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Quella corsa che...
Avevo messo "ingiustizia" tra virgolette non a caso. E' chiaro che alla fine il Giro lo meritò Garzelli (che vinse a Pratonevoso, se la memoria non mi inganna), ed è altrettanto vero che Casagrande non si confermò su quei livelli nè sulle Dolomiti nè sulle Alpi piemontesi, però da tifoso del toscano quel Giro mi bruciò non poco. Vederlo sfumare ad una tappa dalla fine fu una grande delusione.
 
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Alcuni bei ricordi


1. Fiandre 2007, pasqua, malato per colpa del freddo preso alla processione del venerdì, febbre a 39. Mentre gli ospiti del gran pranzo si abbuffavano di agnelli fino alle 4 del pomeriggio, io me ne stavo sdraiato sul letto, chiuso in camera mia, TV accesa. Bulbarelli al commento di una gara fantastica, con tanto di scontro finale tra LEEEIF HHHOOOSTE e ALESSAANDROOO BALLAAAAAAAAN

2. Milano Sanremo 2004... a casa di un mio amico, mentre giocavamo tutti presi dal Monopoli ci ferma il papà di questo tipo (proprietario di un negozio di bici) che ci dice: "c'è la volata, se vi interessa..." Corriamo subito davanti alla TV: "Zabel? No! Freire! Chi ha vinto insomma?" Il mio amico era contento, io un po' meno. Victrix causa diis placuit, sed victa Aurigae Rosik

3. Mondiale ciclismo 2008... Avevo appena iniziato il liceo, e avevo per compito un noiosissimo lavoro di traslitterazione dal greco. Quel pomeriggio facevo i compiti con questo ritmo: 30 sec. traslitteravo, 10 minuti guardavo una corsa DOMINATA dalla selezione azzurra. Ricordo che dissi: " Non so come può fare, l'Italia, a perdere... è impossibile!!" E infatti ... "Ballaaaaaaan!!!" Presi i quaderni li lanciai per aria e gridai: "ARRIVEDERCI E GRAZIE!!!" Mi misi a correre dappertutto, non vidi la fine della corsa, perchè ero sicuro della vittoria del Veneto. Ricordo mia nonna che diceva col suo dialetto marchigiano "Ma chi è? Il conosce nisciuno!" "Ma come nonna? L'anno scorso ha vinto quella che tutti considerano la corsa Uuuuniversitaria del ciclismo..."

P.s.: Ma se il giro delle fiandre è la corsa universitaria del ciclismo, Tchmil cosa ha fatto? L'università della terza età?
 
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Mi è venuto in mente qualche giorno fa quando sono andato a casa di un mio amico sopra Bolzaneto che, per chi non lo sapesse, è vicino a Pontedecimo, dove arriva solitamente il Giro dell'Appennino (una delle corse italiane più belle per me, forse solo il Giro e le due monumento mi piacciono di più).

Nel 2009 con un gruppetto di amici c'eravamo visti proprio a casa di questo amico per guardare la corsa e magari andare a vedere l'arrivo. Sul passo della Bocchetta scatta un giovane della Liquigas, conosciuto ma non ancora affermato come ora: Vincenzo Nibali. Lo scatto è potente, dietro lo segue un gruppetto ma non riesce a stargli dietro. Scollina per primo e in solitaria il passo, così come farà sulla salita della Castagnola. Appena Nibali scollina noi usciamo di casa e in cinque minuti siamo a Pontedecimo, riusciamo a infilarci in un punto a circa 500 metri dall'arrivo: Nibali arriva da solo e vince.
Da quel giorno Nibali ha un sostenitore in più.
 
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[+] A 1 utente piace il post di Paruzzo
Lo so che non è bello tifare contro uno scarso che si gioca il Giro per essere entrato nella fuga bidone Asd ma la tappa dell'Aprica del 2010 è stata da cardiopalma.
Basso, Nibali e Scarponi che scollinano con più di 2' da Arroyo sul Mortirolo. Nibali che fa la discesa guardando indietro con Basso impedito. Il distacco che arriva ad appena 20 sec e poi sulla strada per l'Aprica dilaga fino a 3'.

