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Eros Capecchi
#1
 
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#2
Eros Capecchi "Liquigas 2, la rivincita"
Talento cristallino, Eros Capecchi: tricolore tra gli juniores, quarto ad un campionato del mondo, passato tra i dilettanti come un predestinato ha vestito subito da neo-professionista, nel 2006, la maglia dela Liquigas, con cui però non è riuscito a dare il meglio di sè. A quattro anni da quella esperienza, Eros tornerà alla Liquigas deciso a prendersi una rivincita che avrebbe il sapore del rilancio.

Eros mette in archivio così la parentesi estera, prima alla Saunier Duval con Leonardo Piepoli e Riccardo Riccò, e poi dal 2009 alla Fuji-Footon Servetto: stagioni incerte, funestate dagli scandali doping che avevano messo a repentaglio anche il suo posto “Quando ero arrivato alla Saunier, era una grande squadra con una organizzazione molto importante. Però poi tutto è cambiato; in molti si chiedevano se la squadra sarebbe sopravvissuta o meno. Alla fine si gioca tutto sul tuo morale, devi saper tenere duro e dare il massimo in ogni occasione. Con Gianetti sono stati tre anni molto intensi. Ho conosciuto persone che mi hanno aiutato nel mio lavoro. Questo era fondamentale per il mio miglioramento.”

Ma dopo tre anni è arrivato il momento di cambiare...“Alla fine, era giusto cambiare aria e cercare stimoli nuovi. Avrei potuto rimanere al team Geox. Ne abbiamo parlato un pò con Mauro Gianetti. Però lui non mi ha mai manifestato la volontà di tenermi per forza con lui. La Liquigas si è presentata e io ho colto l'occasione firmando un contratto di un anno”

Per il corridore umbro, classe 1986 sarà come “ritornare a casa”: “Conosco molto bene l’ambiente. Sono molto felice di aver firmato con loro, vista l'importanza della squadra e la dimensione raggiunta dal progetto. Non vedo l'ora di poter iniziare a lavorare e correre al fianco di grandi campioni come Basso e Nibali. Poi conosco ancora molte persone fra lo staff e so bene come si lavora in blu-verde.”

L'impegno, questa volta, è di fare meglio della prima esperienza in Liquigas... “Ero giovane e da allora ho accumulato molta esperienza. Ho corso al fianco di grandi campioni. E adesso sono pronto per aiutare concretamente Basso e Nibali. Con loro, continuerò ad accumulare esperienza per la mia crescita e spero di poter essere competitivo al Giro.”

Quali sono i sogni che Capecchi vorrebbe realizzare con la maglia Liquigas? “Vorrei vincere un grande giro, possibilmente il Tour de France, per quanto riguarda le corse a tappe, invece per le corse di un giorno, la Milano-San Remo è questa la corsa che mi piacerebbe di più vincere.”

Jérome Christiaens - ciclismoweb.net
 
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#3
Capecchi: stavolta tocca a me
Non è ancora riuscito a mo­strare tutto il suo talento, ma Eros Capecchi è certamente da considerare uno dei giovani di maggior prospettiva dell’intero ciclismo italiano. L’aretino di Terontola (località il Borghetto) è nato il 13 giugno 1986 e nelle categorie minori ha saputo conquistare risultati degni di un predestinato. Nella stagione 2006 Eros è passato professionista con la Liquigas, ma dopo due anni avari di soddisfazioni è approdato alla Saunier Duval dove ha raccolto due bellissime vittorie. I numerosi infortuni con cui ha dovuto fare i conti ne hanno rallentato la crescita, ma non hanno certo stoppato la sua voglia di emergere. Nel 2011 Capecchi vestirà nuovamente la maglia della Liquigas e potrà dimostrare, nella squadra che lo lanciò, tutto il suo valore. Il talento aretino dovrà scortare i capitani Basso e Nibali, ma potrà togliersi tante soddisfazioni anche a livello personale.

Torni alla Liquigas tre anni dopo averla lasciata. Come mai?
«È una delle principali realtà al mondo e sapevo che un giorno sarei tornato. Si tratta di una grande opportunità e cre­do di avere l’esperienza per recitare la ­mia parte. Sono contento che la Liqui­gas mi abbia cercato e quando è venuta fuori questa possibilità non ho avuto dubbi».

