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Giorgia Bronzini
#1
 
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#2
«Gruppo unito l'arma in più» - Bronzini rivive il suo successo mondiale
«Sono passati dieci giorni e mi sento come una trottolina. Ma se questo è il prezzo da pagare per ciò che ho fatto, ben felice! Se le persone mi invitano di qui e di là significa che la mia vittoria di Geelong è stata importante. Non posso che esserne contenta». A parlare così dall'altro capo del telefono è la neo Campionessa del Mondo di ciclismo su strada, Giorgia Bronzini. Felice e grintosa, consapevole di quello che ha compiuto. Questo è Giorgia Bronzini. Sa di aver salvato la baracca azzurra. Sa, la piacentina, che senza quella vittoria l'Italia sarebbe tornata dal nuovissimo continente con zero metalli. Invece, grazie alla sua forza ed intelligenza tattica, portiamo a casa un oro che mai è stato più prezioso. Eppure alle medaglie Mondiali è ben abituata, Giorgia. Oltre al bronzo su strada di Stoccarda 2007, la bacheca di casa Bronzini risplende di luce dorata. Tra le Juniores, anno 2001, un oro europeo ed uno Mondiale nella corsa a punti. Ancora corsa a punti, ancora oro agli Europei su pista del 2003. Altro Mondiale, altro oro nella corsa a punti, nel 2009. Mancava l'affermazione su strada, quella che ti cambia la carriera, che fa sì che i passanti ti fermino per strada e si complimentino con te. Strano a credersi, se ciò accade in una graziosa cittadina dell'Australia.

Per capire Giorgia Bronzini bisogna intraprendere un viaggio intercontinentale, ripartire proprio da laggiù, da Geelong, da quell'ultimo, incredibile giro del circuito mondiale.

«Va bene, partiamo dall'ultimo giro, così ci avviciniamo al traguardo!»

Raccontaci com'è andato.
«È stato un giro di sofferenza, nel senso che ero veramente stanca. Ho dato più di quello che avevo. Sapevo di poter essere una pedina importante per la Nazionale perché, arrivando sicuramente con le migliori la Vos, l'unica ragazza veloce che poteva cercare di batterla ero io. Questo forse mi ha dato un senso di responsabilità maggiore rispetto al solito. La sprinter ero io, non potevo chiedere alle altre di fare il mio mestiere. L'ho fatto per una causa nazionale e l'orgoglio di vestire la maglia azzurra ha fatto sì che potessi tener duro fino ai cinquanta metri dal traguardo. Questo senso di responsabilità mi ha permesso di vincere».

In corsa avevi detto alle ragazze che stavi bene.
«Certo, avevo detto che stavo bene, però le avevo anche lasciate libere affinché ciascuna si giocasse le proprie chances. Vedi, quando uno arriva da solo al traguardo è sicuro di aver vinto ma quando si arriva in volata ci sono mille variabili in grado di condizionare il risultato. Perciò ho detto a Elena (Berlato, ndr), a Noemi (Cantele, ndr) ed a Tatiana (Guderzo, ndr) che se si fossero sentite in grado di fare la differenza avrebbero dovuto provarci. Io ero proprio l'ultima carta che l'Italia avrebbe dovuto giocare, in caso di arrivo allo sprint».

La volata dal tuo punto di vista.
«L'ho fatta esattamente come l'avevo immaginata e pianificata con il ct Salvoldi. Ho atteso fino agli ultimi cinquanta metri per uscire, perché sapevo che l'attesa sarebbe stata l'arma vincente di quella volata. Quando è partita la Vos mi sentivo forte ed in grado di uscire dalla sua scia e passarla. E poi quando si tratta di giocarsi un Mondiale subentra quel qualcosa che ti dà una carica particolare».

È stata decisiva la scelta di disputare lo sprint con un rapporto agile?
«È vero, avevo un rapporto più leggero della Vos e questo mi ha avvantaggiato non di poco. In una corsa così lunga ed impegnativa bisogna avere la gamba fresca per tirare un rapporto così lungo. Disputare la volata con un rapporto duro e su un arrivo in leggera pendenza come quello di Geelong sarebbe stato troppo rischioso per me. Infatti la Vos s'è piantata. Al di là del fatto che è partita lunga, ha sicuramente sbagliato la scelta del rapporto, considerando il tipo di arrivo che si presentava».

L'Italia ha fatto corsa dura fino alla fine. Per poco quello scatto della Guderzo sull'ultima asperità ti tagliava fuori dai giochi.
«Lì Tatiana penso che non abbia visto che io stavo cercando di rientrare e, correndo senza radioline, non ne era a conoscenza. Gli accordi in squadra erano di provarci fino alla fine, non è che Tatiana poteva girarsi mille volte per vedere dov'ero. Il punto per attaccare era quello giusto. Era un'azione che andava fatta. Ho rivisto il tutto in tv, perché in quel momento non avevo idea di dove fosse Tatiana. Ripeto, correndo senza le radioline è l'istinto che porta ad attaccare».

Fortunatamente sei rientrata sulle migliori. Come hai fatto?
«Gli Stati Uniti si sono messi in testa. Anche Noemi, che era con me, ha dato qualche bel tirone. In definitiva, le americane e Noemi hanno lavorato per chiudere il buco».

Una volta rivisto il percorso Mondiale avevi affermato che era troppo impegnativo per te.
«Sì, lo penso ancora. Non era un Mondiale per velociste pure. Io stessa non lo sono. Mi definisco veloce ma non sono una velocista. Era un circuito in cui serviva una ragazza veloce ma che sapesse cavarsela su percorsi impegnativi ed alla fine, a ben vedere, così è stato. Tra le prime, infatti, c'erano sì quelle che vanno forte in salita ma anche molte ragazze veloci. Il percorso, specie nel finale, permetteva loro di rientrare».

