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Diego Ulissi
#21
Michele Bartoli: «Ulissi è grande, ma non lo sa ancora»
Diego è un talento tutto tondo, con una classe immensa

Questa mattina era al villaggio di partenza di Foligno. Sorridente, in forma smaliante Michele Bartoli. Tirato come ai bei tempi, e disposto a parlare dei ragazzi della Lampre-Merida che segue da due stagioni come consulente della preparazione del team di Beppe Saronni.

Michele soddisfatto della vittoria di Diego Ulissi?
«Molto, moltissimo. Sono contento perché io credo tantissimo in questo ragazzo. Ha classe da vendere e un talento che gli viene riconosciuto da tutti. Deve solo crederci anche lui».

In che senso?
«Nel senso che Diego è un perfezionista e pretende sempre il massimo da se stesso, ma in certi momenti e in certi casi si fa anche del male. Nel periodo delle classiche, per esempio, ha corso con il freno a mano tirato. Ha come un blocco mentale. E come se lui pensasse: “Io non sarò mai all’altezza dei migliori”, ma non è così».

Cosa si può fare?
«Vincere e abituarsi a farlo».

Tu avevi questo tipo di blocco?
«Sì, per il mondiale. Io ero sempre molto sicuro di me stesso quando dovevo correre una Liegi o un Fiandre, ma la sfida iridata mi ha sempre bloccato a livello mentale».

In cosa ti assomiglia Diego?
«Nello scatto. Nella frustata finale. Ferron (Gian Carlo Ferretti, ndr) ha sempre detto: tu sei come la coda di una lucertola. Anche quando gliel'hai tagliata il moncone continua a dimenarsi. Io e Diego siamo così: mai darci per morti».

Diego lo vedi più come cacciatore di classiche o corridore buono anche per i Grandi Giri?
«Bisogna ancora avere un po’ di pazienza. Ha solo 24 anni ed è tutto da scoprire. Il suo recupero è eccezionale, ma Diego ha il fiuto per la vittoria. Mi sentirei di dire che a lui non manca niente. Ma una cosa gli manca».

Cosa?
«La convinzione nei suoi mezzi. Diego è un grande, ma non lo sa ancora».

tuttobiciweb.it
 
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#22
Diego Ulissi: «Mia moglie e Mori mi hanno rimesso in bici»
«La rabbia più grande? Che non mi abbiano creduto»

Li ha raggiunti l’altra sera, nel ritiro di Riotorto, dopo il Gp degli Etruschi. Della truppa Lampre-Merida è entrato a far parte anche Diego Ulissi, che sotto la guida di Daniele Righi e Mario Scirea, sosterrà una settimana di lavoro con i compagni di squadra.

La condizione è buona, la bicicletta, fatto salvo alcune eccezioni, non l’ha mai abbandonata. Il morale, come è comprensibile, non è dei più alti. I nove mesi di squalifica inflitti al corridore toscano il 19 gennaio scorso dalla Camera disciplinare elvetica (il corridore della Lampre-Merida risiede in Svizzera e ha tessera elvetica, ndr) per la sua positività al salbutamolo, un broncodilatatore, il 21 maggio scorso al termine dell’11a tappa del Giro, non gli ha fatto fare certamente i salti di gioia.

«Cosa posso dire, i giudici svizzeri hanno adottato una decisione mite, visto che potevano starci anche dodici mesi di squalifica. Mi hanno anche riconosciuto una "negligenza senza però avere volontà di migliorare le proprie prestazioni agonistiche, così come accertato dall’antidoping svizzera", però io in ogni caso mi sentivo molto meno responsabile di quanto mi hanno fatto passare. È una leggerezza, una negligenza come l’hanno definita, ma io ho detto fin da subito che avevo fatto ricorso a quel medicinale per quel tipo di problema, e qualcosa che a me sfugge non ha funzionato».

Cosa ti ha insegnato questa vicenda?
«Che d’ora in poi, io il Ventolin non lo userò più, né tanto né poco. Se avrò dei problemi d’asma mi ritirerò. Questo è certo».

