principalmente per le industrie Alimentari, delle Bevande, Farmaceutiche e Chimiche. Attualmente il Gruppo è formato da CSF Inox, Bardiani Valvole, MBS e OMAC, tutte leader a livello internazionale nel proprio settore di appartenenza e con sede nel triangolo industriale del Nord Italia.
Bardiani Valvole è leader mondiale nella progettazione, produzione e commercializzazione di valvole industriali sanitarie per fluidi. Info: http://www.bardiani.com
CSF Inox produce più di 600 tipi diversi di pompe, ognuna delle quali con tutte le caratteristiche necessarie a soddisfare anche la clientela più esigente. Info: http://www.csf.it
MBS è un’azienda italiana specializzata nella produzione di scambiatori di calore a fascio tubiero. Info: http://www.mbs-europe.com
OMAC è l’unica azienda italiana specializzata nella produzione di pompe volumetriche a lobi in acciaio inox AISI 316 e leghe speciali. Info: http://www.omacpompe.com.

comunicato stampa Bardiani-CSF
 
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#15
Bardiani–CSF, rinnovo con MCipollini fino al 2017
Bardiani – CSF Pro Team è lieta di annunciare l’estensione dell’accordo di sponsorizzazione e fornitura biciclette con il brand MCipollini fino al termine dell’anno 2017. L’accordo pluriennale sottoscritto pochi giorni fa e frutto anche dei fantastici risultati del #Greenteam al recente Giro d’Italia, darà un nuovo importante impulso nel progetto sportivo di crescita dei migliori talenti del ciclismo italiano.

La squadra italiana continuerà ad utilizzare i modelli di punta MCipollini: RB1000 vittorioso nella 14° Tappa del Giro d’Italia con Enrico Battaglin e RB800 portato al successo da Marco Canola nella 13° frazione e da Pirazzi nella 17° tappa del Giro d’Italia.
Novità invece sul comparto cronometro, con una nuova bicicletta che sarà presentata in anteprima mondiale a fine Agosto durante la fiera Eurobike di Friedrichshafen (GER).

DICHIARAZIONI

Federico Zecchetto, Presidente MCipollini:”Siamo veramente felici di continuare questa proficua collaborazione con Bardiani – CSF Pro Team. Vedere giovani talenti del ciclismo italiano correre e vincere con le nostre biciclette ci riempie d’orgoglio. La performance di tutta la squadra al Giro d’Italia è stata per noi un’eccezionale vetrina che ci auguriamo di ripetere anche negli anni futuri”.

Roberto Reverberi, Bardiani – CSF Pro Team:”Dopo i rinnovi pluriennali dei nostri title sponsor annunciamo oggi il prolungamento con MCipollini. Fin da subito siamo rimasti incredibilmente colpiti dalla qualità dei prodotti messi a nostra disposizione e questa è stata una delle ragione da parte nostra per voler continuare questo cammino sportivo insieme. Per il futuro abbiamo predisposto un ambizioso programma triennale attraverso il quale siamo convinti di raggiungere eccezionali risultati ambo le parti”.

comunicato stampa Bardiani – CSF Pro Team
 
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#16
Bardiani-CSF, pedala a Fiuggi con il #Greenteam
L’Agenzia per lo sviluppo del territorio e del turismo di Fiuggi e l’azienda Acqua & Terme di Fiuggi, in collaborazione con il Bardiani – CSF Pro Team, organizzano un weekend all’insegno del ciclismo in questa splendida cittadina termale.

In occasione del ritiro della squadra a Fiuggi, dal 17 al 20 luglio, è stato ideato un pacchetto esclusivo “Pedalando con i campioni” che prevede oltre al soggiorno, la possibilità non solo di incontrare alcuni componenti della squadra, ma anche di effettuare un’uscita in bicicletta con loro. In particolare, sarà possibile conoscere Enrico Battaglin, Marco Canola, Stefano Pirazzi (vincitori di tappa del Giro d’Italia 2014), Donato De Ieso, Andrea Manfredi e Edoardo Zardini. Atleti che con dedizione e passione sostengono e fanno parte del progetto di squadra #Greenteam volto a investire sui giovani atleti italiani, da selezionare, far crescere negli anni e portare poi al successo internazionale. È inoltre incluso un incontro con i tecnici della squadra e una con il posturologo Dott. Davide Del Verme.

Prenotazioni pacchetto e ulteriori informazioni: http://po.st/WeekendFiuggi

Per completare una giornata da “campioni”, sarà possibile partecipare a una cena con la squadra venerdì 18 luglio (prezzo: 35,00 euro a persona).

Infine per chi vorrà solamente pedalare con il #Greenteam l’appuntamento è sia Venerdì 18 che Sabato 19 Luglio alle ore 10 in Piazza Spada a Fiuggi!.

comunicato stampa Bardiani-CSF
 
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#17
Bardiani-CSF: sponsorship report del 97° Giro d'Italia
A due mesi dalla fine della prestigiosa corsa rosa Bardiani – CSF Pro Team è orgoglioso di comunicare alcuni eccezionali dati riguardo la visibilità mediatica e il valore della sponsorizzazione raggiunto. Risultati di natura economica che confermano ancora una volta quanto sia vantaggioso oggi per un’azienda investire nel ciclismo professionistico.