Da dove parte la vittoria di questo Mondiale?
«Da un altro Mondiale che ho perduto. Il mio primo grande obiettivo è stato quello del Mondiale su pista. A Copenhagen la condizione c'era, io c'ero, è stata la sfortuna a giocare a mio sfavore. Primo obiettivo fallito. Poi si pensava di arrivare in forma a Melbourne e, una volta là, vedere come andava la corsa, cercando di giocarsela al meglio. La mia stagione non è stata delle più esaltanti. Ho colto alcune vittorie, è vero, ma ho collezionato molti secondi posti, tanti piazzamenti a ridosso delle prime. Se non fosse arrivato il Mondiale staremmo parlando di una stagione un po' in ombra. Però il Mondiale l'ho vinto io e l'amarezza per quella miriade di piazzamenti è stata cancellata in un sol colpo».

Quanto ha inciso poter contare su un gruppo così unito come quello azzurro?
«Moltissimo. Sono quattro anni che la Nazionale è così affiatata. E lo dico a prescindere dai risultati, anche se degli ultimi quattro Mondiali ne abbiamo vinti tre e qualcosa vorrà pur dire. Quest'anno poi abbiamo rotto un po' ogni regola al momento della premiazione. Ho chiamato tutte le ragazze sul palco, spezzando le regole dell'UCI».

Quanto merito ha Dino Salvoldi in questo successo?
«Veramente tanto. Lui è la nostra guida. Nei giorni prima della gara ha cercato di lasciarci più tranquille possibile. Abbiamo fatto qualche riunione ma non è stato per nulla stressante. Lui parte sempre dall'idea che il gruppo sia già forgiato e questo spiega, per esempio, perché le nostre riunioni fossero delle chiacchierate dopo pranzo e dopo cena. Ci ha lasciate libere al massimo, in modo da farci fare ancora più gruppo. Le questioni tecniche sono state discusse una volta sola ed è stato sufficiente. Ormai Dino ci conosce, tra noi e lui c'è una grande sintonia. Inutile ripetere ovvietà, insomma».

C'è stata una componente decisiva?
«Decisiva no, non penso. Però mi ha fatto molto piacere vedere ragazze che per la prima volta correvano un Mondiale integrarsi perfettamente nel nostro gruppo. Giovani come la Callovi, la Patuzzo, la Carretta, la Berlato sembravano parte della Nazionale da una vita. Questo non ha potuto che stupirmi piacevolmente».

Quali sarano i tuoi obiettivi primari per il 2011?
«In primo luogo il Mondiale su pista di Apeldoorn e poi quello su strada di Copenhagen. Questi sono i miei due obiettivi dichiarati per il 2011. Questa volta il Mondiale su strada sarà piatto piatto, davvero per velociste».

Quindi?
«Quindi ci ho preso gusto, pian piano valuteremo cosa potrò ottenere tra un anno. Sicuramente punterò al massimo risultato ma c'è ancora tempo».

Affronterai la prossima stagione con la Colavita-Forno d'Asolo.
«Sì, ho firmato una settimana fa. Si tratta di un ambiente nuovo, sono felice di mettere un punto e ripartire da capo. Logicamente con buona metà del team a matrice statunitense disputeremo alcune gare oltre Oceano. Si tratta di un ciclismo per la maggior parte inesplorato e tutto da scoprire, quello statunitense. Spero davvero che con l'arrivo di questa nostra squadra ne possano nascere tante altre negli Stati Uniti, con conseguente crescita del movimento. Vorrei essere una promoter di quest'attività oltre Oceano. Nella Colavita-Forno d'Asolo ci sarà anche un nucleo italiano, per il quale ho proposto alcuni nomi a Franco Chirio. Staremo a vedere».

Quale traguardo ti è mancato quest'anno, di quelli a cui tenevi?
«Oltre al Mondiale su pista, sicuramente una tappa al Giro d'Italia. Mi darebbe parecchia carica, sarebbe molto importante ottenerla nel 2011, in maglia iridata e magari vestire anche per qualche giorno la maglia rosa. Sarebbe la mia prima maglia rosa, ci tengo molto e proverò a conquistarla».

Invece la vittoria che hai ottenuto quest'anno e di cui vai particolarmente orgogliosa, escludendo il Mondiale?
«La vittoria ai Muri Fermani mi è piaciuta molto. Lì nessuno o quasi mi avrebbe pronosticata vincente e invece dopo quella gara molti si sono dovuti ricredere».

Pensi che con quest'ennesimo oro la visibilità del ciclismo femminile crescerà in Italia?
«La visibilità di noi ragazze è troppo poca. Solo degli agenti esterni possono dare lustro al ciclismo femminile. Intendo che dovrebbe muoversi qualcosa a livello di sponsor, ditte importanti che dovrebbero investire nel femminile. Perché invece tutti gli sponsor vanno sul maschile? Perché c'è un budget totalmente differente, sponsor totalmete differenti. È naturale che le grandi marche vadano dove girano più soldi».

La cura?
«L'ideale sarebbe avere, oltre a quei due progetti stranieri che sono l'HTC e la Garmin-Cervélo, delle squadre professionistiche italiane maschili con la voglia di investire nel femminile. Penso ad una Liquigas femminile, per dire. Sarebbe bello e forse anche giusto per noi donne. Come una sorta di riconoscimento per aver tenuto in alto le sorti della Nazionale italiana negli ultimi Mondiali. In Australia solo noi siamo andate a medaglia...»

E ciò ti è stato ripagato con quante proposte ricevute da ditte non del settore?
«Non del settore? Soltanto un paio, più alcune ditte tecniche, ma queste sono nel ciclismo».

Guardando avanti, se diciamo Londra 2012 a cosa pensi?
«Penso a me, con la maglia azzurra. Non so come sarà il percorso di preciso ma voglio far bene».