Al Giro d’Italia due vittorie di tappa (Viggiano e Montecopiolo, 5a e 8a tappa) e un bellissimo secondo posto nella crono di Barolo. La comunicazione della positività al broncodilatatore (gli sono stati riscontrati 1.920 ng/ml con i 1.000 ng/ml consentiti, ndr) ha offuscato tutto…
«Diciamo che fino al 24 giugno mi sono goduto come pochi: avevo fatto un grande Giro e nessuno lo metteva in dubbio. Il giorno dopo ecco arrivare la mazzata della positività, e con annessa la sospensione da parte del mio team».

Come sono stati questi nove mesi?
«Devo essere volgare o è meglio che mi contenga?».

Contieniti, leggono anche i bambini…
«Sono stati mesi molto difficili. Devo dire però che ho avuto una grandissima fortuna: avere al mio fianco Arianna, mia moglie e la mia piccola Lia è stato fondamentale. Ma anche Saronni, Brent Copeland e tutti i miei compagni di squadra sono stati eccezionali».

Hai mai pensato di piantare lì tutto…
«Dopo aver corso la Bernocchi, prima delle tre prove del Trittico, e alla sera essere nuovamente fermato dall’Uci, mi sono sentito mancare la terra sotto i piedi. Ero davvero avvilito. Vinto. Moralmente incapace di guardare con ottimismo al futuro. Mia moglie, in questa fase è stata non brava, di più. Mi ha lasciato per un po’ nel mio brodo, poi con tatto e sensibilità ha cominciato a parlarmi, a toccare le corde giuste per farmi tornare in bicicletta».

Non ti allenavi più?
«Per una decina di giorni non ne ho voluto più sapere. In quel momento ero con la testa altrove. Guardavo il muro di casa e faticavo a pensare cosa potesse riservarmi il futuro. Guardavo la mia bimba è pensavo: come posso trasmetterle un po’ gioia? Poi ci ha pensato anche Manuele Mori. Un giorno è partito dalla Toscana ed è venuto da me a Lugano. Mi ha rimesso con forza in bicicletta e per quattro giorni non mi ha più mollato. Non smetterò mai di ringraziarlo».

I tuoi avversari ti sono stati vicino?
«Molto. Lo devo dire a gran voce, tantissimi corridori mi hanno scritto, telefonato per invitarmi a non mollare. Tanti davvero. Vincenzo (Nibali, ndr), abitando qui a Lugano, in più di una circostanza mi è venuto a cercare per uscire con me. Spesso si dice che tra ciclisti non c’è unione, io ho trovato solo affetto e una solidarietà inaspettata, che vale più di ogni altra cosa».

Beh, troviamo il lato positivo di questa brutta storia: il ciclismo è pur sempre una gran bella famiglia…
«Devo dire di si. Il gruppo con il sottoscritto è stato non carino, molto di più. Non me ne vogliano però i tanti ragazzi che mi hanno sostenuto, ma avrei preferito non scoprirlo. O almeno, non in questo modo. A questo prezzo. Ma nella sfiga… si può dire sfiga?».

Beh, l’hai detto…
«Ecco, nella sfortuna, ho trovato un gruppo di avversari che sono anche amici. E la cosa mi inorgoglisce non poco».

Quando tornerai a correre: la squalifica finisce il 28 marzo…
«Ricomincio con il Giro dei Paesi Baschi, per ritrovare confidenza con le corse, per ritrovare ritmo e fare un po’ di fuorigiri. Poi correrò Amstel, Freccia e Liegi. Giro di Romandia e Giro d’Italia. Alla corsa rosa vorrei riconfermare quanto di buono ho fatto vedere un anno fa: questa volta però senza se e senza ma».

Cosa hai nel mirino?
«Il Giro sicuramente, ma anche la maglia di Campione d’Italia: sul traguardo di Superga io ho già vinto».