La Liquigas ti lanciò nel professionismo. Perché te ne eri andato alla fine del 2007?
«La scelta fu dettata dal desiderio di provare una nuova esperienza. Non mi trovavo in alcune cose e volevo cambiare aria, ma ora ci torno molto volentieri. Ritrovo una squadra ancora più organizzata e questo è davvero il massimo».

Che differenze ci sono tra il Capecchi che lasciò la Liquigas e quello che ci sta tornando?
«Sono più maturo sia come atleta che come persona. Ho disputato cinque grandi giri, sono cresciuto a livello fisico e credo maggiormente nelle mie possibilità. È il momento giusto per riprovare».

Quale sarà il tuo ruolo all’interno della squadra?
«Dovrò aiutare Nibali e Basso, ma in determinate corse potrò puntare al successo. Per ora mi basta questo, in futuro poi con la squadra decideremo gli appuntamenti di gara. Di certo comincio questa nuova avventura con grandi motivazioni e con la speranza di potermi ritagliare il giusto spazio».

Cosa pensi dei due capitani della Li­quigas?
«Sono due campioni formidabili che stimo sotto il profilo umano e professionale. Ho corso insieme a Nibali per due stagioni, ma ci conosciamo da tanti anni e abbiamo un ottimo rapporto. Non sono invece mai stato in squadra con Basso, ma ci ho parlato diverse volte e mi è parso un grande uomo».

È vero che ti trasferirai al nord per allenarti con Basso e per essere più vicino alla squadra?
«È una possibilità concreta, ma ancora non ho preso nessuna decisione definitiva».

Quali saranno i tuoi obiettivi a livello personale?
«Spero di aiutare la squadra e di centrare almeno una vittoria. Per riuscirci ho bisogno di correre con continuità e di avere dalla mia parte un po’ di fortuna in più rispetto agli anni passati».

Da professionista hai vinto solo alla Bi­cicletta Basca 2008. Ti manca il successo personale?
«Nel ciclismo che conta ho raccolto po­che affermazioni, ma mi ritengo un vincente e non vedo l’ora di tornare a fe­steggiare. Le vittorie aiutano a crescere sotto il profilo morale e sono essenziali. Spero di ottenere al più presto ri­sultati importanti, non importa in quale corsa».

Cosa ti resta dei successi conquistati nella Bicicletta Basca?
«Tanta gioia ed una grande emozione. Avevo appena portato a termine il mio primo Giro d’Italia ed ero stremato. Pensavo di riposarmi ed invece la squadra mi propose di andare a correre in Spagna. Il primo giorno arrivai quarto, l’ultimo vinsi la tappa e conquistai la classifica. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito e mi sono sentito davvero appagato. Fu bello anche perché all’aeroporto la gente mi riconobbe e si complimentò per quello che avevo fatto».

Dal 2008 al 2010 hai corso con Gianetti (Saunier Duval, Scott, Fuji). Come valuti i tre anni?
«È stata una bella avventura che mi ha consentito di crescere e di maturare sia a livello sportivo che personale. La prima stagione è stata positiva, poi tutto quello che è successo ci ha tolto tranquillità e sicurezza. Ci sono state cose poco piacevoli, ma sono soddisfatto».

Come giudichi il tuo 2010?
«Né esaltante, né da buttare. La caduta al Gp Insubria mi ha impedito di correre con continuità e ho dovuto faticare più del previsto per ritrovare la forma migliore, poi però ho fatto bene al Delfinato e al Tour de France. Nono­stante le difficoltà e la sfortuna credo di meritarmi la piena sufficienza».

Al momento della caduta nel Gp Insubria eri con Rinaldo Nocentini. Ne avete più parlato?
«Eravamo in fuga e ci saremmo giocati la vittoria. Ora ci scherziamo, ma quell’incidente è costato molto ad entrambi. Se penso che la causa è stata una curva pericolosa non segnalata, la rabbia sale».

Dopo i tanti infortuni che hai subito in questi anni hai mai pensato di smettere?
«No quello mai, anche se ho avuto di­versi problemi. Dopo ogni stop ho sempre dato il massimo per tornare subito in gruppo, ma quando devi rincorrere la forma migliore diventa tutto più difficile. La passione per questo sport mi permette però di guardare avanti e di non abbattermi troppo».

In quale corsa potevi vincere e non ci sei riuscito per un soffio?
«Nella tappa di Grenoble al Giro del Delfinato. Pedalavo forte e vinsi la vo­lata per il secondo posto su Thibaut Pineau, ma purtroppo davanti a noi c’era lo spagnolo Navarro».

