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Dilettanti, Amadori: «Un movimento che continua a crescere»
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Dilettanti, Amadori: «Un movimento che continua a crescere»
«L'obiettivo è conquistare il mondiale in Qatar»

È ripartito dal Tour de San Luis, in Argentina, il cammino della Nazionale Italiana Under 23. Esattamente un anno fa incontrammo all’Hotel Vista di San Luis il Commissario Tecnico di categoria Marino Amadori: sebbene né lui né noi siamo scaramantici, visto che la nostra chiacchierata di allora ha portato bene, l’abbiamo ripetuta augurando agli azzurrini guidati dal romagnolo, che ha corso nella massima categoria dal 1978 al 1990, di ripetere una stagione brillante come quella del 2015.

Come è stato l’anno che ci siamo lasciati alle spalle?
«Molto molto buono. Abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati, sapevamo di avere un gruppo Under 23 di un certo livello e, lavorando in sinergia con le società, siamo riusciti a ottenere buoni risultati. Non avevamo mai vinto prima la Coppa della Nazioni, classifica di grande prestigio che siamo riusciti ad aggiudicarci brillando nei vari traguardi intermedi. Gianni Moscon ha sfiorato il successo nel Giro delle Fiandre e ha vinto il Trofeo Almar, Simone Consonni ha conquistato la Cote Picardie, Simone Petilli si è messo in mostra al Tour de l’Avenir e, nonostante la sfortuna, abbiamo portato a casa medaglie importanti sia da Tartu (argento di Martinelli, ndr) che dalla Virginia (argento di Consonni, ndr). Ci siamo tolti grandi soddisfazioni in Italia e all’estero, ai Campionati Europei e Mondiali siamo stati molto competitivi, purtroppo non è arrivata la vittoria, ma l’avremmo meritata per il potenziale dei nostri ragazzi e per il gran lavoro svolto proprio partendo proprio da San Luis».

Quest’anno al Tour de San Luis avete schierato una nazionale mista con Under 23 e professionisti.
«Sì, la Nazionale tutto l’anno ormai non è più uno slogan. Il progetto di Davide Cassani di schierare al via gli azzurri a quante più corse possibile continua anche nel 2016. In Argentina abbiamo schierato tre professionisti come Filippo Pozzato, Elia Viviani e Jakub Mareczko e tre Under 23 ossia Edoardo Affini, Edward Ravasi e Ric­cardo Minali. Pippo è stato il nostro regista in corsa; Elia e Kuba le ruote veloci (protagonisti di una sfida fratricida con striscia polemica nell’ultima tappa, ndr); con Minali il progetto guarda ai mondiali under 23 in Qatar: viste le sue doti in volata, gli ha fatto senz’altro bene confrontarsi con i campioni che erano in gara in Argentina; Ravasi è il più adatto tra i selezionati alla salita, si è potuto mettere alla prova senza particolari pressioni; Affini, il più giovane della compagnia, ha un profilo completo, e si trova bene nelle prove a cronometro. Nella settimana a San Luis è stato il nostro uomo di fatica, ma ha delle doti che negli anni gli permetteranno di emergere, ne sono convinto. Queste esperienze nel mondo dei professionisti servono ai giovani per imparare e capire cosa li aspetterà nel mondo dei professionisti. Gare come questa, da cui è iniziato il nostro 2016, rappresentano test importanti, permettono loro di capire come devono lavorare, come ci si muove in gara. Dai professionisti, al fianco dei quali hanno corso nella stessa squadra, hanno appreso sia in bici sia soprattutto giù dalla bici. Per loro sono esperienze indimenticabili, perché lasciano il segno nella loro carriera e nella loro professionalità».