I dati sottostanti sono stati raccolti attraverso l’agenzia REPUCOM, leader a livello globale nelle ricerche legate allo sport marketing, dividendoli nei tre principali canali di comunicazione mediatica: TV, Internet e Carta Stampata.

PANORAMICA

Sommando queste tre voci il Bardiani – CSF Pro Team ha raggiunto durante il Giro d’Italia un valore netto della sponsorizzazione di 12.088.023 Milioni di Euro (QI Media Value), con un aumento quasi triplo rispetto al 2013.
La TV è il mezzo di promozione maggiore e si attesta all’82%, seguito da Internet per il 14% ed infine la Carta Stampata al 4%.

Tutti i brand degli sponsor, raffrontati al 2013, hanno avuto un evidente aumento di performance con alcuni che hanno superato addirittura il 400% di valore rispetto alla scorsa edizione del Giro.

In rapporto con le altre squadre partecipanti al 97° Giro d’Italia, il Bardiani – CSF Pro Team è risultato essere al 4° squadra per valore della sponsorizzazione prodotto, la prima italiana e di gran lunga la migliore tra le quattro invitate attraverso il sistema Wild Card.

TV
Analizzate 171 nazioni in tutto il mondo, il coverage totale del Giro d’Italia è stato di 2.910:57:09 (h:mm: ss), che hanno portato ad un audience cumulata pari 378.850.000 milioni di telespettatori (184.300.000 in Italia).

Gli sponsor del #Greenteam sono stati visibili in televisione per 172:23:25 (h:mm: ss), raggiungendo un valore netto della sponsorizzazione di ben 8.463.101 Milioni di euro. In Italia la visibilità è stata di 21:21:24 (h:mm: ss), generando un valore di 3.666.868 Milioni di Euro.

La tappa che ha dato la massima visibilità in tutto il mondo per il #Greenteam e il più alto grado di ritorno per gli sponsor è stata la 17° con la famosa vittoria di Stefano Pirazzi: 28:34:40 (h:mm: ss) di visibilità globale e un valore di sponsorizzazione netto di 1.246.395 milioni di Euro.

INTERNET
Sono state certificate più di 2.700 menzioni che hanno raggiunto in tutto il mondo 925.865 di contatti cumulativi (il 58% in Italia).

CARTA STAMPATA
Infine la Carta Stampa ha visto 437 menzioni e 653.467 di contatti cumulativi raggiunti (25% in Italia).

DICHIARAZIONI

Andrea Ferrari, Managing Director CSF Inox Group:” A nome del Gruppo d’imprese che rappresento siamo veramente entusiasti che ai risultati sportivi ottenuti al Giro d’Italia se ne siano aggiunti altrettanti dal punto di vista mediatico e di ritorno di visibilità del Nostro Brand. Tutto ciò rafforza e rinvigorisce il valore della nostra sponsorizzazione, che per tutte le aziende del Gruppo (Bardiani Valvole, CSF Inox, MBS e OMAC), è stata prolungata proprio durante la corsa rosa fino al termine dell’anno 2016. Questi dati non ci sorprendono di certo perché sappiano quanto sia internazionale il movimento mediatico del ciclismo, sia in rapporto all’investimento sia in termini di visibilità. Infatti l’attenzione mediatica che genera la nostra squadra in un evento come il Giro d’Italia, è per noi fondamentale, aumenta in modo esponenziale la visibilità dei Nostri marchi a livello internazionale e facilita la creazione di legami con nuovi clienti, che ci riconoscono sempre di più grazie alla squadra che sponsorizziamo e all’immagine che questa promuove”.

Mattia Palombini, Responsabile Marketing Bardiani – CSF Pro Team:”Come squadra siamo ovviamente orgogliosi di questi risultati in termini di visibilità e R.O.I. delle sponsorizzazioni ottenute al recente Giro d’Italia (che per noi vale circa l’80% della stagione in termini di valore economico). La cosa che però mi preme sottolineare che questi numeri hanno avuto un risvolto concreto e ben preciso. Ovvero i vari rinnovi pluriennali con gli sponsor che abbiamo firmato nelle scorse settimane e altri che ufficializzeremo a breve. Oltre a questo sta evolvendo il rapporto proprio con i nostri partner, con i quali sviluppiamo sempre di più iniziative in co-marketing volte a rendere il valore delle rispettive sponsorizzazioni il più alto e duraturo possibile”.

comunicato stampa Bardiani-CSF
 
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#18
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#19
Mi sembra che tra le foto manchi quella più importante

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#20
L'intervista: Bardiani, le gioie della linea verde
Roberto Reverberi: «2014, la mia stagione migliore»

Da un paio di stagioni la sua squadra si fa chiamare "Green Team", perché ha con assoluta decisione sposato la linea verde, e continua più che in passato, più che mai, a sfornare giovani talenti, i quali in Bardiani-CSF trovano un ambiente ideale per muovere i primi passi nel professionismo, per sperimentare le prime vittorie, per godere delle prime soddisfazioni. Soddisfazioni che, di rimando, non possono mancare di punteggiare la sempre più corposa carriera di Roberto Revereri, team manager della squadra, figlio d'arte di Bruno (che continua a fare il direttore sportivo e il "grande vecchio" ma che ormai da tempo gli ha lasciato il timone del sodalizio).

