Login Registrati Connettiti via Facebook



Non sei registrato o connesso al forum.
Effettua la registrazione gratuita o il login per poter sfruttare tutte le funzionalità del forum e rimuovere ogni forma di pubblicità invasiva.

Condividi:
La storia del Giro d'Italia
#1
History 

La storia del Giro d'Italia


Dalla 1° edizione alla 20° edizione (1909 - 1932)
1911: Si partecipa per la prima volta a squadre
1912: Rimane solo la classifica a squadre
1914: Esordisce la classifica a tempi
1932: La Eiar trasmette la radiocronaca dell’arrivo a Milano

Dalla 21° edizione alla 40° edizione (1933 - 1957)
1933: Fù istituita per la prima volta la classifica dei Gran Premi della Montagna
1946: La prima volta della Maglia Nera
1949: Vincenzo Torriani diventa Patron del Giro sostituendo Armando Cougnet
1951: Compare la vettura-radio
1952: Prima vittima al Giro, Orfeo Ponsin finisce contro un'albero e muore
1954: Nasce la carovana pubblicitaria e l'arrivo della corsa viene trasmesso in diretta TV

Dalla 41° edizione alla 60° edizione (1958 - 1977)
1965: Per la prima volta il Giro parte dall'estero (S.Marino) e viene introdotta la Cima Coppi
1966: Viene introdotta la Classifica a Punti
1967: La Classifica a Punti viene contraddistinta dalla Maglia Rossa
1969: La Classifica a Punti cambia maglia, dal rosso si passa al ciclamino
1974: Viene assegnata la prima Maglia Verde, per contraddistinguere il leader della classifica GPM
1976: Viene istituita la Classifica Giovani, contraddistinta dalla Maglia Bianca

Dalla 61° edizione alla 80° edizione (1978 - 1997)
1989: Viene introdotta la Classifica Intergiro e relativa Maglia Azzurra
1991: I primi presagi di doping
1993: Carmine Castellano sostituise Vincenzo Torriani come Patron del Giro

Dalla 81° edizione alla 91° edizione (1998 - 2009)
2001: E' il Giro degli scandali doping
2004: Angelo Zomegnan prende il posto di Carmine Castellano
2007: Ritorna la Classifica Giovani e la Maglia Bianca dopo che nel 1995 fu abolita
 
#2
Torna all'indice

[Immagine: luigi-ganna.jpg]
Luigi Ganna, vincitore del primo Giro d’Italia nel 1909

Prima edizione: 1909
Partenza il 13 maggio, prima tappa Milano-Bologna segnata dalla caduta ed abbandono di Lucien Mazan detto Petit Breton, dato tra i favoriti e vincitore del Tour dei due anni precedenti. Tappa vinta da Dario Beni. Partiti in 127 arrivati (sempre a Milano) in 49 alla media di 27,260 Km/h. Il vincitore Ganna guadagnò 5.325 lire, l’ultimo 300 lire.

Seconda edizione: 1910
Le prime alleanze e timori di sabotaggi. Seconda tappa vinta dal francese Dortignacq, così nella terza si forma una coalizione tra Galetti, Ganna, Pavesi che vincono la terza tappa in quest’ordine. Il giorno dopo tutti e tre intossicati, si pensò ad un sabotaggio anti italiano ed intervenne la polizia. Conclusero la corsa in 20. Vittoria di Galetti nonostante lo scontro con un carro di fieno nell’ultima tappa (Torino-Milano); arrivò malconcio al traguardo.

Terza edizione: 1911
Partenza da Roma che ospitava la Grande Esposizione per il 50enario del Regno d’Italia. Si andrà oltre i 2000 m con l’ascesa al Sestrière. Si partecipa a squadre (Bianchi, Fiat, Legnano, Atala, Senior), con biciclette che pesavano mediamente 14 kg e i corridori che dovevano provvedere anche alla manutenzione del mezzo. Vince ancora Galetti ai punti.

Quarta edizione: 1912
Cambia il regolamento, c’è solo la classifica a squadre e vince l’Atala di Galetti, Micheletto, Eberardo e Pavesi. Partecipano per la prima volta squadre sponsorizzate da industrie estranee al settore ciclistico. La tappa Pescara-Roma viene allungata di 50 km per un torrente straripato e i corridori fanno il primo sciopero: salgono su un treno per raggiungere Roma e la folla minaccia il linciaggio degli organizzatori.

Quinta edizione: 1913
Partono in 99 per 2932 km divisi in 9 tappe, arrivano in 34. Nella Maino, squadra di Alessandria, debutta Girardengo, il primo campionissimo del ciclismo italiano. In una tappa i ciclisti sbagliarono strada e dovettero inseguirli con i muli al galoppo per farli tornare indietro.

Sesta edizione: 1914
Esordisce la classifica a tempi. E’ già clima di guerra, anche per la corsa: errori di percorso; sabotaggio con chiodi sulla strada: 81 partiti, 8 arrivati. Prima grande salita al Sestrière sotto la neve e primo grande episodio di traino da un’auto: protagonista il terzetto Durando, Canepari, Calzolari (che poi vincerà) penalizzati di tre ore e mezzo.

1915 – 1916 – 1917 – 1918: Il Giro non si disputa a causa della guerra

Settima edizione: 1919
Prima vittoria di Costante Girardengo, detto l’omino di Novi. Fu capolista dalla prima all’ultima tappa. Vinse sette tappe su dieci arrivando a Milano con 51′56 su Belloni. 63 partenti, 15 arrivati. Edizione denominata il Giro di Gira.

Ottava edizione: 1920
Partenza e arrivo a Milano, 23 maggio – 6 giugno. Giradengo si ritira nella seconda tappa, (che sconfinava in Svizzera) dopo una caduta. Vince Tano Belloni l’eterno secondo, ventottenne di Pizzighettone (Cremona). Fu soprannominato il Giolitti in bicicletta perché, secondo i critici rifletteva troppo. Lui rispondeva: Io non rifletto: soffro. Belloni gareggiava per la Bianchi.

Nona edizione: 1921
Vinse Giovanni Brunero della Legnano con un minuto di distacco su Belloni. Girardengo vinse la prime 4 tappe, ma si ferì cadendo nella Chieti-Napoli. Salendo da Rionero Sannitico verso il Piano delle Cinque Miglia si fermò, fece una croce nella polvere della strada e abbandonò la corsa.

Decima edizione: 1922
Si svolse in 10 tappe dal 24 maggio all’11 giugno, per una lunghezza di 3.095 km, alternando un giorno di corsa ad uno di riposo. 75 i partenti, arrivarono in 15. Durante la prima tappa, Brunero, che arrivò primo al traguardo e poi vinse il Giro, fu squalificato e penalizzato di 25 minuti per aver cambiato una ruota. Gli organizzatori per difendersi dalla concorrenza brevettarono uno speciale contrassegno per il Giro.

Undicesima edizione: 1923

10 tappe, dal 23 maggio al 10 giugno per 3202 km. Esordisce Ottavio Bottecchia che conclude al quinto posto e primo degli isolati (i corridori senza squadra), e viene notato da Henri Pélissier che lo invitò al Tour de France dove arrivò secondo proprio dietro Pélissier, lo vinse però i due anni successivi. E’ l’anno del cinema e delle scommesse, vengono ripresi per la prima volta gli arrivi. Domina Girardengo vincendo 8 tappe su 10. I partenti sono 97, giunti al traguardo in 38.

