Login Registrati Connettiti via Facebook



Non sei registrato o connesso al forum.
Effettua la registrazione gratuita o il login per poter sfruttare tutte le funzionalità del forum e rimuovere ogni forma di pubblicità invasiva.

Condividi:
Dichiarazioni di Ivano Fanini
#1
Si riparte..! :D
 
Rispondi
#2
Fanini: «Il ciclismo è diventato un incubo tragicomico»
Sabato 19 febbraio 2011 - Quattro anni alla prima infrazione anche se il prodotto incriminato è clenbuterolo. Chiede all'Uci «il pugno di ferro verso chi sbaglia» Ivano Fanini, patron dell'Amore & Vita, da anni in lotta contro il doping, che commenta così i recenti fatti legati alla sostanza proibita che hanno coinvolto Alberto Contador e il giovane ciclista italiano Alessandro Colò.
«Il ciclismo è diventato un incubo tragicomico - osserva Fanini -, dove pur di giustificarsi, si arriva a raccontare delle amare barzellette. Il clenbuterolo, secondo i colpevoli, si troverebbe nelle bistecche, anzi nel filetto di manzo. Siamo davvero al paradosso più totale. Oltre al danno pure la beffa ma adesso è davvero ora di finirla e cacciare per sempre questa gente che, oltretutto, vorrebbe far passare gli addetti ai lavori come degli stupidi».
«Questo farmaco - sottolinea il patron Amore & Vita - è stato trovato ben 4 volte a Contador nei controlli all'ultimo Tour. Colò è stato agevolato con una squalifica di un anno solo. Peggio ancora per Contador: non si sa ancora che squalifica gli verrà comminata a causa dell'intervento della federazione spagnola che lo ha ingiustamente protetto, invece di punirlo. Adesso sta all'Uci ed al Tas, sanzionare il corridore con la pena giusta: due anni. Deve servire da lezione per lui, che è un campione e per dare l'esempio a tutto il resto del gruppo. Ci vuole il pugno duro verso chi sbaglia. Contador che indubbiamente è un grande campione, non può continuare a prendere in giro tutti, con la complicità, diretta o indiretta, di chi gli sta vicino».

ciclonews.it
 
Rispondi
#3
Per una volta lo appoggio in pieno.
 
Rispondi
#4
ESCLUSIVO. Uomini in nero, Nibali e le accuse infondate
Tre anni fa, l'accusa pesante a Vincenzo Nibali di essere uno degli "uomini in nero", vale a dire uno di quei corridori che si allenavano in maniera anonima dalle parti di Saint Moritz, base arcinota di Michele Ferrari. A muovere l'accusa, Ivano Fanini ed Eugenio Capodacqua su Repubblica. Il siciliano è stato uno dei pochi a dare seguito all'anunciata querela ed ora, appunto a distanza di tre anni, abbiamo ricevuto una lettera da parte degli avvocati Fausto Malucchi ed Elena Baldi, difensori di Nibali, nella quale viene spiegato - magari un po' in "legalese" - come gli accusatori abbiamo riconosciuto l'infondatezza delle loro asserzioni. Ve la proponiamo:

