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Ciclismo su Pista
#41
Olimpiadi su Pista 2012: Elia, il risveglio dall'utopia
Viviani chiude 6° nell'Omnium di Hansen

Abbiamo sognato tutti, sperato fino all'ultimo. C'erano solamente 1000 metri a dividere Elia Viviani da una medaglia olimpica, quella medaglia per cui si è preparato per anni, lui, come tutti gli 11.700 atleti al via di questi Giochi Olimpici che sono lì per loro stessi, per il loro lavoro, ma anche orgogliosi di essere un riferimento per il loro Paese che dagli spalti di un palazzetto o dalle televisioni a casa sognano e agognano la medaglia esattamente come loro, che soffrono come loro. Ha sognato e sperato Elia Viviani, ci è andato tanto vicino. Forse il dolore sarà più forte perché ha visto che se la poteva giocare, che forse se non avesse fatto un paio di errori qui e là al posto di quel danese sul gradino più alto del podio ci sarebbe stato lui. Nel Mondo tanto in crisi della Pista italiana però Elia potrebbe essere stato una luce di speranza: magari un qualche ragazzino ha acceso la tv, ha visto questo giovane italiano battagliare fino all'ultimo e dirà: 'voglio provare anche io'. Ecco, in quel caso Elia Viviani avrebbe vinto lo stesso.

Prima di analizzare nel dettaglio le prove di oggi dell'Omnium è giusto parlare un attimo anche del vincitore, Lasse Norman Hansen, danese, classe 1992: la prima volta che si è sentito nominare in Italia era il 2010 e si stavano svolgendo i Campionati del Mondo Juniores a Montichiari. Nella prova dell'Inseguimento Individuale il grande favorito era l'australiano Dale Parker, ma con sorpresa di tutti esce questo ragazzone danese che impressiona tutti quanti piazzando un 3'15" nei 3 km della prova: nella finale con lo scontro diretto contro Parker vince nettamente e va a prendersi il titolo di Campione del Mondo. Hansen non ha avuto un avvicinamento facile a questi Giochi Olimpici, infatti è riuscito a strappare la qualificazione solo nell'ultima prova disponibile, il Mondiale di Melbourne, grazie al terzo posto ed eliminando così la Polonia. Tanto di buono si poteva pensare di lui ma in pochissimi avrebbero scommesso su un suo oro costruito superando anche il momento di difficoltà della caduta nella prova dello Scratch.

La seconda giornata dell'Omnium era iniziata bene sia per Viviani e soprattutto per Hansen che con lo straordinario tempo di 4'20"674, buono per un Mondiale dell'Inseguimento Individuale, è andato a vincere la prima prova, proprio quella dell'Inseguimento, lasciandosi alle spalle gente come Edward Clancy, Glenn O'Shea e Juan Esteban Arango. Elia Viviani, in questa specialità a lui meno congeniale, si è difeso più che bene con un 4'28"499 che gli è valso la 7a posizione. Grazie a questa vittoria ricominciava la scalata di Hansen verso la vetta della classifica persa malamente con una brutta Eliminazione nella prima giornata. Una delle gare più belle da vedere, per come è stata battagliata, è stata quella dello Scratch: animatore di tutte le azioni è stato proprio Elia Viviani. Il veronese, galvanizzato dalla discreta prova nell'Inseguimento, ha veramente dato fuoco a tutte le polveri che aveva e insieme ad un gruppo di 8 atleti (tra i quali anche Roger Kluge e Bryan Coquard) è andato a prendere il giro e portandosi ad una bella distanza dai due virtuali leader della corsa, Glenn O'Shea e Edward Clancy, che perdevano tempo a controllarsi a vicenda. Chi non si arrendeva invece anche alla sfortuna di una caduta è stato il danese Hansen che tutto da solo, senza aiuto, è andato, con un un fianco tutto sbucciato, a riprendersi il giro perso da Viviani e compagni ed è qui la chiave della sua vittoria finale. L'euforia per la bella gara ha una battuta d'arresto nel finale perché sembra che ad Elia manchi sempre quel quid per concludere nel migliore dei modi: a 4 giri dal termine se ne vanno Teruel e Bell ma Viviani non riesce a rispondere immediatamente e così i primi punti se ne vanno. Conclude lo Scratch comunque al quinto posto ma prende due punti in più di Bryan Coquard e si presenta all'ultima prova del Chilometro al primo posto a pari merito proprio con Bryan Coquard e Lasse Norman Hansen.

