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Giro d'Italia, Castellano: «Corridori in taxi? A casa chi bara»
#1
Giro d'Italia, Castellano: «Corridori in taxi? A casa chi bara»
«A cosa servono i giudici in moto se non controllano?»

È accaduto ancora una volta sull'Etna, diversi corridori sono saliti in «taxi», aggrappati alle loro ammiraglie. Nessun giudice ha visto, nessun giudice ha sorvegliato.

«È un problema che io ho sempre denunciato: cosa ci stanno a fare i componenti di giuria in moto se non controllano cosa succede anche nelle retrovie? – spiega Carmine Castellano, direttore del Giro d’Italia per quasi vent’anni, chiamato in causa da tuttobiciweb -. Chi bara deve andare a casa. Non è giusto dire poverini, perché ci sono velocisti che invece faticano e si spremono, e poi magari il giorno dopo vengono battuti proprio da quei corridori che il giorno prima hanno fatto i furbi. Queste cose sono sempre accadute? Non è una buona ragione».

a cura della redazione di tuttobiciweb
 
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#2
concordo.....sarebbe giusta la squalifica
 
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#3
Modolo: «C'è in salita chi si attacca»
«Basta fare i conti per avere la conferma di quel che accade»

Sacha Modolo non le manda a dire: «Le salite non le faccio appeso, ma vado su con le mie gambe». E poi aggiunge a La Gazzetta dello Sport: «Io non sto bene, ma non cerco scuse. I problemi intestinali di cui ho sofferto in Sardegna hanno inciso sulla mia condizione, so di non essere al top, ma vado avanti con le mie forze. Però c'è qualcuno che non fa così. Se un corridore si stacca dopo 10 km e alla fine arriva entro il tempo massimo c'è qualcosa che non quadra, basta fare i conti. Non faccio nomi né polemiche, ma è così».

Il corridore della UAE Emirates si riferisce evidentemente a quanto accaduto nella tappa di Bagno di Romagna. Non è la prima volta che in questo Giro d'Italia si parla di velocisti che salgono "in taxi": il problema lo avevamo evidenziato proprio noi di tuttobiciweb in occasione della tappa dell'Etna.

La giuria aveva detto allora che il giudice posizionato in coda non aveva rilevato infrazioni. Evidentemente un giudice non basta per combattere il problema.

tuttobiciweb.it
 
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#4
Dato che il t opic c'è non so se ha tolto il giro da Strava Morabito ha fatto il Blockhaus in taxi.
prima parte tratti a 50 kmh e nel finale pure
 
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#5
L'arma segreta dei Fdj Shifty
 
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#6
Sullo Zoncolan nel 2014 ricordo un corridore (australiano, non faccio nomi) beatamente attaccato all'ammiraglia, da dove ero io controllavo circa 200 metri di strada e magari si è attaccato proprio casualmente li, ma da come saliva  mi sa che l'ha fatta quasi tutta così
 
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#7
Evans o Hansen. Mmm
 
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#8
Io non posso parlare e sono stato da entrambe le parti.

Comunque, se hanno la possibilità di farlo, tutti fanno i furbi, anche quelli che si stanno ergendo a paladini.

TBW, come al solito, alla ricerca di un po' di sterile polemica perché se parlassero di ciclismo non interesserebbero a nessuno.
 
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#9
nein, è un passista che si becca le ore ogni salita  Alien

Una soluzione abbastanza semplice secondo me sarebbe quella di obbligare nel dopo tappa i corridori a pubblicare o inviare alla giuria i file del computerino con la velocità ed i battiti cardiaci..si sta poco a capire se qualcuno si attacca, o almeno si beccano i casi proprio palesi come Morabito che saliva a 50 orari.
 
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#10
Vabbè Gatti fa il provocatore di professione...Modolo poverino mica si può mettere contro i suoi colleghi facendo i nomi...
 
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#11
Lasciasse perdere proprio la parte della verginella, che non fa per lui.
 
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#12
Pozzato: «Squalifica di 2 anni per chi si attacca»
Mareczko si difende, Quinziato non ci sta

Ieri Sacha Modolo ha acceso la polemica sui velocisti che nelle tappe di montagna si sono “salvati” attaccandosi alle ammiraglie. Oggi al Processo alla Tappa si è tornati sull’argomento con Filippo Pozzato che ha proposto: «Per me chi si attacca deve essere squalificato per 2 anni. Se avete visto qualcosa fate i nomi, altrimenti con tutta la tecnologia di cui disponiamo basta guardare i tempi dei trasponder e mandarli a casa se ci sono accelerate non normale. Se invece di prove non ce ne sono, si tratta di una polemica sterile». 
Il compagno Jakub Mareczko, tra gli sprinter che soffrono di più quando la strada sale, aggiunge: «Avete visto che Scinto ha fermato alcuni miei compagni per aiutarmi ad arrivare al traguardo entro il tempo massimo, non c’è nulla da analizzare, se ce l’ho fatta è grazie al loro lavoro». 
Manuel Quinziato chiude la discussione e lancia un messaggio che sta a cuore a tutto il movimento: «Per controllare queste cose ci sono i commissari in gara, lasciamo le polemiche a quelli del bar. Noi invece cogliamo l’occasione e la visibilità che ci offre il Giro per promuovere la sicurezza stradale. 1 morto ogni 35 ore non è accettabile». 

tuttobiciweb.it
 
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