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Evans e Contador, le cadute e Hushovd
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Ecco quello che ci lascia in dote la Grande Boucle: il coraggio di Hoogerland, la dedizione di Voeckler, la classe di Evans e Contador, e l'incredibile Tour dei norvegesi. E poi Cavendish, il fulmine delle volate, senza dimenticare le tante cadute: una di queste ha segnato il ritiro di Vinokourov...



HOOGERLAND: "Mi devono delle scuse"..E' calato il sipario sulla 98esima edizione del Tour de France, un’edizione che sarà ricordata a lungo, per i ritiri di tanti uomini di classifica già nel corso della prima settimana, per l’addio definitivo alle due ruote di Vinokourov, oltre che per il coraggio di gente come Roy, Flecha e Hoogerland, che resiste a oltre 30 punti di sutura e porta a termine la corsa fino a Parigi. La Grande Boucle è vinta da Cadel Evans, un uomo perbene, un campione vero, in bicicletta come nella vita, ma il film del Tour si porta dietro tante altre storie: l'"abitudine da secondo posto" di Andy Schleck, i "tanti" corridori norvegesi (due!) capaci di vincere ben quattro tappe con Hushovd (eroico) e Boasson Hagen (futuro campione), la dedizione verso la maglia gialla di Voeckler oltre al Cannibale delle volate: Mark Cavendish, 20 tappe vinte al Tour a 26 anni. Meglio di chiunque altro alla sua età: anche di Merckx.

CADEL EVANS, UN UOMO SOLO AL COMANDO - E' stato il degno vincitore di questa edizione della Grande Boucle: la cercava da tempo questa vittoria, un succeso che a sentire la moglie Chiara non ha ancora realizzato completamente. Sa correre Cadel, con intelligenza ed esperienza: l'inseguimento ad Andy Schleck nella tappa con Izoard e Galibier - da solo, al vento, portandosi dietro tutto il gruppo - rimarrà nella mente degli appassionati così come l'azione del lussemburghese. E poi la cronometro di Grenoble, corsa con la convinzione di chi sa che è arrivato il momento di scrivere la storia. La sua storia.

SEMBRA TOTO CUTUGNO, INVECE E' ANDY SCHLECK - Ancora una volta secondo, ed è la terza volta di fila che gli capita dopo che nelle prime due occasioni aveva chiuso alle spalle di Contador. Dice di essere contento, soprattutto per aver chiuso sul podio insieme al fratello Frank, ma questa volta gli crediamo pochino: il più giovane dei fratelli Schleck ha le qualità per vincere il Tour de France, ma deve migliorare assolutamente migliorare a cronometro, e non avere paura di attaccare già nelle prime due settimane di corsa: anche se il fratello rimane indietro...

LE VENTI VOLTE DI MARK CAVENDISH - Cinque tappe vinte e una superiorità nelle volate che quasi imbarazza. Qualcuno ha detto che il britannico dell'Isola di Man non ha avversari degni di lui, che con gente come McEwen, Cipollini e Zabel non avrebbe vinto così tanto. Forse è così, non possiamo saperlo, tuttavia bisogna fare i conti con quello che la realtà ci presenta: e l'edizione numero 98 del Tour de France ci consegna un ragazzo che a 26 anni ha già vinto 20 tappe alla Grande Boucle. Alla sua età nemmeno Sua Maestà Eddy Merckx aveva fatto tanto: lui che rimane ancora adesso il corridore con più affermazioni singole in Francia, 34.

IN ALTO LA BANDIERA DELLA NORVEGIA - Nella settimana in cui Oslo è sulla bocca di tutti per via di un pazzo che qualche giorno fa si è messo a sparare contro alcuni studenti, la bandiera della Norvegia è portata in alto dai suoi unici due corridori presenti al Tour de France: il campione del mondo, Thor Hushovd, e il giovane del Team Sky, Edvald Boasson Hagen. Due tappe a testa, per Thorone anche una prima settimana in maglia gialla: per la Norvegia è un bilancio straordinario.