Come hai preso l'eliminazione della corsa a punti dal programma olimpico?
«Come una mazzata. È la mia corsa, avrei dato il cento per cento. Chiaro che in questo modo mi sono state tagliate le gambe. Vorrà dire che correrò la gara su strada».

Il carisma non ti manca. È vero che, a chi in passato ti ha punzecchiato dicendo che su quel traguardo non avresti vinto, hai risposto con una vittoria?
«Sì, è capitato alcune volte in passato. Naturalmente la battuta che mi punge nell'orgoglio deve venire da una persona fidata e di cui ho stima. Comunque in genere sono io che dico se il giorno dopo vinco...»

E cos'hai detto la sera prima del Mondiale australiano?
«Cos'ho detto la sera prima? Avrò detto delle stronzate... Seriamente, ho cercato di concentrarmi sul mio lavoro, pensare a svolgere bene ogni compito che ci era stato assegnato. Non c'era nessuna sfida personale, dovevo solo lavorare meglio possibile per il bene della Nazionale».

Chi è Giorgia Bronzini fuori dalle corse?
«È una ragazza semplice. Sono io! Sono quella che fa la battuta, che dà una pacca sulla spalla agli altri. Sono quella che sorride sempre, poi vada come vada. Quello che ho sempre chiesto alle mie squadre è la serenità. Meno stress possibile prima delle corse, perché più sono tranquilla e più i risultati arrivano. Sono sicura che Franco Chirio saprà darmi questa tranquillità».

Ora le più che meritate vacanze.
«Sì, una settimana ai Caraibi. Ho voglia di sole, di mare, di dormire. E di spegnere finalmente i cellulari!».

cicloweb.it
 
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#3
TMC fa festa con la Bronzini
Oggi, martedì 2 novembre, c’è stato l’incontro tra la Campionessa del Mondo Giorgia Bronzini e TMC Transformers, marchio leader nel campo dei trasformatori elettrici, che ha accompagnato tutti gli atleti della nazionale italiana (uomini, donne e under23) nell’avventura australiana di Melbourne 2010.

All’evento, andato in scena presso la sede di TMC Italia Spa di Busto Arsizio (VA), oltre alla campionessa del mondo, hanno partecipato anche le azzurre Elena Berlato, Valentina Carretta e Eleonora Patuzzo. Assenti giustificati le altre componenti della spedizione azzurra e il commissario tecnico femminile Savoldi perché già in viaggio per i campionati europei su pista in programma questa settimana a Varsavia.

“Siamo molto orgogliosi di avere qui con noi la Campionessa del Mondo e le altre ragazze della squadra azzurra – dice Andrea Colombo, Presidente di TMC Transformers-. La partnership con la Federazione Ciclistica Italiana sta regalando grandi soddisfazioni a TMC Transformers e la vittoria delle donne azzurre in Australia ne è l’esempio più concreto”.

Per le azzurre fiori e brindisi per festeggiare la vittoria come sul podio di Melbourne. Inoltre per Giorgia una sorpresa davvero speciale consegnata direttamente dalle mani del Presidente di TMC Transformers Andrea Colombo: un iPod touch personalizzato nella grafica con i colori dell’iride e la dedica “Giorgia Bronzini World Champion Melbourne 2010”.

“Ho raccolto con entusiasmo l’invito da parte di TMC Transformers – dice la Bronzini – ma non mi aspettavo questa bellissima sorpresa. Ringrazio il Presidente e tutto lo staff TMC Transformers per questo regalo; si tratta di un oggetto personale, utile e simpatico, che posso portare sempre con me”.

All’evento, al quale hanno partecipato numerosi media del settore ciclismo, era presente anche il Vice Presidente della Federazione Ciclistica Italiana Gianni Sommariva che ha portato il saluto del Presidente Renato Di Rocco. Presidente che ha voluto portare il suo ringraziamento a TMC Transformers e alle ragazze azzurre. “La soddisfazione del caro amico Andrea Colombo, Presidente dell’azienda TMC Trasformers, per la bellissima esperienza maturata al fianco della Federazione Ciclistica Italiana durante i Campionati del Mondo in Australia legata alla bella e professionale immagine che la Nazionale Italiana continua a garantire per impegno e professionalità in ogni evento in cui è partecipe, ci riempie di orgoglio – afferma il Presidente Di Rocco –. Per il secondo anno consecutivo, un altro successo arriva dalla Nazionale Donne, fonte da anni di continuità, performance e risultati straordinari su strada, pista e a cronometro. Giorgia ci ha fatto vivere momenti intensi ed emozionanti insieme alle sue bravissime compagne di squadra. Un team affiatato, composto da atlete professioniste che insegnano come raggiungere, senza gelosie ed egoismi, un unico obiettivo: la straordinaria conquista dell’iride. Mi unisco quindi alla soddisfazione dell’Azienda TMC Trasmormers per i risultati ottenuti sperando di poter continuare nel percorso iniziato. I Partners della Federazione Ciclistica Italiana portano fortuna alla nostra Nazionale e la nostra Nazionale restituisce, in termini preziosi ed importanti, al loro sostegno”.