Quali sono le tue qualità migliori sotto il profilo tecnico?
«Vado forte in salita, ho un buon recupero e posso dire la mia in una volata ristretta. Credo di essere predisposto per le lunghe corse a tappe e spero di dimostrarlo al più presto».

Quali sono le corse dei tuoi sogni?
«La Milano-Sanremo e il Tour de France».

Avevi un idolo da ragazzo?
«Ho sempre ammirato Bugno e Indu­rain».

E il corridore a cui sei più legato?
«Ermanno Capelli. Siamo stati per tan­ti anni compagni di camera e siamo molto amici. Mi dispiace che sia ancora senza contratto».

Quando hai cominciato con il ciclismo?
«Da piccolo preferivo il calcio poi mio papà insistette per farmi provare la bici e a 8 anni iniziai con la Nestor di Mar­sciano. Mi portava mio nonno, ma la squadra si allenava lontano da casa e cambiai. Ho corso in tutte le categorie giovanili e nel 2004 mi laureai campione italiano juniores. Nell’agosto 2005 la Liquigas mi prese come stagista e nel gennaio successivo mi fece passare professionista. Ho coronato una grande ambizione, ma la voglia di migliorare non è certo diminuita».

Cosa rappresenta il ciclismo per te?
«È un modo per sfogarmi e svagarmi. Quando mi alleno cerco di dare tutto, di migliorare la forma e di gustarmi ogni pedalata. La bici non è solo un la­voro, ma è una passione senza cui non so stare».

Quali sono le persone che più ti hanno aiutato nella tua crescita?
«In primis i miei familiari. Papà Ales­sandro, mamma Antonella, nonna Vera, mia sorella Chiara e anche il suo fi­danzato Andrea che ormai è uno dei nostri».

E al di fuori dell’ambito familiare?
«Tutti i direttori spor­tivi che ho avuto finora e soprattutto Ma­rio Sacchetti e Pri­mo Mori, ma an­che Emilio Puccetti che purtroppo è venuto a man­care di recente».

Sei fidanzato?
«Mi sono lasciato da poco e ora sono felicemente single».

Quali sono le tue passioni fuori dal ciclismo?
«Mi piacciono le auto, il modellismo, ma anche giocare con la x-box, andare al cinema e ascoltare la musica di ogni genere».

Cosa pensi di Facebook?
«Sono iscritto, ma non lo uso tantissimo e per questo mi scuso con tutti coloro a cui non rispondo».

Discoteca o cena con gli amici?
«Preferisco senza dubbio una tranquilla serata in compagnia o al ristorante o al pub».

Sei una buona forchetta?
«Per undici mesi all’anno devo controllare l’alimentazione, ma mangiare mi piace. Mia nonna è una cuoca eccezionale e prepara sempre tanta roba buona».

Il tuo piatto preferito?
«Una bella bistecca alla fiorentina è il top, ma mangio di tutto e adoro anche il pesce».

Indica un tuo pregio e un tuo difetto?
«Sono schietto e sincero, ma a volte so­no troppo buono e questo può diventare un difetto».

Porti avanti altre attività oltre al ciclismo?
«Io e la mia famiglia gestiamo un vi­vaio: Il Trasimeno. Coltiviamo e ven­dia­mo fiori e piante».

C’è un oggetto che porti sempre con te in corsa o in ritiro?
«Ho una croce al collo che mi ha regalato mia sorella e che non mi tolgo mai. Non per scaramanzia, ma perché ha un grande valore affettivo».

Quasi tutti gli esperti parlano di te come di un talento ancora inespresso. Cosa ti manca?
«Mi sento potenzialmente un atleta importante e sto lavorando per dimostrarlo con i risultati. Devo migliorare ancora e la Liquigas può aiutarmi tantissimo, ma ho bisogno anche di un po’ di fortuna. Spero che il 2011 sia la stagione buona per lasciare il segno, magari fin dalla Tirreno-Adriatico».

