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Ciclismo USA: il deserto del dopo-Armstrong
#1
Abbiamo sempre considerato gli Stati Uniti come una potenza in tutti gli sport e grazie ad alcuni corridori e personaggi sono arrivati al top anche nel ciclismo. Hampsten, Lemond, Armstrong a modo loro hanno fatto la storia del ciclismo, ma dal ritiro di Armstrong in poi il movimento, che sembrava tra i più lanciati, ha smesso di produrre campioni. 
Di corridori marchiati come eredi di Armstrong ce ne sono stati tanti, prima Van Garderen, poi Phinney (per il carisma, non certo per le caratteristiche) e Talansky, ma anche Dombrowski, Craddock, addirittura Mannion. In realtà nessuno è mai emerso davvero, ovviamente qualcuno ha raggiunto grandi risultati (Van Garderen con tutti i suoi limiti, Talansky che ha ancora potenziale), ma, per mettere un dato subito comprensibile, negli ultimi 10 anni solo 3 volte un americano ha chiuso una stagione nella top ten del CQ Ranking: due volte Farrar e una Leipheimer, cioè uno che non ha vinto niente e uno che non appartiene alla nuova generazione quindi c'entra poco con questo discorso. 
Dal 2010 a oggi le top ten americane nei grandi giri, escludendo Leipheimer e Horner, sono solamente 4, i due quinti posti di Van Garderen in Francia e due piazzamenti di Talansky al Tour e alla Vuelta. Nelle Classiche Monumento è andata ancora peggio, ci sono un piazzamento di Phinney alla Sanremo 2013 e un quinto di Farrar a un Fiandre. 
Le corse che si corrono negli Stati Uniti sono ben organizzate e anche godibili, ma stanno perdendo attrattiva, le startlist perdono qualità ogni anno dopo aver toccato il massimo nelle prime stagioni, le squadre Continental americane sono imbarazzanti, quelle World Tour di americano hanno solo la licenza. 
La stessa Axeon, ex Bontrager e Livestrong, comincia a prendere corridori stranieri, anche europei e proprio da questi arrivano i risultati migliori. Al momento l'unico corridore americano interessante della rosa della squadra di Merckx è Logan Owen, che ha vinto una volata al Tour of Utah un po' per caso ma ha comunque del potenziale, sia come velocista che come uomo da classiche.
Scendendo ancora più in basso si trovano i primi segnali di speranza. Nella categoria Juniores Brandon McNulty e Adrien Costa hanno dominato quasi tutte le corse a cui hanno preso parte. Hanno fatto primo e secondo in almeno 6-7 corse tra tappe e classifiche generali, arrivano al Mondiale da favoriti per quanto riguarda la cronometro e saranno competitivi pure in linea, anche se il percorso non è adatto. 
Si potrebbe cercare una spiegazione per questa crisi, ovviamente viene subito in mente lo shock per la confessione di Armstrong, ma in realtà quella al massimo si potrebbe far sentire più in là. I Van Garderen e i Talansky sono tutti corridori che hanno iniziato nel periodo d'oro di Armstrong, un corridore (e un personaggio) così dovrebbe trainare il movimento, l'ha anche fatto in pratica, visto che ha portato soldi, sponsor e corse, eppure è venuto fuori poco. Questo per dire che un movimento può essere sano, in espansione, in anticipo e tutto quello che volete, ma il campione deve nascere. Le Federazioni, le organizzazioni e i tecnici possono portare un corridore a emergere, ma il passo successivo deve farlo lui da solo. Guardate anche il movimento australiano, tutti ad esaltarlo, anche giustamente in un certo senso, ma finora le uniche grandi vittorie australiane sono di due corridori che hanno imparato a correre in Europa (e non dimenticate che anche Matthews e Dennis sono cresciuti alla Rabobank)
 
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#2
Armstrong era un campionissimo (molti diranno che era solo un dopato) e quindi sarebbe difficile da sostituire per qualsiasi Nazione. E' vero, comunque, che la base del ciclismo americano è calata rispetto a quella di 10-15 anni fa: ci sono dei discreti nomi che tu hai fatto ma mi sembra inferiore ai vari Hincapie, Hamilton, Leipheimer, Livingston e altri.

Il supporto da parte degli investitori americani non è mancato nonostante tutto, ma sono per lo più investitori che puntano a far crescere il loro brand e non mi sembra abbiano un interesse specifico verso il ciclismo americano.
Il modello USA dello sport è all'avanguardia ma non sono così sicuro che sia all'avanguardia quello specifico del ciclismo...
 
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#3
Esattamente, la scuola può essere pure buona ma le doti non si inventano.
 
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#4
Phinney è appena rientrato dopo un anno ed è già tornato alla vittoria, sono sicuro che l'anno prossima vincerà corse importanti. Il Dombro dovrebbe essere caduto in questa Vuelta dopo aver vinto in Colorado, dall'anno prossimo si potrà parlare di delusione. Per il resto è vero, comunque TJVG non ha praticamente margini di miglioramento e Talansky è troppo discontinuo, il resto è un deserto..
 
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#5
(04-09-2015, 04:41 PM)Micheliano59 Ha scritto: il resto è Putt Tanner..
 
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#6
Alla fine è tutto riconducibile al fatto che il ciclismo negli USA non ha molti appassionati

Gli anni 80 sono stati il loro periodo d'oro tra Lemond, la 7eleven, gli ori in pista, il Giro di Hampsten eppure anche all'epoca quell'eredità andò in parte perduta. Si ok arrivò Armstrong, però Lance nasceva come triatleta, non si avvicinò al ciclismo seguendo le orme dei suoi predecessori, ci arrivò per convenienza.

Alla fine anche oggi di buoni corridori ce ne sono, TJVG e Phinney possono raggiungere i livelli di Leipheimer o Hincapie. Però manca il campione, l'Armstrong o il Lemond della situazione.
 
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