Dove sarà il tuo futuro?
«Io mi vedo alla Lampre-Merida, e loro penso che si vedano con il sottoscritto in squadra. È un team che ha sempre creduto tantissimo nel sottoscritto e io spero di ripagarli di tutto quello che è giusto che si aspettino da me».

Nove mesi a pensare, a non darsi pace: hanno riconosciuto la tua buona fede. Cosa ti ha fatto incavolare più di tutto?
«Non essere creduto fino in fondo, io so di non aver fatto il furbo».

Hai mai pensato “ora andate tutti a quel paese…”
«Certo. Più e più volte. E quei corridori che dicono di non averlo mai pensato dicono il falso. Il ciclismo per me è tantissimo. È la mia passione. È la mia gioia. Ma stare lontano da casa, partire per le corse non è semplice. Io in famiglia ci sto bene. Io con Arianna e Lia vorrei starci anche più a lungo, ma la bicicletta ha i suoi tempi, le sue necessità. Capita, quindi, di pensare: ma andate tutti a quel paese… Poi, una volta che sei sul divano e magari ti scappa di vedere una gara in tivù, immediatamente capisci che il tuo posto è lì, in mezzo al gruppo».

Che stagione sarà?
«Quella di Contador, che farà vedere i sorci verdi a tutti, ma non a Nibali, che ha l’età e l’esperienza giusta per rivincere anche il Tour de France. Di Aru, che si confermerà grande tra i grandi. Di Formolo, che è uno dei giovani più interessanti, ma attenti anche a Villella e al nostro Mattia Cattaneo. Sarà anche l’anno di Niccolò Bonifazio, il nostro bomber pazzerello. Spero sia anche l’anno di Diego Ulissi, ma è meglio non dire niente. Facciamo parlare solo la strada. Forse è meglio».

Pier Augusto Stagi per tuttobiciweb.it
 
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#23
Ulissi. «Da domani riprendo a vivere. Non vedo l'ora di correre»
«Ho passato momenti durissimi, ma ora voglio guardare avanti»

Diego, ci siamo, domani è il 28 marzo, termina finalmente la squalifica.
«Se Dio vuole sì, non mi sembra neanche vero. Credimi, esco da questo periodo provatissimo. Ho passato momenti davvero difficili, ma ora voglio solo pensare a recuperare il tempo perso. Non ce la facevo più ad allenarmi».

In che senso, scusa?
«Nel senso che mi mancavano le corse. Non vedo l’ora di rimettermi il numero sulla schiena e riassaporare il gusto della competizione».

Nove mesi di squalifica inflitti il 19 gennaio scorso dalla Camera disciplinare elvetica (il corridore della Lampre-Merida risiede in Svizzera e ha tessera elvetica, ndr) per la sua positività al salbutamolo (un broncodilatatore), riscontrata il 21 maggio scorso al termine dell’11a tappa del Giro.

«Cosa posso dire, se non quello che ho già detto: i giudici svizzeri hanno riconosciuto una mia "negligenza senza però avere volontà di migliorare le proprie prestazioni agonistiche". Insomma, c’è buona fede, ma mi è costata cara. Ti prego però, cambiamo discorso perché mi riaffiora l’ansia».

Quando torni a correre?
«Al Giro dei Paesi Baschi, il 6 aprile prossimo. Poi in programma ho l’Amstel, la Freccia e la Liegi. Come vedi faccio una partenza soft».

Beh, un bel programmino.
«Dopo tanta vacanza - leggi inattività - non vedo l’ora di tornare a battagliare in mezzo al gruppo. Ai Paesi Baschi so che dovrò fare fatica, ci sarà da stringere i denti perché mi mancherà il ritmo di gara, ma poi spero di ritrovare il colpo di pedale giusto».

Sei appena tornato dalla Toscana.
«Sì, ogni dieci giorni di lavoro sulle strade di Lugano, ho fatto due tre giorni in Toscana con Michele Bartoli, che mi ha fatto fare dietro moto. Se non corri, il ritmo, l’agilità lo trovi solo facendo dietro moto».