da tuttoBICI di dicembre 2010 a firma di Daniele Gigli
 
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#4
Capecchi: «Riparto puntando al tricolore»
Eros Capecchi è pronto per tornare in sella dopo la caduta patita al Giro di Svizzera. Il promettente atleta della Liquigas ha voglia di recitare un ruolo da protagonista nel campionato italiano su strada che si disputerà sabato a Aci Catena, in Sicilia. Le brutte escoriazioni al volto non hanno impedito a Eros di riprendere il lavoro e di forzare i tempi in vista dell’appuntamento tricolore. A confermarlo è lo stesso venticinquenne del Borghetto (ha compiuto gli anni il 13 giugno). “Porto ancora i segni della caduta, ma sto molto meglio e mi sto allenando al massimo per il Campionato Italiano. Spero di ritrovare le stesse sensazioni provate durante il Giro d’Italia ed anche nelle prime tappe del Tour de Suisse. Sono risalito in bici quasi subito ed ho già testato la gamba con uscite abbastanza lunghe. Voglio confermarmi anche nella prova tricolore e darò tutto per ottenere un bel risultato”. Capecchi torna sulla straordinaria affermazione conquistata nel recente Giro d’Italia e guarda al futuro con la consueta fiducia. “A livello sportivo la vittoria di San Pellegrino Terme mi ha regalato la gioia più grande della mia vita. Quel successo mi ha dato anche tanta convinzione in più e mi ha fatto capire che posso competere anche nelle corse più importanti e difficili. Ora sono concentrato al massimo sul Campionato Italiano, poi dovrò fare il punto con i dirigenti della squadra per capire gli impegni che mi aspettano nella seconda parte di stagione. Il calendario va ancora definito, il mio obiettivo è comunque quello di crescere ancora e di provare altre soddisfazioni come quella del Giro”.

Daniele Gigli - tuttobiciweb.it
 
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#5
Capecchi: «Prima le classiche, poi il Giro d'Italia»
“La Liquigas è un pezzo di cuore, ci sono stato 5 anni. Però alla mia età non me la sentivo di arrivare a fine stagione senza certezze su quale tipo di squadra venisse costituita. La Movistar mi è sempre piaciuta, mi hanno proposto un progetto e ho accettato la loro proposta: posso dire che avrò un ruolo importante”.
Con queste parole Eros Capecchi spiega, ai microfoni della trasmissione di Radio Manà Manà Sport “Ultimo Chilometro”, le ragioni che lo hanno fatto avvicinare alla sua nuova squadra.
Capecchi ha anche affermato che “Correre con campioni con Basso e Nibali per me è stato un privilegio. Sono i migliori in Italia e da loro ho imparato molto, posso solo ringraziarli. Alla Vuelta sono andato da capitano ma non è andata come volevo perchè la settimana prima ho avuto problemi a livello fisico. A quei livelli se non sei al 100% è difficile competere nei 20 giorni”.
Riguardo il proprio futuro, Capecchi punta a piazzarsi tra i primi dieci al prossimo Giro d’Italia: “La Movistar punta su di me soprattutto per il Giro d’Italia, che conosco bene e che tengo a far bene. Non sono mai arrivato nei primi dieci, ma lavorando posso puntare ad ottenere questo risultato. Il Giro è sempre molto duro. Sono convinto che la cronometro di 55 km sia uno spauracchio per tutti, soprattutto se Wiggins dovesse venire al Giro. Credo però che l’ultima settimana sarà terribile a causa delle tante salite che ci sono e su quelle strade si può rimettere tutto in discussione”.
Capecchi spera di far bene anche nelle classiche, e in particolare strizza l’occhio alla Milano-Sanremo: “La Sanremo è il massimo delle corse di un giorno. Hanno un grande fascino le tre classiche delle Ardenne, ma a me piacerebbe vincere la Sanremo. Quest’anno spero di arrivare in buone condizioni alle classiche di primavera, con un bel piazzamento avrei morale per il Giro. Quest’anno inizierò presto la stagione, andrò subito in Australia. Poi farò la Tirreno-Adriatico, la Sanremo e le classiche”.

tuttobiciweb.it
 
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#6
Capecchi, la festa e la voglia di riscatto
«Ho avuto problemi e una stagione difficile, ma adesso...»

Si è chiuso nello scorso weekend con una bella festa il 2013 di Eros Capecchi. Il ciclista aretino in forza alla Movistar è stato omaggiato dai componenti del suo Fans Club e dal gruppo sportivo “Il Cavallino” al termine di una stagione difficile e nel complesso inferiore alle aspettative. Capecchi ha dovuto fare i conti con diversi problemi fisici e per questo non è riuscito a conquistare risultati di rilievo.