Dodicesima edizione: 1924
Partecipa per la prima volta in assoluto una donna, Alfonsina
Strada, contadina della campagna Milanese. Accusò subito ritardi enormi, ma continuò fino a Perugia, dove gli organizzatori le impedirono fisicamente di ripartire. Nonostante i ritardi non era l’ultima in classifica. Vinse Giuseppe Enrici.

Tredicesima edizione: 1925
Si affaccia sulla scena vincendo subito il Giro, Alfredo Binda, che si aggiudicò solo la tappa Napoli-Bari. Comincia il dualismo Binda-Girardengo a cui non bastarono sei traguardi parziali. Binda alla quinta tappa (erano 12) vinse con quasi 5 minuti di vantaggio su Girardengo. Aveva solo 22 anni. Fu soprannominato il grande antipatico per la sua freddezza e determinazione.

Quattordicesima edizione: 1926
Appassionante duello fra la squadra Legnano (Binda, Brunero, Linari) e Wolsit (Girardengo, Belloni, Bestetti). Nascono le prime strategie, ogni sera in albergo i rappresentanti di queste due formazioni si riunivano per concordare strategie, attacchi e divertire di più la gente. Si ritira Girardengo, Binda cade, prende mezz’ora di distacco e si mette al servizio di Brunero, che vince. Binda si aggiudicò ben sei tappe.

Quindicesima edizione: 1927
15 tappe, si disputano una in fila all’altra (almeno le prime, e non con un giorno di riposo fra l’una e l’altra come prima). Nasce la rivalità Binda Learco Guerra ( la locomotiva umana, per la sua predisposizione alle gare a cronometro). Binda comandò la classifica dalla prima all’ultima tappa vincendone 12, e a Milano ha 27 minuti di vantaggio su Brunero. A Napoli, Binda dopo aver vinto la tappa, si fece dare una tromba da un componente della banda musicale e suonò a lungo per dimostrare che era ancora freschissimo e in forze.

Sedicesima edizione: 1928
298 corridori alla partenza, di cui 126 giunti al traguardo. Dominato da Binda, che si aggiudicò 6 tappe. 5 ne vinse Domenico Piemontesi, che non impensierì mai Binda in classifica generale. L’ottava tappa fu vinta da Albino Binda, fratello e gregario del campione. Alfredo in seguito ammise di aver suggerito al fratello di andare in fuga quando lui si fosse fermato per girare la ruota (operazione comune prima dell’introduzione del cambio). Albino seguì il consiglio e vinse perché tutti gli altri corridori si fermarono per controllare Alfredo (che giunse secondo).

Diciassettesima edizione: 1929
Binda vince 8 tappe di seguito, dalla seconda alla nona e uccide il Giro. La tragedia di Belloni: sulla salita di Ferentino nella tappa Formia-Roma (198 km), investì un bambino che giocava in mezzo alla strada e lo uccise. Per il dolore si ritirò dalla corsa.

Diciottesima edizione: 1930
Gli organizzatori della Gazzetta si accordarono con Colombo, titolare della Legnano perché pagasse Binda (22.500 lire: un cifra per l’epoca) affinché non si iscrivesse al Giro. Lo stesso premio spettante al vincitore.

Diciannovesima edizione: 1931
Nella prima tappa: Milano-Mantova Learco Guerra batte Binda e indossa la prima maglia rosa, istituita per distinguere il primo in classifica. A fine carriera l’avrà indossata 60 volte, secondo solo a Merckx con 76 e davanti a Bartali (50). E’ l’anno di Francesco Camusso, piemontese di Cumiana: l’uomo del Sestrière.

Ventesima edizione: 1932
Vince il primo gregario: Pesenti, bergamasco di 27 anni. Su 109 partenti, arrivarono al traguardo in 65. Si registrò una delle ultime prestazioni di rilievo di Costante Girardengo, che a 39 anni arrivò secondo nella prima tappa, ma si ritirò durante la quinta. All’età di 47 anni prese il via anche il “Diavolo Rosso” Giovanni Gerbi, che non riuscì a concludere la corsa. Il Giro comincia ad essere seguito dalla radio: la Eiar trasmette la radiocronaca dell’arrivo a Milano.

Fonte: repubblica.it
 
#3
Torna all'indice

[Immagine: gino-bartali.jpg]
Foto di Gino Bartali

Ventunesima edizione: 1933
17 tappe dal 6 maggio al 28 maggio 1933, per un totale di 3.343 km, vinse ancora Alfredo Binda, alla quinta vittoria in otto anni. Su 97 partenti arrivarono al traguardo 51 corridori. Nel 1933 fu istituita per la prima volta la classifica del Gran Premio della Montagna (ma non la maglia verde, che oggi ne identifica il leader, introdotta solo dal 1977). Per la prima volta fu disputata una tappa a cronometro, la Bologna-Ferrara, di 62 km, anch’essa vinta da Binda.

Ventiduesima edizione: 1934
Vince il mantovano Learco Guerra. Il 5 volte vincitore Binda fu costretto al ritiro durante la sesta tappa. La Locomotiva Umana Guerra ebbe così campo libero. Riuscì a contenere l’azione degli scalatori Olmo e Camusso e strappò la maglia rosa a quest’ultimo con una netta vittoria nella cronometro da Bologna-Ferrara.

Ventitreesima edizione: 1935
Vince un altro mantovano, Vasco Bergamaschi. Quell’anno avvenne un vero e proprio passaggio di testimone tra due generazioni, si registrò l’ultima partecipazione di Binda, che si classificò 16° a 31′13″ e giungendo secondo in ben quattro tappe. Contemporaneamente si rivelò, alla prima partecipazione, la classe di un giovane corridore toscano di soli 21 anni: Gino Bartali, che vinse la sesta tappa e vinse la classifica degli scalatori.

Ventiquattresima edizione: 1936
Irrompe Bartali che vince il Giro davanti al vecchio Olmo, affermandosi soprattutto nelle salite. In un grave incidente i corridori finirono contro un calesse: Guerra si fratturò un braccio, ferito Valetti. Bartali riuscì a schivarlo con Canavesi e Olmo. Interessante cronoscalata al Terminillo, dal versante di Rieti, vinta da Olmo.

Venticinquesima edizione: 1937
Prima volta delle Dolomiti, dominate da Bartali: nella tappa Vittorio Veneto-Merano (227 km) transita primo sui passi Rolle e Costalunga con 5′ di vantaggio su Mollo. Il Giro arriva per la prima volta al Vigorelli. Vinse Bartali. Sulle salite più dure delle Dolomiti, Olmo, in totale crisi fisica, chiese di sostituire la propria maglia di campione d’Italia con quella della casa perché non riteneva di onorarla adeguatamente.

Ventiseiesima edizione: 1938
Il primo dei due Giri di Giovanni Valetti, piemontese di Vinovo, arrampicatore con di grandi capacità di recupero. Un talento che cercherà di ritornare ai massimi livelli dopo la guerra, ma nel ‘46 fu costretto all’abbandono. Valetti vince tre tappe. Fu un Giro molto selettivo: 94 alla partenza, arrivati in 50.

Ventisettesima edizione: 1939
Premi ridotti e partecipazione quasi esclusivamente italiana. Valetti batte Bartali sul Terminillo, Bartali riprende la maglia rosa nella Cortina d’Ampezzo-Trento. Nella Trento-Sondrio (256 km) c’è il passo del Tonale; da affrontare dopo una fitta nevicata. Bartali fora e finisce quasi ko. Valetti attacca sull’Aprica e dà 7′ a Bartali a Sondrio. Nella tappa successiva Bartali attacca sul Ghisallo, ma Valetti si difende e vince il Giro.