Obiettivo?
«Fare bene al Giro d’Italia. Mi piacerebbe vincere almeno una tappa. Lì sono incominciati i miei problemi, da lì vorrei riprendere la mia rincorsa».

Alla classifica non ci pensi?
«Farò ciò che mi dirà di fare la squadra, ma io penso di essere più adatto alle corse di un giorno e alle tappe dei Grandi Giri».

Hai già visto qualche tappa della corsa rosa?
«Certo, avevo tanto tempo a disposizione… A parte gli scherzi, ho visto la 3a e 4a tappa, quella di Sestri e La Spezia, ma ho provato anche quella dell’Abetone e andrò a provare anche la crono di Valdobbiadene. Era un modo come un altro per guardare avanti e far evaporare la mia depressione».

Al Giro d’Italia ha ottenuto già tre vittorie di tappa: Tirano nel 2011 e Viggiano e Montecopiolo l’anno scorso.
«Vincerne ancora una non sarebbe niente male».

Come sono stati questi nove mesi?
«Durissimi. Meno male che ho Arianna, mia moglie, alla quale devo tutto. Lia, la nostra bimba che ci ha riempito la vita. I miei genitori, Donatella e Mauro, oltre ai miei suoceri Monica e Fabio e mio fratello Matteo che sono stati davvero una grande squadra. Insomma, la famiglia è stata la mia ancora di salvezza. Ora spero di ripagarli facendoli divertire un po’. In questi nove mesi, vi assicuro, sono stato davvero un po’ pesantuccio».

Cosa facevi quando non ti allenavi?
«Sono un tipo tranquillo, che ama stare a casa con la propria moglie e la propria bimba. Ho letto un paio di libri. Mi è piaciuto un sacco quello scritto da Giuseppe Rossi, l’attaccante della Fiorentina, che ne ha dovute passare di ogni anche lui».

Tu che sei juventino, leggi un libro scritto da un calciatore viola?
«La fede per la Juve è inattaccabile, ma la storia umana e sportiva di Rossi è davvero molto educativa. A me ha aiutato tanto per ritrovare dentro di me le motivazioni giuste per non lasciarsi andare».

Un altro libro che hai letto?
«“Scrivilo in cielo”, di Fabio Caressa. La storia di Nadia, presidente dell'Alessandria Calcio, che ha bisogno di un miracolo per tenere la sua squadra, senza sponsor e con una rosa di giocatori scalcagnati, in Serie A».

Giochi sempre con la playstation?
«Sì, quando la tivù non è occupata da Lia, gioco un oretta con Fifa 2015».

Contento di Massimiliano Allegri, il tecnico livornese della tua Juventus?
«Molto. Guarda, devo essere sincero, come molti altri juventini all’inizio ero molto scettico, oggi devo dire che ci ha zittiti tutti, dal primo all’ultimo».

Matteo, tuo fratello, che fa?
«Sta ultimando gli studi, scuola alberghiera. Con una mamma che lavora in una grande azienda vinicola (Ornellaia) e un fratello che sa cucinare, non morirò certo di fame…».

E con un papà che lavora al Ministero della Difesa di Livorno?...
«Sono al sicuro».

Cosa ti ha insegnato questa esperienza dolorosa?
«Che bisogna aver pazienza e per uno come me non è una cosa semplicissima».

La corsa dei tuoi sogni.
«La Liegi-Bastogne-Liegi. Non hai nemmeno idea di quante volte ne parlo con Michele (Bartoli, ndr) che in carriera seppe vincerne due».

Michele ha fatto incetta di classiche.
«Io spero di imitarlo almeno in parte».

Il maestro ce l’hai in casa.
«L’ho disputata già quattro volte, il miglior piazzamento 20° due anni fa. Quest’anno vorrei migliorarmi. Mi basterebbe un posto nella top ten. Ma non mi pongo limiti».

