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Ciclismo e Tv: Ascolti in crescita nel 2014, il Tour li raddoppia
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Ciclismo e Tv: Ascolti in crescita, il Tour li raddoppia
Al Giro arriva dallo Zoncolan l'unica nota positiva

Il ciclismo su strada è l'unico grande sport in cui è possibile assistere alle gare senza pagare un biglietto - con uniche eccezioni le tribune collocate sui rettilinei di arrivo dei Mondiali o le strutture predisposte su Oude Kwaremont e Paterberg durante il Giro delle Fiandre; per assistere alle imprese di Contador, Nibali, Valverde e compagnia basta quindi andare a bordo strada oppure utilizzare la comoda alternativa della televisione - e dello streaming via web (ma questo è un altro discorso). E anche in tale circostanza il mondo delle due ruote si differenzia perché è prevalentemente offerto dalle tv in chiaro, prevalentemente quelle di Stato; è il caso di tutte le nazioni tradizionali del ciclismo europeo (Belgio, Francia, Paesi Bassi, Spagna) con l'eccezione della Germania, per la quale le cose potrebbero migliorare dal 2015.

In Italia il compito spetta a mamma Rai, che dall'inverno scorso ha affrontato due cambiamenti epocali; innanzitutto l'avvicendamento, come responsabile del progetto ciclismo di Rai Sport, fra Auro Bulbarelli e Alessandro Fabretti. Quindi, a gennaio, l'abbandono dopo più di tre lustri di Davide Cassani al ruolo di commentatore tecnico, andato a ricoprire l'incarico di commissario tecnico della nazionale élite. A sostituire l'ex professionista di Solarolo, l'azienda di Viale Mazzini ha optato per la promozione di Silvio Martinello che ha saputo ottimamente raccoglierne l'eredità al fianco di Francesco Pancani. A completare la squadra giornalistica hanno pensato gli ormai abituali Alessandra De Stefano, Andrea De Luca e Piergiorgio Severini mentre, al fianco dei riconfermati Beppe Conti e Gigi Sgarbozza, la parte tecnica ha visto l'arrivo di Stefano Garzelli e Massimiliano Lelli.

Come è stato il 2014 per il ciclismo sulle reti Rai dal punto di vista degli ascolti? Prima di analizzare i dati, è utile tracciare un resoconto di come sono andati gli atleti italiani nelle grandi corse degli ultimi dodici mesi, in modo da considerare quanto il fattore della salita sul carro dell'eventuale vincitore tricolore abbia inciso. La prima parte di stagione è stata, dal punto di vista azzurro, un disastro: ruoli da comparsa a Paris-Nice, Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo e classiche del pavé. Trend proseguito sino alle classiche delle Ardenne e interrotto dalla Liège-Bastogne-Liège in cui i nostri Giampaolo Caruso e Domenico Pozzovivo sono stati gli unici attaccanti di una corsa altrimenti noiosa come non mai.

Il Giro d'Italia, in contumacia di Nibali, non aveva in partenza il medesimo appeal per il pubblico nostrano, anche in considerazione della partenza all'estero - elemento che dà fastidio soprattutto agli spettatori occasionali, rispetto ai molti fedeli appassionati. L'entusiasmo per l'esplosione di Aru ha rappresentato la prima inversione di tendenza, con il nome del giovane scalatore sardo che piano piano iniziava a diventare familiare al grande pubblico. Il Tour de France rappresenta invece di gran lunga l'apice del 2014 italiano a pedali: già alla partenza, le speranze per un buon risultato di Vincenzo Nibali erano elevate anche in conseguenza della vittoria del recente campionato nazionale in linea. Quello che però si è susseguito tra Yorkshire, pietre della Roubaix, Vosgi, Alpi, Pirenei e Campi Elisi è stata un'emozionante cavalcata nazional popolare, in un mese che ha fatto vivere agli italiani emozioni che mancavano da sedici anni. Dopo l'indimenticabile luglio, il finale di stagione è proseguito in secondo piano, con i media nazionali - soprattutto quelli non sportivi - pronti a buttarsi come avvoltoi sul caso Pantani; la Vuelta, anche per la diffusione in esclusiva su Eurosport, è stata purtroppo snobbata nonostante la replica di un eccezionale Aru. Mondiale e Lombardia sono stati gli ultimi due importanti appuntamenti dell'anno sugli schermi ma le gare hanno visto gli azzurri come coraggiosi comprimari e non come protagonisti. Il giorno dopo la Classica delle foglie morte si è tenuta la presentazione del Giro 2015; questo, però, non è stato un appuntamento televisivo dato che, anche per merito (si fa per dire) dell'ennesima autoghettizzazione made in RCS, l'evento è stato trasmesso solo via streaming (prontamente saltato, altro che le sfarzose cerimonie del Tour...)