ciclismoweb.net
 
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#4
Tuttosport. Bronzini: noi donne, eterne sottovalutate
Giorgia Bronzini vive attimi di grande gioia sullo slancio del successo al Campionato del Mondo su strada di Melbourne. L’altra sera ha ricevuto a Parma il Premio Sport e Civiltà. Quella d’oro di Giorgia è anche l’unica medaglia che l’Italia ha conquistato ai Mondiali in Australia. “Da un lato sono orgogliosa di aver salvato il bilancio italiano – dice Giorgia, 27 anni, prima anche nel Campionato del Mondo della corsa a punti in pista di Pruszkow 2009 – dall’altro sono dispiaciuta per gli altri azzurri, soprattutto maschi, privi di medaglie”.
A Melbourne molti non segnalavano la Bronzini tra le favorite.
“Al Mondiale 2007 di Stoccarda – prosegue Giorgia – ero giunta terza su un circuito comprendente diversi strappi ma altresì tratti adatti al recupero. Il circuito di Melbourne zeppo di salitelle e con poco respiro teoricamente non era adatto a me. Io l’ho studiato bene l’anno scorso, approfittando di una trasferta per la Coppa del Mondo su pista. Perfetta conoscenza del circuito, dispersione di energie ridotta al minimo, condizione atletica e grande voglia di riscatto sono state le chiavi del mio successo. Ho vinto una sfida con me stessa: volevo ripagarmi dei sacrifici che quest’anno ho sostenuto. Naturalmente molti meriti li ha il nostro ct Edoardo Salvoldi; sa gestire magnificamente il nostro gruppo, e con le donne non è facile”.
I numeri dicono che negli ultimi 3 anni ai Mondiali le donne azzurre sono più brave dei maschi.
“Però continuiamo a essere sottovalutate: i maschi hanno il professionismo, noi rimaniamo eterne dilettanti. Ci sono ragazze con margini di miglioramento che a 20 – 21 anni sono costrette a cessare l’attività causa mancanza di squadre ben organizzate e in grado di stipendiarle”.
Da alcuni anni Giorgia è ufficialmente un’impiegata statale e la sua “vera” tessera ciclistica è del Corpo Forestale. Il regolamento consente alle ciclogirls statali di gareggiare per un normale Gruppo Sportivo privato nelle corse internazionali. Nel 2010 Giorgia era prevalentemente assistita dalla Gauss Brescia; da gennaio sarà sostenuta dalla Chirio di Montechiaro d’Asti.
“Non tutti apprezzano la doppia appartenenza, in particolare i dirigenti delle società private. Il ciclismo dovrebbe cercare un rapporto migliore con la Forestale, le Fiamme Azzurre e le altre strutture statali. In atletica leggera, scherma, sci e altre discipline chi gareggia per corpi statali è stimato. Perché il ciclismo vuole differenziarsi? Il mondo della bici avrebbe solo da guadagnare migliorando il rapporto con Forestale e Fiamme Azzurre”.
Giorgia è stakanovista della bici: sabato andrà in ritiro con la Nazionale della pista a Montichiari. In 6 giornate preparerà per la prova di Coppa del Mondo di metà dicembre a Cali (Colombia).
“Naturalmente per la mia specialità, la gara a punti. In dicembre probabilmente andrò anche a visionare il circuito dei Mondiali 2011 su strada di Copenaghen: voglio rivincere l’iride e il sopralluogo porta bene”.
Il programma di preparazione per l’anno nuovo anno sarà simile a quello della scorsa stagione: “Prima devo pensare ai Mondiali su pista in programma a marzo, poi alla strada”.
Il Giro d’Italia donne 2011 dovrebbe finire a Torino. “Vorrei arrivarci con la maglia da leader della classifica a punti”.

di Alessandro Brambila
da Tuttosport
 
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#5
L'iridata Bronzini al TG5: le donne meritano più attenzione
L’impresa iridata di Giorgia Bronzini a Geelong 2010 è entrata nella galleria delle imprese sportive dell’anno che va a concludersi. Per celebrare il successo il Tg5 ha dedicato un’intervista alla 27enne piacentina curata da Giacomo Crosa.

Giorgia in maglia azzurra, in poco più di tre minuti, ha raccontato dell’urlo australiano; parlato del valore dello sport di squadra; del movimento ciclistico che non riesce a valorizzare come sarebbe giusto e meriterebbe il ciclismo femminile; ha raccontato dell’avvio allo sport fatto attraverso la ginnastica artistica; del suo hobby rappresentato dal vino e del suo piercing.

Per ascoltare il servizio integrale trasmesso all’interno del Tg5 Mattina del 28/12/2010 è disponibile il seguente link: http://www.ciclonews.it/popaudio.php?id=183

Sono passati circa tre mesi, da quel giorno, da quel 2 ottobre australiano. Cosa è rimasto sulla pelle?
“Sicuramente - attacca l’iridata al microfono di Giacomo Crosa - l’emozione di quando ho tagliato il traguardo. Quel grido era un po’ di liberazione e per fare sapere subito alle mie compagne di squadra che avevamo vinto. Che l’Italia aveva vinto. Infatti le ho cercate subito per ringraziale, per stringerci assieme. Perche ancora una volta l’Italia femminile ha fatto vedere che insieme si possono ottenere tante cose, al di là che il ciclismo a volte viene visito come sport individuale. Per quanto mi riguarda la squadra è importante”.

In questo confronto con il ciclismo degli uomini. Hai un po’ di rabbia per la poca attenzione o altro?
“Un po’ di rabbia si c’è e anche rammarico. E’ almeno da quattro anni che il ciclismo femminile fa vedere grandi cose, ma non è che l’ambiente sia cresciuto come hanno fatto le atlete”.

Il tuo rapporto con l’attrezzo, la bici qual è?
“Beh praticamente nullo. A volte, se non c’è una mia compagna che mi avverte che la ruota tocca il freno oppure ho la ruota un po’ sgonfia…io praticamente sono la tipica che prende la bici, pedala, va ad allenarsi o a correre e basta”.

La ginnastica artistica è stato il tuo primo amore, vero?
“Si è stato il mio primo amore, da lì ho iniziato con l’agonismo. Credo che sia stata una base davvero importante, sia per la disciplina che comunque anche per le basi del mio corpo”.