Quando ci sentimmo un anno fa, il bilancio del 2013 ruotò intorno a una vittoria di peso (quella di Battaglin in una tappa del Giro), e tutto intorno c'erano tanti piazzamenti dal sapore di promessa. Oggi, 12 mesi dopo, ci ritroviamo con un bilancio 2014 strepitoso, malgrado la partenza di Modolo, punta di diamante della squadra: 13 vittorie contro 11 della scorsa stagione, tutte in Europa e non - con tutto il rispetto - in Cina o in Argentina, con 8 corridori a segno (nel 2013 furono solo 3).

Tutto questo riepilogo per chiederti: è stata la tua migliore stagione da quando sei in ammiraglia?
«Qualitativamente, sì. A livello di quantità, abbiamo avuto stagioni anche più ricche (25 vittorie un anno con la Panaria, addirittura 32 con la Scrigno), ma se vinci tre tappe al Giro, chiaramente quello diventa l'anno più importante. Tra l'altro siamo l'unica squadra Professional ad aver vinto in un GT, con la Cofidis che ha conquistato una tappa alla Vuelta. Se poi aggiungiamo che abbiamo conseguito questi risultati con una squadra composta interamente da giovani italiani, la soddisfazione è doppia».

Eppure all'inizio dell'anno il trend sembrava lo stesso della stagione precedente, tanti piazzamenti e la vittoria ha tardato a venire. Colbrelli è stato l'uomo simbolo sin da questa fase, visto che fino alla vigilia della Tirreno si è quasi sempre piazzato nei 5, anche in corse di pregio, senza mai vincere. Poi il sesto posto alla Sanremo, dopo un finale di gara in cui aveva tentato l'anticipo: in quel momento abbiamo avuto la netta impressione che via radio gli stessi dicendo qualsiasi parolaccia...
«L'impressione era corretta... Io non faccio mai il Poggio in ammiraglia, tanto in quanto Professional siamo troppo indietro per intervenire tempestivamente in caso di guai meccanici. Mi ero appostato come al solito al distributore di benzina poco dopo la fine della discesa, e me lo son visto passare davanti tutto solo... son corso in macchina, e via radio gli ho detto "ma dove vai da solo?". Lui sperava che partisse un Cancellara insieme a lui, e si voltava per vedere se arrivava qualcuno, ma con un gruppo di 30-40 uomini in caccia, e ancora diversi gregari pronti a entrare in azione, un tentativo del genere era destinato all'insuccesso (magari col vecchio arrivo della Sanremo un colpo di mano simile avrebbe avuto molte chance di riuscita). A posteriori, possiamo dire che se non avesse speso quelle energie avrebbe potuto agguantare il podio, che sarebbe stata una mezza vittoria, viste le corazzate con cui abitualmente ci confrontiamo... Però va bene lo stesso, considerando l'età e l'inesperienza di Sonny si è trattato di un buon risultato».

Al Giro invece il ragazzo non ha impressionato.
«Sostanzialmente non c'erano, di fatto, tappe adatte a lui: quelle frazioni in cui arriva un gruppo non troppo nutrito, per intenderci. Sonny è un velocista alla Degenkolb più che alla Kittel, e stavolta ha trovato poche tappe - forse nessuna - per corridori con queste caratteristiche. Bisogna però anche riconoscere che in quel periodo non era in formissima, essendo partito forte già dai primi mesi dell'anno».

Si è ritrovato qualche settimana dopo, vincendo una tappa al Giro di Slovenia, e nel finale di stagione è stato poi bravissimo, anche in maglia azzurra. In definitiva, è diventato il vostro uomo simbolo. Quali sono i suoi prossimi traguardi?
«Proprio in questi giorni stiamo presentando le varie richieste per gli inviti alle grandi classiche. Per l'Amstel abbiamo già inoltrato la domanda, e proveremo a farci invitare anche al Fiandre, e proprio per Sonny: non perché vinca al primo colpo, sia chiaro, ma perché provi a iniziare a far bene su quelle strade. Puntiamo ovviamente a fare benissimo alla Sanremo».

Cosa è cambiato in Sonny rispetto all'anno precedente?
«Lui pativa per problemi di peso, quest'anno è invece riuscito a presentarsi senza quei 5 chili di troppo che in passato lo frenavano. Ha fatto le cose per bene in inverno, dopodiché è stato anche importante per lui sbloccarsi in Slovenia, perché da lì in poi ha preso sempre maggiore fiducia nei propri mezzi (e la squadra l'ha supportato con sempre maggiore entusiasmo), laddove l'anno scorso tendeva a rifuggire le responsabilità preferendo piuttosto mettersi al servizio di Modolo; è stato anche importante lasciarsi finalmente alle spalle quella smania di vincere che a un certo punto l'ha spinto a commettere vari errori nelle volate, quegli errori che poi ti costano una vittoria».

