Login Registrati Connettiti via Facebook



Non sei registrato o connesso al forum.
Effettua la registrazione gratuita o il login per poter sfruttare tutte le funzionalità del forum e rimuovere ogni forma di pubblicità invasiva.

Condividi:
Corridori che si sarebbero trovati bene in altre epoche
#1
Titolo abbastanza eloquente direi.

Parto con Tom Dumoulin che va fortissimo a crono e se la cava su salite lunghe, su percorsi vallonati e sul pavé. Vincerà tanto anche oggi perché il motore è veramente notevole, ma chissà cosa avrebbe potuto combinare nel ciclismo meno specializzato degli anni 70 e dei primi anni 80, quando peraltro le salite lunghe con pendenze in doppia cifra, suo attuale tallone d'Achille nei GT, ancora non erano diffuse come al giorno d'oggi.
 
Rispondi


[+] A 2 utenti piace il post di Luciano Pagliarini
#2
Boh. Non mi viene in mente niente a riguardo.
 
Rispondi
#3
Su Dumoulin non sono sicuro siano una problema solo le pendenze in doppia cifra (quello sicuramente è un bel handicap per uno che pesa così tanto), ma anche proprio le tre settimane e le tappe con tante salite.
Comunque senza usare una DeLorean a così lunga gittata, Tom si sarebbe trovato già bene negli anni '90 contro Indurain e Ullrich....
Sulle qualità per le corse di un giorno sono d'accordo con te (più strappi che pavé però a sensazione) e l'impressione è che potrebbe coltivarle meglio anche al giorno d'oggi.

L'altra domanda intrigante è se Sagan sarebbe stato un Merckx fosse vissuto negli anni '60 e '70? Secondo me la risposta è no. Assomiglia molto più di quanto lo si creda ai belgi che hanno popolato il ciclismo dagli anni '40 agli anni '70 (in prima fila: Van Steenbergen, Van Looy, De Vlaeminck e Maertens), che alla fine anche loro, pur in ciclismo più orizzontale, hanno dovuto specializzarsi nelle classiche, non solo per motivi territoriali. Anche Sagan avrebbe dovuto piegarsi a quello, magari con più libertà di farci divertire e mostrare la sua classe a tutto tondo, ma il suo palmares sarebbe stato molto simile a quei mostri sacri (e così sarà anche al giorno d'oggi credo), ma assolutamente non paragonabile a quello del Cannibale.
 
Rispondi
#4
Sagan verosimilmente sarebbe stato un altro Van Looy.

Invece Wellens si sarebbe trovato bene in epoca pionieristica quando gli scatti a 372 km dal traguardo erano prassi.

Poi ci sono corridori del passato per cui possiamo fare il discorso inverso, Roberto Visentini ad esempio si sarebbe trovato molto meglio oggi.
 
Rispondi
#5
su Dumo anche io ho pensato ai Tour di Indurain con tanta crono e montagne non impossibili.

Sagan Merckx direi di no, non abbiamo mai visto Sagan fare classifica in corse a tappe con montagne serie (e spero di non vederlo mai).

Pantani per me si sarebbe trovato meglio ora con molta meno crono e molte più salite ripide.

Un nome che per me si sarebbe trovato meglio nel passato è Geraint Thomas. In un ciclismo meno specializzato la sua polivalenza sarebbe emersa ancor di più
 
Rispondi
#6
(12-03-2017, 07:41 PM)Luciano Pagliarini Ha scritto: Poi ci sono corridori del passato per cui possiamo fare il discorso inverso, Roberto Visentini ad esempio si sarebbe trovato molto meglio oggi.

Rilancio e ci aggiungo Chioccioli, ma in generale è un discorso che possiamo fare per tutti i corridori italiani da corse a tappe degli anni 80, anche se il Coppino e Visentini sono quelli in assoluto più penalizzati, insieme all'idolo di OldGibi.

Penalizzati dalle conseguenze della rivalità Moser - Saronni (vedi Giri ridicoli, fino all'86) e da un periodo storico che ha visto gli italiani dimenticarsi del Tour (e, ovviamente, della Vuelta).

Chioccioli, nell'intervista che vi ho postato, dice chiaramente che finito il Giro gli dicevano di andare al mare.

Visentini e Chioccioli hanno vinto un Giro a testa e basta. Il primo ne perse uno (1983) da Saronni causa abbuoni, il secondo invece nell'88 perse la rosa in mezzo alla tormenta di neve abbattutasi sul Gavia.

Oggi due cose così non accadrebbero.

Ma a parte questo Visentini fece tre Tour, mai curando la classifica, e due Vuelte, una a inizio e una a fine carriera. Chioccioli non ha mai fatto la Vuelta e ha corso solo due Tour, uno a 33 e uno a 35 anni.

Aru rischia di chiudere la carriera con più GT in palmares, eppure è inferiore ai due in tutto.