THOMAS VOECKLER E LA SUA DEDIZIONE PER IL GIALLO - Per il simbolo del primato avrebbe sputato sangue. E così ha fatto. Thomas Voeckler la maglia gialla se l'era praticamente tatuata addosso: l'ha difesa con i denti e con l'anima, sulle Alpi è quasi sempre stato con i migliori e a cronometro si è comportato egregiamente. Ha chiuso quarto, ai piedi del podio, ma l'entusiasmo della gente nell'ultima settimana di corsa lo ripaga di tutte le fatiche profuse. E chissà cosa sarebbe successo se non si fosse fatto prendere dalla foga di rispondere agli attacchi dei vari Schleck e Contador...

ALBERTO CONTADOR: PARTECIPARE NON HA SENSO - E' caduto tre volte nella prima settimana, si è rialzato e si è leccato e ferite. A un certo punto sembrava quasi volesse ritirarsi, poi però ha prevalso l'orgoglio del campione: partecipare non ha senso, bisogna provare a vincere. Anche se la condizione fisica non è quella migliore. Attacca sempre, prova a far saltare il Tour con il rischio di saltare lui stesso: piazzarsi non gli interessa, ma ci riesce comunque: è quinto.

UNO DOPO L'ALTRO I BIG SE NE VANNO - Raramente abbiamo visto una corsa così tanto segnata dalle cadute, o meglio da cadute che hanno visto coinvolti gli uomini di classifica o comunque i big della corsa. L'edizione numero 98 della Grande Boucle sarà ricordata sì per il successo di Cadel Evans, ma anche per le cadute che hanno estromesso - uno dopo l'altro - i vari Vinokourov, Brajkovic, Wiggins, Boonen, Van den Broeck, Horner, Kloeden (e Leipheimer, che non si ritira ma cade a più riprese come Contador).

GRAZIE DI TUTTO, ALEXANDRE VINOKOUROV - Si è chiusa nel peggior modo possibile la carriera del corridore kazako dell'Astana, uno che per il suo modo di correre faceva impazzire le corse: "Vino" attaccava sempre, su qualsiasi terreno e senza paura di rimanere senza benzina a un km dall'arrivo (ricordate Super-Besse?). Ci mancherà il vecchio leone kazako, per il suo sorriso e il suo modo di interpretare le corse: chi non lo conosce è difficile che possa capire. Sembra un tipo burbero, ma non lo è affatto, anzi. E' un giocherellone, simpatico come pochi e sempre disponibile con chi gli dimostra affetto. E' (era) un capitano vero, un leader con la "L" maiuscola. Uno del quale sentiremo la mancanza. Perchè Vino, quello che ci prova sempre, durante la nona tappa di questo Tour de France finisce in un burrone, si rompe la testa del femore destro e decide di chiudere con il ciclismo.

IL TOUR DEGLI ITALIANI: RINGRAZIAMO CUNEGO – Perchè altrimenti sarebbe stato davvero deludente. E invece il veronese si riscopre corridore da corse a tappe proprio in occasione di questo Tour: il suo settimo posto è una bella sorpresa, tanto quanto è triste vedere IVAN BASSO SCIVOLATO ALL’OTTAVA POSIZIONE: il varesino della Liquigas, che aveva puntato l’intera stagione su questa corsa, non è mai protagonista e chiude lontano dal podio. Petacchi ha paura, l’ha detto lui stesso, e disputa una sola volata, Malori è acerbo, e così proviamo a consolarci con Marco Marcato: sempre in fuga, ma i suoi tentativi non lasciano il segno.

IL SENSO DELL'ASSURDO: MACCHINE E MOTO CONTRO I CORRIDORI - Dobbiamo fare i complimenti a gente come Flecha e Hoogerland - che resiste ai punti di sutura (33!) e porta a termine il Tour attaccando a più riprese anche nella terza settimana - oltre che a Roy, che va sempre in fuga ed è premiato come il corridore più combattivo del Tour per i tanti km in avanscoperta affrontati nel corso di questa Grande Boucle. Ma quello che rimarrà di questa corsa è soprattutto la disattenzione che ha portato agli incidenti che hanno coinvolto proprio Flecha e Hoogerland, finito contro il filo spinato nella nona tappa, e Sorensen, corridore della Saxo Bank, travolto da una moto di corsa e sbattuto contro il guard rail. Assurdo.
 
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