Liegi 2009, l'azione di Andy bellissima.
 
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[+] A 1 utente piace il post di cruijff91
+1

una delle tappe che non dimenticherò mai, che sogno David Arroyo Duran in rosa


Vinz.,22/5/2010, 01:44 ?t=47975413&st=15#entry397546958 Ha scritto:
f23zelk,16/5/2010, 00:53 Ha scritto:io ho preso Arroyo vincente piazzato a 401..
:o :o :o :o :o :o :o :o
 
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L'azione di basso/nibali all'aprica fu leggendaria, peccato non averla potuta gustare con lo spirito giusto
 
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Aprica 2010, qualcosa di leggendario, sia l'azione sullaprica ma sopratutto la diavolo di discesa che ha fatto Arroyo, supera tutti uno a uno, raggiunge un certo Vinokourov che in discesa mica male andava...poi la risalita verso Aprica, ho ancora il dvd con tutta la tappa,
 
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Io penso di non aver mai tifato contro così tanto in vita mia, Arroyo che vince il Giro non l'avrei mai e poi mai accettato...

Grazie Basso...
 
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Non sono tipo che si emoziona facilmente, anzi, forse è proprio per questo che seguo il ciclismo, perché riesce a trasmettermi delle sensazioni che gli altri sport non mi danno...

Mi sono emozionato per Vino, per Di Luca, per Rujano, per gli italiani, per Evans al Tour 2011 e mi emoziono rivedendo Pantani...

In questa "storia" che vado a narrare forse l'emozione è frutto della soddisfazione...

Cominciai a seguire Nairo Quintana nel settembre del 2010, al Tour de l'Avenir che dominò vincendo a Risoul sia nella tappa in linea che nella cronoscalata. Era più giovane dei suoi avversari, ma era tremendamente cazzuto, andava su che era una meraviglia, non potevo non simpatizzare per lui, un ragazzino nato negli anni 90...

Nel 2011 non ebbi occasione di seguirlo visto che fece solo un paio di gare in Europa - Catalunya e Castilla y Léon - le quali erano senza copertura televisiva. Mi tenni informato leggendo di lui nei vari siti web e quando passò alla Movistar fui contentissimo, ero sicuro che da lì a poco avrebbe fatto grandi cose(ed infatti mi precipitai a comprarlo al Gdr)...

Il 2012 cominciò come meglio non si poteva chiedergli, vinse la Vuelta a Murcia levandosi di ruota nella tappa con arrivo in salita corridori come: Samuel Sanchez, Igor Anton e Robert Gesink. Poi il Delfinato, percorso facile senza nemmeno un arrivo in salita, nella tappa più dura la Sky fa il ritmo ed i vari corridori si staccano uno dopo l'altro, ma non Quintana che invece si porta dall'altra parte della carreggiata, mette il rapportone e se ne va. In discesa si difende benissimo dal ritorno di Evans ed arriva al traguardo a braccia alzate. Pochi giorni dopo vincerà anche la Route du Sud con un'azione d'altri tempi nel tappone Pirenaico. A fine anno poi si portò a casa pure il Giro dell'Emilia battendo il fichissimo Kessiakoff...