Qual è il tuo maggiore hobby!
“Mah, a me piace il vino in primis! Quindi, magari come hobby frequento qualche enoteca. Oppure mi piace ritrovarmi a casa di qualche amico a sorseggiare qualche buon bicchiere di vino. Non è mica che ci facciamo litrozzi. Mi piace il buon vino! Quello che mi ispira maggiormente? Sono piacentina quindi sicuramente il gutturnio è un vino che apprezzo tanto!

Scusa, vedo sotto le tue labbra un chiodo. Cosa rappresenta, è un momento di trasgressione. Che significato ha?
“L’ho messo a Los Angeles, a Hollywood. Era una delle prime prove di Coppa del Mondo su pista che disputavo. Mi ero ripromessa che se avessi vinto una medaglia l’avrei fatto il piercing. Così è stato”.

Quando lo toglierai?
“Non lo so. Forse quando smetterò di correre. E’ un po’ come un amuleto, un portafortuna”.

tuttobiciweb.it
 
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#6
“BRONZINI PENSIERO” NELLA NUOVA FORNO D’ASOLO COLAVITA
Principato di Monaco – Tirata in vista dei Mondiali su pista, alla presentazione ufficiale della nuova Forno d’Asolo Colavita, la campionessa del mondo Giorgia Bronzini ha avuto modo di presentare e di presentarsi per una stagione importante con i colori dell’iride addosso. “Una bella responsabilità – ha sorriso la piacentina – che accetto volentieri perché il titolo mondiale è sempre uno degli obiettivi più importanti per ogni atleta. Sarà una stagione importante in una squadra che mi ha concesso la possibilità di costruirmi un gruppo mio, che ho voluto e cercato per creare un clima ottimale con delle atlete giovani ma che saranno di certo il futuro del ciclismo Parlo di Barbara Guarischi, Elena Cecchini ed anche Giada Borgato, unica a seguirmi dopo la stagione 2010 dalla precedente squadra. Ho al mio fianco anche atlete esperte e professionali come Alessandra D’Ettorre, che conosce molto bene il ciclismo ed è una garanzia”. Sul rientro nella squadra diretta da Franco Chirio, la Bronzini mostra soddisfazione: “Qui c’è tranquillità e possibilità di programmare appuntamenti come piace a me. Nel 2005, più giovane, ero già con Chirio e mi trovai molto bene. Se sono tornata è perché credo si possano creare di nuovo le stesse condizioni che in quell’anno mi portarono a vincere tanto e bene”. Sulla stagione, c’è solo l’imbarazzo della scelta: “Terminati gli impegni in pista, di cui non vorrei parlare per scaramanzia, mi attende una stagione su strada molto intensa. Dalle classiche del nord, con Fiandre, Drenthe e Freccia sino alle corse italiane, come il Gran Premio Liberazione di Crema. Poi farò anche un periodo negli Stati Uniti, dove il ciclismo sta crescendo parecchio ed il mondo femminile sta acquisendo visibilità. Siamo una squadra italo americana e la nostra presenza in terra americana sarà una costante nella stagione”.

Alberto Rigamonti - photodecola.it
 
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#7
Bronzini: ho il mondiale nel mirino
Battuta oggi in volata, la campionessa mondiale Giorgia Bronzini non ha perso il buon umore e delinea la strada che la porterà verso il mondiale danese. Ascoltiamo l'intervista realizzata da Laura Guerra.

Scarica il file audio

tuttobiciweb.it
 
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#8
Direi che può essere un Mondiale per lei...se ha vinto a Geelong può vincere qui, anche se ci sarà più concorrenza nell'eventuale volata
 
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#9
Sinceramente andrebbe già benissimo un podio: la Teutenberg è al limite dell'imbattibile, e in più c'è anche la Wild che dovrebbe esserle superiore...
 
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#10
Non poniamo limiti a quello che possono fare le nostre ai mondiali Asd Teutenberg imbattibile, vero, però chissà...le imbattibili negli ultimi anni sono state battute parecchie volte Sisi
 
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#11
Tegola per Giorgia Bronzini: cade all'Elsy Jacobs, sospetta frattura della clavicola

Brutta tegola per la Nazionale italiana, per la Diadora-Pasta Zara e per l'iridata Giorgia Bronzini, coinvolta oggi in una caduta nel GP Nicolas Frantz, ultima tappa del Festival Luxembourgeois Du Cyclisme Féminin Elsy Jacobs. La Bronzini, caduta assieme ad altre atlete ai 500 metri, è stata "scortata" sul traguardo dalle compagne di squadra. La posizione del braccio destro fa pensare ad una frattura della clavicola. Giorgia, che domani si sarebbe dovuta recare a Londra insieme a Cantele, Guderzo, Baccaille, Longo Borghini e Ratto per visionare il circuito olimpico, è stata portata al pronto soccorso di Mamer, Lussemburgo. Si sospetta, come detto, la frattura della clavicola.

cicloweb.it
 
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#12
DONNE. Bronzini, spalla lussata nella caduta in Lussemburgo

Brutta caduta, ieri, per Giorgia Bronzini, durante la volata che ha deciso il Grand Prix Nicolas Frantz in Lussemburgo. L’atleta della Diadora-Pasta Zara-Manhattan è scivolata nei momenti topici dello sprint, battendo con violenza una spalla sul terreno. Questa mattina la campionessa del mondo ha fatto gli accertamenti medici del caso, dai quali è emersa una lussazione. Dovrà riposare per 15 giorni, poi potrà riprendere
con le corse.
Venerdì scorso, invece, mentre si allena sulle rampe di casa, è stata vittima di un incidente stradale la padovana Giada Borgato. Andata a sbattere contro un furgone che non ha rispettato uno stop, la ragazza della Diadora-Pasta Zara-Maahattan è stata sbalzata dalla bicicletta e ha riportato la rottura di due denti, profondi tagli a un labbro e varie botte, in particolare a un ginocchio, ancora dolorante.
Sia la Bronzini, sia la Borgato, quindi, non potranno essere presenti ai Muri Fermani, la corsa di Marina Romoli che si correrà domenica 6 maggio sulle strade marchigiane.

tuttobiciweb.it
 
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#13
'Azz, non le posso legger 'ste cose... Triste
Sì, dai 15 ai 21 giorni di tutore. (Io farei 21 fossi in lei Sisi ) Più la riabilitazione.
 
