Il Nuovo Ciclismo Premium
Messaggi: 593
Discussioni: 16
Like ricevuti: 12 in 11 post
Like assegnati: 26
Registrato: Oct 2010
Reputazione:
2
Il sogno di Sir Bradley Wiggins
Prima vincere il Giro e poi correre in Francia per il bis
PROFESSIONISTI | Non c’è niente che sia banale in lui. Non la sua storia, perché un fuoriclasse della pista, uomo da titoli olimpici e mondiali, capace di arrivare alla maglia gialla di Parigi del Tour de France non si era mai visto. Non i suoi interessi, dalla passione per la chitarra (che suona anche discretamente) a quella per Vespa e Lambretta arrivando fino a quella per il buon vino, l’Amarone su tutti. Non infine le sue parole, che quasi sempre fanno felici i cronisti più spesso abituati a banalità in salse più o meno assortite.
Questo è “Sir” Bradley Wiggins, che quest’anno vuole mettere il rosa del Giro d’Italia al giallo del Tour. E magari chissà, fare come Marco Pantani nel 1998, ultimo a riuscire nella doppietta nello stesso anno. Neppure questo - oh no - sarebbe banale. E allora conosciamolo meglio: dietro quelle lunghe basette che hanno fatto già tendenza c’è un personaggio vero.
SENZA PAURA. “Brad, se fossi Oprah Winfrey, che cosa chiederesti a Lance Armstrong?” Diciamo la verità: in tanti, nell’ambiente, avrebbero invocato la domanda di riserva, nel nome del chi è senza peccato scagli la prima pietra e cose del genere, a proposito della clamorosa confessione doping del texano in tv.
«Anzitutto, che mi restituisca il premio per il terzo posto al Tour 2009. Contanti o assegno, scelga lui… ».
Il riferimento è chiarissimo, perché in quella edizione della Boucle “Wiggo” arrivò quarto a Parigi subito dietro all’ex uomo dei miracoli. E poi: «Lance, che cosa hai preso prima della tappa del Ventoux, sempre quell’anno? In salita a Verbier ti eri staccato, nella crono di Annecy avevi fatto schifo, e poi sul Ventoux eri un altro uomo».
Servito, uno-due degno di una combinazione da pugilato. E poi ancora, non appena saputo che Armstrong aveva definito pulito il suo comeback 2009-2010, probabilmente l’origine di tutti i suoi guai: «Quando ho saputo queste parole, ho pensato che fosse un bugiardo bastardo».
Capito chi è Bradley Wiggins? Poca diplomazia, vivaddio, e tanta sostanza, oltre alla capacità di spiazzare l’interlocutore. Tipo quando gli hanno chiesto se fosse contento che il Tour 2014 partisse dalla Gran Bretagna, Leeds in particolare. «È davvero un peccato», la risposta. La spiegazione è necessaria: lui è del Lancashire, Leeds si trova nello Yorkshire e la rivalità tra le due ex contee è accesissima…
POPOLARITA’. Vincere il Tour de France, primo inglese della storia, e poi una settimana dopo mettersi al collo l’oro olimpico a cronometro nella sua Londra. Qualcosa di irripetibile, qualcosa da sbancare ogni ranking in termini di popolarità, specie in un paese come la Gran Bretagna dove la passione per il ciclismo cresce in maniera esponenziale (a proposito: beati loro…). Qualcosa da monetizzare il più possibile: in quanti avrebbero fatto questo ragionamento? Wiggins ha scelto un’altra strada: «Il motivo è semplice, io voglio essere ricordato come un grande sportivo e non m’interessa nulla di essere una celebrità».
Un rifiuto mostrato a chiare lettere in inverno, quando dopo la caduta in allenamento non aveva risparmiato il dito medio alzato verso i paparazzi che lo aspettavano all’uscita dall’ospedale. «Non ho partecipato a quiz, a trasmissioni televisive, a niente del genere».
E nella fase della preparazione ha scelto l’isola di Maiorca, più che mai discreta in inverno, per salvaguardare la privacy. Ha anche preso una villa in una zona non centrale e ci ha passato la maggior parte delle settimane dal lunedì a venerdì, per poi concedersi il weekend nel Lancashire con la famiglia. Perché ci sta, ci può stare che il desiderio più grande di un uomo speciale sia una vita normale.
ITALIA. Avrebbe potuto scegliere la strada più “comoda” in un certo senso e tentare “solo” il bis al Tour. Ma a Wiggins piacciono le sfide e quella del Giro l’ha definita così: «È la mia ispirazione. Il nuovo fuoco che mi brucia dentro». Già nel 2010 diede spettacolo con la vittoria nella cronometro iniziale di Amsterdam, e la maglia rosa - definita un’icona - conquistata tra due ali di folla. E però il suo legame con la nostra corsa nasce più lontano, visto che la prima partecipazione, naturalmente anonima, risale addirittura nel 2003, conclusa anzitempo per un fuori tempo massimo in montagna. E in quanti ricordano che c’era pure lui nella famosa fuga bidone verso l’Aquila del Giro 2010, quella con 58 corridori, classifica sconvolta e Richie Porte (ora suo compagno) in maglia rosa? Per la cronaca, arrivò quarto. Per l’edizione 2013, il gruppo di lavoro in Sky è stato già individuato e accanto a Wiggins ci dovrebbero essere tra gli altri Rigoberto Uran, Dario Cataldo, Vassili Kyrienka e anche il giovanissimo Joe Dombrowski, l’americano alto e magro che l’anno scorso sbancò il GiroBio.
PROGRAMMI. Il 2012 è stato una marcia trionfale anche prima del jackpot Tour+Olimpiadi. Parigi-Nizza, Romandia, Giro del Delfinato: Wiggins si è preso tutto senza lasciare neppure la mancia. Quest’anno sarà diverso. Lo si è visto già in Oman, dove ha lavorato con successo per il compagno Chris Froome, vincitore della corsa del sultanato.
«Non mi presenterò a ogni gara per vincere, la mia testa è al Giro, è alla partenza di Napoli che devo essere pronto», ha ripetuto più volte. Così, niente Parigi-Nizza o Tirreno-Adriatico, sacrificate sull’altare del lavoro in altura sul vulcano Teide a Tenerife (Isole Canarie): piuttosto Giro di Catalogna e Giro del Trentino, con quest’ultimo usato anche per dei sopralluoghi sulle tappe chiave della corsa rosa, e Liegi-Bastogne-Liegi, probabilmente l’ultimo test. Wiggins dividerà verosimilmente i favori del pronostico con Vincenzo Nibali, al Giro d’Italia.
E poi lo attenderà il Tour: sulla carta, il capitano di Sky sarà Chris Froome. Ma lui ha specificato: «Non sarò il tipo di gregario che tira per 200 chilometri in testa al gruppo».
Occhio: soprattutto se riuscisse a sbancare la corsa rosa, l’occasione per l’accoppiata con il Tour sarebbe più unica che rara per l’uomo che è tutto il contrario della banalità.
di Ciro Scognamiglio, da tuttoBICI di marzo
tuttobiciweb.it