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Cicloamatori: meglio le pedalate ecologiche...
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Cicloamatori: meglio le pedalate ecologiche...
Ciclismoweb non ha mai trattato il ciclismo amatoriale; per questo, con buona pace di Riccardo che mi mette a disposizione questo spazio per poter dire la mia, lo faccio io per la prima volta sperando anche che sia l'ultima visto il tema che sto per affrontare.

Prima di proseguire nella lettura vi invito a guardare con attenzione il filmato presente a questo link: http://www.gbsportbike.com/nera.htm.

Si avete visto bene. Per correttezza vi dico subito che il corridore che vince la gara in maglia di campione del mondo non è norvegese e non si chiama Thor Hushovd e che la gara in oggetto non è ne la Milano – Sanremo, ne una tappa del Tour de France ma una corsa amatoriale che si è disputata a Basilicagoiano in provincia di Parma. Il campione del mondo, uno dei mille che vestono la maglia iridata alle gare amatoriali, si è reso protagonista di un gesto a dir poco assurdo, sconcertante.

Non credo in palio ci fosse un milione di euro o una Ferrari o un diamante da 24 carati (in quel caso un comportamento del genere sarebbe comunque condannabile) ma, nella migliore delle ipotesi, un cesto con prodotti alimentari e soprattutto la gloria del momento, la soddisfazione di vincere una gara in maglia iridata lasciandosi alle spalle imbianchini, dopolavoristi e geometri.

Si parla tanto di esasperazione del ciclismo giovanile ma le immagini che avete appena visto sono la miglior dimostrazione che gli adulti, in alcuni casi, sono più incoscienti (meglio limitare i termini) di un ragazzino di 15 o 16 anni. Il risultato della volata del campione del mondo, del quale ignoro (volutamente) il nome, sono riportati nella pagina: un paio di gessi, costole rotte ecc. ecc. Tutto questo perchè? Per vincere una bottiglia di vino. Certo, l'agonismo è una componente fondamentale nella vita di ognuno ma un conto è sentire l'agonismo, un altro è perdere la ragione ed essere disposti a tutto pur di sfrecciare al primo posto in una gara di paese, come se quella vittoria potesse spalancare le porte al professionismo.

Proprio domenica ho avuto la fortuna di partecipare ad una granfondo. Immeritatamente l'organizzatore mi ha dato il privilegio di partire nella tanto ambita prima griglia: per intenderci una sorta di Eldorado alla quale tutti aspirano e pur di farvi parte tutti sono disposti a qualsiasi cosa (scavalcare le transenne, scambiare i chip con i compagni, ecc. ecc.). Non appena il sindaco ha abbassato la bandierina a scacchi ecco il delirio. Mi sembrava di essere a Pamplona nel giorno di San Firmino quando vengono liberati i tori per strada. Dopo essermi posizionato con cautela al margine destro della carreggiata, e pedalando onestamente a 25 chilometri orari, sono stato superato da un campione del mondo (quello che ha vinto la gara del filmato) che è sfrecciato come un Frecciarossa sul marciapiede facendo una gimkana tra mogli, fidanzate e amici dei partecipanti. Per cinque chilometri ho sentito insulti di ogni genere da lattonieri, ragionieri e notai che, spingendo a 29 km/h il 53x11 in millecinquecentesima posizione, correvano come Vallanzasca inseguito dai carabinieri.

Perchè si corrono questi rischi? Perchè ci sono persone che rischiano la propria vita e rischiano di rovinare quella degli altri per un giro in bicicletta? Una vittoria in una granfondo cosa può dare ad una persona di 40/45 anni che dal ciclismo che conta ha avuto poco o niente?

Ve lo confesso, non sono riuscito a darmi una risposta a queste domande. Gesti come questo sono da condannare e persone come questo campione del mondo devono essere messe in disparte, non una, due o tre settimane, per sempre! Il ciclismo non ne sentirà la mancanza, anzi forse sarà più bello.

Stefano Bertolotti - ciclismoweb.net
stefano@ciclismoweb.ne
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