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Franco Pellizotti
#21
(16-07-2012, 01:29 PM)Raptor Ha scritto: è carina ma preferivo quella della Movistar.

Ah beata gioventù...
Quindi ti piaceva il campione Ungherese Visconti?!Asd
 
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#22
Pellizotti: datemi il Giro!
Il tricolore torna alla corsa rosa dopo tre anni

Sereno. Motivato, sorridente, maturo e disponibile, ma so­prattutto sereno. Nella hall dell’Hotel Concorde di Aro­na, dove la Androni Venezuela ha aperto ufficialmente la sua stagione, Gia­como e Giorgia giocano sotto gli occhi di mamma Chiara, la piccola ogni tanto alza gli occhi e chiede “quando arriva papà?”.
Poco distante, Franco sorride e si gu­sta la scena: quelle tre persone sono la sua vita, la sua forza, il suo segreto. Sul petto ha la maglia di campione d’Italia conquistata nello scorso giugno a Bor­go Valsugana, dentro il petto un cuore deciso a spingerlo verso grandi traguardi, per sdebitarsi, per cancellare, per ripartire.
«Ho iniziato la stagione con il piede giusto, anzi direi che tutta la Androni Venezuela è partita bene: al Giro del Me­diterrano, dove ho esordito, mi so­no messo al servizio dei compagni e so­no felice dei piazzamenti importanti centrati da Reda, così come è accaduto anche al Trofeo Lai­gueglia. In questa squadra c’è il clima giusto per fare grandi cose».

Dopo il Laigueglia, il campione italiano è volato sull’Etna per dodici giorni di lavoro dedicato, poi è tornato a correre a Camaiore e quindi alle Stra­de Bianche.
«Tutte gare che servono a rifinire il lavoro svolto in allena­mento. Sa­rà così anche per il Gp No­bi­li a Stresa, alla vigilia della San­re­mo. E poi, an­cora ri­tiro al Se­striere fi­no al Giro del Trenti­no, che per me sarà importantissimo, perché sa­rà l’ulti­mo test in vista dell’appuntamento che attendo più di ogni al­tro: il Giro d’Ita­lia».

Prima di parlare di Giro, piccola digressione sulla Sanremo.
«È una grandissima corsa, forse la più impre­vedi­bile di tut­te. Ci sa­rò, ci vo­glio es­sere per fare be­ne, ma credo che se dovessi correrla mille volte forse non ne vincerei nemmeno una. Certo, anche se ci mancherà la Tirreno che rimane la prepoarazione migliore per la Classicis­sima, nel finale voglio essere là davanti e poi si ve­drà».

Anche perché corri in una squadra che trova sempre il modo di onorare ogni corsa che disputa.
«Prima di arrivare alla Androni, avevo sempre corso in grandi squadre nelle quali la programmazione era ferrea, ogni giorno si stabiliva a priori per chi si doveva correre e quali erano gli obiettivi di ciascuno. Qui alla Androni Vene­zuela è tutto diverso: non perché manchi l’organizza­zione, intendiamoci, ma perché Gianni Savio ci spinge sempre ad inventarci qualcosa per onorare la corsa, gli orga­nizzatori, gli sponsor e i tifosi. La corsa anonima non fa per noi e sarà così anche alla Sanremo».

E torniamo al Giro. Manchi da tre an­ni alla corsa rosa: cosa rappresenta per te?
«Tutto. Un’emo­zio­ne straordinaria che ho assaporato per la prima volta dodici anni fa. È passato il tempo ma provo le stesse sensazioni di allora, la stessa attesa, la stessa voglia di far bene. L’obiettivo sarà quello di far classifica, ma non posso dire “farò così o farò cosà” perché da tre anni non affronto una grande corsa a tappe e il mio do­mani inevitabilmente è pieno di do­mande. Ho la fortuna di correre in una squadra che non mi chiede nulla se non di preparare il Giro al meglio e di battermi al massimo delle mie possibilità».

Ma qualche sogno ce l’hai o no?
«Mentirei se dicessi di no, anche perché l’idea di correre il Giro con questa maglia tricolore addosso mi galvanizza ancora di più. E per preparare la corsa rosa, non voglio lasciare nulla al caso: sono già andato a vedere le tappe del Friuli, dopo la Sanremo andremo a pro­vare la crono di Saltara, quindi du­rante il ritiro al Sestriere avrò modo di affrontare tutte le salite piemontesi, insomma arriverò al Giro dopo averlo già percorso e ripercorso praticamente tutto».

Una tappa da mettere nel mirino?
«Guarda, al Giro tutte le tappe sono importanti, ma se proprio dovessi scegliere punterei il dito su quella che si concluderà sull’Altopiano del Monta­sio, nel mio Friuli».

Sarà un Giro con grandi stelle: la cosa non ti preoccupa?
«No, perché io penso solo a preparare per il meglio il mio Giro. E poi bisognerà vedere alla fine chi davvero verrà a correre in Italia. Certo, la presenza di Wiggins rischia di condizionare la corsa, la lunga crono di Saltara lo favorisce, ma le salite del Giro non sono come quelle del Tour e poi lui non avrà a disposizione una squadra forte come quella che aveva un anno fa in Francia. E ancora, tutti sappiamo che un anno non è uguale all’altro: se poi sarà lui a vincere, lo applaudiremo perché se lo sarà meritato. Ma credo che vedremo un Giro davvero interessante: non dimentichiamo che ci sarà Nibali capitano della Astana e Basso con i giovani della Can­nondale, tanto per far dei nomi. E poi anche Pellizotti proverà a dire la sua».

