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Caso Armstrong - L'UCI cancella tutti i titoli di Armstrong dal '98 in poi
#21
(14-04-2011, 08:37 PM)terateo Ha scritto:
(14-04-2011, 08:00 PM)SarriTheBest Ha scritto:
(14-04-2011, 07:47 PM)terateo Ha scritto: Non è possibile che voi ancora crediate che a doparsi è il singolo corridore, i corridori sono degli strumenti in mano ai direttori sportivi sono loro che dopano i corridori e i corridori professionisti sono obbligati a doparsi per mantenere il posto in squadra. L'unica regola che può funzionare è oltre a punire il corridore trovato positivo bisogna punire anche la squadra del corridore trovato positivo (es. Corridore x positivo 2 anni di squalifica, perfetto la squadra del corridore x squalificata un anno dalle competizioni ciclistiche). Non me la contano che i direttori sportivi cadono dalle nuvole quando scoprono che un loro corridore è dopato ma proprio 0.

per quanto riguarda il ciclismo giovanile la questione è semplice ogni ragazzo si fa la sua tessera alla federciclismo e corre da indipendente (se vuole correre) gestito dai genitori

Beh, il passo che fai è davvero ampio: cioè, anch'io son d'accordo sul fatto che i direttori sportivi riescono a capire chi si fa e chi no. Anche se non ce li hanno sotto gli occhi tutti i giorni, son sicuro che - in diversi casi - capiscano che sotto un miglioramento del genere non ci può non esser qualcosa. Ma preferiscono guardare da un'altra parte, e sperare che il corridore sia abbastanza furbo da non farsi beccare...

Sui giovani, finchè non viene organizzata una rete di controlli, è inutile aprire discorsi: in mano ai genitori sarebbero forse peggio che in mano ai ds (visti alcuni genitori). Ma visto che i controlli sono minimi, allo stato attuale delle cose cambierebbe davvero poco in termini di squalificati...

Punire la squadra serve per eliminare il clima di omertà che c'è nella squadra stessa come dici giustamente. Se un direttore sportivo vede un miglioramento "anomalo" gli si fanno test su test e sospeso in via cautelativa fino al completo controllo dell'atleta in questione... con una legge del genere sono obbligati a farlo perchè se un loro corridore viene trovato positivo ci va di mezzo tutta la squadra e il posto di lavoro dello stesso direttore sportivo... non possono continuare a girare la testa dall' altra parte stanno rovinando lo sport più bello del mondo

E allora rifattela solo lo staff medico/tecnico, e non tutta la squadra. Non è giusto. O almeno, sarebbe giusto se, come Torri, pensassimo che ogni singolo corridore fosse un dopato: allora squalificarne 1 e, di conseguenza, punire anche gli altri 25 non sarebbe così scandaloso.
 
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#22
(14-04-2011, 09:30 PM)Francesco G. Ha scritto: Lampre conferma: i Nas sull'Etna perquisiscono Scarponi

Al termine delle operazioni, svolte in un clima di estrema cordialità; e di collaborazione, gli agenti hanno ritirato:
- bustine di un comune anti-infiammatorio (Oki)
- latte in polvere
- barrette Enervit

Mamma mia... se vengono a casa mia allora mi buttano in galera e mi ci tengono a vita! Io infatti c'ho pure lo zucchero a velo... Sisi
 
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#23
ritirare quei prodotti a Scarponi mi sembra eccessivo, che sperano di trovare?
 
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#24
penso sia la normale procedura
 
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#25
è un pazzo l'oki fa venire l'ulcera allo stomaco!!!! :O
 