Nonostante tutto i suoi sostenitori sono accorsi numerosi e gli hanno fatto sentire il solito calore. La festa si è svolta in un agriturismo nei pressi di Tegoleto (provincia di Arezzo) e ha visto la partecipazione dei neoprofessionisti Mirko Tedeschi (che nel 2014 correrà con la compagine di Scinto) e Nicola Testi (che indosserà la maglia dell’Androni). Non poteva mancare Giada Borgato, campionessa italiana élite femminile nel 2012 e fidanzata di Eros. La serata è stata allietata con musica, premiazioni e simpatici sketch e ha rappresentato l’occasione per scambiare due battute con Capecchi. Il ciclista della Movistar ha tracciato un breve bilancio della stagione che si è appena conclusa ed ha illustrato il suo programma in vista del 2014.

Con la voglia di riscattarsi e con la speranza che i guai fisici siano ormai superati. “Ho vissuto un 2013 molto difficile – ha spiegato Eros – e per questo sono ancora più felice nel vedere tante persone presenti a questa serata. Spero di poter condividere con i tutti i miei tifosi qualcosa di importante nella stagione ventura”. Il calendario degli impegni per il 2014 non è ancora definito, ma Capecchi sembra avere le idee piuttosto chiare. “Ho parlato con la squadra e insieme abbiamo stabilito un programma di massima. Dovrei esordire a Palma di Maiorca, poi disputare Tour of Oman, Tirreno-Adriatico, Giro di Catalogna, classiche delle Ardenne, Giro di Romandia, Giro di Svizzera e Tour de France. Niente di ufficiale però, almeno fino al ritiro dell’11 dicembre”. Il ventisettenne aretino si sta già allenando con buona intensità ed ha voglia di ripartire alla grande. “Corro in una delle squadre più forti del mondo e sono sicuro di poter dare il mio contributo. La Movistar ha puntato su di me e mi ha aiutato a capire la ragione dei problemi fisici di questa stagione. Avverto il sostegno di tutto l’ambiente e voglio ripagare la fiducia”.




Daniele Gigli per tuttobiciweb.it
 
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#7
Eros Capecchi: «Quintana? È davvero un grande»
Per la serie “Io lo conosco bene”, Eros Capecchi ci racconta il Giro d'Italia 2014 e il suo vincitore, l'indio o meglio “El Condor” Nairo Alexander Quintana Rojas. Il longilineo passista scalatore di Cortona, che attualmente abita a Montecarlo, ha festeggiato il primo successo da imprescindibile luogotenente, in un grande Giro a tappe, concedendosi una giornata di completo relax in occasione del battesimo di un nipote che ha avuto luogo proprio a Cortona. E il prossimo 13 giugno festeggerà il suo 28°compleanno.
Capecchi ha militato da Juniores nel GS Mastromarco-Chianti Sensi e dal 2005 ad oggi ha totalizzato quattro successi tra i professionisti, con la classifica finale della Euskal Bizikleta (Spagna) nel 2008 e la 18a tappa del Giro d'Italia nel 2011. Al suo attivo figurano 7 partecipazioni al Giro d'Italia, 4 alla Vuelta di Spagna e una al Tour de France. Nessuno meglio di lui può dare un giudizio circa il risultato e il vincitore del Giro d'Italia appena concluso.

Cosa si prova ad avere portato al successo in un grande Giro un compagno di squadra?
«E' una gioia immensa, poiché ogni atleta della Movistar è felicemente consapevole di avere contribuito al successo di Quintana. Dopo il brutto inizio la nostra squadra è sempre stata al fianco di Nairo, anche nelle situazioni più difficili e la vittoria è stata la logica conseguenza».

Quella di Val Martello è stata la tappa decisiva?
«Certamente e le polemiche dei perdenti sono risultate del tutto fuori di luogo. Certe critiche, soprattutto in presenza di regolamenti che non esistono, hanno fatto male principalmente agli sconfitti. Quintana non ha attaccato lungo la discesa dello Stelvio, ha semplicemente seguito Hesjedal e Rolland, che riteneva insidiosi per la classifica. Poi, lungo la salita finale, ha raddoppiato il vantaggio dimostrando che quando la strada sale lui non ha ciclisti in grado di impensierirlo».

Quindi per Quintana si è trattato di un Giro facile, senza veri avversari...
«I più pericolosi sono stati Aru e Uran, ma Nairo ha dovuto combattere soprattutto contro la bronchite che lo ha tormentato in queste tre settimane e non è mai stato al 100% delle sue potenzialità. Altri al suo posto si sarebbero ritirati, lui no, ha recuperato quello che poteva nelle giornate di riposo e ha terminato la corsa continuando a utilizzare gli antibiotici».