Ci hai parlato dell’atmosfera in casa An­droni: cosa hai trovato in questa squadra?
«Tutto quello che cercavo. Intanto ho sentito attorno a me la fiducia sin dal primo giorno, mi piace il modo di interpretare le corse che abbiamo qui, mi piace anche che non ci sia un capitano designato. Al Mediterraneo e al Laigueglia, per esempio, non ho avuto alcuna difficoltà a mettermi a lavorare per Francesco Reda, che in quel periodo andava più forte di me. So che arriverà il momento in cui saranno i miei compagni a lavorare per me. E poi mi piace poter trasmettere la mia esperienza ai tanti giovani di questa squadra, a me piace dialogare insieme a loro e ho trovato ragazzi che hanno voglia di ascoltare».

Ti sei già posto la domanda fatidica: “fin quando avrò voglia di correre”?
«Sì e non ho una risposta nemmeno per me. Finché avrò voglia di allenarmi, di mettermi in gio­co e fino a quando i sacrifici avranno un peso sopportabile, continuerò a correre».

Sempre con la maglia della Androni?
«Non ti nascondo che mi piacerebbe tornare a vestire la maglia di un team di prima fascia per potermi misurare ancora con un calendario di livello mondiale e chissà che non accada proprio con Gianni Savio. Di certo c’è che qui mi trovo molto bene e questo avrà un peso importante al momento delle scelte».

Ammirevole la tua voglia di continuare in un momento davvero difficile per il ciclismo.
«Nessun problema a dire che questo è il periodo peggiore, visti i casi che hanno caratterizzato l’in­verno. Ma invito tutti a riflettere sul fatto che si tratta di casi del passato: è giusto che si vada avanti nel cercare di fare luce su quanto è avvenuto, ma il fatto che non siano emersi gravi fatti nuovi significa che il ciclismo sta andando nella direzione giusta. È questo il punto da sottolineare, è questo il punto dal quale dobbiamo pensare di fare una nuova partenza».

Anche parlando degli argomenti più duri, a colpire di Franco Pellizotti è la serenità che ha negli occhi. Gli stessi occhi che, al termine della chiacchierata, corrono subito a cercare Claudia, Giacomo e Giorgia. Il suo segreto.

di Paolo Broggi, da tuttobici di marzo
http://www.tuttobiciweb.it/detectUA.php?...57564&tp=n
 
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#23
PELLIZOTTI. «Savio mi ha fatto il regalo di Natale»
«Peccato per il Tour, ma stare qui è un orgoglio»

Fresco di rinnovo contrattuale con l'Androni-Venezuela dopo una vicenda intricata con il team Astana, Franco Pellizotti è stato intervistato in esclusiva durante la trasmissione "Ultimo Chilometro", il programma radiofonico interamente dedicato al mondo del ciclismo in onda su Elleradio.

"Per me questo è un grosso regalo di Natale - afferma a caldo il corridore campione d'Italia in linea nel 2012; - è stata una cosa nata tutta all’ultimo momento. Riavvolgendo il nastro, posso dire che con Savio avevo già un contratto firmato fin da giugno, nel quale avevamo scritto che se non avessi trovato una sistemazione all’interno del circuito World Tour sarei rimasto con loro. Visto l’interessamento dell’Astana Savio ha fatto i suoi programmi per il 2014, chiaramente senza considerarmi visto che con l'Astana sulla carta era tutto fatto. Poi è successo quello che è successo e quest’oggi è arrivata ufficialmente la notizia che non mi muoverò dall’Androni; ripeto, per me è un grosso regalo di Natale. Chiaramente non ho firmato lo stesso contratto che avrei avuto all'Astana, ma questo è normale; la mia felicità va ben oltre questi aspetti puramente economici. Resto all’Androni, una grande famiglia, quindi sono più che felice".

Pellizotti ha poi spiegato più nel dettaglio la situazione che si era venuta a creare con la squadra di Alexandre Vinokourov: "I primi contatti con l'Astana ci sono stati durante il Giro d'Italia. Il tutto è nato quando a luglio, quando avevo trovato l’accordo per correre con loro; addirittura i vertici dell'Astana mi avevano chiesto di passare già da quest’anno con loro, dopo il primo Agosto, al fine di correre la Vuelta al fianco di Vincenzo Nibali. Giustamente Savio mi ha chiesto di concludere l'anno con l’Androni perchè avevamo la possibilità di vincere la Coppa Italia e quindi di essere invitati al prossimo Giro d’Italia. Nel frattempo è sorto questo problema con il MPCC, l’Astana si è un po’ raffreddata nei miei confronti e ha ufficializzato l’ingaggio di Scarponi. Alla fine grazie a Gianni e agli sponsor siamo riusciti a trovare questo accordo che mi ha fatto rimanere con lui".