Ventottesima edizione: 1940
Nella squadra di Bartali c’è un certo Fausto Coppi. Nell’undicesima tappa: Firenze-Modena, Coppi compie una fuga di 100 km, transitando solo sul passo Oppio, l’Abetone, il Baldazzo, il Monfestino. Vince la tappa e indossa la maglia rosa, che sarà sua fino alla fine del Giro. Bartali, comunque vince in volata la tappa di Ortisei, proprio su Coppi. Bella la loro lotta su Falzarego, Pordoi e Sella, le mitiche vette del Giro.

1941 – 1942 – 1943 – 1944 – 1945: Il Giro non si disputa a causa della II guerra mondiale

Ventinovesima edizione: 1946
3.039 km, dal 15 giugno al 7 luglio esplode la rivalità Coppi-Bartali che vince Bartali a 33,948 di media, davanti a Coppi. Ortelli, terzo, arriva a 15′. La dodicesima tappa (arrivo a Trieste) viene neutralizzata dopo un agguato subito dalla carovana preso Pieris, nel goriziano: lancio di pietre e colpi di pistola. A Trieste molti corridori arrivano su camion. Coppi domina sulle Dolomiti, ma Bartali si difende bene. Per la prima volta la maglia nera Malabrocca diventa personaggio; arriva a Milano dopo oltre 4 ore 9′ rispetto a Bartali.

Trentesima edizione: 1947
Vince Coppi davanti a Bartali (a 1′43” dopo 3.843 km). Malabrocca è 50esimo e ultimo a 5 ore e 52‘ dal campionissimo. Dodici marche di bici al via. il mercato tira nel primo dopoguerra, la bici diventa mezzo di trasporto. Coppi è indietro di oltre due minuti a quattro giorni dalla fine. Mitica la Pieve di Cadore -Trento (passi Dolomitici) in cui Coppi annullò il distacco e lasciò Bartali a 1′43”.

Trentunesima edizione: 1948
Spunta lo scalatore Fiorenzo Magni. Gli organizzatori aboliscono le tappe a cronometro per non favorire Coppi. Totip e Rai mettono in palio remi ricchissimi. La Bianchi (Coppi) non voleva partecipare. Coppi vince la tappa di Cortina d’Ampezzo e la Cortina-Trento con i passi dolomitici, supera Bartali, ma non Magni. La Bianchi sostenne che Magni era stato spinto in salita dagli operai della sua casa, la Wilier, la giuria lo penalizzò di 2 minuti, ma la Bianchi e Coppi si ritirarono ugualmente perché ritenevano la penalizzazione insufficiente.

Trentaduesima edizione: 1949
E’ l’anno del cambio di Patron per il Giro, Armando Cougnet viene sostiuito da Vincenzo Torriani, e della consacrazione di Coppi: un uomo solo al comando. Ma non solo. A Torino abbraccia i figli dei calciatori del Toro scomparsi nella tragedia di Superga, il 4 maggio di quell’anno. L’asso di Castellania vince la storica Cuneo-Pinerolo (km 254 con Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere). Con una fuga di 190 km prende la maglia rosa al terzultimo giorno. Vinse la tappa con 12 minuti su Bartali, i cui sostenitori dissero che era stato avvelenato con una borraccia offertagli dai “coppiani”. La maglia nera non è più Malabrocca, ma Carollo, un veneto che arriva a 9 ore e 57′ da Coppi.

Trentatreesima edizione: 1950
Primo Giro vinto da uno straniero: lo svizzero Ugo Koblet. Coppi cade a Primolano, nella tappa Vicenza-Bolzano e si frattura il bacino. Il giro finisce a Roma in omaggio all’anno.

Trentaquattresima edizione: 1951
Magni vince il Giro, è il riscatto del terzo uomo. Al via uno fra i più grandi sprinter di sempre: il belga Van Steebergen, che vince la prima tappa (Milano-Torino); è l’esempio del velocista di allora, quando occorreva essere atleti validi su tutti i terreni, salita compresa. Il belga sarà secondo in classifica generale. Compare la vettura-radio che dà informazioni sulla corsa, evitando ai giornalisti di stare in mezzo al gruppo. Magni prese la maglia rosa nella parte centrale del Giro, la lasciò e la riprese nella Cortina-Bolzano (Dolomiti), vinta da Coppi.

Trentacinquesima edizione: 1952
Coppi rivince Giro e Tour da dominatore, è una delle sue più belle stagioni. Vince tre tappe, tra cui una cronometro (Erba-Como: 65km!) in cui trionfò su Koblet. Nella Venezia-Bolzano si permette il lusso di attaccare in maglia rosa: vincendo, naturalmente, davanti a Bartali e Magni. Nella Siena-Roma (quarta tappa) Orfeo Ponsin, la classica figura del gregario, finisce contro un albero e muore. E’ la prima vittima nella carovana rosa.

Trentaseiesima edizione: 1953
Ancora Coppi. L’impresa nella Bolzano-Bormio (19esima tappa), con una storica scalata dello Stelvio nella quale tolse la maglia rosa a Koblet. Nel ‘53 Coppi vince anche il suo unico mondiale. A Lugano, sulla tribuna, mentre il presidente della federazione italiana Adriano Rodoni fa indossare la maglia iridata al campione, spunta il volto di una donna. E’ Giulia Occhini, la dama bianca, la quale Coppi lascerà la moglie Bruna e la figlia Marina. La Occhini incarcerata per qualche giorno per adulterio flagrante. Coppi l’adultero ufficiale, il bigamo, fu subito opposto a Bartali il pio, che prima di ogni gara si recava in chiesa. In questi anni il ciclismo è seguito più del calcio.

Trentasettesima edizione: 1954
Bartali lascia le gare. Nasce la carovana pubblicitaria. La Metro Goldwin porta in giro un carrozzone con un leone autentico in gabbia. Ogni ruggito, un trionfo, era lo slogan. Coppi appare svogliato. Nella seconda tappa va in crisi per un piatto di ostriche mangiato il giorno prima: prende 11 minuti e mezzo. Lo svizzero Carlo Clerici, con una lunga fuga (224km! su 252) nella tappa dell’Aquila (6a) conquista il primato e lo tiene per 17 tappe, fino a Milano. E’ l’anno dello sciopero del Bernina: i corridori, in lite con gli organizzatori per questioni di soldi, scalano il colle a passo d’uomo. Coppi, domina ancora le Dolomiti, ma non riesce a colmare il distacco, arriva a Milano fischiato dai tifosi. Per la prima volta l’arrivo della corsa va in diretta TV.

Trentottesima edizione: 1955
Terzo successo di Magni, ma c’è la rivelazione Gastone Nencini (che vince la Perugia-Roma, 9a tappa e la Napoli-Scanno, 12a). Quarto fu l’idolo di casa, quel Bruno Monti famoso per le sue vittorie nella Roma-Napoli-Roma (corsa curiosa: si disputava dietro motori). Nencini è in rosa a due giorni dall’arrivo a Milano, ma Coppi e Magni si coalizzano contro di lui, attaccandolo proprio quando il toscano subì una foratura nella tappa che arrivava a S. Pellegrino (vittoria di Coppi, maglia a Magni).

Trentanovesima edizione: 1956
E’ l’anno del lussemburghese Charly Gaul, scalatore fortissimo, famoso per roteare in salita rapporti “da maestrina”. Vinse il Giro nella mitica tappa Trento-Monte Bondone: 242 chilometri di tragedia sotto pioggia e neve nel finale. Pasquale Fornara, in rosa, andò in crisi al punto che il suo direttore sportivo, Giumanini, lo costrinse al ritiro perché, diceva, lo amava come un figlio e non voleva vederlo soffrire così. Partirono in 87 arrivarono in 41. Gaul all’arrivo dovette stare più di un’ora immerso in una vasca di acqua calda prima di riuscire a dire qualche parola.

