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Davide Cassani
#81
Cassani docente per i nuovi manager dello sport
Il ct ha parlato della ricollocazione del dopo carriera

Si è aperta ieri mattina a Coverciano la seconda sessione di AIC - Ancora In Carriera MANAGER, il corso formativo ideato dall’Associazione Italiana Calciatori in collaborazione con Studio Ghiretti & Associati.

Tra i docenti e le testimonianze di alto livello formativo delle quali potranno usufruire i corsisti di questa seconda sessione che si concluderà mercoledì, spicca sicuramente quella del CT della Nazionale Italiana di ciclismo Davide Cassani, che oggi pomeriggio ha parlato ai partecipanti alle attività formative.

I corsisti, tra i quali Simone Perrotta, Paolo Negro e dei rugbisti Valerio Bernabò e Giulio Toniolatti, hanno avuto l’opportunità di ascoltare l’esperienza personale del neo Commissario Tecnico della Nazionale Italiana di Ciclismo, tra i migliori esempi di riqualificazione lavorativa al termine della carriera agonistica.

Come detto, la seconda sessione di AIC - Ancora In Carriera MANAGER, percorso nato con l’obiettivo di preparare i partecipanti ad un post carriera oltre il calcio, fornendo loro le coordinate per valutare le proprie opportunità e per trovare gli spunti adeguati al fine di intraprendere una precisa direzione nel mondo del lavoro, proseguirà fino a mercoledì, per concludersi poi a settembre con la terza e conclusiva sessione che si svolgerà allo Juventus Stadium di Torino.

tuttobiciweb.it
 
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#82
Davide Cassani, un ct per caso
"Venghino signori, venghino! Avete il sogno di guidare un'ammiraglia, magari proprio quella della nazionale? Il posto è libero, fatevi avanti, dite due parole, fate un inchino, una piroetta sul palco e un sorriso alle telecamere. Il nuovo reality della FCI "Ct per caso" sta cercando un nuovo attore protagonista".

L'avventura alla guida della nazionale italiana di Davide Cassani è iniziata più o meno così. Investito per volontà presidenziale senza alcuna consultazione, senza che ne avesse le qualifiche e senza alcuna esperienza alle spalle. Lo abbiamo preso direttamente dalla cabina di commento della Rai e gettato nell'abitacolo di una anonima Opel Astra a noleggio.

A Ponferrada il buon Davide c'è andato più volte durante tutto il 2014. Ha perfino girato un video per conto di Garmin. Ma, probabilmente, quei vecchi volponi degli spagnoli lo hanno preso in giro e gli hanno mostrato un altro circuito.

"Faremo gara dura, la nostra parola d'ordine sarà caos programmato" questo l'annuncio lanciato da Davide Cassani dagli studi Rai di Milano. E allora giù con un gruppo di pesi super-leggeri: Nibali, Aru, i due Caruso e poi ancora Zardini e Formolo. Forse qualcuno aveva persuaso il tecnico di Faenza che la lotta per la maglia iridata si sarebbe giocata sulle rampe dell'Angliru o, forse, qualcuna delle lezioni seguite per ottenere in extremis il tesserino da ds di 1° livello non era stata molto chiara.

Sta di fatto che il mondiale spagnolo, quello reale, quello corso sul veloce circuito di Ponferrada, quello vinto da Kwiatkowski, quello che ha premiato lo spunto di Simon Gerrans, per l'Italia di Cassani infarcita di scalatori, è finito a sei chilometri dall'arrivo. Proprio quando era arrivato il momento di aprire il gas, come prevedibile, i nostri atleti hanno patito l'accelerazione impressa dai big. E tutti i sogni di Mr. Cassani si sono sciolti come neve al sole.

"Abbiamo fatto tutto quello che avevamo programmato" ha commentato il ct azzurro dopo il traguardo con lo stesso sguardo di quei primari che escono soddisfatti dalla sala operatoria sentenziando: "L'operazione è perfettamente riuscita ma il paziente è morto".