L'unico rammarico per Pellizotti è quello di non poter correre il Tour de France: "Io l’ho sempre detto, per me sarebbe stato un onore correre il Tour e soprattutto correrlo con Vincenzo, un corridore che può portare a casa la maglia gialla. Per me sarebbe stato un orgoglio al termine di una bella carriera. Dall’altra parte però sono felicissimo di poter correre il Giro d’Italia, che affronterò con l'obiettivo di vincere una tappa e cercando di essere protagonista lungo le tre settimane di corsa".

tuttobiciweb.it
 
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#24
Pellizotti: «Vecchio? Diciamo maturo...»
«E metto la mia esperienza al servizio dei giovani»

Il delfino di Bibione sguazza se­reno nel suo mare. Svanita la possibilità di vederlo in maglia Astana al fianco di Vincenzo Nibali, il friulano ex riccioli d’oro è tornato in acque sicure e conosciute, vale a dire la famiglia dell’Androni Venezuela che l’aveva accolto a braccia aperte dopo la discussa sospensione di due anni per anomalie nel suo passaporto biologico e l’ha fortemente voluto anche per questo 2014. Franco Pellizotti ha iniziato il suo tredicesimo anno da corridore professionista con la voglia e le motivazioni di sempre, arricchite da un sogno, anzi due o tre, pronti a saltar fuori dal cassetto.

Com’è essere al via dell’ennesima stagione?
«L’emozione che provo da un certo punto di vista è la stessa degli inizi, ma ho un altro spirito e un’esperienza maggiore alle spalle quindi in qualche modo parto avvantaggiato rispetto a quando ero un ragazzino. Mi conosco meglio e, valutando gli errori commessi nei dodici anni precedenti, posso mi­gliorarmi. La voglia di mettermi in gio­co e soffrire forse è quasi maggiore ri­spetto a quella degli inizi, o per lo me­no è diversa, perché conto su un’altra mentalità e su una maggiore maturità».

Anno dopo anno diventa più difficile stare lontano dalla famiglia o ci si abitua a questa vita da giramondo?
«Anche se i bimbi crescono e iniziano a capire che il papà per lavoro viene e va, resta complicato. Ormai conoscono il mio lavoro, i periodi più o meno im­pegnativi della stagione e sono abituati a vedermi con la valigia sotto braccio. Per assurdo, quando torno a casa scombussolo io i loro piani, i loro orari e le loro abitudini. Giacomo ha ormai 10 anni, Giorgia 5. Il grande, che ha praticato ciclismo per due anni ma senza grande interesse tanto che alla fine ha decisamente preferito il pallone alla bici, è un vero coccolone ma è an­che un po’ più vergognoso della sorellina, che si diverte con la danza e sul ca­lendario di casa fa regolarmente il con­to alla rovescia del tempo che manca al mio ritorno, marcando con una croce ogni giorno che passa. Il mio tempo libero lo trascorro interamente con la famiglia, faccio del mio meglio per es­sere un marito presente per Claudia e un papà che trascorre tempo di qualità con i suoi figli. Quando ritorno dalle corse mi si attaccano al collo come cozze, ma dopo qualche giorno che mi vedono per casa mi chiedono quasi scocciati “quand’è che vai via?” perché, come ti dicevo, sono un elemento di disturbo per la loro routine (sorride, ndr)».

Apriamo e chiudiamo velocemente la pa­ren­tesi sulla vicenda Astana.
«Non c’è molto da dire, con il team kazako non avrei potuto correre sino al 2 maggio 2014, in virtù della loro adesione al Movimento Per un Ciclismo Credibile (il cui regolamento prevede che un corridore non possa competere con un team WorldTour sino a due an­ni dall’ultimo giorno della sua squalifica e quella di Pellizotti si era esaurita il 2 maggio del 2012, ndr). Per farla bre­ve, le trattative si stavano dilungando troppo, così ho parlato con Savio e ab­biamo risolto il tutto, decidendo la mia conferma alla Androni senza dare adito a troppe polemiche, ma con la voglia di tornare ad allenarmi in tranquillità. In questa squadra ho trovato davvero un porto sicuro, con Gianni ho instaurato un rapporto speciale tanto quanto con il direttore sportivo Giovanni Ellena, con gli sponsor, i compagni, lo staff. Insomma qui sto bene quindi non ho rimpianti».

Sei il vecchietto del gruppo...
«Devo dire che mi sembra strano essere definito così, non mi ci vedo in questo ruolo, anche se per motivi anagrafici è giusto che sia considerato uno dei più esperti in squadra. Abbiamo tanti giovani che hanno grandi margini di crescita, sono felice di poter essere loro d’aiuto. Spesso mi chiedono consigli, mi cercano per avere delle dritte, io dal canto mio cerco di segnalare loro eventuali errori, in primis racconto quelli che ho fatto io per non farglieli commettere a loro volta e cerco di rispondere alle loro curiosità con piccoli aned­doti che possano servire loro per capire come affrontare certe gare, in particolare le corse a tappe, come allenarsi, alimentarsi, riposarsi...».

Dei giovani, chi ti ha impressionato?
«Gianni ha fatto una bella campagna acquisti, riuscendo a ingaggiare i mi­gliori dilettanti in circolazione. Tra tutti penso al velocista Andrea Zordan e allo scalatore Gianfranco Zilioli che ha già dimostrato di potersi imporre nella massima categoria. Ne abbiamo anche altri promettenti, che ammetto però di conoscere meno. Ho saltato il primo ritiro che il team ha svolto a Cesenatico e quando ci siamo ritrovati a gennaio, parte della squadra era già a correre in Argentina mentre i venezuelani erano ad allenarsi a casa. Avrò mo­do di scoprirli man mano e sono certo ne sentirete parlare anche voi quanto prima perché, adottando lo stile di cor­sa combattivo tipico della nostra squadra, si metteranno in mostra presto».