Ma che tipo è questo Quintana?
«E' un ragazzo tranquillo, molto attaccato alla sua terra, modesto e che non si monta mai la testa. Non è uno scalatore puro e si difende bene anche nelle cronometro. Inoltre è testardo, non si arrende mai davanti alle difficoltà e riconosce sempre i meriti dei suoi compagni di squadra».

Quindi è stato molto generoso con voi, domenica sera?
«Sì, abbiamo cenato tutti insieme in un ristorante vicino a Venezia e lui ha regalato ad ognuno di noi una maglia rosa autografata, oltre ad una confezione di vero caffé colombiano. Nei prossimi giorni riceveremo ovviamente anche un riconoscimento a livello economico».

Ad osservarlo nel dopo corsa, Quintana non sembra essere un tipo molto gioviale..
«E' un'impressione sbagliata. Di fronte ai media Nairo sta spesso sulla difensiva, ma non è affatto timido o troppo riservato e con noi della Movistar è sempre pronto allo scherzo, un vero simpaticone».

Come vedi il suo futuro?
«Nei prossimi anni Nairo sarà il numero uno nelle grandi corse a tappe a potrà addirittura scegliere quale Giro andare a vincere..La giovane età lo favorisce rispetto agli altri big attuali».

Il tuo pronostico per il Tour de France 2014?
«Froome è in pole position, ma il mio ex-compagno di squadra Nibali può salire sul podio».

I programmi futuri tuoi e di Quintana?
«Io parteciperò al Giro di Svizzera cercando di sfruttare l'ottimo stato di forma attuale, poi staccherò la spina e non credo che Quintana correrà la Vuelta...».

Un pensierino per il mondiale di Ponferrada?
«Cassani mi conosce bene e sa che in estate io riesco a dare il meglio, una volta superato il periodo delle allergie primaverili. Un pensiero alla maglia azzurra lo posso fare ma serviranno, come al solito, soprattutto dei buoni risultati».

Stefano Fiori
 
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#8
Capecchi: «Voglio tornare il vero Eros»
Il toscano della Movistar va in cerca di riscatto

Eros Capecchi si prepara ad affrontare la sua decima stagione tra i professionisti, la terza in maglia Movistar, una stagione nella quale è pronto a lavorare per capitani del calibro di Alejandro Valverde e Nairo Quintana senza dimenticare le ambizioni personali. «Ogni anno che passa mi trovo sempre meglio in Movistar: dal punto di vista sportivo non ho vissuto due stagioni brillanti, ma società e gruppo mi sono sempre stati vicino. Anche per questo vorrei tornare a far vedere il vero Eros, glielo devo».

Ma cosa è successo in queste stagioni?
«Ogni anno è diverso dall'altro, purtroppo ho fatto collezione di cadute e infortuni: quest'anno spero di riuscire ad allenarmi come devo e di tornare al mio livello. In questo 2014 segnali buoni ci sono stati, al Giro di Svizzera per esempio: ho chiuso al decimo posto in mezzo a tanti campioni, ma avrei potuto fare meglio. Mi è mancata un po' l'abitudine a misurarmi con i grandi. E anche di questo ho parlato con Eusebio Unzue».

Cosa ti aspetti per il 2015?
«Di avere finalmente le migliori sensazioni, di crescere gara dopo gara e di essere regolare. Comincerò a correre in Australia, ma non conosco ancora il calendario nel dettaglio. Personalmente mi piacerebbe correre il Tour perché vado bene con il caldo e perché ci sono salite adatte alle mie caratteristiche, anche se come italiano ho un rapporto speciale con il Giro. A proposito, ho vissuto un momento straordinario quest'anno contribuendo al successo di Nairo Quintana nella corsa rosa… Con due leader come Nairo e Alejandro, il lavoro in squadra è certamente più facile per tutti».

tuttobiciweb.it
 
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#9
Lol guardate gli articoli in questo thread e confrontateli: ogni anno è la stessa cosa, voglia di riscatto, voglia di ripartire, voglia di rivincita
 
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#10
È un buon gregario, certo che se pensa di vincere i GT sta fresco...
 
