Jean De Gribaldy,
Il Visconte, fu uno dei tantissimi corridori con una carriera senza infamia e senza lode, che lo vide, al massimo, piazzarsi di tanto in tanto nei dieci in qualche grande classica. Terminata l'esperienza nel professionismo aprì un negozio di biciclette e altre cianfrusaglie(elettrodomestici, scooter, televisioni) a Besancon. De Gribaldy aveva il tarlo del talent scout, gli piaceva, soprattutto, scoprire corridori provenienti da paesi all'epoca considerati
esotici nel mondo del ciclismo. Fu lui a portare tra i professionisti Joaquim Agostinho, possente uomo da grandi giri il quale aveva scoperto il suo talento durante la guerra in Angola, dove, per conto dell'esercito portoghese di cui era parte, faceva 50 chilometri al giorno per recapitare messaggi a bordo di una bicicletta incredibilmente pesante. Ma, soprattutto, De Gribaldy fu lo scopritore di Sean Kelly, al quale dovette fare ben tre offerte prima di convincerlo a firmare un contratto con la filiale francese della Flandria (sponsorizzata dal negozio di De Gribaldy) nel 1977(Kelly, tuttavia, era talmente forte che finì ben presto nella squadra maggiore).
Nel 1981 Kelly è un corridore in piena ascesa e De Gribaldy, deciso a diventare lui stesso il direttore sportivo del suo pupillo, crea la Sem-France Loire e mette sotto contratto per il 1982 l'irlandese, costruendo il roster del neonato team attorno al nativo di Wateford.
Nel 1984 la Sem-France Loire diventa Skil - Sem, vista l'entrata come sponsor principale del produttore di utensili Skil(sì, lo stesso della fu Skil - Shimano, ora conosciuta come Sunweb). Per quell'anno è prevista la partecipazione della Skil alla Vuelta a Espana, che si svolge tra la metà di aprile e l'inizio di maggio. De Gribaldy era tanto bravo come talent scout, quanto disorganizzato come direttore sportivo, e, benché lo avesse promesso agli organizzatori del grande giro spagnolo, si era completamente dimenticato che la sua squadra vi doveva partecipare. Ne scaturì così un contenzioso tra le due parti, con l'ex corridore francese che alla fine, minacciato di dover pagare 50000 sterline per non prendere parte alla corsa, decise, all'ultimo, di radunare alcuni tra i suoi corridori che non avevano altri impegni e mandarli in Spagna a correre la Vuelta.
L'ultimo in assoluto a venire selezionato, due giorni prima della partenza da Jerez de la Frontera, fu tale Eric Caritoux, ventiquattrenne di Carpentras, paesino ai piedi del Mont Ventoux. Proprio sul
Monte Calvo, un mese prima dell'inizio della Vuelta, il mondo del ciclismo aveva scoperto il giovane Caritoux, che vinse, a sorpresa, la tappa regina della Parigi - Nizza che arrivava proprio in cima alla salita di casa.
La Vuelta, improvvisata, di Eric Caritoux fu semplicemente magnifica.
Nel primo arrivo in salita, sul temibile Rassos de Peguera, staccò tutti, rifilando 16 secondi al coetaneo Pedro Delgado, 27 al colombiano Edgar Corredor, 31 all'altro
escarabajo Patrocinio Jimenez e 59 ad Alberto Fernandez che aveva attaccato insieme a lui ai piedi dell'erta finale.
Cinque giorni più tardi, sui Lagos de Cavadonga, si prenderà anche la maglia
amarillo, sfilandola a un Pedro Delgado in netta difficoltà in quella che poi sarebbe diventata la sua salita.
Quel giorno andò in onda un duello a tre tra Caritoux, Alberto Fernandez e il tedesco Raimund Dietzen. A spuntarla per la vittoria di tappa fu proprio quest'ultimo, al termine di una volata non troppo corretta. Fernandez, invece, provò a più ripetizioni a staccare i rivali, ma non ci riuscì e perse anche due secondi nel finale da Caritoux.
Nella cronoscalata dell'Alto del Naranjo, che si tenne due frazioni più in là, Julian Gorospe stravinse, ma Caritoux, secondo di giornata, guadagnò cinque secondi su Fernandez terzo.
Caritoux aveva una squadra terribilmente debole, d'altronde era difficile aspettarsi una corazzata costruita con corridori chiamati all'ultimo minuto, ma i suoi avversari non riuscirono mai a metterlo nel sacco e così arrivò alla vigilia della cronometro finale, 33 chilometri attorno a Torrejon de Ardoz, cittadina appena fuori Madrid, in maglia
amarillo con 37 secondi di vantaggio su Alberto Fernandez. Fernandez era un buon cronoman, Caritoux, invece, no. Il francese, conscio di avere un occasione difficilmente ripetibile, però, diede tutto lungo quei 33 chilometri e, in modo a dir poco stupefacente, riuscì a tenere la leadership e a vincere la Vuelta per soli sei secondi, il minor distacco tra primo e secondo nella storia dei grandi giri (sostanzialmente ciò che guadagnò tra Lagos e Naranjo).
Caritoux, meraviglioso scalatore (un Dan Martin elegante), da lì in poi ebbe una carriera onesta, impreziosita dalla vittoria di due campionati nazionali francesi in linea, ma non tornò più sui livelli di quella Vuelta e in generale del suo magico 1984.
Alberto Fernandez, il grande sconfitto, corridore in netta ascesa in quegli anni, già sul podio a Giro e Vuelta nel 1983, invece, morì pochi mesi più tardi insieme alla moglie in un tragico incidente stradale.
Non ho vissuto questa corsa direttamente, ma, leggendo un libro un mesetto fa, ho deciso di ricostruirla e proporvi il racconto. Spero vi sia piaciuto...prendetelo come un regalo di natale
Ps: Caritoux è nato il 16 agosto 1960, 34 anni dopo, quello stesso giorno, sono nato io