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#26
(14-04-2011, 08:37 PM)terateo Ha scritto: Punire la squadra serve per eliminare il clima di omertà che c'è nella squadra stessa come dici giustamente. Se un direttore sportivo vede un miglioramento "anomalo" gli si fanno test su test e sospeso in via cautelativa fino al completo controllo dell'atleta in questione... con una legge del genere sono obbligati a farlo perchè se un loro corridore viene trovato positivo ci va di mezzo tutta la squadra e il posto di lavoro dello stesso direttore sportivo... non possono continuare a girare la testa dall' altra parte stanno rovinando lo sport più bello del mondo
Si, ma bisogna pensare che la squadra non è composta dai soli corridori e direttori sportivi, che hanno comunque uno stipendio per i campioni alto, e per i gregari comunque agiato anche se non altissimo, ma la squadra è composta da massaggiatori, meccanici e magazzinieri che hanno uno stipendio molto basso e che se la squadra venisse squalificata, rischierebbero davvero di non arrivare alla fine del mese. Come dice Sarri, per un coglione non può rimetterci tutta la squadra. Bisognerebbe approfondire meglio le indagini durante il processo sportivo, ma così si rischierebbe in un altro caso Valverde, che fu coinvolto nell'OP nel 2006 e venne squalificato nel 2010...

(14-04-2011, 09:04 PM)dani the killer Ha scritto: Forse Petrov,ma mi sembra abiti in Italia...
(Mi riferisco al corridore non più in forza alla Katusha)
E' inutile fare nomi, anche perchè può essere chiunque, per esempio mi ricordo che nell'Aprile 2009 venne trovato positivo Rebellin e la sera prima davano solo un indicazione, e in pochissimi pensavano fosse Rebellin il dopato...
 
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#27
in questo ambiente gli unici veri amanti del ciclismo siamo noi tifosi(quelli veri)
non questi dirigenti che pensano solo a farsi pubblicità e a trattare chi fatica tutto l'anno come criminali

non se ne può più
 
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#28
(14-04-2011, 09:52 PM)ManuelDevolder #48 Ha scritto:
(14-04-2011, 08:37 PM)terateo Ha scritto: Punire la squadra serve per eliminare il clima di omertà che c'è nella squadra stessa come dici giustamente. Se un direttore sportivo vede un miglioramento "anomalo" gli si fanno test su test e sospeso in via cautelativa fino al completo controllo dell'atleta in questione... con una legge del genere sono obbligati a farlo perchè se un loro corridore viene trovato positivo ci va di mezzo tutta la squadra e il posto di lavoro dello stesso direttore sportivo... non possono continuare a girare la testa dall' altra parte stanno rovinando lo sport più bello del mondo
Si, ma bisogna pensare che la squadra non è composta dai soli corridori e direttori sportivi, che hanno comunque uno stipendio per i campioni alto, e per i gregari comunque agiato anche se non altissimo, ma la squadra è composta da massaggiatori, meccanici e magazzinieri che hanno uno stipendio molto basso e che se la squadra venisse squalificata, rischierebbero davvero di non arrivare alla fine del mese. Come dice Sarri, per un coglione non può rimetterci tutta la squadra. Bisognerebbe approfondire meglio le indagini durante il processo sportivo, ma così si rischierebbe in un altro caso Valverde, che fu coinvolto nell'OP nel 2006 e venne squalificato nel 2010...

Secondo me se si mette a rischio la squadra vedrai che per salvare la baracca ci pensano 2 volte prima di far gareggiare un corridore con miglioramenti "anomali" e sicuramente non guardano dall'altra parte...
 
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#29
Asd
 
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#30
Speriamo non sia nulla di che...
Li impiegassero per questioni di vero rilievo 1000 uomini,cosa si aspettavano,i Russi con i fucili spianati nella sede della Katusha!?NonoNono
 
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#31
Secondo il sito spagnolo,diariovasco.com,i 5 corridori russi sarebbero Karpets,Kolobnev,Gusev,Ignatiev e Petrov,ora in forza all'Astana...DodgyDodgy