Quarantesima edizione: 1957
Magni abbandona le gare. Coppi cade in Sardegna prima del Giro, si rompe il femore e non partecipa. E’ l’anno di Nencini e della pipì di Gaul. Il lussemburghese si fermò per un bisogno nella tappa Como-Trento (m. Bondone): Bobet, Nencini e Baldini lo attaccarono a fondo. La tappa la vinse Poblet, il velocista spagnolo calvo che si pose subito come il contraltare di Van Steembergen (che vinse prima, undicesima, ventesima e ventunesima tappa). Nencini prese la maglia rosa e la conservò fino alla fine.

Fonte: repubblica.it
 
#4
Torna all'indice

[Immagine: eddie_merckx.jpg]
Foto di Eddie Merck

Quarantunesima edizione: 1958
E’ l’anno di Baldini, che vince il Giro e quattro tappe. Fortissimo a cronometro, andava bene anche in salita (vinse infatti anche a la Levico Terme-Bolzano, con tanto di passi dolomitici). Ma compare uno scalatore eccezionale: Federico Bahamontes, detto l’aquila di Toledo. Sbaraglia il campo in salita (vincerà sei volte la classifica della montagna al Tour), ma in discesa non sa andare: scende addirittura dalla bici. Vinse la tappa di Superga (4a). Emergono personaggi come Nino Defilippis (9a e 11a tappa: Viterbo e Scanno) e Guido Carlesi, il primo coppino, per via del naso.

Quarantaduesima edizione: 1959
La salita esalta un nuovo scalatore, Imerio Massignan. Nessun italiano indossa la maglia rosa. Emerge il belga Van Looy (vince a Salsomaggiore la prima tappa, a Roma, la 5a e a Rovereto la 14a). Nella cronometro di Valle Susa (19a tappa) si affaccia Anquetil che batte Baldini. Resiste Gaul che vince all’Abetone e sul Vesuvio e fa suo il Giro.

Quarantatreesima edizione: 1960
E’ l’anno della morte di Coppi. Il Giro va ad Anquetil su Nencini, Gaul e Massignan. Anquetil grande cronoman è battuto, proprio a cronometro nella tappa di Sorrento da un giovane tanto sconosciuto quanto di classe: Romeo Venturelli, una vera meteora del ciclismo, il giorno dopo, vittima si disse, di celebrazioni notturne, scomparve dal Giro e, praticamente, dal ciclismo. Anquetil riprende la maglia, passata sulle spalle del belga Hovenaerts, nella crono Seregno-Lecco (14a tappa, 68 km) e la porta fino a Milano. Il Giro va per la prima volta sul Gavia, il colle più terribile del Giro.

Quarantaquattresima edizione: 1961
Il Giro del centenario va ad Arnaldo Pambianco, romagnolo di 26 anni. Si va prima in Sardegna, poi in Sicilia, via nave. Ma a Marsala non c’è abbastanza fondo per far approdare la Capo S. Roque stracarica di corridori e mezzi. C’è un trasbordo difficoltoso su lance. Pambianco vince il Giro senza vincere una sola tappa. Toglie la maglia rosa ad Anquetil nella Ancona-Firenze (250 km, 14a tappa), con una fuga a sorpresa. E’ un Giro da scalatori, con tanto di Gavia e Stelvio in programma, ma una nevicata improvvisa bloccò il Gavia e si fece solo lo Stelvio, dal versante più dolce.

Quarantacinquesima edizione: 1962
Vittoria di Balmamion senza neppure un successo parziale. Gli organizzatori puntarono quasi esclusivamente su località turistiche, così la tappa di Chieti diventa quella di Valle della Rinascita; quella di Perugia: città della domenica; quella di Sestri: baia delle favole; la Belluno-passo Rolle divenne addirittura la Cavalcata dei monti pallidi. Si fa notare per la prima volta Adorni, che vince la Moena-Aprica.

Quarantaseiesima edizione: 1963
Più che per il bis di Balmamion (in fotocopia) questo Giro divenne famoso per la diatriba fra federazione e lega del ciclismo professionistico. Al via si presentarono due maglie tricolori (di campione d’Italia): Bruno Mealli per la federazione e Mario Fontana per la Lega. I giudici federali abbandonarono la carovana e il Giro venne fermato. A Roma ci fu una mediazione fra le parti in cui fu interessato anche il Governo (Segni). Si ripartì. La Carovana fu ricevuta da papa Giovanni XXIII nel cortile di S. Damaso. Il papa morì a Giro non ancora terminato. Balmamion, in rosa, corse con il lutto al braccio nella crono di Treviso. Si scopre il doping. Un corridore si sente male dopo un’endovenosa ed il medico della carovana Frattini protesta perché i corridori si autoinoculano chissà quali sostanze.

Quarantasettesima edizione: 1964
Anquetil vince tenendo la maglia rosa dal quinto al 22esimo giorno. Dietro di lui Zilioli, De Rosso, Adorni e Motta: il meglio d’Italia degli anni 60.

Quarantottesima edizione: 1965
Vince Adorni su Zilioli e Gimondi (che era suo gregario). Per la prima volta il Giro parte dall’estero (S. Marino). Il Giro viaggia con una grande orchestra (Gorni Kramer, Quartetto Cetra) al seguito: ad ogni tappa migliaia di persone sono interessate allo spettacolo. E’ la prima edizione in cui la cima più alta dl Giro viene battezzata Cima Coppi. Ma proprio quell’anno una slavina impedì ai corridori di arrivarci (si fermarono a 300 metri). Adorni inventa il ciclista colto, educato, buon parlatore. E’ l’anno dell’ultima vittoria italiana al Tour con Gimondi.

Quarantanovesima edizione: 1966
Vince Gianni Motta, l’uomo del dualismo con Gimondi. Anquetil fra indigestione di lumache e champagne già alla prima tappa. Nella seconda (Diano marina-Imperia) Gimondi fora, Motta lo attacca, ma va in rosa lo spagnolo Jmenez, favoloso arrampicatore e mangiatore. Si racconta che nella sua stanza tenesse sempre un prosciutto crudo, per mangiare in ogni momento della notte. Motta vince la Levico Terme, dominando sul terribile Vetriolo (sopra il lago di Caldonazzo) e togliendo la maglia ad Adorni. Sale alla ribalta Franco Bitossi di Firenze, irresistibile in salita quando il suo cuore glielo permetteva, costretto talvolta a fermarsi per le palpitazioni che lo costringevano su un paracarro. Divenne subito cuore matto.
Viene introdotta la Classifica a Punti, determinata dai piazzamenti dei corridori al traguardo.

Cinquantesima edizione: 1967
La prima volta di Gimondi ma c’è anche un certo Eddy Merckx, che vince anche la tappa (12) che arriva al Block Haus (Maiella). E’ un Giro che mette in mostra i velocisti. Michele Dancelli tiene alto l’onore degli sprinter italiani vincendo a Mantova (15); si fa vedere Zandegù, altro velocista. Gimondi è dapprima in difficoltà per via di una bronchite, poi migliora con l’avanzare della corsa. Epico un suo duello con Anquetil sul Tonale e sull’Aprica. La tappa Udine-Tre Cime di Lavaredo (19) viene annullata per irregolarità. Ci fu polemica per le spinte in salita, coinvolto anche Gimondi che prende la maglia nella tappa 21 (arrivo a Tirano).
La Classifica a Punti viene contraddistinta dalla Maglia Rossa.