A livello di squadra, però, a sbloccarvi, ben prima del Giro di Slovenia, era stato Edoardo Zardini, con una memorabile impresa al Giro del Trentino. Fu un attacco pianificato o il ragazzo s'inventò tutto al momento?
«Fu un'azione inventata da lui. Quel giorno doveva attaccare Pirazzi, che in effetti ci provò pure nella prima parte della salita; ma i due si son parlati, Edoardo gli ha detto di sentirsi molto bene, quindi è partito lui. Si è gestito benissimo fino alla fine, ha fatto riavvicinare i suoi inseguitori perché sapeva di poter sparare tutto nell'ultimo chilometro e così ha fatto; un'azione simile a quella messa a segno al Tour of Britain, anche se quest'ultima venne pianificata a tavolino».

Il fatto che i suoi migliori risultati al Giro siano venuti nelle ultimissime frazioni suggerisce che Zardini sia dotato di fondo e recupero: come dire, potrebbe esserci per lui un futuro nelle grandi gare a tappe. È così?
«Non so fino a che punto potrà incidere in classifica, visto che nelle cronometro non è così bravo; però sì, può avere un'evoluzione in quel senso. Da parte mia non spingo mai più di tanto i corridori a tentare di far classifica in un GT, perché spesso si tratta di fatica sprecata: se un corridore dimostra sin da giovane di poter rendere ad alti livelli sulle tre settimane, è un conto, e si può lavorare sui suoi margini di miglioramento; ma se un ragazzo arriva al terzo o quarto anno senza aver mai fatto una gran classifica, forse è inutile star lì ad ammazzarsi per tener duro, portare a casa un 15esimo posto nella migliore delle ipotesi, ma non lasciare tracce nel corso della gara».

Parlando di Giro d'Italia, siete emersi prepotentemente nella seconda metà dopo essere stati quasi trasparenti nella prima. Come mai questa corsa a due facce?
«Anche questa è stata una scelta ben pianificata. Era inutile sforzarsi nelle prime 10 tappe, quando la classifica era ancora troppo corta, c'erano ancora tante energie in gruppo e il controllo su eventuali attacchi sarebbe stato ferreo. Abbiamo aspettato le prime salite (l'arrivo di Montecassino, ma anche quello di Sestola) per vedere se qualcuno dei nostri riusciva a star su in classifica, ma nella tappa laziale l'unico ad essere rimasto davanti dopo la caduta è stato Bongiorno; ci siamo detti che non era il caso di stare tutti i giorni a limare per salvare un mezzo piazzamento nella generale, e nella seconda metà di Giro tutti hanno avuto campo libero per le fughe. Bisogna anche dire che la prematura uscita di scena di Rodríguez ha facilitato il compito di chi voleva attaccare da lontano, perché con meno leader in gara il controllo è fatalmente minore. Dopo aver risparmiato energie nella prima metà di Giro, nella seconda ci siamo potuti scatenare, mettendo sempre uno o due uomini in fuga (nella tappa vinta da Pirazzi i nostri erano addirittura in tre)».

Riviviamo allora questi successi: Canola ha rotto il ghiaccio a Rivarolo Canavese.
«Sulla carta doveva essere una tappa da volata, ma poi al mattino abbiamo pensato che c'era solo Bouhanni con una squadra che potesse tenere chiusa la corsa, e i suoi compagni erano abbastanza stanchi per aver già lavorato parecchio, e allora abbiamo deciso di provarci. Nonostante ciò ero convinto che fosse quasi impossibile andare all'arrivo. Poi, come succede spesso, il gruppo non ha lasciato grande margine all'azione, e gli attaccanti hanno rallentato, tenendo da parte qualcosa da spendere nel finale. A 30 chilometri dalla fine mi ha telefonato Paolo Belli, che era davanti alla corsa, e mi ha detto "credici, perché qui ha grandinato, le strade sono bagnate, ci sono tante curve e tanti strappettini", e allora abbiamo iniziato a incitare Marco, e lui ha risposto ottimamente».

L'indomani c'è stato Battaglin, strepitoso nella sua rimonta a Oropa.
«Sinceramente, quando ho visto che si staccava sulla salita finale, non credevo più che potesse andare a lottare per la vittoria; ma poi ha trovato Cattaneo della Lampre che gli ha dato una grande mano a riavvicinarsi, e quando ha rimesso i primi nel mirino mi sono convinto che non avrebbe lasciato loro scampo: in questo senso è un killer, quando vede la possibilità di andare a vincere, difficilmente sbaglia. Alla partenza di tappa il giorno dopo ho incontrato Eisel della Sky che quando mi ha visto ha iniziato a ridacchiare: "Dovevi vedere la faccia di Cataldo quando ci ha raccontato che aveva visto Battaglin rientrare da dietro..."».

Dopo il Giro però Enrico è praticamente scomparso. Già era accaduto nel 2013, ma in quel caso ci fu un grave infortunio a frenarlo; quest'anno che è successo? Dobbiamo iniziare a temere che questo sia un brutto trend per lui?
«Diciamo che tende ad adagiarsi, caratterialmente fatica a tenere la concentrazione per tutto l'anno. Ce ne rendiamo conto anche perché a inizio stagione si presenta alle corse con 3-4 chili di troppo, e quindi poi ha bisogno di qualche mese per raggiungere la massima condizione. Il 2015 sarà per lui l'anno della verità: partirà già dal Tour de San Luis con la nazionale di Cassani, e spero che in tal modo possa arrivare prima al top, anche perché nella prima parte dell'anno ci sono tante corse adatte alle sue caratteristiche. Da uno con le sue qualità ci si aspetta di più che non una vittoria (pur importante) all'anno».