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#14
Giorgia Bronzini e una pazza idea da ct
Faccia a faccia con la campionessa piacentina

La matta. Così veniva chiamata Alfonsina Strada, la prima e unica donna nella storia del ciclismo ad aver disputato il Giro d’Italia con gli uomini. Correva l’anno 1924 e una femmina in bicicletta era considerata uno scandalo.
La maga. Così chiamano Giorgia Bron­zi­ni, bicampionessa del mondo a Gee­long 2010 e Copenhagen 2011, che po­trebbe essere la prima CT donna della storia a pedali. Matta anche lei a candidarsi per un ruolo da sempre esclusivamente ricoperto da uomini? Forse un po’ - «senza un pizzico di follia non ho mai visto eccellere nessuno, in nessun campo! - ma non del tutto e si fa presto a spiegare il perchè.
Giorgia è una ragazza che va dritta al punto e ha le idee chiare, svelta in bici quanto di testa, capace di presentarsi al via di una tappa del Giro Rosa con una pistola d’acqua e scherzare con le compagne quanto di impallinarle seriamente in gara, soprattutto se in maglia az­zurra. Nel suo palmarès ci sono maglie e medaglie di ogni tipo. La sua, quindi, non è una pazza idea, ma un’ambiziosa quanto comprensibile aspirazione per una donna vincente che ha da poco compiuto i trent’anni e inizia a pensare a cosa farà “da grande”.
Riavvolgiamo il nastro della sua carriera. Giorgia ha iniziato a pedalare per gioco, dopo aver visto una gara di giovanissimi vicino a casa ed essere rimasta affascinata dalle bici da corsa. In sella a una Raimondi rossa, con le gabbiette e il cambio sul telaio, alla sua prima garetta ha chiuso penultima coi maschi, precedendo però l’unica altra ragazzina in gara. Da bambina amava lo sci e impazziva per la Compagnoni, si è dilettata con la ginnastica artistica ma non ha mai mollato la bici, che ha ben presto capito essere la sua vocazione. È diventata una donna «solare, di­sordinata e testarda, che ama cucinare, va pazza per il vino bianco frizzante, per i tortelli e la coppa piacentina». Quella che continuerà ad andare in giro sulla jeep CRV, che ha comprato dopo il primo successo iridato, che vivrà nel suo appartamento di sempre, legata alla sua terra, alla sua famiglia e ai suoi amici. «La Giorgia è sempre la Giorgia» ma le stagioni passano (nel 2008 si arruola nel Corpo Forestale del­lo Stato, ndr) e le vittorie si susseguono. Quest’anno ha ritrovato il successo e la voglia di divertirsi pedalando, tra la vittoria di tappa al Giro Rosa (l’ultimo successo di un’italiana risaliva al 2009, ndr) e l’incredibile filotto alla Route de France con sei volate vincenti di fila su sette giornate di gara. Qualcosa di mai visto.
«Ho sentito girare qualche voce del tipo “la Bronzini ormai è in fase calante, è il momento delle giovani...”. E, sai com’è, quando mi punzecchiano vado ancora più forte».

Ecco, per chi non sa com’è, in vista dei prossimi mon­diali mettiamo alla prova Gior­gia Bronzini, aspirante CT. Durante quest’estate hai raccolto una vittoria dietro l’altra, non male no?
«Non mi aspettavo una stagione così brillante, ma ben ven­ga! Ho ritrovato la tranquillità che avevo un po’ per­so negli ultimi anni, il passaggio in una squadra straniera è stato come per un bambino ricevere un giocattolo nuovo. Non voglio denigrare i team di casa nostra, ma avevo proprio bisogno di intraprendere una nuova avventura. Grazie alla Wiggle Honda ho ri­trovato l’eccitazione per il mio lavoro, ora pe­da­lare è ritornato ad essere anche un divertimento. Per questo voglio rinnovare il mio contratto con questa squadra (di cui team manager, curiosamente, è un’atleta ancora in attività, Ro­chel­le Gilmore, e tra i cui sponsor figura anche la fondazione di Bradley Wig­gins, ndr). Qui ho la possibilità di confrontarmi con tante ragazze di talento come le campionesse olimpiche su pi­sta inglesi che si sono messe alla prova su strada con un entusiasmo che mi sprona a far bene e a dar loro il buon esempio. Essere un punto di riferimento per le giovani mi lusinga e mi piace, spero che il mio futuro abbia a che fare con l’insegnamento e il ciclismo. Insomma aria nuo­va, altro spirito e risultati evidenti. Non posso che essere felice».

Quali sono gli ingredienti fondamentali per vestire l’iride?
«Tanta testa, concentrazione, ovviamente gambe, ma soprattutto cuore».

