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Giro d'Italia, Nibali: «Non ho parole, sprizzo gioia da ogni poro»
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Giro d'Italia, Nibali: «Non ho parole, sprizzo gioia da ogni poro»
Felice di condividere questo successo con squadra e famiglia

Vincenzo Nibali festeggia tra i suoi compagni e i suoi cari la sua seconda maglia rosa in carriera. «Sto provando un’emozione davvero bellissima, oggi è stata una festa lungo tutto il percorso, entrare nel circuito e sentire il boato di una folla incredibile è stato eccezionale. Non ho parole per commentare quanto sono felice. E sono contento anche di avere qui tutta la mia famiglia, partita ieri sera dalla Sicilia, appena riuscirò abbraccerò tutti. Per questo è un momento molto felice» spiega Vincenzo, prima di concedersi alla festa di Torino.

Poco dopo, entra da trionfatore anche in conferenza stampa rispondendo a tutte le domande. Ecco le sue risposte, a fondo pagina trovate invece il file audio ascoltabile.

È vero che hai avuto un piccolo problema fisico durante il Giro, ma hai preferito non comunicarli ufficialmente?
«Sì, ma ho pensato che certe sfumature è meglio non raccontarle, ho avuto piccoli problemi intestinali, ai quali probabilmente non ho dato molta importanza pensando di poterli risolvere senza problemi. Ma mi hanno indebolito. Per fortuna, il giorno di riposo mi è servito per guarire e infatti le analisi sono state effettuate proprio per vedere se stavo bene o no. Ad ogni modo, nessuno mi ha mai detto di andare a casa, se non i giornalisti».

Questa vittoria al Giro ti “condiziona” per la partecipazione al Tour?
«Dopo questo Giro avrò modo di recuperare energie, staccherò per dieci giorni per una piccola vacanza e poi mi aggregherò al gruppo che sta già lavorando al Tour con Aru. Avremo modo di pensare ai prossimi appuntamenti, per me saranno molto importanti soprattutto le Olimpiadi».

Al Tour 2015, Vinokourov era stato molto duro con te, mentre quest’anno è stato sempre molto fiducioso.
«In questo Giro sono rimasto sempre nella parte alta della classifica, è vero che Kruijswijk aveva buon vantaggio, ma nelle montagne avevo dimostrato di essere uno dei più forti a parte due giorni così così. Sapevo che avevo l’ultima settimana a favore mia e che le vere montagne oltre i 2000 metri, dove non è facile per nessuno, arrivavano solo alla fine».

Che emozione provi a guardare il tuo palmares?
«Quando lo guardo mi rendo conto che è ricco di successi, ma cerco di non pensarci troppo, sono venuto qui e sono diventato subito il faro, il punto di riferimento di avversari che non conoscevo a fondo come Dumoulin, Landa, Chaves e Kruijiswijk, coi quali non mi ero mai confrontato direttamente. Per me è stata una sorpresa. Conoscevo meglio pregi e difetti di altri, ma ho dovuto studiare chi non conoscevo. L’ultima settimana erano tutti in calo, io sono rimasto il più costante».

Pensavi alle Olimpiadi sul podio, magari immaginando di ascoltare l’inno italiano anche su quel podio?
«Pensavo solo a gustarmi e godermi il momento, la gioia, il pubblico e… controllavo la mia bimba (ride, NDR)».

Il tuo futuro dipenderà da risultati che otterrai? Quando deciderai?
«I termini sono prefissati come da regolamento UCI e quando sarà il momento di dire tutto allora sarà il momento. Alle mie spalle c’è una agenzia che sta lavorando per me e ora stanno curando la mia immagine e tutto ciò che mi riguarda».

Come senti che cambia il programma pre-Tour e pre-Olimpiadi rispetto agli anni scorsi?
«In previsione Tour ancora non ci abbiamo pensato, perché siamo stati concentrati sul Giro. Ora tiriamo un po’ il fiato e recuperiamo le energie perché affrontare due corse a tappe è molto dispendioso. Aru è al Sestriere che si sta preparando molto bene e punterà alla classifica, io darò il mio supporto e vedremo come gireranno le mie gambe. Il mio obiettivo rimangono le Olimpiadi. Quelle precedenti? Il percorso non era adatto a me».

Cosa vorresti dire dopo tre settimane di interviste che magari non hai ancora detto?
«Ho detto tutto ciò che volevo dire. Mi sono sentito attaccato dai media anche senza motivo, ma mi sono sempre solo concentrato su corsa non ho più guardato giornali e altro.

Ma se Kruijswijk non fosse caduto?
«Domanda difficile. Quel che so è che negli ultimi 3km dell’Agnello ho attacco in cima e ho visto per la prima volta la maglia rosa sofferente, aveva un respiro pesante e ho capito che stavo meglio di lui e che era il momento di attaccare in ogni terreno, anche in discesa, per mettere in pressione. Senza quell’azione in discesa non sarebbe successo niente e magari Chaves avrebbe poi provato a Risoul, ma non so cosa sarebbe successo. Di certo, ho capito che la situazione si poteva ribaltare proprio sull’Agnello».

Perché pensi di essere superiore oltre i 2000 metri, magari soffri meno della tua allergia?
«Ieri in partenza abbiamo fatto un duro riscaldamento perché si partiva in salita e tutti i presenti hanno notato che starnutivo molto, per via dell’allergia alle graminacee. Invece, quando si sale sto meglio, dunque potrebbe essere una valida spiegazione. In più, mi alleno molto in alta quota e il mio fisico si è adattato a queste altitudini».

Da Torino, Diego Barbera per tuttobiciweb.it
 
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