Ma veniamo al 2013, Nairo, autore di ottima primavera dove vinse il Giro dei Paesi Baschi grazie ad una crono superlativa ed una tappa al Catalunya dove staccò tutti, è al via del Tour de France con ambizioni importanti nonostante non attaccasse il numero alla schiena da due mesi. Qua dentro io e pochi altri credevamo in lui, mentre molti lo indicavano come possibile delusione del Tour. Passa indenne la prima settimana(la mia più grande paura), ma viene mandato allo sfascio nella prima tappa Pirenaica dove attacca ai meno 40 e viene ripreso. Un altro corridore al suo posto avrebbe preso dieci minuti, ma non Nairo che stringe i denti ad arriva col secondo favorito per la vittoria finale - Alberto Contador - ad 1'45" da Froome. La crono va male, ma il capitano Valverde rompe una ruota e perde 12 minuti in una tappa all'apparenza innocua, così il colombiano lo scavalca nelle gerarchie della Movistar. Sul Ventoux parte ai meno 13, viene raggiunto da Froome e prosegue di comune accordo con il britannico fino all'ultimo km dove deve arrendersi al ritmo infernale delle maglia gialla che lo stacca. Poco male perché si rifarà sull'Alpe d'Huez dove dopo aver risposto senza problemi agli scatti della maglia gialla lo stacca complice una crisi di fame; con Quintana resta solo Purito Rodriguez, ma lo sprint impietoso tra i due nel finale lascia intuire che il colombiano ne avesse di più, tant'è che comunque ad un certo punto aveva pure staccato il catalano. Il cerchio si chiude ad Annecy - Semnoz, all'ultimo km sono in tre davanti: Quintana, Froome e Rodriguez; parte la maglia gialla, ma il colombiano lo riacciuffa e lo stacca involandosi verso la sua prima vittoria di tappa al Tour de France, la quale gli permette anche di vincere la maglia a pois oltre a quella bianca e di concludere il Tour al 2º posto, il tutto alla prima partecipazione alla "Grande Boucle"...

Ora me ne vado a letto sperando di non sognare Nairo, perché? Perché se ha un difetto è quello di essere estremamente brutto(anche se meno di alcuni suoi colleghi colombiani)...
 
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Giro 2010 che baraonda : ventagli, cadute, sterrato, la fuga bidone e le grandi montagne. Chapeau.
 
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E un vincitore morale che ci ha fatto sognare. Onore ad Arroyo, vero vincitore del Giro 2010...
 
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Giro più bello: 1998
Giro più spettacolare: 2005
Giro mio preferito: 1990
 
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(18-02-2014, 09:24 AM)ManuelDevolder Ha scritto: E un vincitore morale che ci ha fatto sognare. Onore ad Arroyo, vero vincitore del Giro 2010...

Fortuna che è solo morale, non ho mai tifato contro così tanto in vita mia come quella volta là con Arroyo...
 
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Ho sempre schifato Basso, quindi devo dire che non potevo tifare contro Arroyo... La mia speranza era che Basso crollasse e che quel Giro lo vincesse Nibali ma era fantascienza
 
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Sono d'accordo con Danilo, il Giro 2010 è uno dei più belli e emozionanti che ho mai visto.
 
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(18-02-2014, 01:27 PM)Pagliarini Ha scritto:
(18-02-2014, 09:24 AM)ManuelDevolder Ha scritto: E un vincitore morale che ci ha fatto sognare. Onore ad Arroyo, vero vincitore del Giro 2010...

Fortuna che è solo morale, non ho mai tifato contro così tanto in vita mia come quella volta là con Arroyo...

Anch'io, contro le fughe per principio (poi dipende chi c'è dentro tipo Pinerolo Sweat ) figurarsi per sancire il vincitore di un grande Giro.

@Hiko : dalla crono con Vino un po' sfavorito dalla pioggia, le due tappe successive con cadute e cambi di maglia, poi al rientro in Italia la crono e il pasticcio Astana, poi la tappa epica dello sterrato. Finita qua? Neanche per sono la fuga di mezzo gruppo, la grande rincorsa di Basso con Nibali e Scarponi splendidi co-protagonisti...è venuta fuori davvero una bella corsa.
 