Cinquantunesima edizione: 1968
La prima di Merckx: il ciclismo apre l’era del merckxismo e del cannibale¡. Impressionante la sua vittoria alla Tre Cime di Lavaredo (12), con la quale ipoteca il primo dei suoi 5 Giri. Nella crono di San Marino (16) vince Gimondi. Si fa avanti un nuovo sprinter, Marino Basso che vince a Imola (15). Sul Block Haus si impone “cuore matto” Bitossi.

Cinquantaduesima edizione: 1969
L’anno della squalifica di Merckx: il belga vince a Montecatini (3), a Terracina (7), a S. Marino (15), poi viene trovato positivo all’antidoping nella tappa di Savona. La sua squalifica dividerà l’Italia. Il Giro passa in mano a Gimondi. Bella la vittoria di Adorni nella Cavalese-Folgarida (22), ma Gimondi gli resiste bene.
Cambia il colore della maglia per la Classifica a Punti, dal rosso si passa al Ciclamino.

Cinquantatreesima edizione: 1970
L’impero di Merckx, che vince a St. Vincent, Brentonico e la crono di Treviso. Gimondi secondo. I plurivincitori di tappa sono sopratutto sprinter: Basso (2), Dancelli (4); ma trova spazio anche Bitossi (4).

Cinquantaquattresima edizione: 1971
Non c’è Merckx, ma vince ugualmente uno straniero: lo svedese (primo nella storia del Giro) Gosta Petterson: il migliore di quattro fratelli, tutti ciclisti. Sull’ammiraglia dello svedese c’è Alfredo Martini. Il Giro inizia a perdere popolarità.

Cinquantacinquesima edizione: 1972
Ancora lui, Merckx, il “cannibale”. Sono gli anni d’oro del belga che non ha rivali. Ci provano gli spagnoli guidati da Fuente, che sferra attacchi su attacchi in salita; ma il belga controlla e spesso va addirittura all’attacco per intimidire e fiaccare gli avversari. Vince per la terza volta la corsa rosa. Dietro di lui l’armata spagnola: Fuente, Galdos e Lopez Carril. Il primo degli italiani è solo quinto Wladimiro Panizza.

Cinquantaseiesima edizione: 1973
Merckx in rosa dall’inizio alla fine, dimostra uno strapotere impressionante: sei vittorie di tappa e Gimondi staccato di ben 8 minuti. Ancor più dell’anno precedente i corridori belgi monopolizzarono la corsa, aggiudicandosi 13 tappe. Ottimo terzo posto finale per il neo-professionista Giovanni Battaglin. Merckx fu il primo corridore nella storia del Giro a indossare la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa (Girardengo nel ‘19 e Binda nel ‘27 guidarono anch’essi la classifica dalla prima all’ultima tappa, ma al loro tempo la maglia rosa non esisteva ancora).

Cinquantasettesima edizione: 1974
Merckx non è più brillante come gli anni precedenti, ma vince ugualmente. Fatica e supera di soli 12” il giovane emergente GB. Baronchelli. Sempre lo stesso anno lo spagnolo Fuente, grandissimo scalatore, vince alle Tre Cime di Lavaredo, precedendo proprio Merckx e Baronchelli. Il belga si salvò con uno sforzo immane nell’ultimo chilometro, quello più duro.
Per la prima volta viene assegnata la Maglia Verde, che va ad indicare il leader della Clasifica dei Gran Premi della Montagna.

Cinquantottesima edizione: 1975
Il Giro di Fausto Bertoglio. Vince contenendo l’attacco dello spagnolo Galdos (altro mitico scalatore) nell’ultima tappa che, stranamente, si concludeva in cima allo Stelvio. Galdos vince la tappa, ma Bertoglio gli resiste e mantiene la maglia rosa.

Cinquantanovesima edizione: 1976
Torna Gimondi che 34 anni vince il suo terzo Giro d’Italia. Precede di soli 19″ il belga De Muinck. Terzo è Bertoglio, il vincitore dell’edizione precedente che perde la piazza d’onore nella tappa a cronometro di Arcore, decisiva per la classifica finale. Moser è quarto a 1′7″.
Dopo la Maglia Verde viene inserita la Maglia Bianca che andrà a contraddistinguere il miglior giovane del Giro.

Sessantesima edizione: 1977
Tutti aspettano Francesco Moser, ma vince il belga Pollentier, gregario di Maertens, che domina persino nella specialità più cara al trentino: si impone, infatti, nella crono di Binago, penultima tappa. Le prime tappe sono un duello fra i velocisti Maertens e Van Linden, ma i due rovinano in una tremenda volata al Mugello, e sono costretti al ritiro. La tappa sarà di Basso.

Fonte: repubblica.it
 
#5
Torna all'indice

[Immagine: franceso_moser_2.jpg]
Foto di Francesco Moser

Sessantunesima edizione: 1978
In mostra per la prima volta Giuseppe Saronni, prima vittoria al Giro con lo sprint di La Spezia. Saronni vincerà ancora a Benevento (7), Ravello (8). Si instaura il duello con Moser che fa sua la tappa di Siena (11), la crono di Poggibonsi (12), la Solaria-Cavalese (16). La serie dei grandi scalatori sfortunati è continuata da Panizza (vittoria sul mitico monte Bondone). Fra gli sprinter ecco Gavazzi: vittorioso nell’ultima tappa a Milano.

Sessantaduesima edizione: 1979
Il duello Saronni Moser è all’apice. Moser parte fortissimo, vince la crono d’apertura a Firenze e la Caserta-Napoli (sempre crono), terza tappa. Ma già a Vieste Saronni (che vince la tappa) gli è addosso, vestendo i panni di sprinter antico. Come quelli di una volta, cioè, forte in volata, ma anche in salita. Il sorpasso proprio sul terreno dell’avversario: la cronoscalata a S. Marino e la crono finale Cesano Maderno-Milano. Saronni vince il Giro.

Sessantatreesima edizione: 1980
Dalla Francia arriva il “tasso”: Bernard Hinault sfrutta bene la rivalità fra i nostri due, ma la sua non è vittoria opportunistica. Il bretone è scalatore di potenza: quando la strada s’inerpica non sente la catena e macina rapporti impossibili. Risultato: una selezione implacabile. Allo stesso tempo la sua potenza gli permette di essere fortissimo a cronometro. Nella 20esima tappa (arrivo a Sondrio, con lo Stelvio) manda all’attacco il suo scudiero Bernadeau; insieme fanno il vuoto, poi sul traguardo il “capitano” lascia vincere generosamente il suo “secondo”.

Sessantaquattresima edizione: 1981
Vince Battaglin davanti allo svedese Prim e a Saronni. Battaglin domina la tappa di S. Viglio di Marebbe e si difende benissimo sulle Tre Cime di Lavaredo, il giorno dopo (20). Si affaccia al Giro Moreno Argentin che vince la tappa Livorno-Montenero (12).

Sessantacinquesima edizione: 1982
22 tappe, dal 13 maggio al 6 giugno, ritorna Hinault e rivince. Domina alla grande la cronometro da Perugia ad Assisi (4); riprende la maglia rosa a Contini stravincendo la tappa di Monte Campione (19). La Cuneo a Pinerolo, ripropose il percorso della celebre tappa del Giro del 1949 in cui trionfò Coppi, con il Colle della Maddalena, il Col de Vars, l’Izoard (Cima Coppi), il Monginevro e il Sestriere. Vinse Saronni in volata davanti a Hinault e Prim, ma la tappa è ricordata per gli attacchi portati a Hinault da Contini, prima sull’Izoard e quindi sul Sestriere insieme a Van Impe.