Sia ben inteso, nessun apppunto a Nibali e compagni che, senza dubbio, hanno dato il massimo anche questa volta ma, con il senno di poi, si può tranquillamente affermare che il ciclismo italiano, fortunatamente, offriva qualche soluzione più adatta per questo tipo di tracciato.

Volete i nomi? Matteo Trentin, Daniel Oss, Mauro Finetto, Enrico Battaglin, Nicola Boem, Oscar Gatto, Elia Viviani e si, perfino lui, il "viziato" Filippo Pozzato. L'unica consolazione dopo l'ennesima Caporetto del ciclismo italiano è proprio questa: ci siamo permessi il lusso di non schierare al via la migliore nazionale possibile. E, nonostante questo, siamo riusciti a strappare un onorevole 13° posto.

Perchè, inutile nasconderci, il problema sta a monte: sta in chi avrebbe dovuto scegliere una rosa e una tattica completamente diversa. Sta in chi, dopo vent'anni da commentatore, ha avuto la presunzione di trasformare la trasferta della nazionale italiana ai campionati del mondo in un reality televisivo con tanto di nomination ed esclusioni eccellenti.

Davide Cassani ha dato molto al gruppo azzurro in termini di visibilità e, probabilmente, il ruolo che meglio gli si addice è proprio quello di uomo-immagine per un movimento che ha bisogno di proporsi con maggiore credibilità al mondo esterno, ma l'ammiraglia è affare per gente preparata. Il "modello Guardiola" nel ciclismo non funziona. Prendiamone atto signor Cassani: ci ha provato ma non è andata come sperava. Ci risparmi il bis. Grazie, arrivederci... Avanti il prossimo!

Pubblicato Lunedì, 29 Settembre 2014
Scritto da Andrea Fin per Ciclismoweb.net
 
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#83
Mah, articolo davvero eccessivo...
 
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[+] A 2 utenti piace il post di Des
#84
che articolo cretino
 
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#85
Ha delle colpe, innegabile. Ma non così. Convocazioni che anche io ho trovato forse discutibili per come sono state costruite, ci sta.
Le colpe sono lì, perché Nibali era fuori forma e si sapeva, e perché si è portato a forza perché "eh, ha vinto il tour!". Ma uomo immagine quanto vuoi serviva altro. Ma quando si perde siamo tutti CT, no? Come prima esperienza non c'è male, ci siamo fatti vedere, avevamo un'idea, forse sbagliata, ma se il tuo capitano poi non tiene è dura, soprattutto se lui lascia lavorare la squadra facendo intendere che c'è.
Ora pensiamo all'anno prossimo, anche considerando che non siamo certo il movimento ciclistico più in voga del momento
 
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#86
Ci sarà antipatia personale...

Sono contrario a questa visione edulcorata del Mondiale, alla volemose bene, cioè che gli azzurri si sono impegnati e quindi va bene così, va bene così un cavolo ed è stato un bel flop...

Detto questo Cassani lo si può bocciare per la trasferta ponferradina ma non in generale. Ci sta mettendo molto impegno con stage e altre cose, innovando e lavorando per il futuro. Come competenza non lo si può discutere, è il migliore ct possibile, lo preferisco a Bettini, che le sue possibilità le ha avute e le ha buttate.
 
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#87
Sì, è un po' cattivo, anche se quasi quasi ci sta. Cioè, l'impressione è che ci sia un po' troppa melassa attorno a Cassani: vuoi perché per 20 anni ha praticamente fatto il giornalista ed è stato amato dalla maggior parte degli appassionati, vuoi perché sa comunicare sia ai più vecchi (vedi i riferimenti a Martini, manca po' sembra che gli tenesse la mano in punto di morte) e anche ai più giovani (twitter). Quindi in tanti gli hanno gettato il salvagente, e per questo un articolo anche eccessivamente cattivo - in questo caso - mi può star bene.

A risultati comunque
1° mondiale Bettini: 4°
1° mondiale Cassani: 13°
Sese

Sono d'accordo che comunque il metodo per scegliere il ct resta molto discutibile: prima prendono Bettini che ancora manco c'aveva il patentino (ma lì era una scelta di "cuore": ok, la posso accettare), poi vanno su Cassani che da 20 anni sta in cabina di commento (un po' come se la FIGC avesse preso Vialli invece che Conte: uguale proprio Sese ). Mah.
 