Hai anche un tecnico attento e competente come Orlando Maini.
«Dici bene, io con Orlando mi trovo a meraviglia. In verità mi trovo benissimo alla Lampre Merida, dove ci sono tante persone davvero importanti: da Saronni a Bret Copeland. Però con il Maio ci lavoro dal 2011. È una persona eccezionale, perché ci mette il cuore. Per lui i corridori sono pianeti da esplorare, conoscere e comprendere. È un tecnico che non lavora con le tabelle, ma che sa parlarti con il cuore. Io lo metto tra quelle persone che sono un valore aggiunto per la vita di un corridore. So che lui crede tantissimo in me e vorrei tanto poterlo ripagare quanto prima. Ma come ti ho detto prima, da questa vicenda ho imparato che bisogna avere pazienza. Non tanto, ma un po’ si. Poi una volta trovato il colpo di pedale giusto pancia a terra, senza guardare più in faccia nessuno. Se non dopo il traguardo».

Sai cosa si dicono nel mondo dello spettacolo prima di entrare in scena?
«No, cosa si dicono?

Merda! Dicono che porti bene.
«E allora lo dico anch’io: merda!».

Pier Augusto Stagi per tuttobiciweb.it
 
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#24
Uliss: «Abbiamo in cielo una stella in più»
La moglie di Diego ha perso la bambina che aspettava

«Saremo più uniti e più forti con una stella in più che ci proteggerà». Con il cuore colmo di tristezza Diego Ulissi affida a twitter la notizia che non avrebbe mai voluto dare: sua moglie Arianna, infatti, ha perso la bimba che portava in grembo.

tuttobiciweb.it
 
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#25
Ulissi, un anno in più con la Lampre-Merida
Un rapporto di reciproca stima, quello tra la Lampre-Merida e Diego Ulissi, ha trovato il giusto prolungamento anche a livello contrattuale.

Il vincitore di quattro tappe del Giro d'Italia in carriera aveva più volte espresso la propria volontà di continuare a legare la sua parabola professionale crescente ai colori blu-fucsia-verdi e, in occasione della recente trasferta ad Abu Dhabi, ha perfezionato assieme al team manager Brent Copeland (foto Bettini) l'accordo per correre anche nel 2016 nella Lampre-Merida.

"Ho più volte detto che ho sempre immaginato il mio futuro nella Lampre-Merida e, sapendo che anche la dirigenza e gli sponsor della squadra mi apprezzano, non è stato difficile giungere al rinnovo contrattuale - ha spiegato Ulissi - Si è trattato di pura formalità, ma mi rendo conto che per la squadra si tratta di un segnale di grande fiducia nei miei confronti. Quella stessa fiducia che tutto l'ambiente del team mi ha sempre dimostrato in tutti questi anni, accompagnando la mia crescita professionale e umana.
Sento di essere in grado di ripagare con risultati sempre migliori chi mi ha supportato, ogni anno aggiungo un tassello importante al quadro del mio profilo di corridore".

Il team manager ha sottolineato come: "Diego Ulissi è un corridore strettamente correlato al nostro ambiente, lo abbiamo assistito e tifato per lui sin da quando era juniores. E' bello poter compiere un altro passo assieme, anche perché Ulissi è un talento puro e la squadra è certa che arriveranno risultati sempre più importanti".

comunicato stampa Lampre-Merida
 
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#26
Ulissi: «Saronni ha ragione. Anch'io voglio da me molto di più»
Il corridore toscano è in ritiro alle Canaire

«Mi sto allenando bene: il posto è incantevole e il clima è da spiaggia più che da bicicletta. Ma siamo qui per allenarci, per fare un bel lavoro di base, dopo un inverno clemente che spero possa regalarci grandi soddisfazioni già in primavera, se non anche prima…».

Diego Ulissi parla da Maspalomas, dove è di stanza da lunedì scorso e ci rimarrà fino a lunedì prossimo. Quindici giorni di duro lavoro, al tepore delle Canarie. «Ci sono 27°: è stupendo», precisa il livornese.

