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Elia Viviani
#21
frecciatine a cassani. Ragione o presunzione ?

[fon‌t='Lucida Grande', 'Trebuchet MS', Verdana, Helvetica, Arial, sans-serif]Elia Viviani. Vince la seconda tappa all’Abu Dhabi Tour e a Luca Gialanella, inviato della Gazzetta dello Sport, nonché responsabile del settore ciclismo, dice: «Io nella volata di Matthews per il secondo posto ci potevo stare. Ma non mi sono sentito responsabilizzato come leader principale della squadra, come invece succede quando corro per Sky e si punta a un obiettivo. Avevo preparato benissimo il Mondiale, e il c.t. Cassani lo sapeva. Poi si è deciso di fare la corsa per Trentin, che dava maggiori garanzie. Non in tante occasioni mi sono trovato lì davanti con le gambe giuste».[/font]

[fon‌t='Lucida Grande', 'Trebuchet MS', Verdana, Helvetica, Arial, sans-serif]Ma la ferita di Richmond è aperta e il veronese, non lesina spiegazioni. «Quando sono entrato nella fuga di Boonen e Stannard, ha prevalso l’istinto sulla responsabilità pesante da leader - spiega sempre Viviani sulla Gazzetta di vernerdì scorso -, che invece mi avrebbe spinto ad aspettare. Ho pensato all’Italia, che non aveva nessuno nella fuga, e sono scattato. Non mi sono sentito questa responsabilità addosso, e poi il leader del finale era Trentin, perché si pensava che la corsa venisse più dura. Con Cassani ci siamo parlati, e questo ragionamento deve valere anche per il Mondiale del prossimo anno. Se devo essere il leader, lo voglio sapere già al Giro d’Italia». Non si può dire che Viviani non sia stato chiaro. [/font]
 
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#22
Dal suo punto di vista ha ragione, però deve mettersi nei panni di Cassani: "Posso costruire tutto il Mondiale su un corridore che non è mai arrivato davanti alla Sanremo?". Trentin ha fatto pena ma era giusto puntare su di lui
 
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#23
Ah ma abbiamo puntato su Trentin? Mica me n'ero accorto.

Comunque sia concordo con Gersh che bisognasse fare corsa per Trentin, in una Nazionale di livello basso era quello che, a priori, offriva maggiori garanzie.
 
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#24
Non molto intelligenti le dichiarazioni di Viviani, può pensarlo ma non ha nessuna utilità dirlo, rischia solo di inimicarsi il ct in vista dei futuri appuntamenti (anche se Cassani non mi sembra il tipo che se la prende per queste cazzate)

Come dice giustmente lui, nessuno l'ha obbligato ad entrare nella fuga, se si sentiva le gambe per poter battere i vari Matthews e Kristoff su quello sprint bastava essere egoisti e dimostrarli. Nessuno avrebbe rimproverato lui per non essere entrato nel tentativo di Kwiatkowski e Boonen...
 
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[+] A 1 utente piace il post di Hiko
#25
No vabè secondo me fa bene a mettere in chiaro la situazione, le dichiarazioni buoniste non servono a niente. La difficoltà principale è far seguire i fatti alle dichiarazioni. Viviani è un corridore molto deciso, intelligente, anche forte, ma rimane il fatto che non è tra i migliori 5 velocisti al mondo e non è mai andato forte nelle Classiche, due cose che ne fanno un pessimo candidato per capitanare una nazionale in u Mondiale. Vuoi sapere a marzo se sarai il capitano? Ok hai ragione, ma non sei Kristoff, Sagan o Degenkolb, sei abbastanza affidabile ma non posso assolutamente costruire la squadra intorno a te sapendo che se rimani sui tuoi standard non entri neanche nei 10
 
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#26
Viviani: Sanermo, Rio e mondiali...
Il velocista azzurro tra bilancio e obiettivi futuri

Elia Viviani è sempre di corsa, ma anche sempre disponibile. Gli piace andare forte in bici ma anche chiacchierare. L’abbiamo intercettato appena arrivato a Londra per il primo ritiro del Team Sky in vista della stagione 2016 tra visite mediche, prime riunioni, primi programmi, visita agli studi di Sky tv e di altri sponsor, il tutto subito dopo il Campionato Europeo su pista e poco prima della tappa di Coppa del Mondo di Calì. A un passo dalle meritate vacanze il nostro polivalente portabandiera, che a 26 anni vanta 27 medaglie tra mondiali ed europei in tutte le categorie (manca quella olimpica, ma promette di rimediare a breve), tira le somme del suo 2015 e ci proietta verso la prossima stagione.

