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Doping, Luca Paolini positivo alla cocaina
#61
Grandissimo Oleg, un giornalista, a mio modo di vedere, non si dovrebbe intromettere in queste situazioni!
 
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#62
UCI, il caso Paolini finisce al Tribunale Antidoping
| Il caso di Luca Paolini è lontano dalla conclusione. In una nota ufficiale, infatti, l'UCI rende noto di aver demandato l'analisi del caso al Tribunale Antidoping dell'UCI. Quest'ultimo - si legge - esaminerà il caso di Paolini e si pronuncerà in base al regolamento di procedura del Tribunale: la decisione sarà pubblicata a tempo debito sul sito dell'UCI e fino ad allora non ci saranno ulteriori comunicazioni a riguardo.
Paolini era risultato positivo alla cocaina in una delle prime tappe del Tour de France ed immediatamente sospeso dall'Uci e dalla sua squadra, la Katusha.

tuttobiciweb.it
 
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#63
Luca Paolini, viaggio all'inferno e ritorno
Su La Gazzetta un'intervista ampia e istruttiva per tutti

«Questa non è solo una storia di cocaina. Anzi». Così inizia il servizio di Luca Gialanella, responsabile delle pagine del ciclismo de «La Gazzetta dello Sport» che questa mattina ci racconta con garbo e rispetto la storia di Luca Paolini. Una storia che lo stesso corridore milanese racconta con assoluta dignità e rispetto per se stesso e per quanti gli vogliono bene.
Si parla della positività al Tour che «ha affossato il “ciclista”, ma ha salvato l’”uomo”.

Una storia di dipendenza nata da semplici gocce di sonnifero che diventano indispensabili per vivere. Boccette portate di nascosto in camera. «Compagne di strada quanto la bici, per cercare una vita normale – racconta Gialanella -. E la cocaina diventa l’ultima fermata di un viaggio nell’illusione».

Luca ha quasi 39 anni e una bella famiglia che lo aspetta a casa a Faloppio (Como). La moglie Elena, i figli Gaia (15 anni) e Filippo (3). Il corridore s’è fermato al controllo del 7 luglio: positivo alla cocaina, quantità infinitesimali, tanto che la stessa Uci parla di «assunzione in contesto ricreazionale». Nessuna voglia di prendere la polvere bianca per cambiare la prestazione. «Ma io, grazie all’episodio della cocaina, sono tornato a essere una persona. Sono tornato a vivere. Sì, sono stato un pivello, ma se questo diventa il prezzo da pagare per star bene come persona, lo accetto più che volentieri».
«Prendevo gocce per dormire – spiega a Gialanella Paolini -. Il principio attivo è la benzodiazepina. Ma crea una maledetta dipendenza. Io ne avevo bisogno alla sera, per riposarmi, per affrontare lo sforzo fisico e mentale del giorno dopo. Ho cominciato nel 2004 quando morì mio cognato (Marco Rusconi, fratello della moglie Elena, dilettante, ndr). Le prendevo, poi ho smesso, poi ho ripreso. Il vero problema è la vita di tutti i giorni, i problemi grandi e piccoli, e tutto questo si somma allo sport, alle tensioni, allo stress. A livello mentale ti intacca tanto. È qui che entra l’assunzione di quelle sostanze, è triste. E da quell’errore arrivi alla cocaina. Me ne assumo tutta la responsabilità e non ho scusanti. Ma racconto questa storia perché la gente non ripeta i miei stessi errori. E molto ha contato il mio carattere».

su La Gazzetta dello Sport una pagina intera dedicata a questa delicata ma molto educativa storia che ha in ogni caso un lieto fine. Bravo Luca: tutti e due.

tuttobiciweb.it
 
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#64
Besnati: «Nel ciclismo tanti Paolini: è emergenza sonniferi»
Oggi su La Gazzetta dello Sport un importante approfondimento

Luca Paolini, atto secondo. Dopo l’intervista esclusiva di ieri per mano di Luca Gialanella, che dopo mesi di silenzio è riuscito a raccogliere il pensiero del corridore lombardo fermato al Tour per una positività alla cocaina, oggi sempre sulla rosea, Claudio Ghisalberti ha approfondito la questione legata alla dipendenza da ansiolitici, che hanno poi portato l’ex corridore della Katusha a ricorrere anche a cocaina. Ghisalberti, per saperne di più, ha sollecitato il dottor Massimo Besnati, medico di squadra alla Katusha e in Nazionale, sottoponendogli l’estremo quesito: è possibile una dipendenza da tranquillanti?