[Immagine: 14ascoltigiro.jpg]I dati d'ascolto del Giro d'Italia 2014

L'ascolto registrato nelle tre settimane del Giro d'Italia non è stato esaltante. Come indica l'immagine (cliccare per ingrandire), la tappa con il maggior ascolto della corsa rosa è stata la penultima, nonché la più attesa, la Maniago-Monte Zoncolan, che ha tenuto davanti agli schermi durante il segmento Giro all'arrivo una media di 3.308.000 spettatori, sommando Rai 3 e Rai Sport 2 (i dati di Rai HD non sono purtroppo disponibili) e raccogliendo uno share del 26,53%, ossia poco più di un televisore su quattro in quel momento era sintonizzato sulle strade carniche. Rispetto all'edizione 2013 si tratta di un passo indietro, dato che la tappa più vista fu anche in quel caso la penultima, la Silandro-Tre Cime di Lavaredo, che toccò la quota di 3.760.000 spettatori. Fu più alto anche l'ascolto della seconda frazione più seguita, la Cesana Torinese-Les Granges du Galibier (casualmente, in entrambi i casi gli arrivi furono sotto la neve) che chiuse con una media di 3.385.000 spettatori.

Deludente anche il risultato delle altre tappe: solamente in sei occasioni - le tappe conclusesi a Oropa, Plan di Montecampione, Val Martello, Rifugio Panarotta, Cima Grappa e la citata Monte Zoncolan - si è superata quota due milioni di spettatori medi. Al Giro 2013, invece, le frazioni sopra tale quota furono ben dieci, la metà di quelle effettivamente disputate - Pescara, Vajont, Treviso, Bardonecchia, Les Granges du Galibier, Ivrea, Vicenza, Polsa, Tre Cime di Lavaredo e la conclusione di Brescia. L'ascolto medio finale fra Rai 3 e Rai Sport 2 nel 2014 è stato di 1.745.000 spettatori a tappa, per uno share medio del 14,81%. Numeri decisamente insoddisfacenti rispetto al passato; ci si augura che il trend si inverta nella prossima edizione, in cui la presenza annunciata del superfavorito Alberto Contador potrebbe ammazzare la corsa in anticipo, come avvenuto nel 2011. In quel caso, però, gli ascolti tennero anche grazie alla lotta italiana per il podio fra Vincenzo Nibali e Michele Scarponi: stupefacente fu in quell'occasione il risultato della Conegliano-Gardeccia Val di Fassa, tappa da tregenda e ancora nella mente di molti. Il 22 maggio furono ben 4.082.000 gli spettatori incollati alla tv per capire se l'attacco dello Squalo nella discesa del Giau avrebbe potuto cambiare l'inerzia della corsa.

[Immagine: 14ascoltitour.jpg]I dati d'ascolto del Tour de France 2014

Arriva il mese di luglio e con esso splende la stella di Vincenzo Nibali; il siciliano come ben sappiamo domina dall'inizio alla fine il Tour de France, mettendo al sicuro la vittoria già sulle Alpi e regalando una vittoria che mancava al Belpaese da troppo tempo. La luna di miele tra il messinese e la Grande Boucle riverbera le sue conseguenze anche al di qua delle Alpi, facendo registrare a Rai 3 ed a Rai Sport 2 un mese da incorniciare, come si può capire dall'immagine (cliccare per ingrandire). Basti pensare che il canale sportivo supera per la prima volta dalla sua creazione, avvenuta nel maggio 2010, la quota dell'1% di ascolto giornaliero medio mensile; lo 1,02% stacca il precedente primato di 0,87%, fatto registrare nel luglio 2012 - sempre con il Tour e sempre con Nibali protagonista.