Soddisfatto di quanto raccolto a Grenchen?
«Confermarmi campione europeo nell’omnium sulla pista svizzera era il mio obiettivo quindi sì. Dico sempre che devo andare a poche prove per non rubare troppo tempo agli impegni su strada ma conquistare il bottino pieno e questa volta ci sono riuscito alla perfezione. A volte questa corsa si decide per un punto, a volte anche per meno come è accaduto a Grenchen. Ho avuto la meglio sul campione olimpico di specialità Lasse Hansen, conquistando il sesto titolo europeo assoluto della mia carriera ma ho dovuto soffrire fino all’ultimo perché c’erano tutti i rivali più temibili e nell’ultimo periodo non avevo svolto lavori specifici per la pista, quindi non mi presentavo al top per la sfida come la maggior parte di loro. È stato l’omium più combattuto degli ultimi anni, abbiamo avuto a che fare con una classifica davvero corta e aperta fino all’ultimo, personalmente ho avuto la re­sponsabilità della corsa sulle spalle e avevo troppe persone da controllare. Se marcavo uno mi scappava l’altro, ma alla fine l’ho spuntata. Nella corsa a punti finale ho faticato parecchio ma senza perdere la lucidità necessaria e nell’ultima volata ho acciuffato la terza piazza che mi ha permesso di avere la meglio sul danese che aveva i miei stessi punti in classifica. Sono contento per i buoni riscontri che ho avuto dalle prove contro il tempo, pensavo di avere di più da recuperare, invece quando c’è la condizione ho dimostrato di essere competitivo anche lì. Devo lavorare ancora un po’ sul chilometro da fermo, ma sono fiducioso».

Il bilancio della tua stagione su strada recita 8 vittorie.
«Sì, otto personali più una cronosquadre. Ho iniziato con la vittoria della seconda tappa del Dubai Tour, poi c’è stata la gioia di Genova al Giro, il mio primo successo in rosa, a seguire un altro sprint vincente all’Eneco Tour, le tre tappe al Tour of Britain e le due all’Abu Dhabi Tour. È mancata solo la decima che era il mio obiettivo, ma sono super contento. Sono felice per la qualità dei successi ottenuti e ancor di più per quanto sono cresciuto, quest’anno ho superato uno step importante per la mia carriera. Con il Team Sky mi trovo davvero bene, sono contento di aver ripagato la fiducia della squadra con un bel bottino».

Unica nota negativa il mondiale, a cui puntavi forte.
«Da Richmond sono tornato con un segnale importante per la mia consapevolezza che mi porta a lavorare ancora meglio per alzare il tiro nelle classiche, ma il risultato ha comprensibilmente lasciato l’amaro in bocca. Siamo tutti d’accordo che non avevamo un leader su cui puntare a occhi chiusi come altre nazionali, ma se partiamo sempre dall’idea che - Lombardia di Nibali a parte - non vinciamo da anni le classiche, significa partire già battuti. Abbiamo commesso un errore e ne ho parlato con Davide (il ct Cassani, ndr): non partire con un capitano. Al via avevamo troppe soluzioni, di cui alcune risultate impraticabili. Nibali e Ulissi dovevano rendere la gara impegnativa, hanno avuto una giornata no ma al di là di questo non erano adatti al percorso, come si è visto non si poteva rendere più di tanto selettivo il circuito, se non sullo strappo finale. Anche se non abbiamo il Sagan della situazione, dovevamo scegliere uno tra me, Trentin e Nizzolo e giocarcela. Non mi sono sentito responsabilizzato come leader principale della squadra, come invece succede quando corro per Sky e si punta a un obiettivo».