Non deve essere semplice sapere che buona parte della tua carriera ciclistica può essere decisa in soli 1000 metri, ma questa è la formula dell'Omnium. I tempi fatti segnare nel Giro Lanciato avevano già anticipato che il vincitore della prova sarebbe stato il britannico Clancy e lui ovviamente non l'ha vinta ma stravinta con un tempo straordinario 1'00"981. Praticamente avrebbe battuto Stefan Nimke nel Mondiale del Chilometro, però dopo aver fatto altre 5 gare di Omnium. Nonostante questo non riesce a vincere perché i due ragazzini terribili, Lasse Hansen e Bryan Coquard, piazzano due crono impressionanti e arrivano secondo e quarto soffiando così le due medaglie più pesanti al britannico. Una non vittoria della Gran Bretagna a questi Giochi è già una notizia, non si sa se succederà ancora. Elia Viviani fa il Chilometro sui suoi tempi, ma non lo mandano oltre il nono posto, che lo fa scivolare inesorabilmente al sesto in classifica generale, superato anche da Roger Kluge (quarto) e Glenn O'Shea (quinto), il più grande deluso di questi Giochi Olimpici (ha buttato via un oro che sembrava quasi sicuro dopo l'Inseguimento Individuale).

Al termine di tutto si possono fare tante riflessioni ma la prima che ci viene è: quanto ha influito sulla prova l'aver partecipato alla gara su strada di 250 km una settimana prima, essere tornato in Italia e poi ritornato ancora a Londra? Valeva la pena mettere a rischio quattro anni di preparazione per la gara su strada, a discapito dei Giochi Olimpici sulla pista che hanno bisogno di una preparazione al limite del maniacale? Quali altri specialisti dell'Omnium si sono visti alla gara su strada? Forse Coquard? Forse Hansen o magari Clancy? Perché si è messo a rischio tutto il lavoro di Viviani in questi anni fatto di sacrifici e di viaggi intorno al Mondo a prendere punti? Per dimostrare che pista e strada si possono fare ad alti livelli? Serve mettere a rischio i Giochi per questo? Per far vedere che è buona la politica federale non si può giocare con il duro lavoro degli atleti, il lavoro di Elia meritava più rispetto. Elia Viviani è l'unico italiano attualmente davvero competitivo su pista, nonché una delle nostre promesse sulla strada. Passa la vita continuamente diviso tra la sua squadra, la Liquigas-Cannondale, che pretende da lui risultati su strada, e la Nazionale, alla quale lui è profondamente legato. In questi Giochi si preso sulle spalle tutta questa responsabilità, tutte le aspettative di una Paese che pensa che una medaglia possa risollevare un intero movimento. Elia Viviani è stato coraggioso, ha fatto quello che doveva fare e sarebbe terribile se ora che non ha conquistato la medaglia si sentisse scaricato. Il movimento ciclistico italiano deve solo essere grato a Viviani anche perché forse si deve sentire un po' responsabile del risultato finale.

Non c'è stato solo Omnium in tutta la giornata, è iniziato infatti il torneo di Velocità femminile con la padrona di casa Victoria Pendleton sugli scudi: ormai sappiamo che i britannici si fanno sempre trovare pronti quando arrivano le Olimpiadi e infatti lei inizia il suo torneo piazzando il Record Olimpico di 10"724. Non che questo significhi che per SuperVicky il torneo sarà una passeggiata, infatti la sua grande avversaria Anna Meares fa sì un tempo più alto ma di solo 8 centesimi. La cosa migliore di tutto questo è che le campionesse hanno fatto i due miglior tempi e quindi, se le cose vanno come devono, si incontreranno solo nella grande sfida per la finale.

Nei quarti della Velocità maschile la notizia più grossa è l'eliminazione di Robert Förstemann da parte di Grégory Baugé e soprattutto l'arrivo alle semifinali della grande sorpresa del torneo, Njisane Phillip il portacolori di Trinidad e Tobago che domani affronterà il favorito Jason Kenny e chissà che non ci capiti la grossa sorpresa.