E dei nuovi arrivati più esperti, che ci puoi raccontare?
«Degli stranieri posso dirti che hanno un’altra mentalità rispetto alla nostra, l’ho notato fin dal Giro del Mediter­ra­neo. Hanno un approccio diverso ri­spetto a noi nel preparare le corse, nel mangiare, nel modo di correre. Per esempio, noi siamo attentissimi all’alimentazione mentre loro sono decisamente più naif. Vogliono dimagrire? Allora eliminano dalla loro dieta la pasta, ma poi mangiano senza farsi troppi problemi tre pezzi di pane in più o mezzo pacco di cereali. Capisci cosa intendo? Abbiamo abitudini differenti. Lo stesso discorso vale per quanto ri­guarda la bici: io, se le misure sono giuste, mi fido dei meccanici e stop, Hoogerland è sempre lì a toccare le le­ve, ad alzare o abbassare la sella, a cambiare la lunghezza della pipa e chi più ne ha più ne metta. Detto questo, Johnny è un ragazzo molto disponibile e come tutti gli altri si sta inserendo al­la grande nel team. Sta studiando l’italiano e noi cerchiamo di coinvolgerlo il più possibile usando quel che conosciamo d’inglese,: l’arrivo di questo gruppetto di olandesi fa bene anche a noi».

Le tue ambizioni per il 2014?
«La voglia di far bene è tanta, sono partito con il piede giusto. Le prime corse mi hanno confermato che quest’inverno ho lavorato bene e la condizione è buona. L’obiettivo della mia prima parte di stagione è senz’altro il Giro d’Italia, anche se non so ancora se curerò la classifica generale o punterò solo alle tappe. Vedremo un po’ dopo le prime frazioni come mi sento e se in quelle decisive riuscirò a tenere il passo dei migliori. E affronterò il Giro del Trentino per arrivare alla corsa rosa nella condizione migliore».

E il percorso del Giro l’hai già studiato?
«Non ancora nel dettaglio, ma l’ultima settimana si snoderà interamente vicino a casa quindi conosco bene ciò che propone il programma. Ho già provato la tappa con arrivo a Savona e visionato la cronometro Barbaresco-Barolo, prima del via ufficiale di certo avrò percorso tutte le fasi più importanti. Le ul­time frazioni sono molto belle, quella che mi piace di più è la penultima con l’arrivo sullo Zoncolan che per me ha un valore speciale. Se proprio devo scegliere una tappa penso a quella, ma al Giro ogni tappa ha il suo valore e sa­rebbe magico vincerne una come un’altra».

Ti preparerai anche in vista del Cam­pionato Italiano?
«La condizione verrà come conseguenza dopo aver pedalato per tre settimane a tutta al Giro d’Italia. Finita la corsa rosa non riposerò subito, ma tirerò drit­to per mantenere la gamba. Sapete che la sfida tricolore è una corsa im­portante per me e la squadra ci tiene molto, quindi voglio arrivarci in ottima forma. Alla fine di quest’anno sarò felice se la stagione sarà andata come speravo quando ho attaccato il primo dorsale dell’anno. Non pretendo grandi cose, ma una volta tirata la linea vorrei essere soddisfatto e sicuro di aver dato tutto quello che avevo, indipendentemente dai risultati sarebbe un bilancio positivo».

Ripercorrendo la tua carriera, qual è la prima immagine che ti viene in mente?
«La primissima è la maglia tricolore vinta a Borgo Valsugana nel giugno 2012 dopo un periodo molto difficile della mia vita. La seconda che mi sovviene subito dopo, ma temporalmente in realtà è precedente, è la sospensione. Sono convinto che anche i brutti momenti vanno ricordati perché, nonostante il dolore che ci hanno causato, ci aiutano a crescere e ci insegnano tante cose. Cosa ho imparato io? Che non bi­so­gna mai voltarsi indietro a guardare al passato: è meglio mettersi alle spalle quanto abbiamo già vissuto cercando di trarne vantaggio per dare il meglio di sè nel presente e nel futuro».

Per quanto ancora pensi potrai correre ai massimi livelli?
«Sai, questa è una domanda che mi faccio spesso: a gennaio ho compiuto 36 anni e per forza di cose devo iniziare a pormi certi interrogativi, anche se vedo altri ragazzi più vecchi di me che riescono ancora a fare molto bene e con la loro esperienza aiutano questo sport. Fin­ché la voglia di correre è quella che avverto ora, andrò avanti ma prima o poi dovrò fare i conti con l’età. E do­po? Ci sto pensando, anzi ci stiamo pensando, e quando parlo al plurale mi riferisco alla mia famiglia perché, oltre che un atleta, sono prima di tutto un marito e un padre. Con Claudia e i no­stri bimbi non abbiamo ancora un programma chiaro per quando appenderò la bici al chiodo. Sarà che non mi sento ancora un vecchietto pronto per la pensione...».

di Giulia De Maio, da tuttoBICI di marzo
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...66719&tp=n
 
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#25
Pellizotti: «Nibali? Al Tour farà bene»
«Ho il rimpianto Zoncolan, volevo una vittoria per il team»

“Il Giro d’Italia di quest’anno è stato molto difficile per il meteo e per le cadute. Speravo di ottenere qualcosa in più nell’ultima settimana, però sono tornato a casa consapevole di aver dato tutto, quindi non ho rimpianti”. Così Franco Pellizotti commenta ai microfoni della trasmissione di Elleradio “Ultimo Chilometro” la propria prestazione al Giro d’Italia 2014, che lo ha visto protagonista nella terza settimana con la fuga nella tappa di Val Martello, con Gavia e Stelvio da affrontare, e nella frazione regina con arrivo in salita sullo Zoncolan.