http://www.diariovasco.com/v/20110415/de...10415.html
 
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#32
Bisogna battere la lobby della bici
Da quando è presidente del Coni (gennaio 1999), Gianni Petrucci ha lanciato spesso e volentieri allarmi sulla situazione del ciclismo. La prima denuncia, all’alba del Duemila parlava di «movimento in cui il doping è elevato a sistema». Sono passati molti anni e la situazione non è mai migliorata. Ci auguriamo che questa sia la volta buona, ma ne dubitiamo: resta comunque agli atti una presa di posizione durissima da parte del numero uno dello sport italiano. Un’accusa che in un ambiente normale porterebbe a conseguenze pesanti, con più di qualcuno costretto a fare un passo indietro. Non accadrà niente, eppure servirebbe una terapia d’urto. Ma è difficile che si riesca a far qualcosa se ex corridori inquisiti (e magari con­dannati) poi fanno carriera, diventando direttori sportivi, e se i dirigenti sono sempre gli stessi: oggi come allora potentissimo è il presidente federale Renato Di Rocco, componente tra l’altro della Giunta Coni. Le parole di Petrucci sono state umilianti soprattutto per lui. Se ne farà una ragione, e volterà pagina come se nulla fosse successo. L'ambiente del ciclismo si sentirà discriminato («parlano solo del nostro doping, e non di quello negli altri sport») e continuerà sulla stessa strada.
L'ultimo scandalo, quello di Mantova, viene giudicato più grave degli altri, perché ad essere implicata è un'intera squadra. Non regge dunque la barzelletta della « mela marcia », del singolo corridore che si dopa all'insaputa di tutti. Ma, a sentire i rumors, non sarebbe questa l'inchiesta più grossa: clamorose novità sono attese da un'altra parte. Si parla della scoperta di una vera e propria centrale internazionale del doping: non ci meraviglieremmo se a capo ci fosse un italiano. Mai dimenticare che l'Italia ha una precisa responsabilità storica nella diffusione del doping: la scuola di Ferrara che faceva capo al professor Conconi ha insegnato molto al resto del mondo.
Vista la situazione, sarebbe il caso di non gloriarsi troppo di come si conduce la lotta al doping in Italia. Perché la lobby del ciclismo è fortissima e trova adepti ovunque. Non solo al Coni, anche in ambienti ministeriali. Ad esempio è riuscita a piazzare due membri della federazione italiana in seno alla commissione di vigilanza antidoping. Sì, proprio la commissione che dovrebbe garantire la terzietà dei controlli, specie in campo amatoriale. Messaggio politico inquietante: possibile non lo capisca il ministro Fazio, anch’egli grande appassionato di ciclismo? L’amicizia con Di Rocco deve essere stata determinante, ma è pazzesco che proprio il movimento sportivo più coinvolto nel doping sia anche il più rappresentato in una commissione di vigilanza. Nessuna accusa ai prescelti, nessuno dubita dei loro buoni propositi: il problema è di opportunità politica.
Tornando all’ambiente dello sport, non si può non dimenticare la poco edificante assoluzione - arrivata dal Tribunale Antidoping del Coni - di Pellizotti: ha rischiato di far saltare per aria l’esperienza del passaporto biologico. Per fortuna il Tas di Lo­sanna ha aggiustato tutto, squalificando il corridore mentre la perizia ematologica di Giuseppe D’Onofrio, giudicata non convincente in Italia, è stata invece riconosciuta pienamente valida dal massimo organismo sportivo.
Da un altro versante attendiamo un segnale che difficilmente arriverà. Parliamo del prossimo Giro d’Italia e della inquietante vicenda legata ad Alberto Contador. Lo spagnolo - già coinvolto nell’Operaçion Puerto senza aver mai pagato dazio - è stato assolto dalla federazione spagnola e potrà correre ( e molto probabilmente vincere) il Giro, per poi magari essere squalificato a corsa finita. Perché il Tas deciderà in tempi lunghi e gli organizzatori hanno già fatto sapere di non avere mezzi giuridici per impedire a Contador di partecipare. Sarebbe giusto non invitarlo, poi magari lo spagnolo farebbe ricorso e lo vincerebbe: ma un conto è accettarlo a braccia aperte, in attesa di cantarne le gesta, un altro è essere costretti a iscriverlo. Non invitarlo sarebbe un bel segnale dal punto di vista morale: e mai come in questo momento il ciclismo ha bisogno di segnali.

da Corriere dello Sport Stadio del 13 aprile
 
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#33
Un pool mondiale per incastrare Ferrari
Cinque russi, che vivono in Spagna. Scarponi, marchigiano. Bertagnolli, trentino trapiantato in Romagna. Sono i primi sette nomi di un elenco che è composto da tanti fogli. Quelli di un’inchiesta segretissima, nata in Francia un anno fa, e rafforzata con il sostegno di Stati Uniti e Svizzera. Epicentro Padova, obiettivo Ferrara, medico Michele Ferrari. Coinvolgerebbe un centinaio di persone, non soltanto ciclisti.