Nella giornata di domani, la penultima della Pista, si assegnerà l'oro proprio nella Velocità maschile, si proseguirà con i quarti della Velocità femminile e inizierà l'Omnium delle donne con le favorite Laura Trott, Sarah Hammer, Tara Whitten, Leire Olaberria e Kirsten Wild.

Laura Grazioli - cicloweb.it
 
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#42
Olimpiadi, il ct Villa: Elia ha dato il massimo, va applaudito
Le lancette del km da fermo infrangono il sogno di medaglia che Elia Viviani aveva coltivato da protagonista in cinque delle sei prove dell’omnium. In otto hanno fatto meglio del suo 1’04”239 e l’azzurro scivola al sesto posto della classifica a pari punti con il quinto, l’australiano Glenn O’Shea. Il risultato, comunque prestigioso, non ripaga l'impegno e le speranze di Viviani. Al danese Lasse Norman Hansen l’onore di firmare con pieno merito l’esordio olimpico dell’omnium. Si guadagna l’oro stabilendo il proprio record personale nel Km da fermo con il tempo di 1’02”314, che vale il secondo posto alle spalle di Clancy. Il britannico vince la prova con un formidabile 1’00”981 che lo proietta sul terzo gradino podio. Bravissimo il francese Bryan Coquard a legittimare il suo argento con il quarto tempo di 1’03”078, anche questo record personale.
“Purtroppo questa è la dura legge dell’Omnium. Io, Elia e tutta la squadra ci credevamo, però eravamo anche consapevoli che la linea tra il tutto e il niente in questa gara è molto sottile - commenta il C.T. Marco Villa, che rimane l’ultima medaglia olimpica in pista per l’Italia, conquistata in coppia con Silvio Martinello nell’americana a Sydney 2000 -. Siamo arrivati in testa e in lotta per una medaglia fino all’ultima prova. Oggi due prove su tre erano non propriamente favorevoli ad Elia (l’inseguimento e il chilometro). Chi va forte nelle prove individuali (giro lanciato, inseguimento e chilometro) è leggermente favorito rispetto a chi come Elia predilige le prove di gruppo (corsa a punti, eliminazione e scratch). Chiaramente nelle prove di gruppo ci sono più fattori che incidono sul risultato. Complimenti agli atleti che sono saliti sul podio. Il danese Hansen, medaglia d’oro, è stato molto bravo soprattutto con il secondo posto nella corsa a punti. Il francese Coquard, medaglia d’argento, ha vinto l’eliminazione ma ha rischiato di essere eliminato al fotofinish quando c’erano ancora 9 atleti in gara, se restava fuori la sua corsa sarebbe cambiata. Nello scratch dove Elia doveva cercare di guadagnare sui diretti avversari purtroppo si è trovato a dover fronteggiare un Clancy, poi bronzo, straordinario che nel finale ha fatto un numero impressionate; tirando a oltre 70 km/h ha messo tutti in fila e fare una volata in queste condizioni diventa difficile. Alla fine Elia ha chiuso la classifica finale dopo sei gare a soli 4 punti dal bronzo, una classifica corta, ma purtroppo è rimasto fuori dal podio. L’omnium è questo, ci vuole anche un pizzico di fortuna e noi di fortuna in questi due giorni ne abbiamo avuta poca. Comunque ringrazio Elia per quello che ha fatto e costruito in questi due anni. Ha lavorato con impegno a questo progetto facendo tanti sacrifici dividendosi tra la strada e la pista. Questa olimpiade era il punto di arrivo del biennio di lavoro, ma la carriera di Elia non finisce certo qui, anzi. Elia è un ragazzo giovane e ha dimostrato di avere grinta e talento, ha ancora molto davanti per vincere e per cogliere grandi soddisfazioni sia in strada che in pista».

tuttobiciweb.it
 
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#43
Davvero un peccato, ha corso bene, è crollato in quest'ultima prova, in cui ha fatto i suoi tempi ma non è riuscito a migliorarsi come hanno fatto tutti gli altri (anche sfruttando la pista credo). Corsa a punti e scratch li ha corsi nel miglior modo possibile, come il flying lap e direi anche l'inseguimento...è stata l'ultima prova il problema, ma in nessuna prova è andato sotto le aspettative
 
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#44
Comunque sia della pista non capisco la regola stupida che se uno cade viene neutralizzato solo lui, non è un rammarico perchè comunque Elia non arrivava a medaglia, pero quando Hansen è caduto basta, sarebbe arrivato ultimo ed invece neutralizzazione solo per lui. Alla fine se io posso buttarmi a terra all'inizio stare tranquillo e riprendere alla fine bello fresco mentre gli ltri sono stanchi, o nell'inseguimento se vado male mi butto a terra cosi riprovo. Le cadute fanno parte del gioco.
 