“Negli ultimi giorni stavo bene, ero fuori classifica e quindi ho cercato di vincere almeno una tappa: per me vincere sullo Zoncolan sarebbe stato bellissimo, purtroppo sono arrivato secondo ma non mi rammarico di nulla perché ho fatto quello che potevo. Una vittoria di tappa sarebbe stata importante per ringraziare Gianni Savio e tutta la Androni-Venezuela per la fiducia che mi hanno dato e che continuano a darmi”.

“Sono contento del fatto che gli sponsor siano soddisfatti - prosegue Pellizotti - ho sentito Mario Androni prima del rinnovo della sponsorizzazione ed era molto felice di come sia andato il nostro Giro. Diciamo che non possiamo lamentarci, però avremmo potuto trasformare i tanti piazzamenti in una vittoria. Adesso spero di potermi rifare al campionato italiano per riconquistare la maglia tricolore che ho ottenuto quando sono tornato alle corse dopo la squalifica”.

Non è stato un inverno facile per Pellizotti, in quanto sarebbe dovuto andare all’Astana di Vincenzo Nibali ma alla fine è rimasto all’Androni dopo che il team kazako non lo ha più preso tra le proprie fila. Pellizotti è comunque fiducioso del fatto che il siciliano possa fare bene in Francia: “Ho passato un inverno un po’ difficile, però Gianni Savio è riuscito a farmi restare in una famiglia che mi ha dato la possibilità di fare una bella stagione. Con Vincenzo ho un bellissimo rapporto: sulla carta forse Froome e Contador hanno qualcosa in più di lui, però Vincenzo sta crescendo giorno dopo giorno. Sappiamo poi che in tre settimane di corsa può succedere di tutto: anche al Delfinato Froome sembrava il più forte, poi è bastata una caduta per rovinare tutto. Conosciamo Vincenzo e sappiamo che corre più con il cuore che con la testa, quindi cercherà sicuramente di far saltare il banco”.

tuttobiciweb.it
 
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#26
Androni Venezuela, Franco Pellizotti rinnova e rilancia
Sarà la sua quarta stagione nel team di Gianni Savio

Per il quarto anno consecutivo, Franco Pellizotti sarà il capitano della Androni Venezuela. «Mi sono sempre trovato bene in questa squadra – ha dichiarato l’ex campione italiano – e con Gianni Savio avevo raggiunto da tempo un accordo verbale, si trattava solo di formalizzare alcuni dettagli».
Soddisfazione anche da parte del Team Manager. Gianni Savio ha infatti dichiarato: «Franco Pellizotti sarà il nostro allenatore in campo anche nella prossima stagione agonistica. Stiamo allestendo una formazione competitiva, con nuovi corridori in grado di finalizzare la regia del nostro capitano».

tuttobiciweb.it
 
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#27
Pellizotti: “Mi sento ancora un giovanotto”
Il friulano compirà 37 anni il 15 gennaio ma è sempre motivato: “L’Androni è una squadra a mia misura. Più si pedala più si ringiovanisce”

http://www.gazzetta.it/Ciclismo/09-11-20...8469.shtml

Marco Pastonesi - gazzetta.it
 
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#28
Pellizotti: «Adesso mi diverto davvero»
«Mi meriterei una bella tappa al Giro»

L'impressione è netta: gli anni passano e Franco Pellizotti appare sempre più sereno, contento, felice.
«Ho cominciato la mia stagione numero 15 tra i professionisti - racconta a tuttobiciweb il capitano della Androni Venezuela, a margine della presentazione ufficiale del team - e non ho nessuna intenzione di smettere. Soprattutto perché mi diverto a fare il mio mestiere».

E allora entriamo nel dettaglio: come è cominciata la tua stagione?
«Bene, direi. Perché ho trascorso un bell'inverno, due settimane di lavoro intenso a Garn Canaria e poi con la trasferta in Australia ho cominciato a gareggiare. Lì ho lavorato soprattutto migliorare la gamba e ho colto qualche buon piazzamento, cosa che non guasta mai».

Il tuo programma come procede?
«Giovedì Laigueglia, poi sabato e domeniva Haut Var. Quindi Lugano, Strade Bianche, Gp Nobili e Settimana Coppi&Bartali. Il giorno dopo quest'ultima gara, salirò sul'Etna per un paio di settimane abbondanti di lavoro, scenderò pochi giorni prima del Giro del Trentino. E prima del Giro d'Italia tornerò sul vulcano per qualche altro giorno di lavoro».