La vostra terza vittoria di tappa al Giro ci riporta al doppio memorabile gesto di Pirazzi: quello atletico a Vittorio Veneto, e quello ombrellifero subito dopo il traguardo...
«Non ho visto il finale in tv, son venuti Piva e Baldato a complimentarsi per il successo, ma mi hanno detto "peccato per quel gesto"... al che ho subito telefonato ai miei all'arrivo per dire a Pirazzi di scusarsi immediatamente. Diciamo che han fatto più casino i giornalisti che altro, io da parte mia non è che mi sia scandalizzato troppo, e devo dire che anche gli sponsor non se la sono presa. Addirittura Paterlini della CSF mi ha chiamato e mi ha detto in dialetto reggiano: "A'l fat ben! Così finiamo su tutti i giornali!"... effettivamente il giorno dopo avevamo un grande spazio in prima pagina sulla Gazzetta, e siamo finiti pure sul Times...».

Tutto sommato è stato un gesto che ha palesato una volta di più la genuinità di Pirazzi.
«Covava dentro una grande voglia di riscatto, sia per tutte le critiche ricevute nel corso degli anni, ma anche perché veniva da un periodo problematico a livello personale, diciamo che è stata una bella rivincita su tutti».

A livello sportivo, quel giorno finalmente non ha sbagliato niente.
«Si è gestito bene, non era in condizione super, e forse per questo si è ritrovato con due sole cartucce, e ha dovuto scegliere bene i momenti in cui spararle. Altre volte magari aveva avuto più energie e quindi aveva sprecato, stavolta ha speso solo il necessario per vincere».

Dal gesto inoffensivo di Pirazzi a quello del tifoso beota che sullo Zoncolan ha spinto Bongiorno, facendo di fatto sfumare le sue possibilità di successo.
«Anche in questo caso non ho visto nulla in tv. Radio Corsa a un certo punto ha parlato di problema meccanico, di Bongiorno che si staccava da Rogers... a me pareva strano che su quella salita avesse perso le ruote di un corridore che pesa 20 chili più di lui. Contava di rimanere lì a ruota per poi staccare Rogers nell'ultimo chilometro, e ne aveva tutte le possibilità, purtroppo è andata così. Devo però dire che mi ha colpito per quanto è stato diplomatico dopo il traguardo, mi aspettavo una reazione molto più scomposta».

Trovi che i tifosi siano più invadenti rispetto a qualche anno fa? Sta diventando, questo, un problema da affrontare seriamente o è un aspetto fisiologico e quindi sopportabile del ciclismo?
«Ma in realtà tutti i tifosi spingono i corridori, specie nelle retrovie certi aiuti sono ben accetti dai ciclisti. In questo caso quel ragazzo ha sbagliato tempi e modi dell'"aiutino", ma poi consideriamo anche che queste persone magari son lì che aspettano tutto il giorno il passaggio della corsa, spesso sono anche un po' brille... diciamo che possiamo perdonare questo gesto».

In realtà lo dici solo perché avevi già vinto tre tappe, se fosse stata l'unica possibilità non saresti così accomodante...
«Sì, questo è vero!».

Quanto a Bongiorno, successivamente - come Colbrelli - anche lui si è sbloccato vincendo in Slovenia, ma in questo 2014 ha comunque dato l'impressione di non aver fatto il salto di qualità che ci si poteva aspettare da lui. L'anno buono sarà il 2015?
«Lui è un corridore abbastanza costante, è vero che non ha avuto un picco di forma, ma in genere sa sempre tenere un buon rendimento, e questo significa che è serio, fa vita d'atleta. Quest'anno puntava alla convocazione in nazionale, ma è arrivato a fine stagione un po' stanco; forse ha corso troppo, è partito subito forte, e alla lunga ha pagato. L'anno prossimo avrà un avvio più tranquillo, arriverà al Giro con 15-20 giorni di gara per essere poi al top nella corsa rosa. Sono contento di lui, è un ragazzo serio, in squadra aiuta sempre tutti, non esita ad andare a prendere le borracce dall'ammiraglia quando serve, non è assolutamente una testa calda come me lo descrivevano quand'era un dilettante».

In estate sono poi giunte altre soddisfazioni per voi: ad esempio Boem ha vinto una tappa al Giro di Danimarca.
«Nicola ha una classe pazzesca, da dilettante ha vinto belle gare, poi l'abbiamo visto in fuga alla Sanremo, ha fatto una grande Amstel. Vede benissimo la corsa anche se a volte sembra svagato; altri fanno 100 scatti per indovinare la fuga e spesso neanche riescono a entrarci, a lui ne basta uno (magari lo piazza appena dopo che ha capito che è partita l'azione buona), con Colbrelli sarà il nostro uomo in più per un certo tipo di classiche, prevedo per lui un grande futuro».