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#45
Olimpiadi su Pista 2012: Jason conquista il suo vello d'oro
Kenny stravince la Velocità su Grégory Baugé

La quinta giornata dei Giochi Olimpici di Londra assegnava una sola medaglia, quella più antica del ciclismo e dedicata alla Velocità maschile, l'unica prova delle due ruote ad aver resistito a tutte le edizioni delle Olimpiadi a cui il ciclismo ha preso parte a partire da Atene nel 1896. La vittoria è andata al britannico Jason Kenny, il più veloce nelle qualificazioni di sabato con 9"713, il nuovo Record Olimpico. Jason conquista la sua seconda Medaglia d'Oro olimpica di questa edizione, la prima nella Velocità a Squadre dove aveva fatto vedere a tutti che mentre gli altri erano ancora umani, lui era di più. Più veloce, più forte. Quattro anni fa nella Velocità si era dovuto piegare al compagno di squadra Chris Hoy, ma nei trial britannici di quest'anno lo scozzese non è mai stato in grado di batterlo e il giovane Kenny (è del 1988) è riuscito a guadagnarsi degnamente il suo posto nei grandi. La sua tecnica è cresciuta di anno in anno e nelle ultime due stagioni è arrivato sempre in finale ai Campionati del Mondo della Velocità contro Grégory Baugé, però perdendo sempre. A dire la verità agli ultimi Campionati del Mondo aveva dato l'idea di essere arrivato al punto di riuscire a battere il francese ma a causa di una scorrettezza la giuria l'aveva retrocesso, ma aveva portato Baugé ad avere i crampi e non sarebbe più stato in grado di reggere una terza volata. Per Jason Kenny è una medaglia meritata, è stato il più forte, il più bravo in volata, dotato di un'accelerazione straordinaria: all'inizio del 2012 gli consegnarono il Mondiale del 2011 che tolsero a Baugé ma niente gli darà la soddisfazione di averlo stavolta battuto senza scuse sulla pista.

La Medaglia d'Argento è stata vinta (perché ai Giochi si vince l'Argento, non si perde l'Oro) dal dominatore della Velocità dell'ultimo quadriennio, il francese Grégory Baugé: questo ragazzo della Guadalupa del 1985 ha avuto una crescita costante negli anni diventando il punto di riferimento di una disciplina mostrando sia velocità che abilità tecniche uniche tra tutti gli specialisti della Velocità. Anche nella finale di oggi ha mostrato al pubblico, e a Kenny, la sua grande abilità nel gestire una volata contro un avversario che sapeva essere nettamente superiore: Jason Kenny, nonostante la vittoria, oggi è andato a lezione di Sprint. La Medaglia di Bronzo ha preso il volo per l'Australia grazie a Shane Perkins prima battuto 2 volate a 0 in semifinale da Baugé e poi vincendo la finalina sul grande fenomeno di questi Giochi Olimpici, Njisane Phillip di Trinidad e Tobago.

Un piccolo paragrafo lo merita proprio il ragazzo di Trinidad e Tobago Phillip: la sua tecnica, la sua accelerazione avevano stupito tutti quanti tanto da pensare che anche Kenny avrebbe potuto rischiare qualcosa. Phillip non si era tirato indietro a questo scontro, anche nelle interviste mostrava la sua tranquillità mentale senza il minimo timore reverenziale nei confonti di Kenny e degli altri avversari; arrivato alle semifinali voleva arrivare in fondo. Purtroppo la favola di Trinidad e Tobago e della sua prima medaglia si infrange prima contro la superiorità di Kenny e poi contro Perkins (con anche un po' di sue colpe nell'ultima volata dove all'ultimo giro ha un po' perso l'attimo). Il futuro però è dalla sua parte, è solamente del 1991, e tra quattro anni a Rio sappiamo già chi sarà il velocista più pericoloso sul tondino brasiliano.