Parlando più in generale, come sta a tuo avviso il ciclismo femminile? Stan­no nascendo gruppi e mo­vimenti che richiedono una maggiore parità tra i sessi.
«Sì, durante il Tour de France Emma Pooley e tante altre atlete come me han­no firmato una petizione per riportare in vita il Tour de France femminile. È solo un esempio, ma qualcosa sta cambiando. Il solo fatto di parlare dei problemi e del­le esigenze del nostro movimento e di fare concretamente qualcosa insieme tra noi ragazze è un passo avanti rispetto al passato. So che l’UCI si sta adoperando per promuovere alcune gare per noi in parallelo a quelle ma­schili, ho sentito dire che oltre al Tour of Qatar che si svolge qualche giorno prima di quello degli uomini, potremmo gareggiare co­me loro in Oman e forse in Australia al Tour Down Under e a San Luis in Ar­gen­tina. Penso sia un’ottima idea e nu­tro sempre la speranza che anche in Italia si possa incentivare un’operazione di questo tipo. Pensate che il mese scorso in Belgio in 15 giorni sono andate in scena 10 gare per Donne Elite. Anche il no­stro paese, che ha scritto la storia del ciclismo, dovrebbe fare la sua parte. Ci sono, per dare uno spunto, tanti circuiti infrasettimanali riservati ai dilettanti: perché un’ora prima della corsa non si mette in piedi un criterium al femminile? Con una spesa minima sia noi che gli organizzatori potremmo avere maggiore visibilità e pubblicità. Per promuovere lo sport in rosa basterebbe poco, le idee a noi ragazze non mancano, sarebbe bello che qualcuna potesse concretizzarsi. A questo proposito col­go l’occasione per ringraziare ancora una volta Giuseppe Rivolta che ha salvato il nostro Giro d’Italia, aiutandoci in questa impresa».

Anche perché ogni stagione l’Italia scopre giovani emergenti, che ci regalano medaglie prestigiose dalla pista alla mtb.
«Sì, speriamo che questi titoli servano a qualcosa, non solo a far spendere sul momento delle belle parole per la ra­gazza di turno che fa l’impresa. Intendo dire che i talenti non ci mancano, ma che, per come è organizzato il ciclismo giovanile e femminile in particolare, molti li perdiamo per strada. Abbiamo tanti piccoli team che fanno fatica a correre per motivi economici, se ci limitassimo ad avere tre-quattro formazioni meglio organizzate e con un’attività più ampia ne gioverebbe tutto il movimento. Penso a ragazze che nelle categorie minori vincono tanto, ma pagano molto il passaggio tra le Élite, se non sono ap­poggiate da un team che le supporta al meglio».

È vero che in futuro ti piacerebbe diventare commissario tecnico?
«Sì, eccome. Devo ammettere che da un po’ di tempo mi frulla in testa questa idea. Mi piacerebbe, appesa la bici al chiodo, mettere a disposizione la mia esperienza e le capacità maturate correndo in pista e su strada. Sono qui, qualcosa di ciclismo ho dimostrato di capirne, perché non po­trei essere utile al mio mondo? Io amo questo ambiente, ci vivo dentro da una vita, quando sarà il momento accetterò di scendere dalla bici ma farei davvero fatica a fare qualcosa che non c’entri nulla con il ciclismo».

Alcune tue coetanee hanno dichiarato che a breve metteranno il punto alla loro carriera, altre lo hanno già fatto diventando mamme. Tu per quanto pensi potrai ancora essere competitiva?
«Prima dell’esperienza all’estero ti avrei risposto che avrei smesso a breve, ora come vi ho detto si è riaccesa la fiamma, riassaporare la vittoria con più frequenza mi fa dire che per almeno un altro anno mi vedrete in azione. Per la stagione successiva, molto dipenderà dal programma olimpico della pista a Rio 2016. In questi anni mi sono tolta parecchie soddisfazioni, ma ho ancora un sogno da realizzare: conquistare i cinque cerchi. Mi piacerebbe poter lottare per la me­daglia d’oro nella corsa a punti (specialità di cui è stata campionessa del mondo nel 2009, ndr). Se la reinserissero nel programma olimpico come prova singola sarebbe perfetto, se no vedremo... In azzurro qualcosina ho portato a casa (con il bis mondiale ha eguagliato quanto, tra gli italiani, è riuscito soltanto a Gianni Bugno nel 1991-92 e Paolo Bettini nel 2006-07, ndr) e alle spalle ho parecchia esperienza. Mal che vada la FCI un incarico per me potrebbe trovarlo, che ne dite?».

di Giorgia Bronzini, da tuttoBICI di settembre
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...62838&tp=n
 
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#15
DONNE. A quattr'occhi con la "maga" Giorgia Bronzini
La piacentina ci racconta le sue ambizioni e i suoi sogni

INTERVISTA | Giorgia Bronzini, bicampionessa del mondo a Geelong 2010 e Copenhagen 2011, ha iniziato il 2014 in Australia con tre vittorie di tappa e la classifica generale della Mitchelton Bay Cycling Series di Geelong. Abbiamo incontrato la piacentina classe '83, terza domenica scorsa al GP Cornaredo, nel traing camp che sta svolgendo con la Wiggle Honda in provincia di Treviso.

Come stai Giorgia? «Bene, sto recuperano da un leggero stiramento all'adduttore sinistro ma non posso lamentarmi del lavoro svolto in questi giorni. La Wiggle Honda è davvero la mia squadra dei sogni, qui devo solo pensare a correre. Tra noi compagne ci divertiamo così tanto che c'è la lotta per andare a più corse possibili. Siamo un bel gruppo, è questo il segreto della vittoria. Non so cosa succeda in casa Lululemon, Rabobank, Lotto ma noi siamo un vero top team superorganizzato (solo per questo training camp settimanale Wiggle ha investito 80.000 euro, ndr) ma dal clima familiare».

I tuoi obiettivi per questa stagione? «Domenica sarò a Cittiglio per la seconda prova di Coppa del Mondo, poi ho in programma Fiandre e GP Dottignies. Come squadra puntiamo forte al primo Tour di Gran Bretagna quindi voglio arrivarci in grande forma, a seguire Giro d'Italia e La Course by Le Tour de France. Vorrei aggiudicarmi una Coppa del Mondo, penso a quelle in Cina e in Germania. Il mondiale di Ponferrada? Dicono non sia durissimo, ma dovremo fare i conti ancora una volta con Marianne Vos che ci renderà comunque la vita dura. Sono contenta della visibilità che avremo quest'anno grazie all'operato dell'UCI, tutti potranno vedere la forza di noi donne».