È qui con i compagni di squadra Manuele Mori e Federico Zurlo, Jan Polanc e Luka Pibernik, oltre a Marko Kump.
«Siamo un bel gruppo, solido e affiatato – spiega il toscano -. Federico (Zurlo, ndr) è giovane ma si è integrato nel gruppo subito bene e mi piace perché è attento e scrupoloso: può davvero fare grandi cose e spero anche che possa essermi di buon aiuto nell’arco di tutta la stagione».

È di buon umore Diego, e se gli si chiede cosa ha pensato quando ha letto sulle pagine rosa de La Gazzetta dello Sport le dichiarazioni di Beppe Saronni, dove in pratica il massimo dirigente della Lampre-Merida ha chiesto ai suoi leader, senza tanti giri di parole, di dare molto di più, Diego non fa nulla per evitare la domanda: «Ha detto che dobbiamo dare di più, dobbiamo darci una mossa? ha ragione. Anch’io pretendo e voglio molto di più dal mio 2016. Spero sia un anno molto più bello di quello appena lasciato alle spalle. Ho voglia di raccogliere qualcosa di più sostanzioso. Ma ci vorrebbe una bella vittoria, ma soprattutto chiedo anche molta più continuità e sto facendo tutto quello che è necessario fare per arrivare ad ottenere questo».

Partire subito forte? Forse, ma non è una priorità: «Se parto bene meglio, ma il vero Ulissi voglio che sia al via della Tirreno-Adriatico. Da quel momento in poi spero proprio di essere sul pezzo. Dopo questo ritiro tornerò a Lugano, prima di trasferirmi con la famiglia in Toscana per le vacanze di Natale. Poi tornerò in Svizzera, prima di fare le valigie e partire il 6 di gennaio alla volta dell’Australia, da dove inizierà a tutti gli effetti la mia stagione».

Parte una nuova stagione con le classiche nel mirino e le tappe del Giro da conquistare, mentre per il suo esordio in terra di Francia, deve ancora aspettare… «È vero, mi sarebbe piaciuto fare il mio esordio al Tour de France, ma la squadra ha le sue esigenze e mi ha chiesto di correre la corsa rosa e lo farò con piacere e il massimo impegno. A 26 anni e alla mia settima stagione da professionista mi aspettavo di poter provare a correre anche sulle strade della Grande Boucle, ma tempo al tempo, arriverà anche il mio momento».

a cura della redazione di tuttobiciweb.it
 
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#27
Diego Ulissi, classe 1989, ha gareggiato tra i professionisti dal 2010 militando esclusivamente nella formazione gestita dal manager Saronni e, con il rinnovo contrattuale, si pone come una bandiera della squadra: un'importante nota tricolore come colonna portante della nuova squadra cinese.

"Sono felice di dare continuità alla mia crescita professionale, con un rigenerato entusiasmo derivante dall'impulso di una realtà nuova che si affaccia con serietà nel mondo del ciclismo professionistico: sono convinto che il prolungamento contrattuale mi consentirà di vivere un ottimo biennio pieno di soddisfazioni" ha sottolineato Ulissi.

(comunicato stampa Lampre)
 
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#28
Dovrebbe fare il Tour anziché il Giro quest'anno.

La cosa comunque mi lascia abbastanza freddo, quest'anno dovrebbe cercare invece di fare qualcosa meglio di un'alta top-10 ad Amstel e Freccia e magari essere competitivo anche alla Liegi visto che ci siamo.
 
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#29
Infatti pare che sia quello il maggior motivo, fare il Tour per poter fare le Ardenne al top della condizione, senza dover avere un altro picco pochissime settimane dopo al Giro. E' comunque una scelta rischiosa perchè il Giro gli salvava sempre la stagione, però gli potrà far bene avere nuovi stimoli.
 