In ogni settore, persino in quello che si dedica alla cura delle anime, ci sono persone che barano e ci sono persone che vivono onestamente. Compito di noi tutti è quello di lottare contro i primi e cercare di dare i giusti meriti ai secondi. Distinguere gli uni dagli altri è doveroso per chiunque, soprattutto per chi svolge un ruolo fondamentale nel settore della formazione e dell'informazione.
Il fine non giustifica mai i mezzi e chi cerca di fare il paladino spesso sbaglia.
Rimanendo nello specifico dell'attività ciclistica, è sotto gli occhi di tutti il diffuso tentativo di ottenere i migliori risultati o comunque di migliorare il proprio rendimento mediante il ricorso a pratiche non consentite. Questo accade anche in tutti gli altri sport, persino in quelli motoristici e ovviamente nella vita; oserei dire che si tratta quasi di una "fisiologica patologia".
Ma non è la diffusione del fenomeno che deve indurre allo scoramento o far venir meno l'obbligo di distinzione; non è consentito ed è profondamente ingiusto dire "lo fanno tutti".
Abbiamo l'onore di conoscere personalmente Vincenzo Nibali e lo assistiamo nelle vicende giuridiche. Conosciamo la sua onestà, la sua modestia, la sua umanità ed è anche per questo che quando il Procuratore Nazionale Antidoping Dott. Ettore Torri ha ingiustamente detto “lo fanno tutti" abbiamo sentito l'obbligo di contestare la sua incredibile affermazione, chiedendo ufficialmente una doverosa rettifica. È soprattutto per questo che quando uno dei maggiori quotidiani italiani, Repubblica, in un'afosa giornata d'agosto dell'anno 2009 ha fantasiosamente collegato il nome di Vincenzo Nibali a quello di uno dei più famosi preparatori del mondo, a suo tempo però squalificato, abbiamo ritenuto di dover sporgere querela sia nei confronti di chi aveva fatto l'affermazione, Ivano Fanini, che del giornalista che tale affermazione aveva colposamente pubblicato: Eugenio Capodacqua.
Compito nostro era quello di ristabilire la verità che quell'articolo aveva palesemente violato. Per qiuesto motivo è stato istruito un fascicolo penale da parte del Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Roma, Dott.ssa Elisabetta Ceniccola e successivamente è stata fissata l'udienza preliminare davanti al GUP del Tribunale di Roma, Dott. Giuseppe Aprile.
Compito degli Avvocati non è soltanto quello di far pronunciare al Tribunale una sentenza ma è soprattutto quello di conseguire quegli stessi risultati evitando al Tribunale la pronuncia.
Dopo una trattativa con gli avvocati di Repubblica, è stato concordato che l'articolo in oggetto di querela riportava notizie non vere e che Nibali ed il medico non avevano mai avuto alcun incontro. Il giornalista e l'autore dell'articolo si sono quindi formalmente scusati con l'atleta.
In queste occasioni è doveroso anche risarcire il danno ma fino ad oggi abbiamo ritenuto che Vincenzo debba percepire somme di denaro in ragione del proprio lavoro e non a titolo di risarcimento per reati compiuti in suo danno come nel caso di specie. Gli imputati si sono pertanto impegnati a versare tali somme in favore di un ente benefico.
In conclusione possiamo affermare che l'intervista ad Ivano Fanini pubblicata il 5.8.2009 da Eugenio Capodacqua su La Repubblica e relativa a Vincenzo Nibali riportava notizie non vere e quindi diffamatorie nei confronti del ciclista. Per tale motivo gli imputati hanno ammesso l'errore e chiesto formalmente scusa all'atleta e si sono impegnati a fare un versamento in beneficenza.
Noi, in qualità di difensori e procuratori speciali di Vincenzo abbiamo rimesso la querela rinunciando alla richiesta di condanna penale nei confronti degli autori dell'articolo.

Avvocati Fausto Malucchi ed Elena Baldi

PS: Accuse pesanti, rivelatisi infondate. Davvero una vicenda grave. Siamo in possesso anche delle lettere scritte da Ivano Fanini e da Eugenio Capodacqua a Vincenzo Nibali: non le pubblichiamo per non ledere il diritto alla privacy, ma non possiamo esimerci dal manifestare qualche perplessità di fronte alle giustificazioni addotte. E ci dispiace notare come per lanciare accuse contro il ciclismo e i suoi campioni si trovi sempre spazio, mentre per riconoscere i propri errori e soprattutto far sapere agli altri di aver sbagliato, quello spazio venga sempre a mancare.

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#5
Quanto parla Fanini... Una volta su dieci ci acchiappa, per pura casualità statistica, le altre nove volte dice cazzate
 
Rispondi


[+] A 2 utenti piace il post di Gershwin
#6
Ma finalmente qualcuno che li ha denunciati, così vedono di abbassar un po' la cresta... vedi un po' come subito han fatto marcia indietro. Che gente ragazzi...
Il bello è che Fanini quando fu squalificato Pellizotti fu subito lì a dire "eh, ma io l'avevo detto che lui era uno degli uomini in nero"... bah!
 
Rispondi
#7
Poi Capodacqua ha mandato una lettera a Tuttobiciweb che è stata pubblicata e smentisce un po' quello che c'è scritto in quest'articolo sopra...in realtà ci prova, ma non mi sembra che ci riesca molto
 
Rispondi
#8
Ivano Fanini: "Meno male che in Italia abbiamo Nibali, degna maglia rosa e vero simbolo del ciclismo sano e pulito".

http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...59163&tp=n

Facepalm
 
Rispondi
  


Vai al forum:


Utente(i) che stanno guardando questa discussione: 1 Ospite(i)