Nessuna ricognizione alle tappe?
«Ma ormai le salite del Giro le conosco tutte e la crono passa davanti a casa, cosa vuoi che vada a provare?».

Ma a una vittoria al Giro ci credi...
«Come no, e penso anche che me la meriterei, dopo che nelle ultime due edizioni me l'ho solo sfiorata. Ci credo e ottenerla sarebbe il massimo, per me e per la squadra. Ed io per questo obiettivo lavoro».

E fai sacrifici.
«Guarda, quello più grande è stare lontano dalla famiglia. Se devo essere sincero, è il vero sacrifcio. Il resto no, il resto mi piace, mi diverteı.

Ma dove trovi tutta questa voglia, questa energia?
«Proprio dal fatto di fare qualcosa che mi piace. Ora posso dire che mi diverto davvero a fare questo mestiere. Quando hai 30 anni, per esempio, hai quasi l'obbligo di fare risultato, adesso prendo le cose in modo diverso. E lo ripeto, mi diverto».

Savio continua a parlare di te come di un allenatore in corsa e ogni anno aggiunge un nuovo aggettivo alla tua presentazione.
«Questo non puà che farmi piacere e sono contento di poter essere un punto di riferimento per la squadra e di riuscire a mettere la mia esperienza al servizio di questi ragazzi».

Può essere un'idea per il fine carriera?
«Per il momento non ci ho pensato seriamente, anche se è normale parlarne qualche volta con mia moglie. E comunque s', mi piacerebbe restare in questo ambiente che finora è stato tutta la mia vita e la possibilità di trasmettere qualcosa di importante ai giovani mi piace davvero. Ma ne riparleremo. Adesso contano le corse, il sacrificio e i risultati. E c'è uan vittoria al Giro da inseguire...».

Paolo Broggi per tuttobiciweb.it
 
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#29
Pellizotti: «A 37 anni servono grandi stimoli. Magari un team Pro Tour»
Pellizotti, il Giro d’Italia è finito da pochi giorni, qual è il bilancio per l’unico friulano in gara? «Nè positivo nè negativo. Inutile nascondersi: avrei voluto vincere una tappa, mi ero preparato a lungo per questo, le cose non sono andate come avrei voluto. Tuttavia sono contento per come ho finito il Giro. Ho 37 anni eppure il finale della corsa a tappe è stato molto buono. A Imola sono arrivato terzo, prendere il russo Zakarin alla fine era impossibile. A Vicenza mi hanno preso a meno di un km dall’arrivo. Al Sestriere sono arrivato ottavo, a uno sputo dalla maglia rosa Contador. Insomma, posso ancora dire la mia in questo ciclismo».

Era iniziato tutto con quei problemi di crampi in Liguria...
«Sì, devo dire che ho sofferto molto nelle prime tre tappe dopo la cronosquadre. Andavo all’attacco ogni giorno, tentavo l’impresa e poi fatalmente venivo bloccato dai crampi».

Faceva molto caldo in quei giorni.
«Sì, ma non è solo quello. È vero, faceva caldo, le tappe erano tirate, però con l’andare della corsa rosa la mia condizione è migliorata molto, quindi il caldo c’entra relativamente, credo si sia trattato di un problema di condizione».

Ma come? A febbraio in Australia già era tra i primi in una breve corsa a tappe...e là faceva caldo...
«Verissimo. Ma è stato l’avvicinamento al Giro d’Italia che ha lasciato a desiderare. Purtoppo, senza nulla togliere al team che è delizioso e ai compagni che sono splendidi, corro in una piccola squadra. Il calendario dell’Androni Sidermec è limitato, possiamo correre solo determinate gare. Prima del Giro la corsa a tappa più lunga che ho fatto è stato il Trentino, quattro giorni a più di due settimane dall’inizio della corsa rosa. I corridori delle squadre Pro Tour hanno corso la Liegi e poi Romandia, oltre una settimana di competizione. Quelle corse ti danno il fondo e la condizione ottimane per essere competitivi subito al Giro...».

Pellizotti, ha 37 anni: non sarà l’età?
«Certo che lo è. Più invecchio e più faccio fatica ad entrare in condizione».

Non l’abbiamo mai sentita così in 13 anni di professionismo.
«Alla mia età mi piacerebbe rendermi utile per un compagno più giovane, aiutarlo a crescere. Un esempio: ci fosse stato ancora Diego Rosa nell’Androni sono convinto che sarebbe arrivato tra i primi 5 al Giro. Ecco, uno così l’avrei aiutato volentieri. Il mio Giro allora avrebbe avuto un senso...è vero, qui sono il capitano, sono contenti di me...ma».

Si sente a metà del guado.
«Sì. Parlerò con il ds Gianni Savio. Io all’Androni sto bene. Voglio continuare a correre ancora, ma ho bisogno di stimoli».

Servirebbe una squadra Pro Tour, ha visto cos’ha combinato il suo amico Paolo Tiralongo all’Astana, che ha un anno più di lei?
«Certo. Un paio d’anni in appoggio a un capitano con degli obiettivi li farei volentieri. Vedremo come si evolverà la stagione. Tornerò in gara a Gippingen, chiuderò la prima parte di stagione al campionato italiano in Piemonte a fine mese».

Pellizotti, niente Tour de France, niente Vuelta...Non le mancano?
«Sì, mi servono nuove motivazioni. Così fare fatica a 37 anni ha ancora un senso».