Cosa si aspetta dal 2016?
«Come ben sapete in questa categoria c’è un gran ricambio, i migliori Under 23 giustamente passano professionisti, però anche quest’anno abbiamo un gruppo interessante con alcune conferme e altri ragazzi giovani di cui dobbiamo valutare il potenziale. I programmi sono tali e quali a quanto ci eravamo detti 365 giorni fa: svolgeremo una buona attività in Italia nelle corse per i professionisti, le varie tappe della Coppa delle Nazioni, l’Europeo in Francia e il Campionato del Mondo in Qatar. Stiamo lavorando per arrivare pronti a questi grandi obiettivi con due gruppi distinti. Il campionato continentale è adatto a passisti-scalatori, per ragazzi come Ravasi per intenderci, mentre del mondiale si sa che è solo sabbia, vento e pianura, dovrebbe presentare 1.200 metri di porfido ma neanche un cavalcavia, è disegnato per passisti-veloci. Per questo secondo appuntamento ragazzi come Affini e Minali, veloce e con ampi margini di miglioramento, potrebbero essere della partita. Come vedete ci stiamo muovendo per tempo già in prospettiva».

Non ha nominato Marezcko, che proprio a tuttoBICI il mese scorso ha espresso il desiderio di giocarsi le sue carte tra gli Under 23.
«Mi fa piacere il suo attaccamento alla maglia ma non è compito mio dire ora se corridori già professionisti potranno correre il mondiale nella categoria inferiore. L’UCI ha autorizzato anche gli atleti under 23 del World Tour a partecipare, ma generalmente come Nazionale preferiamo tutelare chi non ha ancora un contratto nella massima categoria: abbiamo fatto qualche eccezione in passato, mi viene in mente quando abbiamo schierato Fabio Felline a Valkenburg, ma ultimamente abbiamo adottato una linea che privilegia il lavoro sulla categoria dei dilettanti. An­diamo in direzione opposta rispetto a quanto accade a livello internazionale, ma nel nostro paese abbiamo società uniche che vivono da anni nel dilettantismo, un calendario di gare da far invidia a chiunque, quindi a mio parere è anche giusto tutelare questa attività. Andare a pescare tra i professionisti vorrebbe dire tarpare le ali ai dilettanti ma è un discorso federale e politico, che non dipende da me. Ne parlerò con Davide, che è coordinatore delle nazionali. Non escludo assolutamente che si possa cambiare, sarei il primo ad esserne felice. Se potessi convocare gli atleti del WorldTour chiamerei subito anche Moscon, che avete visto cosa ha saputo fare l’anno passato, e potrebbe tornarmi utile su qualsiasi percorso».

Andiamo sempre controcorrente...
«Stiamo lavorando per far crescere i nostri ragazzi a livello internazionale. Con Davide abbiamo sviluppato tante idee e progetti, soprattutto in ottica multidisciplinarietà. Il nostro non è un obiettivo immediato e non si limita solo alla ricerca del risultato. Il progetto ha senso a lungo termine, lavoriamo per far arrivare i nostri giovani talenti pronti al professionismo, preparati dal punto di vista fisico e mentale. E secondo me siamo sulla strada giusta. La mentalità in Italia sta cambiando, finalmente abbiamo capito tutti che per essere competitivi negli appuntamenti che contano l’esperienza internazionale è fondamentale. Con la nazionale stiamo lavorando proprio in questo senso. Il mondo è cambiato fuori dal nostro Paese, per il bene dei nostri ragazzi ci dobbiamo adeguare. Dobbiamo salvaguardare la nostra tradizione di gare e squadre, abbiamo un calendario e dei team che sono un fiore all’occhiello del ciclismo mondiale, ma dobbiamo crescere rendendo più frequente il confronto internazionale, finora è quello che ci è mancato. Ben vengano le Continental in cui i ragazzi crescono a 360°, ma anche le buone squadre dilettantistiche che in queste ultime stagioni hanno partorito promesse come Aru e Formolo... Dobbiamo concentrarci sui ragazzi adatti alle classiche, ci manca quella fascia di corridori e, se non lavoriamo bene noi, tra i prof continueremo a sentirne l’assenza».

Un sogno per quest’anno?
«Vincere il campionato del mondo. A Richmond ci siamo arrivati vicino. Speriamo di avere un po’ di fortuna: se gira un po’ dalla nostra parte, non ci ferma più nessuno».

Giulia De Maio, da tuttoBICI di febbraio
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=87375
 
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