Ruffoni invece ha vinto una corsa in Francia battendo Cavendish, e per poco non si ripeteva pure con Kittel in Gran Bretagna.
«In quest'ultima occasione, al Tour of Britain, è partito con un attimo di ritardo, avesse anticipato di qualche metro avrebbe senz'altro battuto Kittel. Lui è veramente forte, con Modolo è l'unico velocista che può competere con certa gente a livello internazionale, e poi sa sbrigarsela da solo, se gli dici di prendere la ruota di Cavendish è capace di tenerla per 10 chilometri, è cattivo agonisticamente senza essere scorretto. Quest'anno credo che abbia preso un po' sottogamba il passaggio al professionismo, si è reso conto strada facendo che qui si va davvero forte. Oltre ad essere veloce, tiene sugli strappetti, può sprintare anche in gruppetti di 30-40 corridori. Non so ancora se sarà già competitivo alla prossima Sanremo, dipende anche da come si metterà la corsa, comunque è un ragazzo su cui puntiamo forte».

Passiamo in rassegna il resto del team. Barbin: come mai nel secondo anno è stato meno convincente che nel primo?
«Ha avuto parecchi problemi fisici, è stato anche vittima di un incidente ai primi di settembre, è stato investito al suo paese; poi però ha fatto di tutto per rientrare il prima possibile, e ha dato una grossa mano a Colbrelli nelle ultime corse. Non dimentichiamo che, tra i nostri, è stato il migliore all'Amstel, e al Giro ha dormito un po' prima della salita finale nella tappa di Sestola, altrimenti quel giorno avrebbe potuto giocarsi la vittoria. Confido che nel 2015 possa raccogliere qualcosa di buono».

Piechele e soprattutto Manfredi li abbiamo visti poco.
«Rappresentano una doppia scommessa, entrambi vengono da stagioni piene di guai fisici, per loro il prossimo sarà l'anno della verità. Piechele secondo me è un ottimo velocista, di fatto non ha mai corso con continuità tra i prof, quindi è ancora integro, credo ancora nelle sue possibilità; lo stesso dicasi per Manfredi, stiamo cercando di recuperarlo, da junior era tra i più forti in salita, ora lo sento di nuovo motivato, e il nostro nuovo allenatore Claudio Cucinotta lo sta seguendo particolarmente».

Veniamo a quelli che lasceranno la Bardiani-CSF: come mai Canola se ne va? Prenderà più soldi alla Unitedhealthcare?
«Marco è un buon corridore ma non è un uomo-squadra. Da noi tutti devono aiutare tutti, non vogliamo primedonne».

Si è per caso montato la testa con la vittoria al Giro?
«No, anche prima era caratterialmente un po' particolare».

Coledan invece sbarca nel World Tour con la Trek. Come lo vedi a quei livelli?
«Mi ha fatto disperare: lui e Fortin - un altro che andrà via, anche se Filippo scende di categoria - erano sempre sopra il peso forma, a un certo punto mi sono stufato e li ho lasciati a casa. Coledan è stato voluto da Nizzolo alla Trek, può essere un buon vagone del treno, io ho avvisato Guercilena che dovrà controllarlo per il peso, appunto: "Ha un bel motore, noi però non siamo riusciti a disciplinarlo; se ci riuscite voi, bravi". Luca mi ha ringraziato per questa dritta, vediamo come andranno le cose».

Parli molto del peso dei corridori: non è diventato un elemento troppo esasperato, nel ciclismo moderno?
«Era importante anche prima, ma ora tutto è livellato verso l'alto e i dettagli diventano sempre più importanti. Non solo il peso, ma l'aerodinamica, l'allenamento, il riposo (in passato ad esempio il giorno di stacco non era neanche previsto, nelle tabelle di allenamento). Cucinotta proprio ieri ha mandato a tutti una tabella in cui era segnato il tempo che si perde in salita per ogni chilo in più: magari quei 40-50" che perdi con 3-4 chili in più sono quelli che poi ti impediscono di andare a sprintare per vincere una corsa. L'esperienza d'altronde ci dice proprio questo: Colbrelli, e prima ancora Modolo, hanno iniziato a vincere molto quando sono entrati nel peso giusto. Ovviamente non si parla di perdere 5 chili tutti in una volta, ci vuole gradualità, ma il fattore è effettivamente determinante. E devo dire che noi siamo stati i primi in Italia a imporre un certo tipo di alimentazione, a portarci il nutrizionista al Giro; ora lo fanno tutti».

Per chiudere col team 2014: Pagani, De Ieso, Colonna sono ancora senza ingaggio dopo che li avete lasciati liberi.
«Auguro loro di sistemarsi da qualche parte, del resto a un certo punto se non si è riusciti a fare il salto di qualità in una squadra è anche giusto provare altrove».

Quello di Stefano Locatelli è invece un caso un po' diverso.
«Lui si portava dietro sin da dilettante un problema col nervo sciatico. Le ha provate tutte, ha cambiato i pedali, ha messo le solette, si è rivolto a osteopati e chiropratici, ma non ne è venuto a capo, e perciò si ritira. Peccato, perché in salita va forte, ma dopo 4-5 giorni a tutta non riesce più a convivere con questo problema. Alla fine si è anche rassegnato a questa situazione, del resto dopo che le hai provate tutte non puoi avere rimpianti. Proverà a rimanere accanto al ciclismo, magari cercando un incarico di rappresentante di qualche azienda del settore».