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#11
Capecchi: «Voglio diventare un gregario di qualità»
«Il sogno è quelo di vincere il Giro con Nibali»

Eros Capecchi ha le idee chiare: «Mi serve continuità per rilanciare la mia carriera. Riparto con grandi motivazioni dopo tre stagioni alla Movistar: mi piacerebbe essere ricordato come un buon gregario, un corridore di qualità e farò di tutto perché questo accada».

Partiamo dalla Movistar.
«Un capitolo importante che si chiude. La squadra ed io pensavamo di fare di più insieme, purtroppo le cose non sono andate come speravamo. Ci sono tante cose che devono girare alla perfezione e qualcosa non ha funzionato. Ma ci siamo lasciati in ottimi rapporti ed io sarò sempre grato al team per l’appoggio che non mi ha mai fatto mancare. Ma ora comincia una nuova avventura».

Che cosa è andato storto?
«Niente di particolare. Quest'anno non sono andato male prima del Giro, poi Eusebio mi ha inserito nel gruppo per il Tour e mi è piaciuta l'idea; ma eravamo in troppi per la Grande Boucle e la stagione poi era quasi finita. Guardare indietro è inutile. Non avevo problemi fisici come in precedenza, ma è andata così. L’importante è imparare da tutte le esperienze. Ho corso con grandi campioni e ho vissuto in un ambiente diverso da quello di Liquigas e Astana, ho lavorato in una squadra completamente spagnola, credo di aver imparato molto bene la lingua, come allenarmi, come lavorare...».

E ora l’Astana.
«Nuova avventura, nuove motivazioni. Farò un calendario parallelo a Nibali, quindi inizierò in Argentina e disputerò tutte le gare di preparazione al Giro, cercando di lasciarmi alle spalle gli ultimi due anni che non sono stati facili per me».

Ritrovi Nibali dopo i tempi della Liquigas.
«Abbiamo corso insieme nella stessa squadra tra i dilettanti e praticamente esordito insieme tra i professionisti. Ora ci ritroviamo e abbiamo il Giro come grande obiettivo. Ho vinto con Nairo, voglio rifarlo con Nibali: sarebbe un sogno che si avvera».

Hai firmato per una stagione: senti la pressione?
«No, non ho alcuna pressione. Sono consapevole che se sto bene posso fare il mio lavoro senza problemi. Non mi preoccupo del contratto. Inoltre, il ciclismo è importante, mi piace e voglio riuscire a mostrare quello che posso fare, ma la vita è molto di più. Vengo dai tre anni più meticolosi della mia vita, eppure non ho raccolto nulla...».

Che cosa ha significato lavorare con Valverde e Quintana?
«Sono campioni incredibili. Bala lo ha dimostrato anche quest'anno: mi piace perché continua a vincere, nonostante i 35 anni. E per Nairo i risultati parlano da soli».

In Astana trovi Nibali e Aru.
«Nibali è più giovane di Valverde e Aru ha la stessa età di Quintana, entrambi hanno già vinto almeno un grande giro. Nibali per me è il migliore corridore del mondo sulle tre settimane, ha avuto una stagione difficile ed è comunque finito quarto al Tour e ha vinto Il Lombardia! E può vincere le classiche più belle».

Sei passato prof con grandi ambizioni, non temi di finire nel dimenticatoio?
«Sicuramente. Ma per un atleta l’età migliore è tra i 29 e i 34 anni e io ci sono appena arrivato... Una cosa è certa: l'Eros degli ultimi anni non può essere quello vero. Non è troppo tardi per dimostrare quello che valgo e far ripartire la mia carriera».

Che cosa è mancato per diventare il grande ciclista che tutti si aspettavano?
«Mi è mancata soprattutto la continuità. In questi anni ho aiutato i miei capitani a vincere grandi corse, ho fatto belle cose ma senza continuità. Un problema che so di poter risolvere».

A fine carriera come vorresti essere ricordato?
«Come un buon corridore, che ha saputo ottenere quello che doveva. Per diventare grandi corridori devono incastrasi diversi fattori ed il solo motore non è sufficiente. Finora io non sono stato in grado di dare continuità ai risultati e quindi devo agire di conseguenza: se avessi ancora 22 o 23 anni potrei insistere in una direzione, ma a 29 anni, quasi 30, devo decidere dove voglio andare. Per questo dico che per me sarebbe un grande onore essere ricordato come un buon gregario».

tuttobiciweb.it
 
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#12
ok tutto bene

https://twitter.com/eroscapecchi?s=20&t=...y7Cd0G0peA
 
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