«Sicuramente si – spiega Besnati a Ghisalberti -. Il “lormetazepam”, principio attivo del Minias, tra tutte le benzodiazepine è quello che provoca più dipendenza. Si inizia con 10 gocce, poi 15, 20, 30... si arriva anche a 100. È un’escalation senza fine. Se cerchi di smettere, come tutte le droghe, provoca sindromi di astinenza. Pensate che a Milano e Verona esistono due cliniche specifiche per la disassuefazione».

Sapeva che Paolini era ricorso poi anche alla cocaina?
«No, assolutamente no».

Torniamo al sonnifero. Luca riusciva a camuffare la sua condizione?
«Sì, con il caffè. Si portava la macchinetta alle corse e prima di scendere a colazione si beveva 5-6 tazze, 180-200 milligrammi di caffeina. Questo serve per combattere l’alterazione dello stato di vigilanza, il rincoglionimento, che ti lascia un sonnifero. Però poi sei costretto ad aumentare le dosi, è il gatto che si morde la coda. Alla sera prendi qualcosa per dormire, alla mattina per stare sveglio e sempre in dosi maggiori».

Succede con tutti i sonniferi?
«Praticamente si, ma il Minias è tremendo. Con gli altri, mediante dosi a scalare, si può smettere. Prendete lo Stilnox: è molto più pesante, ma crea molto meno dipendenza. Con questo no, serve una vera e propria pratica per disintossicarsi».

Concorda con il fatto che i sonniferi siano diventati nel ciclismo une vera e propria piaga?
«Certamente. Sarei Pinocchio se dicessi che il doping è sconfitto, ma ora quello dei sonniferi è un problema più grave, molto più esteso. Un problema che coinvolge gli uomini prima ancora degli atleti. A renderlo ancora più grave l’usanza abbastanza diffusa di abbinarci l’alcol: produce un effetto bomba. Tremendo».

Tutto l’articolo è possibile leggerlo su La Gazzetta dello Sport di oggi in edicola.

tuttobiciweb.it
 
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#65
pensa te..
 
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#66
Io non capisco, ancora una volta, come mai non ci si rivolga allo staff medico della propria squadra: è ovvio che il medico, come fa Besnati in questa intervista, ti può dare consigli ed indirizzare sul farmaco più adatto, meno pericoloso ecc

Per il resto il discorso dei sonniferi non mi sorprende più di tanto :-/

Sarei molto più curioso invece da quanto tempo Paolini fa(/faceva?) uso di cocaina... Mmm
 
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#67
Luca Paolini, a seguito della pubblicazione di taluni articoli apparsi su testate giornalistiche, per lo più straniere, successivi al rilascio della propria intervista edita sulla Gazzetta dello Sport in data 27 dicembre 2015, che ne hanno artefatto il senso e il contenuto, gettando discredito sulla sua figura, precisa quanto segue.