Oggi si sono disputati anche i quarti di finale della Velocità femminile con tutte le migliori che hanno passato il turno quasi senza problemi: quasi, perché la cinese Shuang Guo nella prima volata si è fatta decisamente sorprendere dalla cubana Lisandra Guerra ed è andata a perdere il primo scontro diretto. Non ha però più avuto problemi a recuperare nelle altre due volate e nell'ultima giornata proverà a battere Anna Meares e ad entrare nella finale per la Medaglia d'Oro (e migliorare il Bronzo già conquistato nella sua Pechino). Nell'altra semifinale la primatista del Mondo Kristina Vogel affronterà la grande favorita del torneo, tornata in grande spolvero, Victoria Pendleton che ha fatto vedere di avere una forma veramente straordinaria.

Terminato ieri l'Omnium maschile, nel pomeriggio ha preso il via la stessa specialità al femminile: la sorpresa principale viene dalla Francia che al posto di Pascale Jeuland schiera Clara Sánchez-Henriette specialista del Keirin (dove si è classificata quarta a questi Giochi Olimpici). Questa scelta è estremamente coraggiosa ma anche mostra che i francesi non hanno grandi ambizioni di vittoria e puntano tutto sulle prestazioni nel Giro Lanciato e nei 500 metri: nonostante l'aver portato una specialista della Velocità ciò non è stato sufficiente per battere la britannica Laura Trott vincitrice del Giro Lanciato con 14"057. Laura Trott, Campionessa del Mondo in carica, si è imposta decisamente anche nell'Eliminazione battendo un'altra delle grandi favorite, Sarah Hammer: le due ragazze dopo tre prove si trovano ora in vetta alla classifica generale con 12 punti ciascuna e distanziano già di 5 punti l'australiana Annette Edmondson e di 6 l'altra attesa protagonista, la canadese Tara Whitten.

Il Titolo Olimpico dell'Omnium femminile sarà assegnato nel pomeriggio di domani insieme alla Velocità femminile e al Keirin maschile dove tornerà in pista Chris Hoy che tenterà di chiudere in bellezza la grande settimana britannica del Ciclismo su Pista.

Laura Grazioli - cicloweb.it
 
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#46
Giochi Olimpici su pista, domani le ultime tre finali del programma
Con le ultime tre finali domani termineranno le gare dei ciclismo su pista al velodromo olimpico di Londra. Il programma dell'ultima giornata sarà diviso in due sessioni con la prima del mattino che prenderà il via alle 11 ora italiana: i primi a gareggiare saranno gli uomini del Keirin che inizieranno il loro faticoso torneo che durerà per tutta la giornata. Sempre al mattino ci sarà poi la quarta prova dell'Omnium femminile, l'Inseguimento Individuale. La sessione serale invece inizierà alle 17 italiane e vivremo due ore e mezza circa di grande spettacolo: nella Velocità Donne ci saranno semifinali (Pendleton-Vogel e Meares-Guo) e finali, poi le ultime due prove dell'Omnium (al momento Trott e Hammer sono appaiate in testa a 12 punti) e infine la finale dei Kerin maschile con Chris Hoy che potrebbe regalare un'altra spledida gioia a tutti i suoi tifosi.

Le gare in programma ed in nomi in gara:

Velocità Donne
Omnium Donne
Keirin Uomini

cicloweb.it
 
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#47
Olimpiadi su Pista 2012: Hoy conclude da Imperatore
Chris conquista il sesto oro olimpico. Gran Bretagna dominatrice