A differenza di quanto registrato nel mese di maggio gli ascolti in Rai per la centunesima edizione della prova transalpina sono stati sin da subito spettacolari; lo share quotidiano varia dall'11,42% segnato nella tappa di apertura al picco del 29,54% per la Grenoble-Risoul, arrivando alla media finale del 20,57%. Questo vuol dire che nel corso del pomeriggio delle tre settimane del Tour, più di un quinto dei televisori italiani in quel momento accesi erano sintonizzati su Rai 3 o su Rai Sport 2. Numeri da capogiro, così come quelli dell'ascolto; sorprendentemente, la tappa più vista non è stata né una di montagna né la passerella conclusiva di Parigi. Il primato tocca alla cronometro di sabato 26, la Bergerac-Périgueux che ha sfiorato i tre milioni di spettatori, attestandosi alla cifra di 2.978.000.

L'ascolto medio è stato anch'esso assai soddisfacente, superiore ai due milioni - più di 2.056.700 spettatori di media al giorno. Il confronto con l'edizione dominata da Chris Froome è impietoso; la vittoria del britannico sul Mont Ventoux fu l'unica occasione in cui si superarono i due milioni mentre nel 2014 le tappe sopra questo tetto sono state dodici sulle ventuno totali fra cui il filotto finale delle ultime nove frazioni. La tappa finale sugli Champs Élysées ha visto un altro momento rilevante; Rai Sport 2 ha quasi pareggiato il risultato segnato da Rai 2 - nella serata domenicale la seconda rete ha sostituito la tradizionale Rai 3 - dimostrando così, ove ancora ce ne fosse bisogno, che la fidelizzazione dello spettatore sul canale 58 del digitale terrestre nel corso degli anni è stata raggiunta.

Calcio e Formula 1 a parte, in quest'anno che si sta per concludere solo la semifinale del Mondiale di pallavolo femminile disputato in Italia ha ottenuto un risultato migliore (4.436.000 spettatori, ottenuti in prima serata) rispetto alle prove del ciclismo su strada; oltre alle due principali corse a tappe si è registrato un buon risultato per la Milano-Sanremo, che domenica 23 marzo ha totalizzato 1.621.000 spettatori, e per la Liège-Bastogne-Liège, vista da poco meno di 1.500.000 di spettatori il 27 aprile scorso. Numeri importanti che perdono molto del loro valore se confrontati con quelli ottenuti in Belgio - durante la stagione su strada e quella del ciclocross - e in Francia - in questo caso sostanzialmente solo nel paragone col Tour de France, che riesce a ottenere anche il 50% di share.

Rispetto alla seconda metà degli anni 2000 il ciclismo in Italia sta costantemente migliorando gli indici di ascolto e di share: a titolo esemplificativo, l'ascolto medio del Tour 2010 fu di poco superiore al milione di spettatori mentre, come abbiamo visto, nel 2014 il dato è stato esattamente il doppio. Crescita meno fragorosa ma costante anche per Giro d'Italia e per le classiche monumento. Sintomo di una passione che sta tornando, dopo anni bui; stranamente è da sottolineare il fatto che il periodo che il ciclismo italiano sta vivendo è uno fra i meno entusiasmanti della storia, con il solo Nibali fra le stelle internazionali ed Aru che emerge velocemente. Eppure la voglia di ciclismo c'è ed è a tutto tondo: non solo, quindi, quello osservato dal divano ma anche quello praticato come svago, come dimostrano i dati di vendita delle case produttrici. Quello che deve ancora crescere è il numero di appassionati a bordo strada che, con qualche eccezione, rimane un aspetto da migliorare con il contributo di tutti gli attori del gioco. Intanto un primo segnale di inversione di rotta c'è stato, ora spetta a chi lo pratica ed a chi lo racconta fare in modo di non disperdere questo gruzzolo.

Alberto Vigonesi per cicloweb.it
http://www.cicloweb.it/articolo/2014/12/...dallo-zonc
 
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