Sessantaseiesima edizione: 1983
Il Giro di Saronni. Vince le tappe di Todi (4) con una tumultuosa volata con Argentin; la crono di Parma, confermando la formula antica dello sprinter che va forte in salita e a cronometro; vince anche la seconda semitappa della 16a frazione a Bergamo, con una incredibile volata su Argentin. Il prologo di Brescia fu annullato a causa di uno sciopero.

Sessantasettesima edizione: 1984
Il Giro di Moser. Si salva a Pestum da una caduta generale, dopo il traguardo; è messo alla frusta da Fignon sulle salite. Fresco di record dell’ora e di bici con speciali ruote lenticolari (e le “metodologie” nuovissime del professor Conconi alle spalle…), toglie la maglia rosa a Fignon in una spettacolarissima ultima cronometro da Soave a Verona.

Sessantottesima edizione: 1985
Terza partecipazione e terza vittoria per Bernard Hinault. Sulla tappa del Gran Sasso si vede per la prima volta in salita Franco Chioccioli, poi vincitore del Giro 91; le volate sono di Rosola (Crotone, 9t; Domodossola, 18t); Allocchio (Foggia, 8t, Salerno, 11t); Freuler (Busto Arsizio 1t, Frosinone, 13t, Genova, 21t).

Sessantanovesima edizione: 1986
E’ il turno di Visentini, il ragazzo d’oro del ciclismo italiano (figlio di un ricchissimo impresario di pompe funebri), che si dedica anima e corpo alle due ruote pur provenendo da una famiglia agiata. Va forte a cronometro e va forte in salita. Fra gli sprinter emerge il bresciano Bontempi (Pesaro, Castiglion del lago, Bassano). Chioccioli vince con una lunga fuga solitaria ad Avezzano. L’americano Lemond è solo quarto.
Gli organizzatori insericono una nuova classifica: la Classifica Intergiro. Il motivo di questa scelta fù di movimentare la corsa si dalle prime fasi. La maglia che la contrastingueva era la Maglia Azzurra.

Settantesima edizione: 1987
Il Giro degli intrighi. La Carrera crea e distrugge, Visentini cerca il bis. Toglie la maglia rosa all’irlandese Roche nella tappa a cronometro di S. Marino. In testa e in rosa alla partenza della Jesolo-Sappada (15t) quando il suo compagno di squadra, l’irlandese Roche, lo attacca. Vanamente il d. s. della Carrera Boifava cerca di fermarlo. Visentini va in crisi e finisce nelle retrovie dell’arrivo di tappa e della classifica. Roche “autenticherà” a posteriori lo “sgarbo”, vincendo ancora la decisiva Como-Pila (Visentini cade) e la crono di St. Vincent. Nello stesso anno centrerà anche Tour e mondiale. Fra i giovani emerge Roberto Conti della Selca; In salita il “re” è lo scozzese Millar, davanti al francese Bagot, dominatore del Terminillo. Le volate sono di Artgentin, Rosola e Freuler.

Settantunesima edizione: 1988
Il Giro del Gavia della neve e della prima volta di un americano: Hampsten. Chioccioli ci rimette la maglia rosa perché in quella maledetta (14a) tappa da Chiesa Valmalenco a Bormio il freddo lo blocca in salita. Hampsten vince anche la classifica degli scalatori.

Settantaduesima edizione: 1989
Fignon ce la fa a vincere un Giro in cui non c’è grande concorrenza; il migliore degli italiani è Giupponi. E’ una stagione nera per il ciclismo italiano che non vince neppure una classica.

Settantatreesima edizione: 1990
Il Giro torna all’antico, dopo gli anni di “addomesticamento” in favore degli assi di allora (Moser-Saronni), la corsa torna alle salite vere: ed è subito spettacolo. Tutto Bugno minuto per minuto. Una vittoria straordinaria (in rosa dalla prima all’ultima tappa) che ha riconciliato il grande pubblico al ciclismo. Splendida la cronometro di Grinzane Cavour (una delle più lunghe di sempre), che mette in rilievo tutte le doti di Bugno. I dubbi dell’arrivo al Pordoi: ha “sbagliato” il monzese, o ha lasciato la vittoria a Mottet politicamente? Si affaccia alla ribalta Chiappucci.

Settantaquattresima edizione: 1991
Si aspetta Chiappucci, si aspetta Bugno: emerge Chioccioli. Sarà il Giro delle sorprese. Comincia a circolare nel gruppo una strana sostanza la chiamano “epo”, “modifica” sensibilmente la “cilindrata” dell’atleta. Comunque Chioccioli vince alla grande: favorito da un percorso duro e difficile il toscano centra un successo di grande prestigio, a 31 anni. Le sue imprese: la tappa dell’Aprica (con l’attacco prodigioso sul Mortirolo), la difesa-attacco sul Pordoi; infine la cronometro di Casteggio; Chiappucci, pur battuto, conferma tutte il carattere di grande attaccante, che sconvolge strategie di squadra ed individuali e inventa un ciclismo meno legato agli schemi della tradizione.

Settantacinquesima edizione: 1992
In maglia rosa al termine della terza tappa ad Arezzo, Miguel Indurain domina la corsa rosa vincendo solo le due crono: a S. Sepolcro e a Milano, occasione in cui doopierà doppierà Chiappucci, partito tre minuti prima. Alla prima partecipazione, è il primo
spagnolo a vincere il Giro d’Italia imponendosi nelle tappe a cronometro e figurando sempre tra i primi in montagna. Con questo successo Indurain diventa numero uno della classifica FICP precedendo Gianni Bugno, Claudio Chiappucci e Tony Rominger. Un pubblico indisciplinato provoca nel finale dell’ottava tappa, Melfi-Aversa, molte cadute, fra cui quella di Indurain. La giuria rinuncia a tener conto degli scarti registrati sulla linea d’arrivo e i 135 corridori vengono classificati con lo stesso tempo.

Settantaseiesima edizione: 1993
Per la seconda volta nella sua storia il Giro camia Patron, Vincenzo Torriani venne sostituito da Carmine Castellano a causa delle suo scarse condizioni di salute.
Il Giro d’Italia comincia sull’isola d’Elba e Argentin si aggiudica la prima semitappa indossando per la prima volta la maglia rosa. A Rieti, primo volatone prima vittoria della stagione per Adriano Baffi. A Scanno il lettone Ugrumov batte dieci compagni di fuga al termine della terza tappa. Si vede Mario Chiesa, specialista delle grandi fughe. Indurain detta legge nella cronometro di Senigallia ed indossa la maglia rosa. A Dozza il vecchio Leali
conquista una insperata maglia rosa grazie ad una fuga bidone durante la quale raggranella il vantaggio di 3:22 e la sfila, sia pur di poco, a Indurain. Chiappucci trionfa nel tappone dolomitico Corvara-Corvara con cinque salite e la doppia scalata del Pordoi. Indurain riprende la maglia rosa, tiene a bada tutti nella cronoscalata al Sestriere, nella salita d’Oropa perde 31 secondi da Ugrumov sugli ultimi 7 chilometri, ma conserva il vantaggio e centra così il secondo Giro su due partecipazioni.