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#88
non riconoscere UNA attenuante non dico due ad un ct dopo UN Mondiale soltanto solo in Italia...

lo diciamo che con un Nibali a mezzo servizio, che se pure fosse stato al 110% al massimo faceva 5°-6°........... giusto il Nibali di Sheffield poteva vincere alla Kwiatek... già il Nibali di Sheffield manco il Nibali di tutti i giorni, non abbiamo UN corridore che a sto mondiale potesse arrivare nei primi 10, tolto Ulissi NON ABBIAMO UN CORRIDORE UNO SOLTANTO CHE POTESSE FARE TOP10

(e non so se riusciremo ad averlo ai prossimi mondiali perché non sono un indovino)

poi ok tattica un po' confusionaria, non s'è capito molto di ciò che volessimo fare ecc, ok però più del 13° posto di Colbrelli non potevamo proprio fare punto
 
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#89
Il Consiglio Federale, confermando tutti gli attuali incarichi tecnici, ha nominato Davide Cassani “Coordinatore della Squadra Nazionale”. Il tecnico romagnolo rappresenterà, quindi, la figura di collante tra tutti i CT e le altre figure al servizio delle Squadre Nazionali.

http://www.federciclismo.it/it/article/2...8586677b3/
 
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#90
Cassani: «Investire sui giovani, questa è la strada»
«Non solo strada, ma pista e nuovi investimenti»

Guarda avanti, eccome se guarda avanti il Commissario Tecnico Davide Cassani. «Più che al 2015 dobbiamo pensare al futuro dei nostri ragazzi. Per Rio 2016 siamo già in ritardo» ci confida l’ammiraglio azzurro senza giri di parole, mentre è al Velodromo Fassa Bortolo di Montichiari per una due giorni di test con 30 corridori italiani della categoria Juniores.

Cosa avete fatto in pista?
«Abbiamo portanto avanti il Progetto Talento per il quale nel 2014 sono stati realizzati 600 test di valutazione su altrettanti atleti delle categorie esordienti e allievi, raccogliendo una quantità di dati davvero importante per la Federazione e per il lavoro che possiamo svolgere noi e le rispettive squadre con loro. Si tratta di test generali, che mettono in luce le qualità dei ragazzi e che ci permettono di indicare loro anche percorsi diversi dalla strada, chi mostra qualità per la pista o altre discipline verrà incoraggiato a confrontarsi con altre scuole formidabili. Avere una mappatura del potenziale che abbiamo in Italia è un punto di partenza fondamentale, che permette a me, Marco Villa, Rino De Candido e Marino Amadori di ampliare la rosa di atleti su cui possiamo lavorare. Il fine non è il risultato a tutti i costi, le medaglie, ma la formazione dei ragazzi e di chi li segue giorno dopo giorno. Abbiamo squadre con tecnici davvero preparati, ma in altre c’è bisogno di un nostro contributo e in questo senso il Centro Studi assume un ruolo chiave».

I passi quali saranno?
«Grazie ad Elite e alla sua tecnologia, vorremmo attrezzare 15 nostri laboratori distribuiti in tutta Italia per continuare a monitorare gli atleti senza costringerli a muoversi durante la stagione. Avendo centri standard che seguono lo stesso protocollo, i tecnici regionali potrebbero valutare i corridori per far poi confluire le informazioni alla Federazione che, tramite il Centro Studi, fornirà il proprio contributo alle squadre che lo chiedono, soprattutto per quanto riguarda la preparazione e gli allenamenti finalizzati e personalizzati. Da qui a luglio organizzeremo uno stage al mese, dal 4 al 6 gennaio saremo a Jesolo con 15 corridori tra juniores e Under 23, a febbraio ci riuniremo a San Vincenzo in Toscana, a marzo a Camaiore, ad aprile a Treviso, a maggio a Gabicce Mare, a giugno e luglio in Friuli. Inoltre cercheremo di offrire ai ragazzi più meritevoli la possibilità di accumulare esperienza all’estero, fin da questo mese. Stiamo lavorando soprattutto sugli Under 23, scegliendo una rosa di atleti dilettanti per permettere loro di partecipare a corse internazionali con i professionisti. La Nazionale Under 23 sarà al via della Liegi-Bastogne-Liegi di categoria e della Parigi Roubaix Espoirs, oltre che partecipare alla Coppa delle Nazioni e ad altri importanti banchi di prova internazionali, visto che le corse importanti in Italia purtroppo sono sempre meno».