In questo team sei rinata. «Alla Wiggle Honda ho ritrovato la tranquillità che avevo un po' perso negli ultimi anni, il passaggio dalle squadre italiane in cui ho militato all'estero è stato come per un bambino ricevere un giocattolo nuovo. Non voglio denigrare i team di casa nostra ma per il punto a cui era arrivata la mia carriera, avevo proprio bisogno di intraprendere una nuova avventura. In questa formazione ho ritrovato l'eccitazione per il mio lavoro, due anni fa vedevo la bici solo come il mio mezzo di lavoro, il mio dovere, dalla passata stagione pedalare è ritornato ad essere anche un divertimento. Qui inoltre ho la possibilità di confrontarmi con tante ragazze di talento come le campionesse olimpiche su pista inglesi che si sono messe alla prova su strada con un entusiasmo che mi sprona ancor di più a far bene e a dar loro il buon esempio. Essere un punto di riferimento per le atlete giovani mi lusinga e mi piace molto».

Diverse tue coetanee compagne di nazionale hanno appeso la bici al chiodo, tu per quanto ancora ti immagini in sella? «Prima dell'esperienza all'estero ti avrei risposto che avrei smesso a breve, ora come ti ho detto si è riaccesa la fiamma, riassaporare la vittoria con più frequenza mi fa dire che almeno fino a Rio 2016 mi vedrete in azione. In questi anni mi sono tolta parecchie soddisfazioni, ma ho ancora un sogno da realizzare, conquistare i cinque cerchi. Mi piacerebbe poter lottare per la medaglia d'oro nella corsa a punti (specialità di cui è stata campionessa del mondo nel 2009, ndr). Rimettessero questa specialità nel programma olimpico come prova singola sarebbe perfetto. Ho sentito che Brian Cookson ha proposto di inserirla nelle Olimpiadi invernali del 2018, in quel caso tirerò dritto per esserci».

E da grande Giorgia Bronzini che farà? «Molto dipenderà dalla Forestale, ma lo sbocco naturale della mia carriera vorrei fosse una collaborazione con la FCI. Mi piacerebbe mettere a disposizione la mia esperienza soprattutto per il settore pista, in cui siamo evidentemente carenti. Dino (il CT Edoardo Salvoldi, che è anche suo preparatore, ndr) non ha mai avuto una donna nel suo staff... In alternativa vorrei lavorare in un team ben organizzato come questo. Lo zampino qui un po' ce lo metto già ora».

Giulia De Maio, tuttobiciweb.it
 
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#16
Giorgia Bronzini: “Dopo Rio 2016 lascerò il ciclismo”

“Lascio il ciclismo”. Lo ha annunciato ai nostri microfoni la campionessa del mondo Giorgia Bronzini. Con una serenità invidiabile la ciclista piacentina ci ha confessato che lo stile di vita troppo intenso e la stanchezza di fondo hanno contribuito all’addio che avverrà subito dopo le olimpiadi dell’anno prossimo di Rio.
Dopo un inizio 2015 deludente, la piacentina aveva riacciuffato la vittoria quindici giorni fa in Cina. Ora si sta allenando per partecipare alla Sei giorni delle rose a Fiorenzuola e da luglio comincerà il giro d’Italia.
Un palmares infinito tra vittorie mondiali su pista e su strada, tappe del giro rosa, corse internazionali. L’unica soddisfazione che manca a Giorgia è una medaglia olimpica. Chissà se a Rio si potrà togliere questa soddisfazione. Sarebbe il modo migliore di chiudere una carriera eccezionale.

libertà.it

 
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#17
Giorgia Bronzini, il ritiro dopo i mondiali del 2016
Nuove dichiarazioni per Giorgia Bronzini riguardo al proprio ritiro dalle corse nel 2016, rimandato a dopo i mondiali in Qatar: l'obiettivo principale per la prossima stagione restano i Giochi Olimpici, intensificando il lavoro per quanto riguarda le salite per poter essere competitiva nella prova su strada di Rio, per poi chiudere appunto coi Campionati del Mondo.

L'articolo di Cyclingnews nel quale parla anche dei prossimi obiettivi stagionali, l'imminente Women's Tour, il Giro Rosa, la prova di Coppa del Mondo di Bochum e il mondiale di Richmond: http://www.cyclingnews.com/news/giorgia-...mpionships
 
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#18
Immagino che tirerebbe avanti un altro anno in caso di vittoria Sese

Che poi leggevo che voleva migliorare in salita per le Olimpiadi, ma poi puntare anche al piattone iridato in Arabia: cioè, la vedo un po' difficile pensare di ottenere entrambe le cose. In due mesi non è che ti puoi ri-potenziare chissà quanto. Boh
 
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#19
Infatti, lei ha detto che c'è abbastanza tempo per preparare entrambe le corse ma anche a me pare difficile che se arriva un miglioramento importante in salita poi possa essere mantenuta la stessa competitività allo sprint, io anzi sono sempre dell'idea che in queste situazioni si rischia di perdere troppo da una parte e guadagnare troppo poco dall'altra.
D'altra parte è anche comprensibile che l'obiettivo Olimpiadi sia a questo punto molto più importante per Bronzini che non quello iridato, alla fine di mondiali ne ha vinti già due quindi in quel senso può ritenersi soddisfatta, tanto vale correrlo il rischio.
 
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#20
Sì, di sicuro l'obiettivo Olimpiadi è molto più affascinante. Però per un corridore veloce è molto più difficile gestire un Olimpiade rispetto ad un mondiale: non so se una scelta del genere le e ci conviene... Mmm
 
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