La sorpresa al Giro?
«Landa, si sapeva che era forte, ma così...Contador è un fenomeno, nessuna novità».

(antonio simeoli – Messaggero Veneto)
 
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#30
magari pure il ritiro..
 
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#31
Si legge tantissima insofferenza nelle sue parole, però almeno uno che dice le cose come stanno in casa Androni, non come Savio che ci e si vuole convincere che hanno fatto un grande Giro.
 
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#32
(12-06-2015, 01:34 PM)Dayer Pagliarini Ha scritto: Si legge tantissima insofferenza nelle sue parole, però almeno uno che dice le cose come stanno in casa Androni, non come Savio che ci e si vuole convincere che hanno fatto un grande Giro.

Il giro dell'androni è stato buono per la semplice ragione che fare di più, con quei corridori,  era impossibile.

Pellizotti è stato un buon corridore, ma a 37 anni o ti ritiri o, come ha detto lui stesso, fai il gregario.
 
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#33
Per quello che ha fatto negli ultimi 3 anni in questo schifo di squadra merita un onorevole gregariato nel World Tour alla Tiralongo. Praticamente dal titolo Italiano vinto è stato l'unico che ha corso decentemente ad alto livello in questa squadra...
 
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#34
Ritiro perché... ancora non è una sega, e lui stesso ha deciso di mettersi a disposizione e ne ha le capacità, spero abbia quello che vuole
 
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#35
(12-06-2015, 03:23 PM)Auriga Ha scritto:
(12-06-2015, 01:34 PM)Dayer Pagliarini Ha scritto: Si legge tantissima insofferenza nelle sue parole, però almeno uno che dice le cose come stanno in casa Androni, non come Savio che ci e si vuole convincere che hanno fatto un grande Giro.

Il giro dell'androni è stato buono per la semplice ragione che fare di più, con quei corridori,  era impossibile.

Non è che sei fai un Giro di merda con una rosa mediocre questo diventa automaticamente buono perché la squadra fa schifo. L' Androni ha fatto pena punto e basta.
 
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#36
Beh due piazzamenti sul podio di tappa li hanno fatti. Avrebbero anche vinto una tappa se Gatto non avesse forato.
Androni è ai livelli del 2013 e 2014. Nessuna novità. Nessun episodio di fallimento imprevisto e/o straordinario.
Anzi l'anno scorso delusero di più, visto che Hoogerland fece il fantasma.
 
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#37
Per come ha chiuso il Giro e per com'è andato, senza quei primi giorni magari un posto nei 10 sarebbe riuscito a strapparlo. Triste

Il bello è che poteva essere già da mo' a fare il Tiralongo all'Astana, se non fosse stato per l'MPCC. Sweat Non so però quanto sia un bene, si rischia davvero di impoverire troppo queste Professional. Boh Servirebbe maggior egoismo alla Simoni, che manco a 70 anni si metterebbe a fa' il gregario... Asd
 
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#38
Androni Sidermec, confermato capitan Pellizotti per il 2016
Quinta stagione consecutiva per Franco Pellizotti alla corte di Gianni Savio. Il delfino di Bibione aveva esordito nella Androni Giocattoli nel 2012 conquistando subito la maglia tricolore di Campione d'Italia. Da allora il "regista in campo" ha rappresentato un punto di riferimento importante portando la squadra a numerosi successi a livello internazionale.

Nelle ultime due stagioni ricordiamo Pellizotti sfiorare il successo nella tappa regina dello Zoncolan nel giro d'Italia 2014 e quest'anno terzo sul traguardo di Imola e raggiunto a 500 mt dall'arrivo a Vicenza.

Nello stabilimento Androni Giocattoli di Varallo Pombia, alla presenza del main sponsor Mario Androni, Franco Pellizotti ha firmato con il team manager Gianni Savio il rinnovo del contratto con la Androni Sidermec 2016.

[Immagine: GRINNOVO%20PELLIZOTTI.jpg]

comunicato stampa Androni Sidermec
 
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#39
Dai Franco, una tappa al Giro e poi la pensione.
Certo che tra Nippo e Androni non so quale sia più scarsa Confuso ... almeno Bardiani e Southeast la pagnotta la portano a casa
 
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#40
Franco Pellizotti: "Tre vie nel mio futuro" 
L’inverno alle porte. Le foglie, ormai, sparpagliate per terra. Tempo di cambiamenti. In natura, ma anche nel ciclismo. Tempo di pensare al domani, con un occhio rivolto ai mesi passati e le orecchie tese, pronte a captare qualunque segnale relativo a quelli futuri.