Peraltro Chioccioli in quest'epoca di uomini da GT scarsi a cronometro sarebbe uno dei migliori nelle prove contro il tempo, mentre ai suoi tempi era uno che, salvo rari casi, doveva pensare a difendersi.
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Luciano Pagliarini
#7
Ma anche gli stessi Moser e Saronni mi pare che al Tour non abbiano quasi mai partecipato, anche se Moser vinse la maglia bianca
 
Rispondi
#8
Ulissi è rimasto fedele a quella scuola di pensiero.
 
Rispondi
#9
Per questioni di sponsor, hanno corso quasi tutta la carriera in team italiani che avevano come mercato principale (e esclusivo) quello del Giro.
 
Rispondi
#10
As usual, non è così semplice.

All'epoca al Tour non partecipavano 200 corridori e anzi il numero era mutevole. Si passa dai 150 del 1970 ai 100 del 77, per poi tornare sui 150/170 nei primi anni 80 col muro dei 200 sfondato solo nell'86.

Non è tanto una questione di mercato, quanto del fatto che per un Gibi, un Beccia, un Prim (non italiano, ma corridore di assoluto livello che correva in Italia) non vi era proprio la possibilità di fare il Tour. Nell'80 e nell'81 addirittura non invitarono squadre italiane.

È un po' diverso il discorso per Visentini perché il Tour per la Carrera/Inoxpran ha sempre avuto un occhio di riguardo (invitati nel 79, 82 e dall'84 fino alla chiusura), ma a lui non fregava nulla della Boucle.

In tutto questo si era creato un certo disinteresse italiano verso il Tour.

Poi c'è la Vuelta e là è tutto un altro discorso.
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Luciano Pagliarini
#11
Integro: disinteresse italiano ricambiato dai francesi che non sono mai venuti a chiederci Moser e Saronni che al tempo erano i corridori più popolari al mondo insieme a Hinault.

E infatti alcuni podi della Boucle dei primi anni 80 sono abbastanza tristi, mi sa che qua sopra molti sono all'oscuro dell'esistenza di: Robert Alban, Raymond Martin, Angel Arroyo e forse anche di Peter Winnen (Van Der Velde spero sappiano tutti chi è).
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Luciano Pagliarini
#12
Avevo sentito un'intervista in cui Moser diceva questo e forse ho sbagliato a generalizzare per tutti gli italiani più o meno contemporanei.
Di certo è che nella loro percezione il Giro era fondamentale più di un Tour, in qualche modo per loro risultava essere una corsa più importante e/o sufficiente per la loro carriera.

Giro e Tour erano due mondi più chiusi di adesso e se proprio la corsa francese doveva aprirsi, lo faceva a favore di altri mercati, ad esempio quello colombiano.

Non rimpiango i tempi pre-WT. Il World Tour è sicuramente rivedibile e sempre migliorabile, però sono contento che i migliori possano scegliere di correre dove gli pare nelle corse più importanti. Sono contento non esistano più "ricatti" come quelli del Tour nei confronti di Pantani per fare un esempio.
 
Rispondi
#13
Il Tour era già un po' più globale: avevano gli olandesi della TI-Raleigh che da noi non sono mai venuti, un botto di squadre del Belgio, sempre un paio di spagnole.

Il Giro avendo dietro un movimento più forte poteva invitare meno squadre straniere. Di contro però furono i primi a invitare sia la Willora/Cilo-Aufina (che non era neanche l'unica squadra svizzera che veniva al Giro nei primi anni 80) che la 7-Eleven, su cui poi il Tour si lanciò una volta accortosi che erano squadre valide.

Il Giro e il ciclismo italiano sul campo hanno contribuito alla globalizzazione di questo sport molto più del Tour.

Noi invece, oltre a essere stati i primi a invitare le squadre di cui sopra, siamo stati i primi ad attingere a piene mani dal baccino di corridori del nord Europa (Knudens, Prim, Petterson, Johnsson e tutti gli altri corridori svedesi, norvegesi e danesi dell'epoca hanno corso in squadre italiane) e fu l'Alfa Lum, squadra sammarinese, a portare tra i pro tutti i maggiori talenti sovietici di fine anni 80/inizio anni 90 (parliamo di gente come Ugrumov, Tchmil, Abdujaparov, Konyshev).

Il Tour dal canto suo ha avuto il merito di esportare il prodotto fuori dai soliti paesi molto prima di noi, sono eloquenti le dichiarazioni di qualche anno fa di Wiggins in merito a ciò.

Al netto di tutto comunque fu Madonna di Campiglio ad affossare definitivamente il Giro, negli anni 90 a livello di partecipanti e di prestigio le due corse erano ancora molto vicine, il fatto che Indurain nel suo prime abbia sempre fatto il Giro e mai la corsa di casa la dice lunghissima a riguardo.

Post Madonna di Campiglio per il Giro il WT è stato una manna del cielo, purtroppo la stessa cosa non si può dire per il ciclismo italiano.

Per quanto riguarda Pantani non è tanto questione di ricatti, ma Marco post 2000 non otteneva risultati e aveva avuto un sacco di problemi tra il blitz di Sanremo e l'indagine sull'ematocrito riscontratogli post Superga nel 95. Era impossibile invitare la Mercatone Uno solo per lui, avessero avuto altri corridori di spessore magari li chiamavano.
 