Si sono concluse tra le lacrime le sei giornate di gara del Ciclismo su Pista al Velodromo dell'Olympic Park di Londra: lacrime di gioia, di delusione, di malinconia, di euforia. Tante sono le emozioni che ci ha lasciato l'ultima giornata ma le lacrime che più hanno colpito sono state quelle di Chris Hoy, lo scozzese di Edimburgo, con la vittoria nel Keirin di oggi supera il grandissimo canottiere britannico Steve Redgrave e diventa il più medagliato della storia del Regno Unito (sì anche Wiggins ha 7 Medaglie, ma Hoy ne ha ben 6 d'Oro). Sul podio è passata davanti a lui tutta una vita in bicicletta, da quando vide E.T. di Steven Spielberg e decise di andare in BMX, quando scelse di andare in Pista, quando vinse il suo primo Oro nel Chilometro, quando il Chilometro lo tolsero dal Programma Olimpico, quando ha dovuto ricostruirsi una carriera nella Velocità pura, quando a Pechino fu l'unico insieme a Micheal Phelps e Usain Bolt a vincere tutte le gare a cui prese parte, quando ha visto il giovane Jason Kenny prendere il suo posto. Si ritira da vincitore, da idolo del suo paese: la bicicletta gli mancherà? Che farà ora? Di certo queste domande, tra le lacrime, se le sarà fatte. Noi sicuramente perdiamo il personaggio che negli ultimi anni ha fatto più conoscere il Ciclismo su Pista in giro per il mondo, tra l'altro senza mai essere eccessivo o fuori luogo.

La sua sesta Medaglia d'Oro l'ha conquistata con una splendida vittoria nel Keirin, l'ultima gara di Velocità maschile in programma. Dietro il derny si era messo il tedesco Levy che intedeva fare tutta la volata in testa; il programma però viene messo in discussione dal malese Azizulhasni Awang che decide di anticiparlo quando ancora in derny è in pista. Chris Hoy capisce il tentativo di tutti di anticiparlo e si mette davanti lui ad accelerare, Levy sembra chiuso ma riesce a liberarsi e si porta all'esterno. A mezzo giro dalla fine affianca Hoy e lo supera leggermente, ma non riesce a concretizzare completamente l'attacco e Hoy resiste fin sul traguardo dove vince per mezza bicicletta. Maximilian Levy ottiene un meritato Argento, unico ad aver messo in difficoltà Chris Hoy e ad aver fatto sperare la Germania di una seconda Medaglia d'Oro dopo la Velocità a Squadre femminile. La Medaglia di Bronzo fa invece rivivere quello successe che nel 2010 al Mondiale Under23 su Strada di Melbourne quando la giuria non riuscì a stabilire chi tra Taylor Phinney e il canadese Guillaume Boivin e fu quasi costretta a consegnare due Medaglie di Bronzo a pari merito. Così è stato anche nella finale del Keirin di oggi, la ruota lenticolare di Levy impedisce di vedere chi tra l'olandese Teun Mulder e il neozelandese Simon Van Velthooven passa prima la linea del traguardo ed ecco che alla premiazione si presenta l'insolito podio con 4 atleti a festeggiare.

La Velocità femminile di oggi salutava la carriera anche di un'altra grandissima della disciplina, Victoria Pendleton che aveva dichiarato l'intento di ritirarsi dopo le Olimpiadi di Londra, ma per lei il ritiro è più amaro perché viene sconfitta, e nettamente, dall'australiana Anna Meares. Fino ad ora grande delusa di questa edizione dei Giochi, la Meares è stata autrice di due volate straordinarie: nella prima la vittoria è arrivata con l'aiuto della giuria perché Victoria Pendleton, per evitare il ritorno dell'australiana, supera la linea rossa dove deve restare e viene retrocessa. Nella seconda volata Anna Meares non trova invece alcun problema e mostra a tutti la sua superiorità vincendo nettamente ed esultando anche prima di passare il traguardo: questo trionfo fa sembrare meno amaro il fallimento dell'Australia nella trasferta britannica. La Medaglia di Bronzo è vinta invece dalla cinese Shuang Guo che sconfigge la primatista del mondo, la tedesca Kristina Vogel, e diventa in questa edizione dei Giochi l'unica a vincere una Medaglia in ogni gara di Velocità (due Argenti tra Velocità a Squadre e Keirin, un Bronzo nella Velocità Individuale).