A partire dal Tour de San Luis.
«Esatto. La FCI deve essere vicina al movimento e deve dare un contributo tangibile, le nostre capacità devono essere al servizio dei ragazzi e delle loro squadre. Grazie al Centro Studi, sta crescendo una nuova leva di tecnici giovani e preparati che ci permetteranno di fare un salto di qualità indispensabile. All’ultimo corso da direttore sportivo che ho frequentato a Imola, su 35 partecipanti l’età media sarà stata inferiore ai 30 anni, il ciclismo è cambiato e ci stiamo riallineando ai suoi ritmi e a nazioni come Inghilterra e Australia che ci hanno ripresi e staccati. Bisogna far capire a chi allena i più giovani che certi allenamenti sono sbagliati, troppi chilometri sono dannosi per bambini e ragazzi ancora nell’età dello sviluppo. Le nostre indicazioni devono unirsi a strumenti di maggior controllo per far crescere il mondo giovanile. Un altro aspetto fondamentale di questo progetto è migliorare e incrementare il movimento delle discipline extra strada, in questo senso stiamo studiando diverse vie da intraprendere, ma prima di tutto dobbiamo trovare le risorse necessarie e di questi tempi non è semplice».

L’obiettivo è Rio 2016?
«Se pensiamo alla pista per Rio siamo già in ritardo. Stiamo lavorando già in ottica 2020 facendo capire ad allievi e juniores che nel velodromo c’è una scuola preziosa che va frequentata. Se invece dei 10 corridori che fanno pista oggi, tra cinque anni ne avremo 30, capite che sarà più facile costruire un quartetto e ambire a far segnare un tempo di livello. Tornando alla strada, invece il mese scorso è stato ufficializzato il percorso di Rio 2016 e devo ammettere mi piace. Pensavo, speravo fosse duro e lo è. Si tratta di un circuito impegnativo non solo per il dislivello totale ma perché nel finale dovrà essere affrontata per tre volte una salita di 8 km e mezzo. È un percorso esigente, che può sorriderci se pensiamo ad atleti come Nibali, Aru e altri giovani che scalpitano per emergere».

Come sta il ciclismo italiano?
«Non siamo messi così male come si dice. Abbiamo vinto il Tour, la gara più importante al mondo, con Vincenzo e abbiamo avuto un ragazzo come Fabio capace i piazzarsi terzo al Giro d’Italia e quinto alla Vuelta a España. Nei grandi giri siamo forti se non i più forti, purtroppo non vale lo stesso discorso nelle corse di un giorno. Nel 2014 i migliori risultati che abbiamo ottenuto nelle classiche sono stati il 6° posto di Sonny Colbrelli alla Milano-Sanremo, il 15° di Matteo Trentin alla Gand-Wevelgem, il 17° e il 50° posto di Filippo Pozzato al Giro delle Fiandre e alla Parigi Roubaix, l’8° di Enrico Gasparotto all’Amstel Gold Race, il 14° posto di Vincenzo Nibali alla Freccia Vallone, il 4° di Gianpaolo Caruso alla Liegi Bastogne Liegi, il 9° di Fabio Aru al Lombardia. Abbiamo giovani promettenti, ma devono fare un salto di qualità. Stiamo cercando di dar loro tutti gli strumenti necessari».