Rispondi
#14
Con Duilio notavamo come fino agli anni 70 non si utilizzasse il classico 53x39, ma il 52x42.

Quintana (e in misura minore altri colombiani che usano anch'essi rapporti un po' più lunghi rispetto ai corridori di oggi, come Chaves o MAL) all'epoca avrebbe fatto fuoco e fiamme, oggi invece coi rapportini i suoi rivali riescono a contenerlo molto meglio e anche a bastonarlo in certe occasioni.

Froome invece prima degli anni 80 con rapporti più lunghi, senza la corona ovale e senza i regimi alimentari attuali avrebbe fatto decisamente più fatica.

Questo dà anche da pensare su quanto cazzo fosse forte Merckx che pesava sui 75 kg e con quei rapportoni bastonava gli scalatori in salita.

Avere a disposizione rapporti più corti appiattisce i valori, non sarebbe una cattiva idea paradossalmente mettere una limitazione rapporti tra i pro.
 
Rispondi
#15
Merckx dopo cena mangiava i biscotti nei primi anni di carriera, non credo Froome faccia altrettanto Asd
 
Rispondi
#16
(23-10-2017, 01:23 AM)Luciano Pagliarini Ha scritto: Integro: disinteresse italiano ricambiato dai francesi che non sono mai venuti a chiederci Moser e Saronni che al tempo erano i corridori più popolari al mondo insieme a Hinault.

E infatti alcuni podi della Boucle dei primi anni 80 sono abbastanza tristi, mi sa che qua sopra molti sono all'oscuro dell'esistenza di: Robert Alban, Raymond Martin, Angel Arroyo e forse anche di Peter Winnen(Van Der Velde spero sappiano tutti chi è).

Winnen se non ricordo male vinse sull'Alpe d'Huez.
Arroyo era un signor scalatore, lo spagnolo migliore in salita al Tour poi soppiantato da Delgado
Alban e Martin non li ricordavo
 
Rispondi
#17
Winnen vinse due volte sull'Alpe, 81 e 83.

All'epoca in cui era veramente la salita degli olandesi.
 
Rispondi
#18
Winnen molto famoso all'epoca anche il Colombia, visto il nome proprio di Anacona...
 
Rispondi
#19
domanda per espertoni storici: in un'epoca come quella attuale dove gli attacchi da lontano sono molto rari anche causa evoluzioni tecnologiche delle bici, secondo voi chi ci starebbe meglio tra Coppi, Bartali e Magni??
 
Rispondi
#20
Bella domanda.

Coppi è stato un corridore, per certi versi, molto più "moderno" rispetto a gente venuta dopo di lui. Si fa un gran parlare dei benefici che dà la pista e Coppi è uno dei migliori nella storia dell'inseguimento individuale, tanto per gradire.

Longilineo, gambe lunghe.....oggi gli farebbero perdere qualche kilo in più rispetto all'epoca, per renderlo adatto al ciclismo odierno che non richiede più gli sforzi prolungati degli anni 40/50. Le sue incredibili doti di fondo tornerebbero meno utili e a crono non scaverebbe i solchi di allora, un po' perché le crono sono lunghe la metà e un po' perché tra preparazione apposita, allenamento, materiali il gap tra lui e gli altri sarebbe notevolmente ridotto. Ma resterebbe un corridore comunque difficile da arginare, il quale invece che vincere con cavalcate solitarie farebbe come Froome e Contador (e Armstrong prima di loro): si toglie di ruota tutti in salita con violenti scatti col rapporto corto e poi incrementa a cronometro.

Bartali era uno scalatore puro, probabilmente il più forte di tutti i tempi, e quest'era ha pregi e difetti per gli scalatori puri. Al Tour farebbe un po' di fatica in più, non potendo far valere le sue doti di fondo come negli anni 30/40/50, ma era anche un corridore esplosivo e veloce, che saprebbe trarre maggior vantaggio da tappe di montagna "semplici" rispetto a un Quintana. Giro e Vuelta se li porterebbe a casa con la pipa in bocca, però quattro Sanremo non le vincerebbe mai.

Infine Magni........Magni è un corridore che in carriera il meglio di sé lo ha dato al Giro d'Italia e al Giro delle Fiandre. Oggi è difficile far coincidere le due corse nello stesso anno, al limite avrebbe potuto fare come Thomas, prima dedicarsi al Fiandre e poi lasciare le pietre per provare le corse a tappe. E magari avrebbe combinato qualcosa in più di Thomas, avendo un motore migliore. Oltretutto però in quest'era verrebbe penalizzato dal fatto che le sue doti di fondo e di discesista gli tornerebbero molto meno utili, non perché non servono, ma perché oggi incidono molto meno.

Dunque in definitiva Coppi sarebbe il più adatto, mentre Magni rischierebbe di vincere meno.
 
Rispondi
  


Vai al forum:


Utente(i) che stanno guardando questa discussione: 1 Ospite(i)