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Giro d'Italia: Fabio Aru resuscita nel tappone di Cervinia, Contador e Landa pagano un minuto e mezzo
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Giro d'Italia: Fabio Aru resuscita nel tappone di Cervinia, Contador e Landa pagano un minuto e mezzo

Tutta la grinta di Fabio Aru durante l'attacco sul Cervinia - © Bettiniphoto
Tutta la grinta di Fabio Aru durante l'attacco sul Cervinia - © Bettiniphoto

"Alzati e pedala!", deve avergli urlato Beppe Martinelli dall'ammiraglia quando mancavano otto chilometri alla fine. L'inizio della cavalcata di Fabio Aru (Astana), che per la prima volta gli ha permesso di alzare le braccia al cielo in questo Giro d'Italia, dopo le (brevi) gioie della maglia rosa strappata a Contador in quel di Jesolo. Alle sue spalle, ad una trentina di secondi, il mai domo Ryder Hesjedal (Cannondale-Garmin), che aveva provato ad anticipare la battaglia tra i big, ed un altro corridore ritrovato, il colombiano Rigoberto Uran (Etixx-Quick Step), con poco più di un minuto ritardo.

Reduce da un periodo lungo e difficile, cominciato poco prima della cronometro di Valdobbiadene e che ha avuto l'apice nel tappa del Mortirolo, oramai quando si faceva il nome di Aru solo per anticipare o sottolineare la sua defaillance quasi quotidiana, oppure nello scorrere classifica e vedere se sarebbe riuscito a difendere o meno il podio dall'Amador o dal Trofimov di turno. Che quest'oggi fosse invece una giornata diversa lo si è intuito subito dalle prime fasi, quando l'Astana ha fatto il diavolo a quattro per tenere chiusa la corsa nono stante in fuga ci fossero corridori (Betancur, Montaguti, Rutkiewicz, Ulissi, Visconti - ultimo a mollare e nuova maglia azzurra -, Chaves, Kochetkov, Van der Lijke e Kirijenka) ben poco pericolosi in ottica generale. Ma il sardo stava bene, le lunghe pendenze regolari delle tre salite in programma si addicevano alle sue caratteristiche e Martinelli voleva regalare una gioia al proprio pupillo e, da stasera, nuovo capitano. Un cocktail che ha scaturito l'uno-due del ritrovato sardo: prima un assaggio, ai -7,5, tanto per tastare il terreno; poi la staffilata decisiva, un chilometro più tardi. Ovviamente con il benestare di Alberto Contador (Tinkoff-Saxo), oramai il Dio del Giro più che il padrone: decide chi vince e chi perde, chi merita di essere 'punito' e chi invece salvato. Come, poco prima, aveva lasciato andare Ryder Hesjedal, suo alleato ieri sul Monte Ologno, e 'soffriva' nel non poter dare una mano a Steven Kruijswijk, altro amichetto conosciuto sulle rampe del Mortirolo; così ha lasciato campo libero a Fabio Aru, decidendo di limitarsi a curare la ruota del più immediato (!) inseguitore, Mikel Landa (Astana).

I due, preceduti da Tanel Kangert (Astana) e Steven Kruijswijk (LottoNL-Jumbo), hanno chiuso al sesto - Contador - e settimo - Landa - posto, ad 1'18'' da Fabio Aru. Che, con i 10 secondi di abbuono, fa salire a quasi un minuto e mezzo il tempo conquistato dal giovane sardo, che si riprende così la seconda piazza del podio della generale (sempre con un distacco abissale dalla maglia rosa, ovviamente: oltre 4 minuti). Alle loro spalle, Andrey Amador (Movistar) perde ogni speranza di podio pagando quest'oggi quasi 2 minuti e mezzo (+8'10'' nella generale, 3 e 4 minuti da Aru e Landa), così come Trofimov. Chi ne guadagna è Leopold Konig (Team Sky), a suo agio su salite touristiche (è stato settimo alla scorsa Grand Boucle): ottavo di giornata, subito dopo il gruppetto della maglia rosa, si è alzato fino al quinto posto nella generale, con soli 2 minuti di ritardo dalla quarta piazza di Amador.



 
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