Settantasettesima edizione: 1994
Argentin vince a Osimo e indossa la maglia rosa. A Loreto Aprutino un acuto di Bugno che scatta ai tre chilometri e vince. Poi sulla prima grande salita, a Campitello Matese, esplode Berzin, che conquistare tappa e maglia rosa. Leader da quattro giorni Berzin stacca Miguel Indurain anche nella cronometro individuale, una prestazione stupefacente. Il Giro di Berzin è anche il Giro della rivelazione di Pantani: nel giro di 24 ore il romagnolo vince due tappe di montagna la Lienz-Merano e la Merano Aprica staccando tutti sul terribile Mortirolo e aspettando, poi, Indurain in discesa, per lasciarlo definitivamente sulla salita di S. Cristina. Evgueni Berzin difende il vantaggio inseguendo da solo; vince il Giro e diventa cosi il primo russo ad inserire il nome nell’albo d’oro di una delle grande prove a tappe.

Settantottesima edizione: 1995
Cipollini vince lo sprint inaugurale di Terni e indossa per la prima volta la maglia rosa. Ma subito entra in scena Tony Rominger, che vince la seconda tappa e prende il comando che conserverà fino alla fine. A qualche chilometro della cima del Colle dell’Agnello, il tetto del Giro, alcune vetture della stampa e qualche spettatore sono vittime di una valanga di neve. Per fortuna non ci sono danni grossi. Rominger si aggiudica il Giro d’Italia vincendo quattro tappe, lo svizzero precede Berzin, il vincitore della stagione precedente, ed il suo compagno di squadra Ugrumov.

Settantanovesima edizione: 1996
E’ il Giro di Tonkov, una sfida risolta a colpi di pedale sulle montagne. Fino a due giorni dalla fine i protagonisti sono divisi da pochi secondi. Lo spagnolo Olano era in rosa con un vantaggio di 46 centesimi su Tonkov. Ma è ancora il Mortirolo a fare la differenza e la selezione decisiva a favore del russo. Il Giro prende il via dalla Grecia: il Giro dello scandalo, che da il là al dilagare a macchia d’olio di prodotti doping che trasfigurano valori e prestazioni. Una fuga di notizie fece fallire il blitz progettato dai Nas al rientro dalla Grecia, innescando una serie di indagini che ha portato ai processi di Ferrara (Conconi) e Bologna (Ferrari, farmacia Guandalini). Quattro i successi di tappa di Cipollini. A Milano Tonkov precede Zaina di 2:43 e Olano di 2:57.

Ottantesima edizione: 1997
Avvio in Laguna, a Venezia. Vince Cipollini a 48,521 km all’ora. Tonkov prende la maglia rosa nella crono si S. Marino, davanti al connazionale Berzin, che crollerà nella tappa del Terminillo (5a). La montagna di Roma segna un nuovo colpo di Pantani, terzo al traguardo. Ma il Pirata sarà costretto al ritiro dopo una brutta caduta nella tappa di Cava dei Tirreni (9a). Cipollini vince a Milano centrando un altro prestigioso poker nella corsa rosa. Sei anni dopo Franco Chioccioli il Giro d’Italia ritrova un vincitore italiano. Si tratta di lvan Gotti che ha dominato Tonkov sulle salite dolomitiche. Gotti conquista la maglia nella 14a tappa vincendo a Cervinia e relegando il russo a 51″. La sfida finale sul Mortirolo. Tonkov non riesce a staccare Gotti. Il russo vince la tappa, ma il lombardo fa suo il Giro.

Fonte: repubblica.it
 
#6
Torna all'indice

[Immagine: marcopantani102.jpg]
Foto di Marco Pantani

Ottantunesima edizione: 1998
Esplode Pantani. Incassa l’attacco di Zulle nel prologo di Nizza; duella con Bartoli sul Berta; si difende fino alla 14a tappa e sferra il primo attacco vincendo a Piancavallo arrivando a 22″ dalla maglia rosa, sulle spalle dello svizzero Zulle; incassa anche l’attacco dell’elvetico nella crono di Trieste (finisce a 3:26, raggiunto e superato). Poi lo show nella Asiago-Selva di Valgardena; va in fuga con Guerini (a cui lascerà l’onore della vittoria parziale) e fra Marmolada e Sella stronca tutti, guadagnando la maglia rosa. Nel tappone dolomitico una vera ecatombe: 45 abbandoni. A seguire il Pirata in classifica generale è Tonkov a 30″; che diventano 1:28 dopo l’attacco del romagnolo sull’ultimo arrivo in salita a Plan di Montecampione. Il Giro si infiamma nella crono conclusiva di Lugano. Ma Pantani vola anche contro il tempo: è terzo a 30″ dallo specialista Gontchar e fa suo il Giro.

Ottantaduesima edizione: 1999
Esclusione di Pantani per ematocrito alto a Madonna di Campiglio, penultima tappa di una corsa dominata da padrone. Polemiche per i controlli ematici del programma del Coni “Io non rischio la salute” rifiutati dai corridori (tranne alcuni: fra cui quelli della Mapei). Quattro successi di tappa per il pirata: Gran Sasso, Oropa, con l’incredibile episodio della catena che gli salta sulla salita finale e lo attarda in fondo al plotone, ma è talmente carico che risale in bici, recupera ad uno ad uno gli avversari e va a vincere. E poi il tris all’alpe di Pampeago e il giorno dopo poker a Madonna di Campiglio. Strapotere assoluto. L’epilogo la mattina della partenza della tappa che prevedeva il Mortirolo e l’Aprica, i controlli dell’Uci sull’ematocrito e lo stop. Il Giro finisce nelle mani di Ivan Gotti. Pantani non si risolleverà per anni dalle conseguenze di questa triste vicenda.

Ottantatreesima edizione: 2000
Garzelli, fino a quel momento scudiero di Pantani, sale alla ribalta. La corsa vive sul duello fra Francesco Casagrande che coglie la maglia rosa nella 9a tappa vincendo all’Abetone e Garzelli, che vince a Prato Nevoso. Decisiva la crono Briancon-Sestriere ed il verdetto del Monginevro. Grazelli finirà terzo, ma staccherà in classifica di 1:27 il rivale toscano. Pantani, decide solo all’ultimo la sua partecipazione. Viene da una lunga crisi esistenziale dopo i fatti dell’anno prima e dice di essersi allenato solo 20 giorni. Ciononostante si esibisce in un prodigioso attacco sull’Izoard nella tappa di Briancon, dove arriverà secondo. Garzelli vince settantasette anni dopo Binda, varesino come lui.

Ottantaquattresima edizione: 2001
E’ il Giro di Simoni, che duella a lungo con la rivelazione della stagione, il lombardo Dario Frigo (nove giorni in rosa). Ma è anche il Giro dei Nas e del mega-blitz negli alberghi di tutte le squadre a Sanremo, nella notte fra il 6 e il 7 giugno. Nonostante si avesse avuto sentore dell’operazione, nelle camere vengono sequestrati farmaci e prodotti dopanti in quantità. E’ caos totale. I corridori minacciano lo sciopero totale. Salta la frazione successiva: il tappone di S. Anna di Vinadio. A Frigo, secondo in classifica, vengono trovati cerotti al testosterone e altre sostanze doping: è licenziato in tronco dalla sua squadra e mandato a casa. Simoni avvalora il suo successo vincendo la tappa di Arona con la doppia scalata del Mottarone. Ma è un successo sbiadito dalle tristi vicende doping.