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Jean De Gribaldy, Il Visconte, fu uno dei tantissimi corridori con una carriera senza infamia e senza lode, che lo vide, al massimo, piazzarsi di tanto in tanto nei dieci in qualche grande classica. Terminata l'esperienza nel professionismo aprì un negozio di biciclette e altre cianfrusaglie(elettrodomestici, scooter, televisioni) a Besancon. De Gribaldy aveva il tarlo del talent scout, gli piaceva, soprattutto, scoprire corridori provenienti da paesi all'epoca considerati esotici nel mondo del ciclismo. Fu lui a portare tra i professionisti Joaquim Agostinho, possente uomo da grandi giri il quale aveva scoperto il suo talento durante la guerra in Angola, dove, per conto dell'esercito portoghese di cui era parte, faceva 50 chilometri al giorno per recapitare messaggi a bordo di una bicicletta incredibilmente pesante. Ma, soprattutto, De Gribaldy fu lo scopritore di Sean Kelly, al quale dovette fare ben tre offerte prima di convincerlo a firmare un contratto con la filiale francese della Flandria (sponsorizzata dal negozio di De Gribaldy) nel 1977(Kelly, tuttavia, era talmente forte che finì ben presto nella squadra maggiore).

Nel 1981 Kelly è un corridore in piena ascesa e De Gribaldy, deciso a diventare lui stesso il direttore sportivo del suo pupillo, crea la Sem-France Loire e mette sotto contratto per il 1982 l'irlandese, costruendo il roster del neonato team attorno al nativo di Wateford.

Nel 1984 la Sem-France Loire diventa Skil - Sem, vista l'entrata come sponsor principale del produttore di utensili Skil(sì, lo stesso della fu Skil - Shimano, ora conosciuta come Sunweb). Per quell'anno è prevista la partecipazione della Skil alla Vuelta a Espana, che si svolge tra la metà di aprile e l'inizio di maggio. De Gribaldy era tanto bravo come talent scout, quanto disorganizzato come direttore sportivo, e, benché lo avesse promesso agli organizzatori del grande giro spagnolo, si era completamente dimenticato che la sua squadra vi doveva partecipare. Ne scaturì così un contenzioso tra le due parti, con l'ex corridore francese che alla fine, minacciato di dover pagare 50000 sterline per non prendere parte alla corsa, decise, all'ultimo, di radunare alcuni tra i suoi corridori che non avevano altri impegni e mandarli in Spagna a correre la Vuelta.

L'ultimo in assoluto a venire selezionato, due giorni prima della partenza da Jerez de la Frontera, fu tale Eric Caritoux, ventiquattrenne di Carpentras, paesino ai piedi del Mont Ventoux. Proprio sul Monte Calvo, un mese prima dell'inizio della Vuelta, il mondo del ciclismo aveva scoperto il giovane Caritoux, che vinse, a sorpresa, la tappa regina della Parigi - Nizza che arrivava proprio in cima alla salita di casa.

La Vuelta, improvvisata, di Eric Caritoux fu semplicemente magnifica.

Nel primo arrivo in salita, sul temibile Rassos de Peguera, staccò tutti, rifilando 16 secondi al coetaneo Pedro Delgado, 27 al colombiano Edgar Corredor, 31 all'altro escarabajo Patrocinio Jimenez e 59 ad Alberto Fernandez che aveva attaccato insieme a lui ai piedi dell'erta finale.

Cinque giorni più tardi, sui Lagos de Cavadonga, si prenderà anche la maglia amarillo, sfilandola a un Pedro Delgado in netta difficoltà in quella che poi sarebbe diventata la sua salita.

Quel giorno andò in onda un duello a tre tra Caritoux, Alberto Fernandez e il tedesco Raimund Dietzen. A spuntarla per la vittoria di tappa fu proprio quest'ultimo, al termine di una volata non troppo corretta. Fernandez, invece, provò a più ripetizioni a staccare i rivali, ma non ci riuscì e perse anche due secondi nel finale da Caritoux.

Nella cronoscalata dell'Alto del Naranjo, che si tenne due frazioni più in là, Julian Gorospe stravinse, ma Caritoux, secondo di giornata, guadagnò cinque secondi su Fernandez terzo.

