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Bennati e Modolo svelano i segreti del Mondiale
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Lo hanno provato domanica al Giro di Danimarca, ne hanno studiato ogni aspetto e a un mese e mezzo dall'appuntamento commentano per Gazzetta.it le insidie e i pericoli. Tutto sul tracciato che il 25 settembre assegnerà la maglia iridata

Alessandro Ballan, Cadel Evans, Thor Hushovd. Gli ultimi tre campioni del mondo hanno conquistato la maglia iridata con soluzioni differenti: la "sparata" di Varese a meno di 3 chilometri dall'arrivo ha reso celebre l'azzurro, l'assolo sul duro finale di Mendrisio ha rappresentato la svolta della carriera dell'australiano mentre con la volata di Geelong la Norvegia ha salutato il primo titolo della sua storia a due ruote. E a Copenhagen, il 25 settembre, quale sarà il finale dopo 266 km di corsa? Lo abbiamo chiesto a Daniele Bennati e Sacha Modolo, probabilissimi uomini di punta della nostra Nazionale, due che il circuito iridato (14 km da percorrere 17 volte) lo hanno assaggiato domenica scorsa, nell'ultima tappa del Giro di Danimarca.

"SQUADRA FONDAMENTALE" — Poco prima del Giro d'Italia Bennati - che il giorno prima della prova iridata compirà 31 anni - è stato fermato da un brutto incidente al Romandia (caduta, clavicola e 4 costole rotte, operazione e conseguente periodo di recupero). Tre mesi dopo si ritrova nella condizione di poter guidare l'Italia al Mondiale. "E' stata una ripresa lenta e graduale, non sono al 100% ma la Vuelta mi aiuterà a ritrovare la forma in vista dell'appuntamento iridato". La fiducia c'è, ma il percoso è adatto all'impresa? "A vederlo dalla macchina e anche in corsa sulla bici non sembra difficilissimo. Certo, non è Zolder (dove nel 2002 trionfò Cipollini, ndr) perché l'arrivo è in cima a un chilometro tutto dritto, in leggera salita, e la volata sarà impegnativa. L'incognita è il meteo, la sicurezza il lavoro della squadra, sarà fondamentale. Se dovessi essere io il leader, la velocità nel finale dovrà essere la più alta possibile per evitare sorprese. Ma è un discorso che riguarda le scelte di Bettini, c'è ancora tempo".

REGALO — Nel 2011 dello sprinter della Leopard-Trek ci sono 5 successi (uno al Giro d'Austria, uno al Vallonia e tre a La Sarthe) e un epilogo aperto a ogni possibilità. "C'è entusiasmo e voglia di fare, ma non intendo caricarmi da solo di responsabilità. Negli anni passati non avevo avuto la possibilità di correre il Mondiale, ora le parole di Bettini mi fanno uno strano effetto, riempiendomi di orgoglio e di grande soddisfazione. Spero di fare un ben regalo, a me stesso e all'Italia".

MODOLO — Più severa l'analisi di Sacha Modolo. "Non mi sembra un Mondiale per velocisti puri - sottolinea il veneto della Colnago-Csf Inox, 24 anni e 5 successi in 32 giorni tra Danimarca, Cina e Italia (Brixia) - semmai per passisti veloci. Domenica abbiamo coperto un giro completo del circuito e l'impressione è stata quella di un percorso selettivo. Bennati sta recuperando la forma dopo l'infortunio e ha sicuramente tutte la carte in regola per dire la sua, ma ho visto pedalare bene anche Freire in questi giorni. In ogni caso non sarà semplice arrivare in volata, il terreno è adatto anche a un colpo di mano, alla Gilbert. La tattica? Quella spetta al c.t. Paolo Bettini", che lo ha convocato per la preolimpica di domenica a Londra insieme a Ulissi, Gatto, Paolini e Capecchi, a un anno esatto dalla prova su strada dei Giochi del 2012. Modolo, che in un mese ha infilato 5 successi, ha ampie possibilità di strappare una delle 9 maglie azzurre. "Cinque vittorie in un mese sono un bel segnale, ma so che non bastano. Per meritarmi la convocazioni dovrò fare ancora tanto e mi sto allenando per questo". Il veneto esploso alla Sanremo del 2010 con un notevole quarto posto, a differenza di Bennati non andrà alla Vuelta ma parteciperà alle corse del calendario italiano.

OCCHI APERTI — Sulle strade da Copenhagen a Rudersdal potrebbe esserci un'altra insidia, il vento. "Laterale, forte, soprattutto nella prima parte del percorso - ammonisce Daniele Colli della Geox-Tmc, ottavo nella generale del Giro di Danimarca -. Bisognerà fare grande attenzione ai ventagli e in generale stare sempre davanti. Si fa fatica, il percorso è pieno di punti 'bui'... se va la fuga rischi di non vederla nemmeno quando ti avvicini tra boschi, curve e saliscendi".
Antonino Morici

Gazzetta.it
 
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