Spiegaci meglio.
«In squadra una settimana prima della gara tutti sanno per chi si corre, per esempio se per la Sanremo si è scelto di puntare su Swift siamo uniti per lui, anche se la Sanremo non l’ha mai vinta e ultimamente non si è piazzato. Bisogna avere le idee chiare. Quando sono entrato nella fuga di Boonen e Stannard ha prevalso l’istinto sulla responsabilità pesante da leader che invece mi avrebbe spinto ad aspettare. Ho pensato all’Italia, che non aveva nessuno nella fuga e sono scattato. Non mi sono sentito questa responsabilità addosso, così come immagino non l’abbia avvertita Nizzolo che si è ritrovato a dover fare la volata perché tutti gli altri erano saltati ma non va colpevolizzato. Non dico che dovevamo correre per me, ma che bi­sognava scegliere una punta tra gli azzurri più adatti al tracciato. Navardauskas quando mai è arrivato sul podio del mondiale? Mai, ma se credi in un corridore devi rischiare e responsabilizzarlo».

Godute per le vacanze?
«Sì! Conclusa la prima prova di Coppa del Mondo in Colombia (non sarà presente né in Nuova Zelanda a dicembre, né a Hong Kong a gennaio, ndr), sono volato a Rio de Janeiro dove ho trovato Elena (la compagna e collega Cecchini, ndr). Lei voleva visionare il percorso olimpico per capire come impostare la preparazione del prossimo anno e, visto che il tempo a quelle latitudini è sempre bello, abbiamo trascorso 10 giorni di ferie in zona Copacabana. Poi di nuovo in Italia per stare in famiglia. Ho voglia di trascorrere un po’ di tempo nella nostra casa a Vallese di Oppeano (VR) e con i nostri cari. I miei genitori, mamma Elena e papà Renato, e miei fratelli. Luca classe ’91, centrocampista cresciuto nel Verona che ora milita in D nel Legnago, e Attilio, classe ’96, che corre tra gli Under 23 nel Team Colpack».

Come trascorrerai l’inverno?
«Due settimane senza bici, poi qualche uscita in mtb ma giusto per divertirmi. Dal 1° dicembre inizierò la preparazione a Maiorca con la squadra e svolgerò lavori di base simili a quelli di un anno fa. L’unica differenza è che già dall’inverno una volta a settimana sarò in pista. Il mio programma dovrebbe iniziare a febbraio da Ma­iorca ed essere identico all’anno scorso fino al Giro d’Italia, grande obiettivo della prima parte della stagione. Per quanto riguarda le classiche, non so ancora se disputerò solo quelle adatte alle mie caratteristiche, in cui posso pensare al risultato, quindi Milano-Sanremo e Gand Wevelgem, o se sarò al via anche a qualcuna di quelle più dure al servizio dei miei compagni. Se esco in condizione dalla Tirreno-Adriatico, dopo il mondiale su pista di Londra durante il quale affronterò l’ultimo omnium prima di quello olimpico, vorrei finalmente potermi giocare le mie possibilità alla Classicissima».

Dopo la corsa rosa, avrai un solo pensiero.
«Esatto. Dopo il Giro l’unica corsa su strada a cui parteciperò penso sarà il Giro di Polonia che è stato spostato di data proprio per incentivare alla partecipazione i corridori che devono preparare Rio 2016 e rientra bene nel programma. Per il resto mi allenerò in altura e nei velodromi per arrivare al top ai Giochi Olimpici. A Londra 2012 finii 6°, ma l’ordine delle prove era diverso e non mi favoriva. Ora nell’ordine si corrono: scratch, inseguimento individuale ed eliminazione il primo giorno, chilometro da fermo, giro lanciato e corsa a punti nel secondo. Il mio tallone d’Achille è il chilometro da fermo perché è la prova meno compatibile con i lavori che svolgo per la strada ma l’anno prossimo avrò tutto il tempo per cercare di mi­gliorarmi. Ho un sogno da realizzare, darò il massimo per riuscirci».

