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Mauro Finetto
#1
 
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#2
Finetto, Domenica l'esordio in mountain bike
Mauro Finetto ha deciso ufficialmente di passare momentaneamente al mountain bike con il team KM Bottecchia Pro Team per affrontare i più importanti appuntamenti internazionali XC. E domenica esordirà nella Granfondo Tre Valli: la gara di Tregnago è tra le più ambite di inizio stagione e sarà un ottimo banco di prova. Mauro è rimasto a sorpresa senza un contratto dignitoso su strada ed ha preferito, almeno per quest'annata, rimettersi in gioco nella MTB, sport nel quale si è sempre cimentato negli allenamenti. La tecnica, a differenza di tanti altri stradisti che sono passati dalla strada alla mtb, non gli manca e basterà solo un po' di adattamento per capire i trucchi del mestiere ed essere competitivo negli XC più tecnici (grazie ai maestri di MTB presenti in KM imparerà presto!). Il futuro sarà su strada o in MTB? Solo il tempo lo dirà.

da http://www.kmsport.it
 
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#3
L'intervista: Colpi di fino e di Finetto
Mauro torna in gruppo dopo un anno in Mtb

Un biennale per ripartire, forse qualche passo indietro rispetto al punto in cui aveva lasciato il discorso in sospeso, ma comunque ripartire. Con la voglia e la determinazione di un ragazzo che al primo anno da pro' arrivò 6° al Giro di Lombardia e che dodici mesi fa aveva probabilmente perso il divertimento di gareggiare in bicicletta, ma non di allenarsi: «La bici non l'ho mai lasciata, anzi, forse sono più tirato ora di altri inizi di stagione».

Mauro Finetto, classe '85 di Tregnano, provincia di Verona, disoccupato per un anno.
«Più che disoccupato diciamo non professionista. Perché un'occupazione l'ho trovata, ho corso in mountain bike, seppur da perfetto amatore».

Immaginiamo non sia stato facile.
«In verità neanche troppo difficile. Arrivavo da un'esperienza che mi aveva saturato dal punto di vista mentale, perciò l'anno a casa è stato uno dei migliori anni della mia vita, forse secondo soltanto al 2008, quello del mio primo anno da pro'. Mi sono goduto la nascita di un nipote, ho aiutato mia mamma. Sono tornato bimbo, anzi, Allievo».

Un anno passato sulle ruote grasse.
«Mio fratello Davide corre in mountain bike e mio fratello Alessio ha un negozio che si chiama KM Sport ed ha una squadra nel settore degli amatori, più una per il fuoristrada. Così ogni tanto ho gareggiato con loro, ma senza impegni e solo quando avevo voglia. Ho fatto delle gite con la mia ragazza quando c'erano delle gare che mi piacevano e mi sono divertito molto. Mi hanno cercato anche alcune aziende del settore fuoristrada, ma non mi sono voluto legare in nessun modo, volevo essere libero di gestire il mio tempo, anche per rientrare tra i pro' al volo, nel caso».

Così arriviamo alla fine del 2012 e al contatto con Scinto. Tutto merito di Rossato o c'è dell'altro?
«Già lo scorso anno parlai più volte con Scinto e ci sono state delle trattative anche avviate, ma poi alcuni sponsor gli sono saltati e non gli è stato più possibile ingaggiarmi. Quest'anno, prima di risentirci come promesso, Luca ha ricevuto una telefonata da Mirko Rossato e da lì è rinato tutto. Mirko è il mio angelo custode, sin da ragazzo. Il passaggio nella sua squadra al 3° anno da dilettante mi ha permesso di fare il salto di qualità e di passare con Reverberi».

A proposito di Reverberi, col senno di poi c'è qualche rimpianto per com'è maturato il divorzio?
«Sicuramente cambierei il modo, ma non la sostanza. Ho seguito indicazioni sbagliate e non sono stato chiaro con Bruno e Roberto, però il mio desiderio era quello di cambiare. Volevo correre il Giro d'Italia e nel 2009 non ci invitarono. Andavo forte e volevo più visibilità».

