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Giro d'Italia, Alessandro Fabretti: «Un Giro giovane che fa ascolti record»
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Giro d'Italia, Alessandro Fabretti: «Un Giro giovane che fa ascolti record»
Nonostante la mancanza di tanti Big, il Giro piace

La cadenza è romana ma il sangue è toscano al cento per cento. Il suo sorriso è rassicurante, le sue parole cercano sempre la mediazione. «Sono fatto così: i problemi si risolvono con il dialogo, con le argomentazioni, con le idee. Io di petto affronto solo chi mi manca di rispetto, ma se tutto rimane nell’alveo della buona educazione è giusto che sia la parola e l’idea a trionfare».

Alessandro Fabretti è il numero uno della delegazione Rai al Giro d’Italia. È il team-leader di questa squadra composta da una ventina di persone tra impiegati e giornalisti di Rai Sport ai quali vanno aggiunti i cento uomini che vanno a comporre la squadra di Produzione diretta da Enrico Motta e coordinata dal regista dei registi, il Pirlo di mamma Rai che tutto controlla e tutto dispone, Nazareno Balani.

Incontriamo Alessandro ( classe ’68, in Rai dal ’91, primo Giro nel ’94 - quello dell’esplosione di Pantani -, ndr) nella giornata di riposo, la terza e ultima, prima del gran finale che condurrà la corsa rosa a Trieste, domenica prossima.

Alessandro, come è andata fino a questo momento?
«Direi bene, molto bene, meglio delle previsioni che mi ero fatto alla vigilia. Per dirla con Paolo Mieli, che questa mattina ha commentato il risultato elettorale, sostenendo che lo scandalo dell’Expo non ha influito sul voto dato al PD perché Renzi rappresenta il nuovo, così questo Giro d’Italia non ha pagato dazio per l’assenza dei grandi big perché si rivolge al nuovo. La gente vuole volti nuovi, storie nuove, ragazzi che abbiano una credibilità diversa. È incredibile, ma gli ascolti fin qui registrati sono di gran lunga superiori a quelli di un anno fa».

Effetto Aru?
«Effetto Diego Ulissi, effetto Enrico Battaglin, effetto Marco Canola, effetto Giacomo Nizzolo, effetto Domenico Pozzovivo ma anche e soprattutto Fabio Aru. Ieri abbiamo fatto uno share medio del 21%, mai toccato l’anno scorso. Le punte sono state di 3 milioni e mezzo, la media sopra a 2 milioni. Sono numeri importanti per un Giro che ha le tappe più belle e decisive concentrate tutte nell’ultima settimana».

A livello televisivo l’inizio è stato un po’ difficile…
«Qualche problema con i mezzi in movimento, che sono stati appaltati da Rai perché non abbiamo HD. Abbiamo dovuto faticare un po’, ma adesso le cose vanno molto meglio».

Il prodotto Giro l’hai studiato tu con grande passione e attenzione: cosa ti rende orgoglioso?
«A costo di apparire presuntuoso, tutto. Le telecamere fisse sono nostre e producono 2000 ”frame” al secondo, sono “Hyper Motion” e garantiscono un livello altissimo di riprese. Nella mia testa c’era l’esigenza di allargare gli orizzonti sul Giro e far vedere l’Italia, nel suo insieme. Vado quindi orgoglioso del programma giornaliero che va in onda su Rai Educational, che è un prodotto bellissimo. Nelle mie intenzioni c’è quello di allargare il prossimo anno il prodotto Giro a altri canali Rai, comne Rai Yo Yo, la tivù dei ragazzi, con programmi specifici che possano portare nuove appassionati al ciclismo. A livello editoriale ho riconquistato il mattino, con “Giro Mattina” e sono felicissimo del lavoro che sta facendo un grande professionista come Marino Bartoletti che conosce la televisione come pochi. Con lui Paolo Belli, Gigi Sgarbozza, Marco Fantasia, tutti bravissimi. Loro fanno in pratica due trasmissioni diverse ogni giorno: una di un’ora su Rai Sport 2 e un’altra di 20 minuti su Rai 3. Il prodotto è bello, gradevole, intelligente e anche ironico. E quello che più conta è che incontra il gusto del pubblico».

Una scommessa vinta?
«Tante. «”Anteprima Giro” è una di queste. Un anno fa dava numeri esigui, quest’anno non va mai sotto il 3% e parliamo di Rai Sport. Alessandra (De Stefano, ndr) è brava, puntigliosa, precisa come pochi e il merito di questo è soprattutto suo».

Poi c’è la nuova coppia Pancani-Martinello…
«Grande coppia, da veri seigiornisti che vanno d’amore e d’accordo per tre settimane. Sono una bellissima coppia. Non era facile sostituire Davide (Cassani, ndr) che era ormai diventata una figura familiare nelle case degli italiani, ma Silvio è davvero un fuoriclasse».

E Lelli?
«Bravo, competente, genuino: è alla sua prima esperienza. Va ricordato anche questo».

Garzelli?
«Stessa cosa, anche se il suo ruolo è un tantino più comodo: in moto non è facile».

Una cosa che non sei riuscito a fare?
«Volevo utilizzare la telecamera sulle ammiraglie in tutte le tappe, ma ci siamo riusciti qualche volta e non sempre per problemi tecnici. Sono telecamere che in pratica hanno una scheda SIM e se non c’è la linea…».

Tanti esperimenti, anche con le microcamere…
«Ad alcuni sono piaciute, ad altre no. A me piace tantissimo ad esempio quella posta sul parafango della moto. È molto spettacolare. Ma tutte queste sono esperimenti, prove, che contribuiscono a dare un’ampia offerta del prodotto Giro. Io penso che quest’anno il Giro si veda, in ogni angolo della corsa».

Una delle tue rivoluzioni culturali è stato il Processo.
«E ne sono felice, super felice. Quello che avevo nel cuore e nella mente Alessandra (De Stefano, ndr) l’ha reso possibile. Ha creduto nel progetto e l’ha sposato. Quest’anno il palco non è un porto di mare, aperto a tutti. Entrano solo corridori, giornalisti e direttori sportivi. Si trattano pochi argomenti, che vengono decisi durante la tappa da me, Alessandra, Beppe Conti e Stefano Garzelli. Si fa un vero e proprio processo, con ordine e una sequenza logica».

GiroNotte.
«Molto più semplice e rapido».

TGiro.
«Andrea De Luca e Max Lelli fanno un buonissimo lavoro, ma su questo spazio alla fine del Giro voglio fare delle riflessioni. Forse va cambiato qualcosa».

Ti giri e cosa vedi?
«Un buon lavoro fatto, ma ancora tanto da fare. E poi sto lavorando già a quello del prossimo anno».

Idee?
«Come ti ho già detto un maggiore coinvolgimento dei canali Rai e poi magari una trasmissione condotta direttamente dai corridori; una sfida virtuale tra campioni del passato e quelli di oggi… Ho nella testa tante cose».

La cosa di cui sei maggiormente orgoglioso?
«Lo dico senza tanti giri di parole: sono orgoglioso di aver riscoperto una Alessandra De Stefano diversa. Più serena, più coinvolta, più matura. Checché ne dica Cristiano Gatti che è un amico, per me lei oggi è un valore aggiunto della Rai. Questa per me è la cosa di cui vado più orgoglioso e fiero».

Buon Giro.
«Grazie, anche a te e a tutti gli amici di tuttobiciweb».

di Pier Augusto Stagi per tuttobiciweb.it
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...68782&tp=n
 
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