Al quarto piano della Procura della Repubblica di Padova c’è l’ufficio del p.m. Benedetto Roberti, il magistrato-cicloamatore che da tre anni conduce le indagini più scottanti del doping in Italia. Con significative ramificazioni internazionali, come dimostrò il filone dell’Epo-Cera in arrivo dai Balcani. Riccò, Rebellin, Sella, Priamo, Di Luca, Bernucci, Petacchi: si sono tutti seduti davanti a lui, e hanno parlato, eccome. Ma dal 2010 il p.m. Roberti ha anche un altro incarico: coordina il gruppo internazionale di lavoro che sta cercando le prove dell’eventuale doping di Lance Armstrong. Ricordate? A fine luglio, nella sede dell’Interpol a Lione, si sono seduti Jeff Novitzky, l’agente federale della Food and Drug administration (lo stesso che scovò il doping di Marion Jones nell’affare Balco, e la portò in prigione per falsa testimonianza: lei aveva negato), l’Interpol, la Guardia Civil spagnola, la polizia francese, Roberti e i suoi fedelissimi, gli agenti della Finanza di Padova e i carabinieri del Nas di Firenze: menti storiche della battaglia al doping in Italia.

Gli americani hanno chiesto un aiuto per raccogliere prove contro Armstrong, gli europei si sono concentrati per trovare elementi utili alla ramificazione internazionale del doping. I due filoni si uniscono nella figura di Michele Ferrari, il preparatore storico del texano e delle sue squadre, che vive tra Ferrara, Montecarlo e Sankt Moritz, in Svizzera: ecco l’appoggio della polizia elvetica per monitorare gli spostamenti degli atleti.

La materia è delicatissima. E, se fossimo i corridori, saremmo molto preoccupati. Anche se assolto due volte nel 2006 nel processo d’appello a Bologna per frode sportiva (reato prescritto), doping farmacologico ed esercizio abusivo della professione di farmacista, dopo la condanna a 1 anno in primo grado, Ferrari è un medico inibito dal Coni: nessun tesserato può frequentarlo, pena una squalifica da 3 a 6 mesi. Come capitò a Di Luca con il medico Santuccione.

Tra i corridori che sono stati perquisiti ieri da Carabinieri e Finanza, ci sono atleti sicuramente legati a Ferrari: Leonardo Bertagnolli, visto allenare negli anni scorsi nella zona di Livigno-Sankt Moritz; il russo Gusev, per tre stagioni in formazioni seguite da Ferrari (2006 e 2007 con la Discovery Channel di Johan Bruyneel, ex team di Armstrong, e il 2008 con l’Astana di Vinokourov, altro «allievo» del dottore ferrarese); il russo Petrov è passato quest’anno all’Astana; un altro russo, Karpets, ha corso per 6 stagioni nel gruppo spagnolo di Valverde, pure associato a Ferrari. Mentre Scarponi sarebbe la clamorosa new-entry stagionale. In più, i cinque russi vivono tutti in Spagna, centro delle operazioni di Armstrong. Il cerchio non è chiuso, ma diventa soffocante.

da «La Gazzetta dello Sport» del 15 aprile 2011 a firma Luca Gialanella
 
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#34
l'articolo del corriere dello sport è di una tendenziosità e parzialità vomitevole

capisco che devi mantenere la famiglia, ma 'azzo un po' di dignità Dodgy
 
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#35
Uhm, io non ci capisco molto, spiegazioni? :D
 
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#36
Petrucci: «Voglio soltanto fatti concreti».
«Soltanto fatti concreti e comportamenti coerenti potranno fornire la miglior prova di una seria e reale volontà di cambiamento da parte del mondo del ciclismo, così come ho auspicato nel mio intervento in Giunta, peraltro condiviso all'unanimità dai membri presenti alla riunione e successivamenteanche dal Governo».
Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, torna sulla questione doping nel mondo del ciclismo con una dichiarazione all'ANSA. «Altre interpretazioni alle mie parole - aggiunge Petrucci - non solo sono fuorvianti e inopportune ma rappresentano un modo banale per distogliere l'attenzione da un problema che è quotidianamente sotto gli occhi di tutti e che, non dimentichiamolo, ha portato per la prima volta nella storia dello sport italiano al ritiro da parte del CIO di una medaglia olimpica».

