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Team Idea 2013
#1
in arrivo
 
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#2
Team Idea: «Chiederemo la licenza Professional»
Cresce il progetto del Team Idea che annuncia la volontà di richiedere la licenza “Professional” all’Uci per la stagione 2013.
A rendere ufficiale la notizia è il general manager del gruppo, Pier Gaffuri: “Sono dieci i corridori che attualmente abbiamo in organico e con i quali quest’anno abbiamo esordito nella categoria superiore – spiega Gaffuri-. L’impegno del Team Idea resta sempre fondato sui dilettanti elite e under 23 che fungono da vivaio della nostra formazione più grande. Il salto da Continental a Professional ci permetterebbe di concentrare maggiormente le nostre forze sulla qualità e sulla professionalità, dando così ulteriore risalto all’ambizioso progetto avviato nel 2010. Per noi del Team Idea sarebbe una grande soddisfazione, anche perché in questo modo ci garantirebbe una partecipazione alle corse europee e non solo del calendario internazionale Uci”.

comunicato stampa
 
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#3
I PERCHE' DI UNA SCELTA... PROFESSIONISTI ARRIVEDERCI AL 2014
Il nostro progetto prosegue nel 2013 solo con il team dilettantistico. Dopo un susseguirsi di riunioni, incontri in comune accordo con gli Sponsor abbiamo preso una decisione. Con immenso rammarico ma in Italia è impossibile continuare, ci siamo trovati di fronte a delle scelte e riteniamo di aver scelto la strada che ci permette di continuare ad avere un team dilettanti all’altezza e di programmare il futuro in maniera più tranquilla per un ritorno al mondo professionistico magari con un team professional, se in Italia non cambieranno le disposizioni in materia Continental, come piu’ volte ventilato. A pochi giorni dalla chiusura delle affiliazioni team professionisti all’UCI è impensabile poter richiedere affiliazione in assenza di certezze poi per quanto riguarda i regolamenti attuativi in Italia. E’ giusto che a stagione finita si sollevi il coperchio e si portino all’esterno i problemi che per noi esistono in Italia . Iniziamo dicendo che del nostro progetto ben pochi hanno parlato e sostenuto, dei nostri risultati neppure, nessuno si è degnato di vedere le classifiche di Team ed individuali e scoprire che un team appena costituito e formato da giovani o da atleti scartati da altre società è riuscito a mettersi alle proprie spalle team professionistici ben piu’ quotati, ma noi siamo una formica, una continental e le continental in italia sono bistrattate sinonimo di avventurieri con scarsa organizzazione e professionalità…..peccato che in Italia costino piu’ di una professional. Altro problema i regolamenti e noi ci chiediamo il perché di tutto questo, perché in altre nazioni europee i regolamenti non impongono quello che viene imposto in Italia? Le continental nelle nazioni ciclisticamente evolute sono considerate il vivaio naturale per i grossi team, il passaggio obbligato per i giovani che non trovano spazio nelle pro tour e nelle professional qui no in Italia le continental sono delle società appestate, si cerca di non farle correre a partire dalla RCS ORGANIZZAZIONI SPORTIVE e gli altri organizzatori se ti invitano spesso ti fanno pagare le trasferte gli alberghi ecc. ecc. Allora ci poniamo la prima domanda ma perché da regolamento dobbiamo avere gli stessi costi di una professional se poi non ci fanno correre ci escludono e cii addebitano pure gli alberghi? Seconda considerazione, una professional si affilia all’UCI direttamente ottiene la licenza e se rispetta le regole non ha problemi di nessuna sorta, se non puo’ rispettare le regole nessuno dice nulla ed a fine stagione o si mette in regola o viene esclusa . In Italia no, per le continental abbiamo inventato un ente di controllo che impone alle società di avere un proprio collegio sindacale (3 commercialisti + 1) con costi aggiuntivi che certifica sotto propria responsabilità civile e penale trimestralmente tutti gli atti compiuti dalla società sportiva, non contenti di questo occorre trimestralmente produrre all’organo di controllo COVISP bilanci, buste paga estratti conti f24 DURC ecc. ecc. insomma le società sportive italiane hanno costantemente la finanza in casa, noi abbiamo pagati dalla società 4 commercialisti che ci certificano e poi altre 8 persone circa della COVISP che controllano il lavoro dei nostri commercialisti…..ha senso tutto questo? Si ha senso se il giro d’affari di una società sportiva è rilevante ma nel caso di una continental ritengo sia un voler creare paletti inutili tanto vale che si cancellino in Italia se dobbiamo agire così. Ci abbiamo provato in Italia, ma per gente come noi che lo fa per passione e non per profitto è impossibile. Un altro dato che immagino faccia rabbrividire…. come continental abbiamo fatto 63 giorni gara, un’inezia il costo di un Atleta che ha firmato per il minimo federale di € 27.500,00 è di 39.412,70 euro di puro stipendio pari ai € 107,98 al giorno ma non per giorno gara ma dal 1 gennaio al 31 dicembre, a questo dobbiamo aggiungere poi tutti i costi dai mezzi, agli alberghi al personale alle assicurazioni al tesseramento ecc. ecc. E oltre all’aspetto economico il fattore piu’ stressante è l’aspetto burocratico….si è vero una professional di matrice italiana ma di gestione estera affiliata all’UCI ha meno aspetti burocratici da rispettare. Ma perchè all’estero non esiste tutta questa burocrazia stressante ed assillante che c’è in Italia? Siamo tutti affiliati alla UNIONE CICLISTICA INTERNAZIONALE ma continuiamo a non capire perché solo in ITALIA ci sono determinate regole e in tutte le altre nazioni no? In tutte le altre nazioni vige il regolamento UCI in Italia è un mondo a se per le continental esiste un regolamento diverso , una domanda spontanea, ma allora sono fuori posto tutte le altre nazioni o in materia continental siamo fuori posto solo noi qui in Italia? Ti fanno pagare inoltre una tassa di iscrizione alla LEGA CICLISMO PROFESSIONISTICO ITALIANO, ma se poi sei trattato e considerato meno di un team dilettantistico perché buttare altri 5.000 Euro all’anno? Siamo consapevoli che questa nostra scelta scatenerà le ire di qualcuno e che in Italia per noi sarà vita dura, ci auguriamo di no perché vorrebbe dire costringerci veramente a chiudere tutto. Ci viene naturale ringraziare tutti quelli che hanno collaborato con noi e che si sono adoperati per noi anche a livello istituzionale che sono sempre stati al nostro fianco aiutandoci costantemente. Ci auguriamo che tutte queste persone si attivino per far si che le regole in Italia cambino, si riveda la legge 91 altrimenti il nostro ciclismo si impoverirà sempre più, non ci saranno piu’ team e neppure atleti, se le cose cambieranno saremo i primi ad attivarci per far si che con i nostri sponsor si riesca a fare in Italia quello che in altre nazioni si fa e cioè la crescita tramite le continental dei giovani campioni del futuro.

comunicato stampa - teamidea.it
 
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