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Fratelli pippe
#21
Curiosità a due ruote: Perchè il ciclismo è una grande famiglia - Figli, fratelli e non solo: un mondo nel quale le parentele si sprecano

Sarà perchè il mondo delle corse diventa per chi ci entra un universo parallelo, che racchiude la gran parte delle relazioni sociali, fatto sta che nel mondo del ciclismo, più che in molti altri sport, le parentele tra atleti si sprecano. Non è raro dunque scoprire che un corridore è figlio di un ex-professionista, oppure ha un fratello meno nota o una sorella che corre, fino ad arrivare a casi eccezionali di intere famiglie unite sotto il segno delle due ruote. Proviamo a fare una rapida carrellata delle parentele più celebri, toccando anche qualche caso del passato, ma concentrandoci soprattutto sul presente.

Poulidor e i Van Der Poel: 3 generazioni di campioni
Il caso più interessante è quello della famiglia Van Der Poel, la quale in un suo ramo ha un nonno assolutamente eccezionale: è Raymond Poulidor, l'eterno rivale di Jacques Anquetil. Sua figlia Corinne ha sposato Adri Van Der Poel, campione del ciclismo su strada e nel ciclocross nella prima metà degli anni novanta, fino a laurearsi campione del mondo a Montreuil nel 1996: il suo secondogenito Mathieu aveva esattamente un anno. Neanche 20 anni dopo, sarà lui ad ereditare il titolo di campione del mondo, il più giovane della storia, dopo esserlo stato su strada a Firenze nel 2013, categoria juniores. Quello che si dice un predestinato: difficile non esserlo, con tali geni. Invece il fratello maggiore, David, non è altro che un buon crossista.

La famiglia Roche e "il cugino" Martin
Un altro caso di incroci internazionali di DNA si è avuto tra Regno Unito e Irlanda, con la famiglia Roche e la famiglia Martin. Come altri colleghi contemporanei, quali ad esempio Björn Thurau (figlio del celebre Didi), Nicolas Roche è figlio di uno dei più grandi corridori degli anni '80, Stephen Roche. Sua sorella Maria sposa Neil Martin, dilettante britannico, e dalla loro unione nasce Dan: il caso vuole che Nicolas e Daniel diventino i più forti ciclisti contemporanei d'Irlanda, risvegliando i fasti dei tempi di papà Stepehen e Sean Kelly. Altro caso di cugini, stavolta uniti dal cognome, è quello di Sergio Henao Montoya e del più giovane Sebastian Henao Gomez, entrambi alla Sky.

Quando 2 fratelli non bastano
L'elenco di grandi famiglie potrebbe risultare lungo, molto lungo: è una tradizione che ha radici profonde. In Italia ovviamente la mente va subito alla famiglia Moser: Francesco era solo il più piccolo tra Aldo, Enzo e Diego, eppure fu il più forte. Se suo figlio Ignazio, sebbene talentuosissimo, ha preferito ritirarsi, i figli di Diego, Leonardo e Moreno, son riusciti a passare al professionismo, quest'ultimo conseguendo ottimi risultati nei primi 2 anni, salvo poi smarrirsi un po'. All'estero il caso più folkloristico riguarda i cosiddetti Fåglum brothers, ossia i fratelli Pettersson, originari dell'omonio villaggio svedese: Gösta, Thomas, Erik e Sture raggiunsero l'apice della popolarità vincendo 3 mondiali dilettanti e l'argento alle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico sulla distanza dei 100 km: il più grande, Gösta, è tutt'oggi l'unico ciclista svedese ad aver vinto il Giro d'Italia, nel 1971. Quattro erano anche i fratelli Simon, in Francia: Régis, Pascal, Jerôme e François. Quest'ultimo ottenne una discreta popolarità nel Tour 2001, vestendo la maglia gialla grazie a una fuga-bidone che costrinse Armstrong ad attaccare costantemente su Alpi e Pirenei per recuperare il gap perduto. Quella delle grandi dinastie tra gli sprinter è una moda recente in Argentina, dove possiamo distinguere tre gruppi familiari: i Richeze, di 4 elementi (il più forte è il secondogenito, Maximilian, che tuttora corre in Lampre), i Borrajo (Alejandro, anch'egli il secondo, fu protagonista di 3 annate in Panaria), e gli Haedo, di 2, con Juan Josè vincitore di 22 gare tra i professionisti). La famiglia più complicata attualmente è forse quella dei Kreder, in Olanda: 2 famiglie da 2 e 3 fratelli, cugini tra di loro. I capostipiti sono i cugini Dennis e Michael, il primo ritiratosi abbastanza presto, mentre il secondo ha corso nella Garmin, ed adesso è tra le fila della Rompoot Cycling col fratello Raymond e suo cugino Wesley. Il fratello più piccolo, Stefan, corre in una continental, la Metec. Andando invece in Belgio, troviamo al femminile la formazione con più sorelle in contemporanea insieme nella storia: nella Topsport Vlaanderen corrono Kelly, Jessy, Demmy e Lenny Druyts, che vanno nell'ordine dai 26 ai 18 anni. E c'è pure un fratello intermedio, Gerry, che corre nella Vastgoedservice di Wout Van Aert.