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#30
A quasi 28 anni giusto che provi qualcosa di diverso, vincere l'ennesima tappa al giro, per quanto sia comunque importante, aggiungerebbe poco e con la concorrenza di quest'anno dubito riesca a fare classifica in Italia
 
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[+] A 1 utente piace il post di Jussi Veikkanen
#31
D'accordo.
Peccato però coincida proprio con l'edizione numero 100. Triste
 
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#32
Ulisse al tour é ufficiale
 
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#33
Non è un po' grandicello ulissi per essere ancora nelle giovani promesse?
 
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#34
E' tipo il "giovane" Ignazio Abate.
 
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#35
Ma quest'anno che non deve avere il mitologggggico picco di forma al Giro con cosa la giustifichiamo la sua debacle alla Doyenne?

Eh, ma è colpa della Lampre se non è competitivo alla Liegi.
 
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#36
Vediamo se in qualche tappa del Tour, magari in fuga, riesce a fare qualcosa di buono. Per le Ardenne ci avevo ormai perso la speranza
 
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#37
Ah ecco vediamo se in fuga riesce a fare qualcosa. Esce ancor più ridimensionato da questa settimana.
 
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#38
Peraltro l'anno scorso fu 7° all'Amstel e 8° alla Freccia, nonostante dovesse avere il fantomatico picco di forma al Giro aveva pure una gamba migliore.

Ma è colpa della Lampre............

Comunque Ulissi ha un difetto abbastanza pesantuccio che spesso viene ignorato perché si è troppo impegnati a usare altri concetti a sproposito (tipo il picco di forma oppure l'abusatissimo fondo), ovvero non è bravo a guidare il mezzo. E quando sei in gruppo e fai fatica a muoverti perché in bici sei imbranato finisci per sprecare energie che poi ti mancheranno quando serve (in particolar modo se corri sulle stradine del Belgio devi essere bravo a guidare la bici).

Il motore tuttavia non è da buttare, anche se ovviamente non siamo ai livelli di Valverde e neanche a quelli di un Dan Martin o di un Kwiat. Mi spaventa un po' però la deriva viscontiana che sta prendendo.
 
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#39
Noto ora un ottimo 30esimo posto a 54" alla liegi. Mah..
 
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#40
Inizio a pensare che questo andava sviluppato in tutt'altro modo proprio.

Gli ha detto pure male che è finito in Lampre negli anni d'oro dell'eterno dilemma cuneghiano.

4° al Brixia nel 2010, a 21 anni appena compiuti....un Brixia con Maniva e Cima Poffe (peraltro c'era gente che si farà in quel Brixia https://firstcycling.com/race.php?r=300&...tages&e=04)

2011 1° in Slovenia, 2° alla Coppi & Bartali, 3° al Brixia.....40° con vittoria di tappa al Giro nella terza settimana.

Nel 2012, a 23 anni ancora da compiere, 21° al Giro...in rimonta perché dopo Cervinia era 43°...e aveva in squadra sia Scarponi che Cunego, dunque zero spazio per sé.

Nel 2013 7° a una Parigi - Nizza dura, 1° alla Coppi & Bartali, 14° ai Baschi (ma era in top-10 prima della crono), 6° al Bayern Rundfahrt...32esimo alla Vuelta sempre in rimonta, perché dopo l'alto de Penas Blanca era 54esimo....e al Tour de Suisse era in top-15 prima di essere costretto a ritirarsi.

Nel 2014 3° al TDU, 11° alla Tirreno, al Giro prima della caduta di Savona era 7° nella generale con due vittorie di tappa in saccoccia (di cui una in una frazione con Carpegna + Montecopiolo)  e un 4° posto a Sestola.

A crono se la cava, in salita quando è in giornata ce la fa a restare coi migliori; a maggio, peraltro, è sempre andato forte.

Singolare anche il fatto che le classiche di livello in cui ha ottenuto i risultati migliori siano state quelle con arrivo in salita: Freccia, Mi - To, Emilia.

Forse bisognava avere il coraggio di andare fino in fondo con le corse a tappe e lasciar perdere le classiche dove ha dei limiti belli grossi.
 
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