Ottantacinquesima edizione: 2002
Si celebra l’Unione europea. Partenza da Groningen (Olanda) e arrivo a MIlano. Tappe non impossibili che rifanno il verso ad alcuni finali delle grandi classiche delle Ardenne. Garzelli vince ad Ans, sul traguardo della Liegi, ma verrà squalificato per doping. E’ battaglia tra velocisti. Al rientro c’è anche la vicenda dell’arresto di alcuni corridori come Romano e Fugueras, sempre per fatti collegati ad indagini doping. Savoldelli prende la maglia nella 17a frazione, a Folgaria/Passo Coe, dove il giovane australiano Cadel Evans, che l’aveva conquistata in Val Badia, incappa in una crisi tremenda, e vince il giro. Sei le tappe per Cipollini, compresa quella finale a Milano.

Ottantaseiesima edizione: 2003
Alessandro Petacchi a Lecce batte il campione del mondo Cipollini a caccia del record di tappe vinte da Binda (lo conquisterà alla 9a frazione a Montecatini: 42 vittorie) e si veste di rosa. Vittoria netta, di potenza, che segna forse in modo indelebile il futuro del velocista toscano. Petacchi si ripete a Catania e ad Avezzano, dove Cipollini addirittura rinuncia ala volata negli ultimi metri. Patisce l’avversario. Al Terminillo Petacchi lascia la maglia di leader: sul primo arrivo in salita Simoni e Garzelli (che vince) fanno il vuoto. Il milanese guadagna la rosa che Simoni gli toglierà nella tappa di Faenza con un coraggioso attacco dalla distanza. Sulle montagne c’è spazio per Frigo e ancora Simoni a spegnere i sogni di un redivivo Pantani in fuga nella tappa della Cascata del Toce. La maglia non cambierà più padrone.

Ottantasettesima edizione: 2004
Il 2004 segna il terzo cambio di Patron al Giro, infatti Angelo Zomegnan subentra a Carmine Castellano.
Il favoritissimo è Gilberto Simoni, ma spunta un giovane appena 23enne che si impadronisce della scena. Damiano Cunego, reduce da una serie di vittorie prima del Giro, si aggiudica la seconda tappa e sono subito scintille con il capitano Simoni. Il trentino tenta di riappropriarsi della leadeship vincendo a Corno alle Scale, ma Damiano attacca al Santuario di Mercogliano a Falzes e brucia in una irridente volata il compagno di squadra sul traguardo di Bormio 2000. Il Giro a quel punto è suo. E’ l’anno della consacrazione di Alessandro Petacchi. Lo spezzino, irraggiungibile in volata, vince ben nove tappe; mentre il suo rivale, Cipollini è costretto al ritiro dopo una rovinosa caduta in Val di Chiana. Garzelli trova il ritmo giusto solo alla vigilia della fine, quando con Simoni va disperatamente all’attacco sul Mortirolo. Da dietro, però Gontchar difende il suo secondo posto in classifica e la sua squadra si danna per chiudere sulla fuga. Popovich fa da apripista a Cunego nella terribile discesa del Vivione.

Ottantottesima edizione: 2005
Ad aprile Mario Cipollini (38 anni), il popolare “re leone” degli sprint abbandona la scena agonistica e il Giro gli riserva una affezionata passerella a Reggio Calabria durante la crono di apertura. Dovrebbe essere il Giro di Ivan Basso, e della sfida con Cunego, ma il varesino, dopo aver sfilato la maglia rosa a un sorprendente Di Luca a Zoldo Alto, concedendo il successo parziale a Savoldelli, va a sua volta in crisi già nell’arrivo a Ortisei (vittoria di Parra e maglia rosa a Savoldelli, che non la lascerà più fino a Milano). Affonderà definitivamente il giorno dopo a Livigno, dopo un impressionante calvario sullo Stelvio (problemi intestinali). Si rifarà vincendo la tappa di Limone Piemonte e la crono di Torino. Ma lo spettacolo della corsa rosa viene dalla Savigliano-Sestriere. Qui sull’inedito Colle delle Finestre con finale in sterrato Di Luca, Ruiano, Simoni attaccano la maglia rosa che è in difficoltà ma si difende conservando il primato per pochi secondi. A Milano precederà Simoni di 28″.

Ottantanovesima edizione: 2006
Savoldelli in rosa nella prima crono di apertura. Nella terza tappa cade Alessandro Petacchi fratturandosi la rotula. La corsa prende la sua svolta decisiva nella tappa di Passo Lanciano. Ivan Basso sgretola la concorrenza e va in rosa. Gli resiste, ma inutilmente solo Cunego. Sarà la tappa “incriminata” nella vicenda doping Operacion Puerto che rimbalzerà pochi giorni dopo dalla Spagna riferendo di un centro di doping ematico (trasfusioni) gestito dal dottor Eufemiano Fuentes, cui si rivolgevano decine di corridori di vertice e sportivi di molte altre discipline. Nella crono di Pontedera c’è il ritorno del tedesco Ullrich. Basso si dimostra di un altro pianeta nella Trento-Bondone, dove in salita ridicolizza addirittura Simoni. Si ripeterà all’Aprica dopo aver scollinato il Mortirolo sempre con Simoni a ruota. I due litigheranno al traguardo. Simoni accuserà Basso di avergli chiesto dei soldi per farlo vincere. A Milano Basso rifilerà a tutti distacchi colossali: 8′18″ a Gutierrez; quasi 12′ a Simoni; 18′56″ a Cunego. Il Giro si chiude fra polemiche e gravi sospetti.

Novantesima edizione: 2007
21 tappe dal 12 maggio al 3 giugno, per un totale di 3.486 km. Vittoria dell’abruzzese Danilo Di Luca che ha preceduto nella classifica finale il lussemburghese Andy Schleck (CSC) di 1′55″ e il veterano Eddy Mazzoleni (Astana) di 2′25″.
Di Luca si è aggiudicato due tappe (la quinta, con arrivo al Santuario di Montevergine, e la dodicesima, con arrivo a Briançon) più la cronometro a squadre de La Maddalena, vinta dalla Liquigas. Di Luca ha mostrato tutte le sue qualità di passista, amministrando il vantaggio accumulato in precedenza e replicando con accortezza e calma agli attacchi degli avversari (in particolare dei corridori della Saunier Duval – Prodir, aggiudicatisi quattro tappe e piazzatisi al primo posto della Classifica a Squadre).
Ritorna in auge dioi 13 anni la Maglia Bianca del miglior giovane.
Vai all'edizione completa

Novantunesima edizione: 2008
E’ il giro dello spagnolo Alberto Contador davanti a Riccardo Riccò (Saunier Duval-Scott) a 1′57″, che ha conquistato anche la maglia bianca di miglior giovane.
Contador non ha vinto nessuna tappa, ottenendo come migliori piazzamenti il secondo posto nella cronometro di Urbino (10a tappa) e il quarto nella cronoscalata di Plan de Corones (16a). Partito senza una preparazione adeguata perchè la partecipazione della squadra è stata annunciata inaspettatamente una settimana prima dell’inizio della corsa. Contador è entrato in piena forma a metà Giro, difendendosi nelle tappe di montagna e mostrando forza e sicurezza nelle prove crono (nell’ultima tappa ha distanziato nettamente Riccò, consolidando un vantaggio che era di appena 4″). Contador ha confermato le sue doti di passista-scalatore, che gli avevano permesso di imporsi nel Tour del 2007 e quindi nel Giro dei Paesi Baschi e nella Vuelta a Castilla y León nel 2008.
Vai all'edizione completa

Novantaduesima edizione: 2009
in arrivo
Vai all'edizione completa

Fonte: repubblica.it
 
  


Vai al forum:


Utente(i) che stanno guardando questa discussione: 1 Ospite(i)