Riguardo il mercato in entrata, per voi consueta infornata di giovani: i due Sterbini, Simion, Andreetta, Tonelli, Chirico.
«Magari non ingaggiamo i più fenomeni di tutti, perché spesso sono già prenotati per i team World Tour; però a volte quelli che sono un "pelino" dietro rappresentano degli affari migliori. A noi interessano giovani che siano costanti tutto l'anno, che siano abituati a prendere vento in faccia, che abbiano tutte le carte in regola (in tutti i sensi!). Poi il primo anno tra i professionisti è concesso come periodo per prendere confidenza con la nuova categoria, non mi sbilancio alla vigilia sull'uno o sull'altro nome, ci vuol pazienza e pure loro devono averne, anche se a 20 anni è facile illudersi. In questo i procuratori devono aiutarli a fare le scelte giuste, perché non ci vuole molto a bruciarsi».

Questa vostra linea tutta italiana e giovane, confermata da anni, funziona a livello di risultati, ma vi porta anche maggiore visibilità e più attenzione da parte dei tifosi?
«Devo dire di sì, anche sui social network in tanti si sono avvicinati alla nostra realtà e apprezzano quello che facciamo. Poi noi - mio padre ed io - siamo umili, non amiamo fare proclami, e anche questo piace».

La rosa per il 2015 si ferma ai 16 nomi attualmente in organico?
«Sì, abbiamo provato a ingaggiare Moscon, che tra i dilettanti è uno dei più forti, ma alla fine l'affare è sfumato e credo che lui passerà nel World Tour nel 2016; per qualche tempo abbiamo trattato Filosi, poi lui ha titubato perché aveva anche un contatto con l'Astana (che poi non si è concretizzato), non se n'è fatto più niente e poi è approdato alla Fantini. Comunque non ho rimpianti, lavoreremo bene con i corridori che abbiamo».

Spesso si dice della Bardiani che è un'ottima palestra per i giovani, ma che poi - nel momento in cui uno potrebbe spiccare il volo - risulta un vestito un po' stretto, perché non svolgendo tutto il calendario internazionale di prima fascia, impedisce che i vari giovani di talento maturino un'esperienza compiuta ai massimi livelli.
«Questa è una cosa che mi fa davvero arrabbiare. Intanto facciamo tante corse di prima categoria, dal Giro alla Sanremo, quest'anno eravamo all'Amstel; e gareggiamo spesso al nord, quindi non si può proprio dire che i nostri ragazzi non prendano confidenza con le stradine fiamminghe, ad esempio. Vorrei fare una riflessione: andare a militare in un top team ti garantisce poi di correre le corse più importanti? Non direi: una volta, in Panaria, ingaggiammo Lanfranchi, che veniva da 5-6 anni in Mapei: ebbene, non aveva mai fatto la Sanremo. Sei in una grande squadra, ma se sei giovane ne trovi sempre 6-7 prima di te, che fanno ognuno la propria corsa: Trentin alla Omega Pharma fa la lepre a 80 km dal traguardo, il più delle volte».

Però in una squadra del genere si può imparare molto dai massimi specialisti delle classiche, da Tom Boonen in giù.
«Ma da Boonen impari anche in corsa, direttamente e senza dover essere suo compagno di squadra. Sfatiamo un mito, le classiche belghe non sono poi così complicate da capire: bisogna sempre correre nelle prime 50 posizioni. Con la Scrigno un anno facemmo una bella campagna del nord: alla prima gara, ad Harelbeke, ritirai l'ammiraglia dopo 70 km; ma a partire dalla corsa successiva, iniziammo a piazzarci, un settimo posto di Balducci qua, un quinto di Casarotto là, e poi ancora Petacchi, Conte, Pieri... Ripeto, vai nella grande squadra World Tour, ma se poi non ti fanno correre le tue gare, che cosa hai risolto? In tanti, tra questi corridori, vengono a lamentarsi, sottovoce, per il fatto di gareggiare molto poco nei loro team, o di essere limitati al ruolo di gregari. Da noi invece di gregari non ne abbiamo, tutti partono con la possibilità di giocarsi le proprie carte, nel corso di una stagione. L'importante è non avere fretta: Finetto, quando era con noi, smaniava per andare in un team del Pro Tour: passato con la Liquigas, ha finito col bruciarsi, perché poi se sbagli le 2-3 occasioni che ti vengono concesse, è difficile averne altre, in una squadra di 27-30 corridori; da noi invece c'è il tempo di sbagliare e crescere. È fondamentale arrivare pronti al momento del grande salto: Colbrelli quest'anno ha già avuto delle proposte dalla Sky, ma non è ancora pronto; l'anno prossimo, se si sarà consacrato, se avrà fatto un'ottima Sanremo, potrà passare non per fare il gregario, ma per avere già la squadra a sua disposizione nelle gare importanti».