A proposito di visibilità, dunque, col senno di poi c'è qualche rimpianto per aver scelto la Liquigas?
«Nell'estate del 2009 dovevo fare un provino con la Quick Step, ma pochi giorni prima mi infortunai e così andai lo stesso in Belgio, ma soltanto per parlare. A fine anno, quando avevo deciso di cambiare, avevo le opportunità Katusha, Liquigas e - appunto - Quick Step. Ho semplicemente scelto di rimanere in Italia, forse anche per una questione di lingua».

Nel passaggio da un team Professional a un team World Tour hai avvertito dei cambiamenti a livello di competitività nelle corse?
«Posso dire che sulle Ardenne c'è un'altra marcia. Sarà il clima, sarà il nervosismo che si respira in partenza, saranno le strada, sarà la storia che si porta dietro una corsa come la Liegi, ma in quelle corse lì si sente davvero più fatica. Per rispondere alla domanda, direi che il livello è magari più alto perché hai più varietà d'avversari, ma si può comunque far bene. D'altronde resto convinto che se avessi ascoltato maggiormente le mie sensazioni, nel 2010 avrei vinto una tappa alla Vuelta (quella di Vilanova i la Geltru, finì 4° dopo una fuga, ndr)».

Cancelliamo il passato e ricominciamo. Cosa proverai quando riattaccherai il numero sulla schiena?
«Sicuramente vorrò togliermi tutti quei sassolini che pungono nelle scarpe».

E a livello puramente personale, emozionale?
«Io voglio tornare a correre partendo pensando di poter vincere. Sicuramente non accadrà sempre, perché nei vari ritiri con la Vini Fantini ho capito com'è Luca Scinto e si capisce che ambiente c'è. Ci alterneremo come capitani, a seconda di chi starà meglio e di chi sarà più adatto per il tipo di gara, ma sapere di avere di nuovo la considerazione del mio tecnico è già una grande molla. Voglio ripagare questa fiducia».

Dovessi scegliere un obiettivo?
«Voglio far bene in Belgio e spero in un invito al team per il Giro delle Fiandre».

E quel sogno di correre il Giro d'Italia?
«Intanto inizio dall'Argentina e dal Tour de San Luis, poi dopo il Belgio cambieremo obiettivo...».

Mario Casaldi - cicloweb.it
 
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#4
Finetto: «Attendo una chiamata e intanto faccio il muratore»
Il corridore veronese al momento è disoccupato

Sega, lima e pialla. Pulisce, stucca e vernicia. Mauro Finetto, 30 anni compiuti a maggio, fa di tutto pur di pensare ad altro, per dominare lo stress e l’attesa di una chiamata che tarda ad arrivare. Nella sua casa di Tregnago, una cittadina che sorge ad una trentina di chilometri da Verona, Mauro si dedica alla sua casa, quella che sta sistemando per andare a viverci con Laura, compagna nella vita da dieci anni, una laurea in urbanistica in tasca e una scuola di danza che al momento la gratifica molto.

«Quest'anno speravo di poter fare il salto, di tornare nel ciclismo di serie A, quello del World Tour, invece mi trovo a vivere un incubo: niente World Tour e al momento niente squadra. È meglio che non ci pensi», dice il veronese a tuttobiciweb.it.

Una situazione kafkiana, molto delicata e di difficile lettura… «Non so darmi una spiegazione, ma è così. Quest’anno potevo certamente andare meglio, io per primo mi aspettavo qualcosa di più, però penso di essere stato in ogni caso molto regolare e presente. Ad inizio stagione ho avuto anche tanti piccoli contrattempi meccanici che mi hanno un tantino condizionato. Ho perso il Giro della Slovenia per soli 8” a causa di una caduta in una fase calda della corsa e del conseguente danno alla leva del cambio. Mi sono piazzato secondo alla Bernocchi, terzo alla Sabatini, 8° all’Emilia e poi in altre corse più o meno importanti… insomma, qualcosa ho fatto, eppure mi trovo a dover attendere una chiamata che al momento tarda ad arrivare».