Fin da subito ti sei concentrato sui giovani.
«Da quando ho assunto questo ruolo, la mia prerogativa è stata investire sulle categorie minori. La Nazionale non deve esistere un solo giorno all’anno e i dilettanti devono correre con i prof, per questo sono favorevole alle Continental ma che siano Continental serie, con giovani promettenti, che vengano controllati, che siano trasparenti. Ci deve essere un “bollino di qualità”, una patente di riconoscimento per i team e per il lavoro che svolgono con gli atleti. A proposito di giovani, posso dirvi che sto lavorando per rimettere in piedi il Giro dilettanti, ma servono soldi che ora non ci sono. Per il 2015 l’attuazione purtroppo è ormai impossibile, ma spero vivamente di riuscire al più presto nell’intento perché i nostri ragazzi hanno bisogno di appuntamenti così prestigiosi».

Un proposito per l’anno nuovo appena iniziato?
«Mi auguro sia un anno tranquillo, nel quale i giovani interessanti diano i segnali importanti che ci aspettiamo, tanto nelle corse a tappe quanto nelle classiche».

Giulia De Maio, da tuttoBICI di gennaio
 
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#91
Cassani: "Voglio continental ma di qualità"
Di ritorno dal Gp Nobili, ospite d'onore alla presentazione del Prestigio d'Oro Fiera del Riso: Davide Cassani è il personaggio più richiesto nelle sale del Castello di Bevilacqua. Tifosi e appassionati fanno la fila per scattare una foto insieme a lui o per strappargli un autografo.

Lui stringe le mani, sorride, ascolta i pensieri di tutti e sale in sella della bici da passeggio donata dalla Cicli Liotto. "Il Gp Nobili è stata una corsa molto tirata. Impressionante quanto è andato forte il gruppo. Queste sono le corse che servono per far crescere i nostri giovani" racconta con convinzione "A fine stagione vorrei poter contare su di una rosa di 20-30 atleti maturi, ben preparati e di qualità tra cui poter scegliere insieme ai miei collaboratori. E' per questo che non perdo occasione per convocarli. Le gare tra i professionisti non servono agli under 23 per preparare fisicamente europei e mondiali ma per crescere e per provare sulla propria pelle cos'è il mondo del professionismo e cosa significa andare in salita mentre Valverde o gli altri big accelerano".

Il progetto portato avanti dal ct azzurro è ambizioso, mira a cambiare il volto del ciclismo italiano senza però stravolgerlo. Innanzitutto i giovani, come i tanti juniores che in queste settimane hanno avuto la possibilità di accedere ai ritiri azzurri con i professionisti: "Per quanto riguarda gli juniores vengono convocati per essere testati e monitorati. Voglio capire le loro reali potenzialità e, soprattutto, come si allenano: alcuni di loro vanno frenati perchè altrimenti rischiano di bruciarsi, altri vanno formati e spronati ad allenarsi nella maniera giusta" spiega il coordinatore azzurro.

Niente campioni prima del tempo dunque ma tanti ragazzi da tenere d'occhio. Gli stessi, poi, da affidare al mondo dilettantistico colpito dalla "riforma continental" che sta cambiando gli equilibri in campo: "L'Italia avrebbe bisogno di almeno 7-8 formazioni continental di qualità. In grado di fare un certo tipo di attività internazionale, di avere una sorta di passaporto biologico e di far maturare gradualmente i propri atleti, magari abbinate ad un team dilettantistico dove far crescere i più giovani. Oggi, purtroppo non è così ma come federazione stiamo lavorando e lavoreremo per migliorare il livello delle continental". Più professionalità per poter correre con i professionisti ma senza rinunciare al mondo dilettantistico. Anche su questo Cassani concorda: "Dobbiamo fare in modo di non perdere il calendario delle gare dilettantistiche regionali. In un periodo di crisi come questo, nel quale le gare internazionali continuano a calare, le regionali sono la nostra ricchezza. Perciò si potrebbe ampliare la partecipazione a tutti gli under 23, anche ai terzi e quarti anni tesserati per le continental..."