Novembre è il periodo della nebbia e del freddo, che si fa largo a spallate tra una pioggia e l’altra. Nel mondo delle due ruote è ancora periodo di ciclomercato e di corridori che definiscono il proprio immediato destino professionale, restando lì dove sono, partendo o, magari, fermandosi. Districandosi, sicuramente, tra certezze e attese.
La certezza, per Franco Pellizotti, è quella di avere ancora la voglia di  gareggiare. L’attesa, è dettata dal dover aspettare ancora un po’ per conoscere quale direzione, a gennaio, imboccherà la sua carriera.
Trentotto anni, gambe e testa di un ragazzino, il veneto classe 1978 dal 2012 ha vestito i colori della Androni, ma nel 2017 sulle spalle potrebbe portare una livrea di un colore differente: “Al momento sono in stand-by. Sto aspettando e ancora non mi voglio esporre. In ballo c'è più di qualcosa, ma non posso esprimermi. Un po' anche per scaramanzia. Ma, in teoria, l’anno prossimo dovrei ancora correre.” Misurato. Sorridente. Ottimista.
Nelle indiscrezioni della prima ora, il suo nome era stato accostato anche al neonato team Bahrain Merida di Vincenzo Nibali. “Sono girate tante voci,” spiega.“Io ho parlato anche con Gianni – Savio, Team Manager dell’Androni, ndr - ma non ho ancora deciso niente. Adesso mi sto allenando, mi sto preparando, però non me la sento di dire nulla. Ci sono già rimasto male una volta, per il discorso dell’Astana, pensando che tutto fosse fatto e, invece, non è stato così. Quindi preferisco aspettare e vedere.”

ANDRONI E LA TERZA VIA – Nel novero delle possibilità non parrebbe, dunque, essere archiviata completamente la chance della sesta stagione con la formazione di Gianni Savio. “Con Gianni ci siamo sentiti. Mi ha detto ‘vedi cosa fare, qua le porte son sempre aperte’. Mi ha chiesto anche Pino Buda. Con Pino, Gianni e Mario – Androni, ndr - siamo sempre andati d'accordo. Siamo sempre stati in buonissimi rapporti. Poi ho ricevuto anche un’altra richiesta al di fuori del ciclismo pedalato e poteva essere una bella opportunità, che mi avrebbe permesso di trasmettere quello che ho imparato in questi anni. Però ora voglio aspettare, per vedere di correre ancora.”

BILANCIO – In attesa di conoscere – e di svelare - il proprio futuro, il Delfino di Bibione ripercorre il 2016. Una “annata particolare, ad esempio perché con la squadra non abbiamo fatto il Giro d’Italia, che era nei mei programmi. Saltata questa possibilità, mi sono concentrato sulla Tirreno-Adriatico, che ho concluso in un buono stato di forma. Purtroppo, però, sono caduto alla Coppi e Bartali e, dopo dieci giorni di stop, ho dovuto ricominciare da zero. Il finale di stagione l'ho preparato al meglio. Non ho raccolto quello che avrei voluto, in termini di risultati, ma ho dimostrato di pedalare ancora bene. Ed era quello che volevo. Diciamo che è stato un 2016 di alti e bassi, però è anche vero che quello che mi ero prefissato era di essere il più possibile d'aiuto alla squadra e credo di esserci riuscito, supportando il mio compagno Gavazzi sia in Portogallo che in Italia. Ho messo da parte le mie ambizioni per aiutare gli altri ed è quello che ora vorrei continuare a fare. Credo sia più gratificante che fare un piazzamento nei dieci. Lottare per vincere è molto difficile. Non ho più 30 anni…ci sono tanti giovani e tanti corridori che vanno più forte, ma mettendomi a disposizione dei miei compagni posso essere comunque protagonista, posso divertirmi e ottenere buoni risultati.”

SAGGEZZA – Gianni Savio l’ha definito “il Capitano. Autorevole, ma mai autoritario”, per usare l’espressione del Team Manager torinese. Il pensiero comune dei compagni può essere sintetizzato in una frase: “quando un campione come Pellizotti lavora per te, non puoi sbagliare. Devi ripagarlo con un risultato.” In ogni gara,  sempre lì davanti. Pronto a guidare i colleghi  e a pilotare il proprio uomo verso il traguardo. Prodigo di consigli e generoso nel proprio lavoro, nonostante un palmares che farebbe invidia a molti. Soddisfatto nel vedere altri esultare grazie a lui. “Arrivarci è una questione mentale. Devi capire quando non riesci più a ottenere i risultati che ottenevi prima. Io dico sempre che è una ruota che gira. Arriva il momento in cui capisci di non essere più competitivo per vincere. Poi, se va via la fuga e sei lì a giocartela sono il primo a non tirarmi indietro, ma partire tutte le corse con l'assillo di dover far bene o vincere iniziava a diventare troppo pesante. Ho capito questa cosa e ho cercato di mettermi a disposizione, di fare qualcosa per gli altri. Ho corso tanto per cercare di vincere. Capisco la corsa, so come si possono mettere  le cose e questo mi aiuta a fare quello che devo fare.”

OBIETTIVI – Se il cuore ci crede e i muscoli girano a dovere, c’è ancora tempo per meditare di appendere la bici al chiodo. L’occhiataccia arrivata in risposta alla domanda fatta in luglio sulla volontà di continuare o meno a pedalare in gruppo nella nuova stagione l’aveva già detta lunga su come si sarebbero messe le cose. “Se dovessi correre ancora…per quanto riguarda gli obiettivi, bisognerà vedere con che squadra andrò poi, in base a quello, vedremo cosa si farà. Sicuramente portare il mio bagaglio d'esperienza per aiutare i giovani e i capitani che avrò. In Androni l’anno prossimo ci saranno tantissimi giovani e l’obiettivo potrebbe essere quello di poter essere d'aiuto a giovani così e poter trasmettere loro tutto quello che ho imparato. A loro, o a chi per loro.”

Silvia Tomasoni per ciclismoweb.net
 
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