Mauro non si nasconde, è il primo ad esigere di più da se stesso, ma come tutti i puledri di razza, che hanno nel proprio DNA il sacro fuoco della competizione, non vuole neanche passare per uno dei tanti. «Io lo so, non sono un campione, ma penso di poter essere un buon corridore: questo sì. Un posto in gruppo penso di meritarmelo ancora e io una piccola speranza la nutro ancora».

Poi riprende il martello, e prosegue i suoi lavori con papà Renzo che gli è sempre a fianco. Mamma Loretta scruta attenta i suoi uomini (in casa ci sono anche Alessio e Davide, primo e terzo dei figli, ndr). Come tutte le mamme è presente ma poco invasiva. C’è senza darlo a vedere. E come tutte le mamme pensa anche positivo: il cellulare, prima o poi, squillerà. Per lei Mauro è nato per stare in gruppo. E ci tornerà.

tuttobiciweb.it
 
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#5
Unieuro-Wilier, Mauro Finetto torna a casa
In chiusura di ciclomercato la Unieuro Wilier Trevigiani si è resa artefice di un vero e proprio colpaccio, facendo firmare un contratto a Mauro Finetto.

[Immagine: finetto%20ok.jpg]

Il 30enne di Tregnago (VR), cresciuto in questo gruppo prima di passare nel 2008 nella massima categoria, torna "a casa" dopo 7 stagioni (più una in mtb) e 9 vittorie da professionista. «Avrei potuto accettare altre soluzioni ma ho voluto intraprendere questa strada per più ragioni. Torno in famiglia, torno da uno staff di amici, torno dove ho imparato veramente il mestiere del ciclista, a lavorare con metodo, serietá, professionalitá, sacrificio. Torno da chi mi ha insegnato tutto questo, con Mirko Rossato (consigliere dell'Unione Ciclistica Trevigiani) che per me, dopo altre due figure importanti come Armando Zambaldo e Lucio Cavalleri, è stato prima un direttore con carisma da vendere e da seguire al 100% e ora è un vero amico» spiega Mauro, che inizierà il suo 2016 in maglia bluarancio già domenica prossima dal Trofeo Laigueglia.

«Mi lascio alle spalle chi mi ha fatto una vigliaccata e più di una, che mai al mondo mi sarei aspettato, mi sono fidato, ho sbagliato e non voglio aggiungere altre parole. Per una stagione dovrò accantonare qualche obiettivo, ma l'ho dovuto fare anche negli anni passati quindi ora guardo al futuro con in testa nuovi traguardi da raggiungere, uno su tutti quello di far crescere un progetto Continental giá avviato e che spero, anche con il mio contributo, potrà evolversi nel migliore dei modi. Far arrivare questo team alla categoria superiore è un motivo in più per me per sposare questa causa. La strada negli ultimi anni non è stata per niente agevole, ma c'è ancora tempo per realizzare qualcosa e chi mi conosce bene sa quanto sono testardo. Voglio scusarmi e ringraziare tutti gli amici e tifosi che mi hanno fatto sentire il loro affetto in questo periodo durante il quale ho preferito isolarmi, per non dover spiegare cose... che non mi so spiegare. Grazie a tutto il team Unieuro Wilier Trevigiani, al presidente Ettore Renato Barzi per l'accoglienza e che sia per tutti una bella stagione da ricordare».

«Mauro rappresenta un innesto di grande valore per la nostra squadra, è un corridore al quale siamo molto legati e che, per il suo bene, speravamo si accasasse in un team Professional o World Tour» commenta il team manager Marco Milesi. «Con il suo ingaggio e quello di Malaguti il nostro organico è aumentato e, rispetto ai piani iniziali, ciò comporta alcune modifiche al nostro calendario. Abbiamo deciso di aumentare il numero di gare per poter dar spazio a tutti i nostri atleti, dai più giovani ai più esperti. Disputeremo più gare nazionali e internazionali con gli Under 23 rispetto a quelle che avevamo inizialmente in programma per far correre tutti, oltre alle corse della massima categoria alle quali siamo stati invitati, nelle quali un atleta come Mauro sarà ovviamente il nostro punto di riferimento».

comunicato stampa Unieuro-Wilier
 
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