La Gran Bretagna però si consola con la vittoria nell'Omnium femminile grazie alla giovanissima Laura Trott: questa ragazza del 1992 che è anche Campionessa del Mondo in carica di questa specialità. Si era già messa in luce ai Mondiali Juniores del 2010 a Montichiari quando vinse il primo Omnium in assoluto a 6 gare (prima di quella edizione l'Omnium era a 5 prove). Un talento incredibile per le prove veloci come ha dimostrato vincendo Giro Lanciato e 500 metri, ma anche piegando Sarah Hammer nella sfida diretta nell'Eliminazione. Per la statunitense un meritato Argento (il secondo di questi Giochi dopo l'Inseguimento a Squadre), ma quanto ci è arrivata vicina a quell'Oro, visto che si è presentata alla partenza dei 500 metri con 2 punti di vantaggio su Laura Trott. Sono 31 centesimi quelli che inchiodano Sarah Hammer all'Argento perché arriva solamente 4a nei 500 metri superata anche dall'australiana Annette Edmondson e dalla francese Clara Sánchez, una velocista prestata all'Omnium al posto di Pascale Jeuland. Annette Edmondson, la vincitrice dello Scratch, conquista un'insperata Medaglia di Bronzo anche grazie al totale flop della canadese Tara Whitten che nell'Omnium ha vinto ben 2 Campionati del Mondo ma che a Londra non è mai sembrata in grado di entrare in gara.

Si concludono così i Giochi per il Ciclismo su Pista, con il Medagliere dominato dalla Gran Bretagna con 7 Ori (come a Pechino), 1 Argento e 1 Bronzo, seguita dall'Australia (1 Oro, 1 Argento, 3 Bronzi), dalla Germania (1 Oro, 1 Argento, 1 Bronzo) e dalla Danimarca (1 Oro). La Francia conquista ben 3 Argenti (Velocità a Squadre maschile, Baugé e Coquard) mentre troviamo la prima medaglia storica per Hong Kong, il bronzo ottenuto da Wai Sze Lee nel Keirin (che attualmente è anche l'unica del suo paese). Ora l'appuntamento è per i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, con tanti sicuri nuovi protagonisti.

Laura Grazioli - cicloweb.it
 
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#48
Fantastico Chris Hoy, ha vinto alla grande. La Meares, come dice l'articolo, ha un po' salvato la spedizione australiana. Ok che hanno vinto 5 medaglie, ma hanno perso tutti i confronti diretti con la Gran Bretagna
 
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#49
Olimpiadi su Pista 2012: Six days in the life, un bilancio dei Giochi
Britannici super e tanti record del mondo

Yesterday, all my troubles seem so far away... Le gare su Pista di questi Giochi Olimpici sono finite da pochi giorni, ma il loro ricordo è ancora impresso nella nostra memoria per l'alto livello di spettacolarità che ci hanno riservato gli atleti di tutte le nazioni presenti. Ora che le competizioni sono finite si può passare dai commenti a caldo alle riflessioni più approfondite su ciò che riguarda l'organizzazione, le prestazioni e tutto ciò che è collaterale ad un evento tanto grande come i Giochi Olimpici, tutto ciò che è stato la Pista non solo per gli atleti ma anche per il pubblico presente al Velodromo e che guardava da casa.

Something... sì, effettivamente c'è qualcosa da dire sull'organizzazione, in particolare sul programma e sugli orari di gara: le finali il pomeriggio non hanno certo facilitato il pubblico da casa a seguire. Per quale motivo si è scelto di correre così presto e non la sera? Probabilmente per non far coincidere il ciclismo con il nuoto prima e l'atletica poi, ma visto il grande successo ottenuto come pubblico e ascolti se le finali fossero state la sera le cose sarebbero andare ancora meglio. Perché le gare che avevano anche sessioni al mattino (come l'Omnium) hanno avuto così tante ore vuote? Chi era ad assistere al palazzetto si è trovato tantissime ore buche difficili da riempire (i biglietti per vedere altre gare non erano poi così economici). Le gare più attese erano, senza dubbio, l'Inseguimento a Squadre maschile e la Velocità maschile, e lo sapeva bene anche il Comitato organizzatore, allora perché consumarle nei primi giorni e non all'ultimo? Bisogna sempre tenere alta l'aspettativa del pubblico in modo che dopo due giorni non consideri già conclusa la propria esperienza al Velodromo. Gli organizzatori sono stati almeno fortunati che Chris Hoy abbia vinto il Keirin l'ultimo giorno e questo ha fatto tirare un sospiro di sollievo al LOGOC.