tuttobiciweb.it
 
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#37
Saronni pronto a lasciare, ecco Damiani
Per uscire dal guado dello scandalo doping, la Lampre è pronta a varare una rivoluzione. La frase sussurrata dal team manager Giuseppe Saronni al presidente federale Di Rocco («Sono pronto a farmi da parte, per il bene del movimento» ) avrà un seguito. Al posto dello storico dirigente della squadra è destinato ad arrivare Roberto Damiani, il d. s. di riferimento della belga Omega Pharma, che era stato già coinvolto nel progetto di rinnovamento della Lampre lo scorso inverno, dopo una stagione travagliata in cui (oltre alla mancanza di risultati) già s’intravedevano le ombre dell’inchiesta della Procura di Mantova.

Sponsor - Damiani, l’uomo del rinnovamento, a questo punto dovrà essere l’uomo della rivoluzione. In casa Lampre si è molto riflettuto negli ultimi giorni. Saronni ha discusso con la famiglia Galbusera, sponsor storico, e con gli altri partner della squadra, in particolare la marca di bici Wilier Triestina dei Gastaldello. L’idea della svolta è stata condivisa. Entro una o due settimane il cambio al vertice della Lampre-Isd dovrebbe diventare realtà. In modo da presentarsi al Giro d’Italia con un’altra veste. Condizione essenziale per l’immagine del team e per la prosecuzione del rapporto con gli sponsor.

Salvataggio - Nell’operazione salvataggio, Damiani è disposto anche a mettersi in discussione, rischiando qualcosa. Lo farebbe per amore del ciclismo italiano e per coerenza con il lavoro intrapreso già a settembre, quando fu firmata l’intesa tra il Centro Mapei di Aldo Sassi (morto a dicembre per un tumore al cervello) e la Lampre di Saronni. La figura di Damiani avrebbe dovuto fungere da referente per un rilancio all’insegna della trasparenza. Poi il d. s. varesino è stato trattenuto per clausole contrattuali alla Omega Pharma, dov’è tuttora. L’ostacolo non è superato e potrebbe richiedere un’azione legale. Ma il trasferimento di Damiani alla Lampre adesso pare più facile, visto che i rapporti con i belgi sono cambiati: valga per tutti l’episodio dell’ultima Sanremo, quando il d. s. fu lasciato a piedi e in ammiraglia salì Sergeant.

Giovani - Per ripartire Damiani punterebbe sui giovani, suo pallino dai tempi del vivaio Mapei, con Pozzato e Cancellara. Tra i nomi per il futuro certamente gli emergenti Diego Ulissi e Adriano Malori. Mentre a livello tecnico la scelta cadrebbe sul nuovo arrivato Orlando Maini, con l’uscita di Fabrizio Bontempi e Maurizio Piovani, pure loro coinvolti nell’inchiesta di Mantova. C’è addirittura la possibilità che la Lampre scenda in campo con una formazione «giovane» già al Giro, a parte il leader Scarponi (toccato dall’inchiesta di Padova sul dottor Ferrari) e Petacchi (a meno che non sia giudicato prima dalla Procura Coni per la vicenda Bernucci).