Giulia De Maio, da tuttoBICI di novembre
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=85081
 
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#27
[Immagine: 2_0259598_1_thumb2.jpg]

Italia Italia Italia Italia Italia
 
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#28
L'altro giorno ho ascoltato un intervista di Viviani. Si è riempito la bocca non so quante volte della parola sacrificio. Viviani non rammenda le parole del saggio Alfredo Martini? Viviani ha fatto quello che gli piace fare per preparare l'Olimpiade o aveva un fucile puntanti addosso?
 
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#29
Ma te di che ti impicci scusa ?
L'intervista è sua e dice quello che vuole. Robe da pazzi...
 
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#30
I "sacrifici"...
 
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#31
Elia Viviani rinnova con il Team Sky
Come vociferato nelle scorse settimane Elia Viviani continuerà a correre anche nelle prossime due stagioni per il Team Sky: il campione olimpico dell’Omnium ha infatti prolungato l’accordo con la formazione britannica per la quale milita dal 2015 e con cui ha vinto in dieci occasioni.
Il veronese ha dichiarato: «Mi sento bene in questa squadra con i compagni e con lo staff, e questo è importante. Negli ultimi due anni ho realizzato i miei sogni vincendo al Giro d’Italia e conquistando l’oro olimpico. Durante la trattativa abbiamo parlato dei prossimi obiettivi che sono vincere la Milano-Sanremo e tornare al Giro d’Italia dopo quanto accaduto quest’anno».

cicloweb.it
 
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#32
 
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#33

ItalianNCjersey of @eliaviviani presentedtoday. IndeedbetterthanFabio Aru's UAEone. @quickstepteam and @GroupamaFDJ never disappoints. pic.twitter.com/vkC9tx6uh8

— La Flamme Rouge (@laflammerouge16) 12 luglio 2018 <script asyncsrc="https://platform.twitter.com/widgets.js" charset="utf-8"></script>


Se non si vede mettetelo voi e cancello il mio post
 
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#34
[Immagine: Dh6kgHGWAAEW6Pd.jpg]
 
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[+] A 4 utenti piace il post di Lambohbk
#35
Ci sono buone possibilità che corra sia Giro che Tour, secondo quel che ha detto recentemente
 
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#36
Stando all' intervista odierna della Gazzetta dello sport  sembra piuttosto sicura la partecipazione al Giro, mentre non ci sono certezze sulla partecipazione al Tour visto che la squadra punterà molto su Mas.
Fossi in lui farei di tutto per essere presente, a me sembra l'anno giusto, a fine carriera potrebbe essere una mancanza non da poco  nel palmares.
Poi chiaramente dipende molto anche dalla parabola che avrà, in ottica 2020 invece mi "spaventa" la crescita che potrebbe avere Jakobsen
 
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#37
Non so se nel 2020 sarà ancora in Quick-Step.

So di una squadra che è molto forte su di lui.
 
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#38
Viviani nel 2020 punterà anche forte su Tokyo e potrebbe proprio correre il Tour per uscire con una gran gamba in vista delle Olimpiadi. Quest'anno, dato che preparerà anche il Mondiale non è scontato che vada alla Boucle (io se fossi in lui andrei).

Il nuovo format dell'Ominum si presta molto di più ad utilizzare il Tour come preparazione, in quanto non ci sono più le prove cronometrate
 
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#39
Non che la vittoria di oggi cambi le cose, ma Viviani non può non correre il Tour già quest'anno a mio parere.

Unico Grande Giro che gli manca per coronare un'ottima carriera
 
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#40
Certo, un velocista di questo livello non può mancare al Tour. Però va detto che anche portare il tricolore al Giro è un grande stimolo.

Fermo restando che per un velocista non dovrebbe essere così impossibile doppiare Giro-Tour, Cavendish ai tempi d'oro lo faceva spesso. Poi questa "tradizione" si è un po' persa negli ultimissimi anni...
 
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