Caritoux aveva una squadra terribilmente debole, d'altronde era difficile aspettarsi una corazzata costruita con corridori chiamati all'ultimo minuto, ma i suoi avversari non riuscirono mai a metterlo nel sacco e così arrivò alla vigilia della cronometro finale, 33 chilometri attorno a Torrejon de Ardoz, cittadina appena fuori Madrid, in maglia amarillo con 37 secondi di vantaggio su Alberto Fernandez. Fernandez era un buon cronoman, Caritoux, invece, no. Il francese, conscio di avere un occasione difficilmente ripetibile, però, diede tutto lungo quei 33 chilometri e, in modo a dir poco stupefacente, riuscì a tenere la leadership e a vincere la Vuelta per soli sei secondi, il minor distacco tra primo e secondo nella storia dei grandi giri (sostanzialmente ciò che guadagnò tra Lagos e Naranjo).

Caritoux, meraviglioso scalatore (un Dan Martin elegante), da lì in poi ebbe una carriera onesta, impreziosita dalla vittoria di due campionati nazionali francesi in linea, ma non tornò più sui livelli di quella Vuelta e in generale del suo magico 1984.

Alberto Fernandez, il grande sconfitto, corridore in netta ascesa in quegli anni, già sul podio a Giro e Vuelta nel 1983, invece, morì pochi mesi più tardi insieme alla moglie in un tragico incidente stradale.







Non ho vissuto questa corsa direttamente, ma, leggendo un libro un mesetto fa, ho deciso di ricostruirla e proporvi il racconto. Spero vi sia piaciuto...prendetelo come un regalo di natale :D

Ps: Caritoux è nato il 16 agosto 1960, 34 anni dopo, quello stesso giorno, sono nato io Cool
 
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[+] A 2 utenti piace il post di Luciano Pagliarini
Oltre al Tour 2011 di cui avete già ampiamente parlato, ricordo volentieri il Tour 2006, forse il più brutto di sempre per vincitore, casi di doping precedenti e successivi allo svolgimento del Tour. Lo ricordo con piacere solo per la scalata all' Alpe d'Huez con Cunego battuto da Frank Schleck nel finale dopo aver incoscientemente tirato per tutta la salita. Nonostante il finale, fu la mia prima emozione ciclistica, sarà anche perché era il primo Tour che seguivo.
Poi vorrei menzionare la Roubaix 2013, l'ultima in cui ho visto davvero tanto spettacolo. Ovviamente anche in quel caso tifavo per lo sconfitto, ma la tenacia di Sepp non la scorderò mai. Teneva testa a Cancellara sul pavè e lo soffriva sull' asfalto. Ho sempre pensato che Fabian non l'abbia voluto staccare perché sapeva di essere più fresco, quasi a voler concedere l'onore delle armi allo sconfitto. Comunque contento per la vittoria di Cancellara, onestamente non gli si può tifare contro.

Infine è doveroso il ricordo alla morte di Weylandt. Io stavo studiando filosofia, il giorno dopo, o comunque in uno dei giorni successivi, sarei stato interrogato. Ebbi subito quel brivido dopo la caduta, si intravedeva anche del sangue, o forse lo immaginai, non ho mai voluto vedere il replay. Interruppi lo studio e non parlai per tutto il pomeriggio.
 
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[+] A 1 utente piace il post di melo21
Io non potrò mai dimenticare l'urlo che feci quando Bettini vinse il Mondiale 2006. Seguivo il ciclismo da 3 anni e fu il primo Mondiale che vidi vincere all'Italia. Tra l'altro vinto con un'azione particolarissima in un sottopassaggio (grazie Samu Sanchez  Eheh ).

Quella corsa che...mi ha lasciato un gran amaro in bocca fu la Liegi 2012. Non ero certo che Nibali avesse già vinto ma sicuramente non immaginavo una rimonta da parte di Iglinsky...
Per Nibali, quella Liegi nel palmares peserebbe tantissimo, forse più dell'oro olimpico sfuggito a Rio (altra corsa shock ovviamente)
 
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