La vostra dimensione è insomma chiara, da decenni; ma tuo padre è tuo padre e tu sei tu: non senti mai la tentazione di provare l'avventura nel World Tour? Non sarebbe figo?
«Quando mandiamo i nostri programmi alle varie aziende che sondiamo per le sponsorizzazioni, ne parliamo, ne facciamo menzione. Diciamo che al momento gestiamo la squadra a livello familiare, mentre per fare il grande salto servirebbe tutta un'altra struttura. Noi ci divertiamo così, gli sponsor per l'investimento che fanno (abbiamo un budget di due milioni e mezzo) sono contenti, ci sono vicini ma non ci assillano con la richiesta di risultati. Chi spende 7-8 milioni invece i risultati li vuole, si entra in tutto un altro clima. Poi consideriamo pure che al momento non è neanche facile trovare grossi investitori, è già tanto confermare quelli attuali; e anche ai livelli più alti, anche all'estero, non è che le grandi multinazionali investano tanto nel ciclismo, in molti casi sono i costruttori di biciclette ad allestire direttamente le squadre più importanti».

Eppure il ciclismo garantisce un importante ritorno d'immagine, in termini pubblicitari: perché è così difficile far passare questo concetto?
«Forse perché ci siamo fatti del male da soli, in passato, anche se oggi l'ambiente si è dato una bella ripulita».

Non è che fare ciclismo è diventato troppo costoso, tantopiù dall'introduzione del Pro Tour che ha fatto lievitare i costi di gestione dei team?
«Prima ancora che il Pro Tour, fu la Mapei a far lievitare i prezzi in maniera clamorosa: laddove tu pagavi un corridore 100 milioni, arrivava Squinzi con 300 milioni e te lo portava via facilmente. Aveva budget faraonici per l'epoca. Oggi molto ruota intorno ai corridori con molti punti, utili alle squadre per stare nel WT, e di conseguenza molto cari a livello di ingaggi; una situazione che cambierà in peggio se verrà effettivamente varata la riforma del 2017: a quel punto i ranking dei team si stileranno sulla base dei punti dei primi corridori 5 per squadra, immaginiamo a quanto potranno arrivare gli ingaggi dei corridori con tanti punti in dote. Per le attuali Professional sarà del tutto impossibile competere, io spero sinceramente che questa riforma non vada in porto».

In questo già fosco scenario, l'Italia perde sempre più terreno rispetto alle altre nazioni. Dipende solo dalla crisi economica?
«Dipende dal World Tour, dal fatto che ci sono poche squadre nelle corse del nostro paese, le quali di conseguenza sono sempre di meno: quest'anno avremo fatto sì e no tre gare in Italia, tra giugno e agosto. Il calendario internazionale è dispersivo, si va a gareggiare in tutti i continenti, per le gare storiche resta poco, e fortuna che quest'anno le Continental hanno un po' salvato la situazione, dando vita a startlist almeno di 120-130 corridori».

Ma non è anche responsabilità degli organizzatori (di alcuni di loro più che di altri) se non si riesce a valorizzare un evento che avrebbe comunque delle potenzialità?
«A volte vado alle Gran Fondo, o alle gare di MTB, e vedo delle belle manifestazioni di contorno, certo loro hanno i soldi provenienti dalle iscrizioni di chi gareggia, ma hanno anche più inventiva. Da noi a volte vedi da 30 anni lo stesso striscione al traguardo di corse organizzate da 30 anni alla stessa maniera. Come fai ad attirare l'attenzione, in certe condizioni? Il più innovativo tra gli organizzatori mi pare Amici del GS Emilia, ma anche in questo caso si può far poco se poi i campioni disertano le corse che organizzi: puoi anche fare una bella presentazione delle squadre il giorno prima, ma rischi che ti vengano quattro gatti ad assistervi».

In tema di inventiva, che pensi di un istrione come Oleg Tinkov e delle novità che sta proponendo, a partire dalla sfida ai corridori da GT per farli partecipare a Giro, Tour e Vuelta nella stessa stagione?
«La proposta in esame temo che lasci il tempo che trova, perché mi pare poco realizzabile: ad esempio, come fai a garantire che un campione non partecipi a uno o due dei GT senza andare a tutta? Poi pretendere che si disputino tutti e tre i grandi giri è forse troppo, considerato quanto è dispersivo il calendario internazionale. Detto ciò, ben vengano personaggi simili, molto appassionati e propositivi, a patto che però non siano delle meoteore, che non siano volubili, che non se ne vadano da un anno all'altro: ho paura che se al termine della stagione non arrivassero i risultati sperati, il Tinkov della situazione potrebbe farsi da parte».

In generale, cosa ti piaciuto del 2014 ciclismo, e cosa invece non ti è piaciuto?
«Mi è piaciuto senz'altro Nibali, anche per rispondere a chi dice che non abbiamo tanti fuoriclasse: come se gli altri paesi ne avessero poi così tanti, come se fossero più di uno o due per nazione quelli che lottano per un Giro o per un Tour. Noi con Nibali e Aru che sta arrivando non siamo poi messi così male. Per le stesse ragioni, non mi piace sentir dire che nelle classiche non abbiamo nessuno: c'è troppa fretta, anche in questo caso».

Cosa speri di dirci tra un anno, quando ci risentiremo a fine 2015?
«Spero di poter dire che avremo ripetuto o addirittura migliorato i risultati della stagione 2014!».

Marco Grassi per cicloweb.it
http://www.cicloweb.it/articolo/2014/11/...4-la-mia-s
 
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