Quella di Davide Cassani non è una ricetta ma, piuttosto, un cantiere aperto. Consapevole che il suo operato non potrà essere giudicato solo dalle medaglie conquistate ai mondiali ma dal complessivo stato di salute dell'intero movimento ciclistico italiano: "Sarebbe sin troppo facile fare un ciclismo d'elitè imitando l'Australia. Basterebbe scegliere una decina di atleti e puntare solo su su di loro. Ma questa non è una formula applicabile al nostro movimento: in Italia abbiamo numeri molto più grandi e non possiamo permetterci di gettare al vento tutto il potenziale a nostra disposizione. Perciò stiamo cercando di coinvolgere una base che sia il più ampia possibile, dando alcuni input che possano guidare la crescita di questi ragazzi. Ciò che conta, alla fine, sono solo i risultati conquistati tra i professionisti: dobbiamo lavorare tutti in funzione di questo obiettivo".

Scritto da Andrea Fin per Ciclismoweb.net
 
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#92
Davide Cassani ce l'ha fatta: ha affrontato la 100 km del Passatore - corsa a piedi che colega Firenze a Faenza - completandola nel tempo di 9 ore e 28 minuti, certamente di tutto rilievo.
«Ho sempre corso - ha spiegato il ct - ad eccezione degli ultimi due chilometri della salita pe non rieschiare di andare fuori giri. E durante la corsa ero in contatto con il Giro d'Italia, sapevo quel che stava accadendo e il grande risultato colto da Aru mi ha dato una carica ulteriore per raggiungere questo risultato».

http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=80130
 
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#93
Nessuna info da Cassani su chi lo convince di più per Richmond?
Io avrei una squadra: Ulissi©-Modolo©-Viviani-Nizzolo-Tosatto-Bonifazio-Cimolai-Gasparotto-Paolini© . Con una squadra così si può entrare nei 20 Cool



Ok mancano 3 mesi, meglio stare zitti Sisi
 
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#94
Cosa porti a fare cinque velocisti uguali o quasi?

Poi Paolini mi sembra che ha abbandonato la maglia azzurra, al massimo va lì in veste di collaboratore o tecnico.
 
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#95
Hiko Ha scritto:Cosa porti a fare cinque velocisti uguali o quasi?

Poi Paolini mi sembra che ha abbandonato la maglia azzurra, al massimo va lì in veste di collaboratore o tecnico.
Così hai tante carte da giocare: allo sprint si lavora per chi è più fresco. Tanto tutti sappiamo che finirà con una volata di una 50ina di corridori.

Ulissi, Paolini, Gasparotto per provare ad anticipare.

Paolini è stato il primo e ultimo italiano a vincere una classica WT in questo 2015 e tu non lo convochi? E' obbligato ad esserci.
Qualche tempo fa disse di voler abbandonare la nazionale... ma pure Michael Jordan aveva detto di abbandonare il basket nel 1998 Eheh.
 
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#96
no, così allo sprint ognuno lavora per cacchi suoi...
 
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[+] A 1 utente piace il post di BidoneJack
#97
Davide Cassani ‏@davidecassani
Oggi la mia amata Dogma Pinarello k8 blu/nero mi è stata rubata. Ritrovarla sarebbe meraviglioso ma penso sia difficile. Se la vedete....

Davide Cassani ‏@davidecassani
Come questa.ruote mavic r.sys slr. copertoncini vittoria (stavo testando) neri spalla chiara non ancora in vendita.

[Immagine: COUsXLOWUAEON37.jpg]
 
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#98
Oggi è arrivata la prima medaglia della gestione Cassani Campione

Parallelismi Martini-Cassani:

-Quasi coetanei al comando per la prima volta della nazionale azzurra: 54 anni Martini, 53 Cassani
-Primo anno a secco di medaglie
-Secondo anno con un argento

Saranno cagate, però non trascurerei troppo questi corsi e ricorsi storici Shifty
 
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#99
Basta che non cominciate a scassare la minchia con la richiesta di fare Cassani senatore a vita
 
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Più che la medaglia di Malori, a cui diversi meriti vanno da attribuire alla Movistar, è da applaudire la mossa Moser che ci ha fatto mettere due corridori in top 10. Una roba mai vista... Confuso
 
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