Il codice - Per il resto, visti i contratti in essere, sembra impossibile escludere la vecchia guardia, capitanata da Damiano Cunego, che risulta tra i 14 corridori indagati dal pm Antonino Condorelli. L’accusa, per tutti, è di avere assunto farmaci o sostanze (di provenienza illecita) destinati ad alterare le prestazioni e «individuati, di volta in volta, con linguaggio convenzionalmente criptico, come "magliette bianche", "bianchine", "ciucciotto", "uovo", "culatelli con la cordina o fettuccina gialla", "flaconcini Topo Gigio"» . Stando ai documenti, si tratta di Androgel testosterone, Efedrina, Dynatrope (ormone della crescita), eritropoietina ricombinante, Igf1, gonadotropina, anabolizzanti, clenbuterolo, Dhea e Kenacort. Per Alessandro Ballan, passato nel frattempo alla Bmc, c’è poi l’accusa di essersi sottoposto a trasfusione di sangue tra aprile e maggio 2009 a Mariana Mantovana e a Montichiari. In quelle occasioni, secondo gli inquirenti, operarono in concorso il farmacista Nigrelli, Gelati e il medico Bonazzi. Pesante anche la posizione di Saronni, accusato in concorso con Nigrelli, Gelati, i d. s. Piovani e Bontempi e il massaggiatore Fabio Della Torre, di aver «procurato, somministrato o favorito» l’utilizzo delle sostanze già citate per alterare le prestazioni di 14 corridori della Lampre. In pratica il doping di squadra. Per molto meno, la T-Mobile nel 2007 decise di fermarsi.

da «La Gazzetta dello Sport» del 16 aprile 2011 a firma Luca Gialanella e Luigi Perna
 
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#38
(15-04-2011, 07:27 PM)i0i Ha scritto: Uhm, io non ci capisco molto, spiegazioni? :D

Ma seriamente non hai capito o era una sorta di risposta ironica al "capisco che devi mantenere la famiglia ecc"?! Quella faccina poi non m'aiuta a capire (tanto per restare in tema)... Asd
 
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#39
(16-04-2011, 03:55 PM)SarriTheBest Ha scritto: Il codice - Per il resto, visti i contratti in essere, sembra impossibile escludere la vecchia guardia, capitanata da Damiano Cunego, che risulta tra i 14 corridori indagati dal pm Antonino Condorelli. L’accusa, per tutti, è di avere assunto farmaci o sostanze (di provenienza illecita) destinati ad alterare le prestazioni e «individuati, di volta in volta, con linguaggio convenzionalmente criptico, come "magliette bianche", "bianchine", "ciucciotto", "uovo", "culatelli con la cordina o fettuccina gialla", "flaconcini Topo Gigio"» . Stando ai documenti, si tratta di Androgel testosterone, Efedrina, Dynatrope (ormone della crescita), eritropoietina ricombinante, Igf1, gonadotropina, anabolizzanti, clenbuterolo, Dhea e Kenacort. Per Alessandro Ballan, passato nel frattempo alla Bmc, c’è poi l’accusa di essersi sottoposto a trasfusione di sangue tra aprile e maggio 2009 a Mariana Mantovana e a Montichiari. In quelle occasioni, secondo gli inquirenti, operarono in concorso il farmacista Nigrelli, Gelati e il medico Bonazzi. Pesante anche la posizione di Saronni, accusato in concorso con Nigrelli, Gelati, i d. s. Piovani e Bontempi e il massaggiatore Fabio Della Torre, di aver «procurato, somministrato o favorito» l’utilizzo delle sostanze già citate per alterare le prestazioni di 14 corridori della Lampre. In pratica il doping di squadra. Per molto meno, la T-Mobile nel 2007 decise di fermarsi.

Visto che adesso ho 5 minuti, volevo commentare questo pezzo di articolo, che trovo molto interessante.
Tutta 'sta sfilza di sostanze infatti (mai viste così tante finora Asd ) mi portano a fare due riflessioni:
1. chi scrive o per sua scelta o per linea editoriale non è in buona fede, ed esagera un po' nella questione infilando un po' di tutto nel calderone; oppure, e la cosa sarebbe ben peggiore, è direttamente chi fa le indagini che cerca di "alzare i toni"...
2. il passaporto biologico non serve a un beneamato cazzo! Perchè se
- con tutti i controlli in competizione
- con tutti i controlli fuori competizione (e a sorpresa)
- con tutti i valori sanguigni annotati passo passo dal 2008 in poi
tutta la Lampre (squadra dal budget di medio livello, aggiungerei) riesce a "farla franca" per quasi un paio d'anni... beh, c'è proprio qualcosa che non va! A questo punto non oso pensare a cosa fanno le squadre con budget doppi - se non quasi tripli - rispetto a quello della squadra di Saronni. -.-

(Visto l'andazzo, io sarei più per l'opzione 1. Ad oggi però non saprei se scegliere la 1.1 o la 1.2...)
 