Yates e Polikeviciute, gemelli di successo
Nella sezione gemelli, l'attualità ci regala il fenomeno degli Yates: i due 23enni britannici si sfidano a suon di prestazioni di prestigio crescente. Nonostante Simon sia il più veloce, deve ancora conseguire il primo successo tra i professionisti (sebbene il triplo piazzamento nei primi 6 tra Vuelta al Pais Vasco, Criterium du Dauphinè e Romandia lasci promettere bene); Adam invece si è sbloccato l'anno scorso al Giro di Turchia, e sebbene dei 2 dovrebbe essere quello delle corse a tappe, non disdegna le classiche, come San Sebastian, vinta quest'anno. Meno equilibrata e ben diversa la situazione degli slovacchi Velits, con Peter che si è adagiato al ruolo di gregario di lusso dopo il terzo posto nella Vuelta 2010 di Nibali; ha sempre corso assieme al fratello Martin fino al 2013, poi ha scelto la BMC mentre Martin, buon passista e ottimo gregario, ha deciso di rimanere in Etixx.

Tra le donne, come dimenticare le  Polikeviciute? La più popolare è Rasa, campionessa del mondo a Lisbona nel 2001; ma anche Jolanta fu un'ottima atleta, vincitrice di tappe al Giro d'Italia e al Tour de France e ai piedi del podio nel mondiale 1997 di San Sebastian.

Fratelli e sorelle: gli Edmondson campioni della pista
Tanti in Italia gli incroci tra fratelli e sorelle: caso triplo con i Frapporti. Marco è professionista da otto anni e tutt'oggi corre con l'Androni Giocattoli. L'essere bresciani e dunque la vicinanza a Montichiari non ha fatto altro che accrescere il feeling con la pista di Simona, in corsa per una partecipazione alle Olimpiadi nell'Omnium. Infine Mattia ha passato le ultime 3 stagioni nella Trevigiani. In Italia abbiamo anche i Berlato, con Elena portacolori della Alè Cipollini ed il più giovane Giacomo neprofessionista alla Nippo-Vini Fantini. All'estero, gli Edmondson rappresentano una bella coppia di successo specialmente nella pista: Annette ed Alex, nonostante la giovane età, hanno cumulato già 5 titoli mondiali. Alex, che passerà professionista nel 2016 con l'Orica GreenEdge, risulta anche un interessante prospetto per le corse su strada, reduce com'è dalla vittoria del Giro delle Fiandre Under 23. In Olanda Barry Markus, velocista della Lotto-Jumbo, ha una sorella minore, Kelly, che se la cava molto bene su pista (due volte campionessa nazionale della Madison).

All'ombra del fratello campione: da Indurain a Sagan
Spesso le fratellanze nel ciclismo seguono carriere parallele ed entrambe meritevoli (qualche caso recente oltre ai gemelli sopra citati: Aitor e Unai Osa, Gorka e Ion Izagirre, Andy e Frank Schleck, Danny e Boy Van Poppel, questi ultimi con padre e madre corridori, tra l'altro), ma non sempre è così. Sui fratelli meno celebri si potrebbe poi scrivere un'enciclopedia: sono un fenomeno comune a tutti gli sport, quei 'fratellini' (anche se talvolta sono più grandi) che vivono all'ombra del fratello famoso. Negli anni '90 per i ciclisti spagnoli era un must avere un fratello celebre che stentava a finire le gare: il battistrada fu Prudencio Indurain, professionista per 9 anni, poi vennero i Gorka Beloki, i Joseba Zubeldia: persino una meteora come Isidro Nozal ebbe un fratello imitatore, tale Carlos che militò solo in squadre portoghesi. Una tradizione che recentemente ha coinvolto anche alcuni dei recenti campioni del mondo, i quali son spesso riusciti a portare nel loro team il fratello mediocre: siamo parlando di Mario Costa, acquisto della Lampre nell'ultima annata, e soprattutto di Juraj Sagan, una versione un po' più 'ciccia' del ciclista più amato al mondo. Meno fortunato (o forse più orgoglioso) Jerôme Gilbert, che si è barcamenato tra Professional e Continental belghe prima di ritirarsi nella scorsa primavera (curosità: la zia di Philippe e Jerôme, Marie Rose Gaillard, fu una delle prime donne a laurearsi campionessa del mondo, a Salò nel lontano 1962). Diamo invece speranze di crescita ai fratellini dei campioni dei GT, ossia Antonio Nibali, discreto scalatore, anche se lontano dal talento di Vincenzo, che ha trovato spazio nella Nippo-Vini Fantini, e Dayer Quintana, compagno di squadra di Nairo e già capace di vincere tra i professionisti, l'anno scorso, a dispetto di chi lo riteneva un semplice raccomandato.

Nicola Stufano - cicloweb.it
 
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#22
Antonio Nibali sta facendo una signora Vuelta per essere al primo GT in carriera, smentendo (almeno in parte) chi pensava fosse lì solamente per il cognome.

Tra l'altro sono dell'idea che correre ad alti livelli ti faccia migliorare tanto anche se parti da una base scadente, fino ad adeguarti al livello stesso. Prendete Juraj Sagan che i primi anni era solamente un elemento folkloristico e invece adesso è un gregario utile al fratello, dopo tanti anni di militanza in team WorldTour.
 
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#23
Gli Yates possono essere considerati fratelli pippe?
 
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[+] A 3 utenti piace il post di Jussi Veikkanen
#24
(07-09-2017, 12:08 AM)Jussi Veikkanen Ha scritto: Gli Yates possono essere considerati fratelli pippe?

Ahah

Avete presente la risata di Anacleto nel disneyano "La spada nella roccia"? 



 
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[+] A 1 utente piace il post di OldGibi
#25
Lawrence Roche, professionista con la Carrera per due anni. Fratello di Stephen, nonchè zio di Nicholas, Alexis e Daniel Martin
 
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#26
Gaetano Baronchelli, fratello di GB
 
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