Day Tripper... Un viaggio di un giorno queste gare lo valevano! Anche di un solo giorno, perché ogni giorno ha dato a chi seguiva uno spettacolo nuovo e prestazioni fenomenali. Solo il primo giorno di gara sono stati battuti tutti i Record del Mondo che si potevano abbattere: Velocità a Squadre maschile e femminile e Inseguimento a Squadre maschile. Il secondo giorno ancora l'Inseguimento a Squadre maschile, poi i Record Olimpici della Velocità Individuale, l'Inseguimento a Squadre femminile. Senza dubbio si può considerare la grande edizione dei Record che hanno premiato soprattutto la padrona di casa Gran Bretagna, anche se la Cina è riuscita a strappare il Record della Velocità a Squadre donne. Nonostante tutte le critiche con cui era partito, anche l'Omnium ha avuto il suo successo, alla fine si è dimostrata essere una disciplina che lascia il risultato incerto fino alla fine: probabilmente piace meno a chi segue la pista da sempre, ma gli altri di sicuro non l'hanno trovata affatto noiosa, visto che ha tenuto alta l'attenzione per due giorni consecutivi in attesa del risultato finale.

Hello, goodbye... Già qualcuno va e qualcuno vuol tornare. C'è fermento nella squadra della Gran Bretagna al termine del lungo percorso che l'ha portata ad essere la nazione faro dei Giochi da due edizioni a questa parte. Alcuni, dopo anni di più che onorata carriera come Chris Hoy e Victoria Pendleton, si ritireranno, altri passeranno direttamente e solamente al ciclismo su strada come Geraint Thomas e Peter Kennaugh, ma per altri che se ne vanno altri hanno nel cuore il desiderio di tornare e su tutti ci sono due nomi niente male: Mark Cavendish e Bradley Wiggins. Il primo è piuttosto stizzito di non aver vinto ancora un Oro olimpico e vorrebbe tentare l'esperienza del quartetto, l'altro probabilmente ha molta nostalgia e dopo aver vinto il Tour de France e la Crono Olimpica potrebbe ritrovare la porta aperta sempre per l'Inseguimento a Squadre. Forse anche l'Inseguimento Individuale, viste le dichiarazioni di Pat McQuaid che vorrebbe riportare questa disciplina nel programma dei Giochi: discipline che vanno, discipline che vengono. Bisognerà vedere se il CIO cederà alle pressioni dell'UCI: la difficoltà sarà quella di non aumentare il numero dei partenti, ma si potrebbe tenere la regola di partire in almeno due gare delle specialità ciclistiche come ora.

All you need is love... Il Ciclismo su Pista ci regala anche un po' di gossip gustoso rubato dal Daily Mail. È nata una bella storia d'amore nella nazionale britannica, si tratta dei bicampioni olimpici (entrambi hanno vinto due ori ciascuno) Jason Kenny e Laura Trott: il quotidiano britannico, famoso per queste cose, li ha pizzicati a baciarsi sulle tribune del Velodromo proprio dietro a David Beckham. Così non è facile passare inosservati. Ormai però la giovane coppietta pare lanciata su tutti i giornali e infatti non tanto dopo i due sono stati visti sulle tribune del Beach Volley in compagnia nientepopodimenoché del Principe Harry! Ormai il ciclismo su pista è entrato anche nel cuore dei reali inglesi: Harry, spiacenti, sei arrivato tardi e ora Laura Trott è già impegnata di nuovo. Peccato perché era appena finita la storia con Samuel Harrison e forse un po' di spazio lo si poteva trovare per un Principe di Windsor...

Hey Jude... giustamente l'ultima dedica la facciamo a lui, a Paul McCartney, presente al Velodromo la terza sera di gare: riesce a fare uno show tutto suo, fa cantare tutte le 6.000 persone sugli spalti e probabilmente anche gli atleti nel parterre. Non è l'unico VIP catturato dalla magia della Pista (che, per inciso, ha raccolto le gare più seguite in Gran Bretagna), sugli spalti sono stati infatti visti anche David Beckham e Kobe Bryant: di sicuro non poteva esserci pubblicità migliore per il movimento. Anche da casa, tramite Twitter, sono arrivati i complimenti di Samuel L. Jackson, cosa potevamo volere più di così?

The long and winding road... lunga sarà davvero la strada che porterà a Rio, 4 anni di preparazione e di lavoro, 4 anni di attesa, 4 anni per rifondare il movimento di tutte le federazioni, 4 anni per portare gente nuova, 4 anni per prendersi le giuste rivincite. 4 anni per prendere un Ticket to ride!

Laura Grazioli per cicloweb.it
 
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