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#40
LA GAZZETTA DELLO SPORT. Inchiesta Ferrari: spuntano i bonifici
Questa non è più un’inchiesta di doping. Sì, è partita con l’obiettivo di smascherare le trame internazionali che inquinano lo sport, ma adesso il livello è molto più alto. Dopo nove mesi si può dire che mai gli inquirenti erano arrivati così vicini al «cuore» del problema. I soldi, il tesoro, il fatturato del doping.

Gli uomini del p.m. Benedetto Roberti, che dalla Procura di Padova guida l’indagine internazionale nata a luglio 2010 all’Interpol di Lione, sono passati dalle semplici scatole di medicinali dopanti ai bonifici internazionali. Che negli ultimi anni sono finiti, estero-su-estero, in Svizzera su conti correnti riconducibili al dottore Michele Ferrari.
La potenza di fuoco di questa indagine, rispetto alle altre, sta tutta qui: con la spinta dell’Fbi americana, con la pressione dell’agente federale Jeff Novitzky, che ipotizza non soltanto il doping di Lance Armstrong ma anche l’utilizzo di fondi pubblici (Us Postal, le Poste americane sponsor del team del texano) per finanziare una squadra che avrebbe ottenuto risultati sportivi truccati, si stanno aprendo tante porte.

In quella riunione di fine Tour, al tavolo di Lione c’erano inquirenti italiani, francesi, americani, svizzeri, spagnoli. Si parlava di trame internazionali di doping, si erano messi al centro gli obiettivi Armstrong e Ferrari, storico preparatore del texano, inibito in Italia dal 2002 ad aver rapporti con tesserati che abbiano licenza Uci. Gli americani puntavano Armstrong, e di Ferrari sapevano pochissimo. Ma quando hanno capito gli intrecci che legavano il dottore al ciclismo internazionale, hanno buttato sul tavolo tutto il loro peso. E alla seconda riunione la loro delegazione era di 8 persone, contro le 2 iniziali.

La settimana scorsa, le prime perquisizioni (Scarponi e Bertagnolli) e l'acquisizione di documentazione burocratica (contratti di immagine, cartelle mediche) di cinque russi (Kolobnev, Petrov, Ignatiev, Karpets, Gusev): atleti che, nel passato o nel presente, gli inquirenti ritengono legati a Ferrari. Ma le azioni vere erano state già fatte. Con le autorità elvetiche, che hanno dato amplissima collaborazione sul fronte bancario. Sì, quel livello mai raggiunto da un’inchiesta antidoping.

L'attenzione degli investigatori è andata sui conti correnti dai quali partivano somme con destinazione Ferrari. Ma anche su quelli che le ricevevano. Molti sono stati già bloccati. E, per la soddisfazione degli americani, ci sarebbero tracce che attraversano l'Atlantico. Dagli Usa a Ferrari, in Svizzera.

Il sistema internazionale sta pian piano emergendo. E la prima ipotesi, cioé il traffico, la distribuzione e l'uso di sostanze dopanti, è quasi finita in un angolo, ridimensionata da qualcosa molto più grande. Riciclaggio, ricettazione, forse associazione a delinquere. Soldi dati per comprare doping, soldi (in questo caso, contratti dei corridori) illecitamente ottenuti da prestazioni sportive gonfiate dal doping. Un vortice enorme.
Le ramificazioni internazionali del sistema con a capo Michele Ferrari genererebbero un fatturato di circa 15 milioni. Cifre spaventose, mai viste prima. Che si spiegano con il numero delle persone coinvolte: sicuramente oltre un centinaio. Tra loro anche procuratori, italiani e stranieri, che proponevano ai loro assistiti un pacchetto completo per convincerli a scegliere quel medico: in particolare, avvocato svizzero e conto corrente svizzero dal quale far partire i pagamenti.

da «La Gazzetta dello Sport» del 21 aprile 2011 a firma Luca Gialanella
 
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