Mai il Sig. Luca Paolini è stato, né lo è tuttora, dipendente da cocaina, né, parimenti, mai si è recato presso alcuna struttura clinica per curare una asserita propria dipendenza da tale stupefacente. Corrisponde, invece, a verità che l’atleta, per curare una dipendenza da benzodiazepine contenute in semplici sonniferi, abbia intrapreso un percorso di disintossicazione, che nulla ha a che vedere con quanto erroneamente riportato nei predetti articoli giornalistici.
Il Sig. Luca Paolini, a tutela della propria immagine e reputazione, ha conferito, pertanto, mandato ai propri legali di procedere nelle sedi ritenute più opportune.

comunicato stampa A&J Sport
 
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#68
Bruno Reverberi: «I sonniferi? E parlare delle cause...»
L'esperto team-manager, fa alcune riflessioni sul tema

Lo chiamano «zio», ma per tanti corridori è come un padre. Bruno Reverberi, che il prossimo 5 febbraio festeggerà il traguardo delle 70 primavere portate con leggerezza e una invidiabile vitalità, è senza ombra di dubbio il decano dei team-manager. Quest’anno festeggerà la bellezza di 35 anni di attività ininterrotta nel ciclismo, visto e considerato che la prima squadra è datata 1982 (Termolan Galli).

Non ha mai dormito sugli allori, ma in questo caso ha scelto di dire la sua in difesa dei corridori sulla presunta emergenza sonniferi.
«Probabilmente Massimo Besnati, che sulla Gazzetta ha parlato di pericolo sonniferi ha ragione, ma non penso che sia un’emergenza. Nella mia squadra, ad esempio, non ho ragazzi che hanno problemi di sonno. Ne ho avuto uno qualche anno fa, ma era una cosa molto limitata. Però, in ogni caso, capisco perfettamente che è giusto vigilare, comprendere e prevenire. Guai sottovalutare questo tipo si situazione. Però c’è un però…».

Dica.
«Il ciclismo e le sue corse sono radicalmente cambiati. Anche le strade, con tutte queste rotonde hanno reso tutto più maledettamente difficile».

Scusi, ma cosa c’entrano le rotonde?
«Centrano, eccome che c’entrano. Negli anni Novanta, le corse partivano molto prima, non c’erano esigenze di tivù così forti e vincolanti. Una tappa del Giro finiva alle 14.30, i trasferimenti erano ridotti all’osso, le strade molto più semplici da affrontare. Oggi i corridori sono nettamente più stressati, per mille e più ragioni. In corsa è un continuo frinire di freni per restringimenti e rotonde: è tutto un frena e rilancia. Per non parlare del numero dei corridori, dell’agonismo che è nettamente superiore. Non dico migliore, ma superiore. Le corse finiscono molto più tardi, mai prima delle 17, e gli atleti hanno molto meno tempo per recuperare. Al Giro, fino a qualche tempo fa, la “battaglia” vera a propria iniziava solo quando si alzava l’elicottero della Tv di Stato: ora pronti via è subito bagarre. E poi vogliamo parlare della mondializzazione?...».

Sì, perché, cosa c’entra la mondializzazione?
«C’entra eccome che c’entra. Fino a metà degli Anni Novanta, diciamo anche Duemila, il ciclismo era europeo, noi italiani correvamo prevalentemente in Italia. Per noi, ma non per tutti, c’era la Campagna del Nord e poi il Tour. Oggi siamo più nei terminal degli aeroporti che a casa. I ragazzi, che hanno tra l’altro meno recupero di alcuni corridori di un tempo che erano davvero la crema della crema, devono costantemente combattere con il fuso orario. Credetemi, è giusto che si parli dell’uso o dell’abuso dei sonniferi, ma va detto anche quali possono essere le cause di questa emergenza se di emergenza si tratta. Io capisco tutti, ma è giusto che si capiscano anche i corridori».

a cura della redazione di tuttobiciweb.it
 
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#69
Il Tribunale Antidoping dell'UCI squalifica per 18 mesi Luca Paolini, positivo alla cocaina al Tour 2015
L'Unione Ciclistica Internazionale ha annunciato oggi che il proprio Tribunale Antidoping è giunto ad una decisione sul caso riguardante Luca Paolini, risultato positivo alla cocaina in un controllo effettuato il 7 luglio 2015 durante il Tour de France: il 39enne ex corridore della Katusha è stato riconosciuto colpevole di un violazione "non intenzionale" del regolamento antidoping e per questo motivo è stato squalificato per 18 mesi.

cicloweb.it
 
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