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Mai dire gol, 25 anni di risate. Così l’umorismo irrompe nel calcio
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Mai dire gol, 25 anni di risate. Così l’umorismo irrompe nel calcio
Il 18 novembre 1990 la Gialappa’s band inizia a giocare “fuori campo” sbeffeggiando il mondo del pallone. Da Peo Pericoli al “gollonzo”, da Tafazzi al “Pippero”, nasce un format destinato a fare epoca. Tutto da ridere

È stata una delle intuizioni più semplici e più felici della tv degli ultimi decenni. Il classico uovo di Colombo che era sotto gli occhi di tutti, bastava soltanto trasferire l’idea dentro il tubo catodico. Venticinque anni fa ci pensa la Gialappa’s band. Parliamo di “Mai dire gol”, il primo programma che unisce umorismo e sport raccontando in modo diverso una grande passione degli italiani: il calcio.
calcio e umorismo — È il 18 novembre 1990 e per la prima volta va in onda su Italia 1 un programma di cui all’inizio non appare semplice comprendere il filo conduttore. Si parla di calcio, questa è la prima cosa chiara, però qualcosa di diverso rispetto al solito salta immediatamente all’occhio. I presentatori ci sono ma non si vedono: sono tre e si fanno sentire da dietro le quinte. Si chiamano Marco Santin, Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci, sono milanesi e tutti insieme formano un trio comico destinato a rivoluzionare lo stile e il ritmo delle trasmissioni umoristiche nella televisione italiana. Il nome del trio è già tutto un programma: la Gialappa, conosciuta in ambito medico come “Ipomoea purga”, è una pianta di origine latinoamericana con un forte potere lassativo. L’autoironia, a partire dal nome del gruppo, diventa così il primo tratto distintivo ma anche un preciso esorcismo preventivo contro l’eventuale insuccesso.

Tre canaglie dietro le quinte — L’idea di “Mai dire gol” è semplice ma anche decisamente economica. Attraverso le immagini della domenica calcistica, Santin, Taranto e Gherarducci si fanno beffa del mondo del calcio. Proprio con le sue stesse parole, rimanendo in apparenza fuori da qualsiasi forma di censura o di giudizio. In realtà dietro lo schermo, protetti dall’invisibilità, agiscono furtive e crudeli tre canaglie senza pietà, pronte a sfruttare a fini derisori qualsiasi strafalcione linguistico o espressione pretenziosa di un mondo che per definizione non fa della dialettica un punto qualificante. L’idea è a dir poco geniale: è sufficiente essere i burattinai dietro le quinte e la trasmissione la fanno gli altri, gli eroi (o presunti tali) della domenica calcistica. L’idea di ironizzare sull’ignoranza, sulle incoerenze e sulle infondate vanaglorie di quel microcosmo in realtà non sarebbe nuovissima. È però inedita l’idea di farne un format, creando un punto d’incontro e di fusione stilistica fra cronaca sportiva e spettacolo leggero. Il tutto inventando un nuovo lessico, uno slang solo in apparenza grossolano e quasi picaresco, e un nuovo linguaggio televisivo fondato anche sul ritmo e sulla sorpresa continua. La zona pressing applicata al teleschermo. Il tutto in un Paese in cui, per dirla con Churchill, ”gli italiani vanno alla guerra come alla partita di calcio e alla partita di calcio come alla guerra”.

Il circo barnum del pallone — Il vero fulcro comico sono dunque gli errori, le gaffe e gli atteggiamenti buffi di alcuni giocatori e allenatori di calcio. Un esempio su tutti: ”Oggi affrontiamo un avversario ostico…e anche agnostico”, detto con involontaria comicità da un Arrigo Sacchi non ancora c.t. della Nazionale italiana. All’inizio il programma va in onda di domenica in versione ridotta e poi, a partire dal campionato 1992/93, anche di lunedì con “Mai dire Gol del Lunedì”, rispettivamente definite dalla Gialappa’s “versione pillola” e “versione supposta”. Il successo della formula è tale che il nome stesso della trasmissione, caratterizzata dalle voci di sottofondo della Gialappa’s, è stata riadattata per altri programmi (“Mai dire Maik”, “Mai dire Grande Fratello”, “Mai dire Tv” e così via).
teocoli — Nelle prime due edizioni, della durata di circa mezz’ora, la formula consiste unicamente in una serie di filmati aventi come voce di campo i sarcastici commenti dei tre (a cui, nella seconda edizione, si aggiunge spesso la voce di Peo Pericoli, alias Teo Teocoli). Rimane nella storia della satira sportiva anche la creazione ex novo di personaggi che fanno il verso agli inviati storici di 90° minuto e a un certo provincialismo di stampo campanilistico, per tradizione molto italiano. Sembrano quasi figure goldoniane i vari Felice Caccamo, Gianduia Vettorello, Peo Pericoli, le felici intuizioni di un mattatore come Teocoli. Il quale, nel corso degli anni, non lesina alcune delle sue migliori imitazioni di personaggi del calcio italiano: su tutti un Cesare Maldini quasi migliore dell’originale, un Carlo Mazzone irresistibile e un Daniel Fonseca che è parodia allo stato puro.

Un successo enorme — Con le edizioni a seguire, visti i dati d’ascolto e lo share, aumenta la durata della trasmissione e si modifica la tipologia stessa del programma. “Mai dire Gol” diventa così un varietà ma soprattutto una vetrina per personaggi emergenti - o bisognosi di rilancio – che fanno da spalla a comici affermati. Si crea inoltre la figura del presentatore, vero crossover fra Gialappa’s, immagini, interventi comici e pubblico a casa. Le titolazioni delle varie rubriche sono spesso diventate così popolari da trasformarsi in veri e propri modi di dire nel lessico comune, non soltanto quello televisivo o calcistico. Si pensi per esempio a “Vai col liscio” (banali tocchi di palla mancati ) e al “Gollonzo” (filmati in cui venivano mostrate reti segnate in modo bizzarro o grazie a clamorose papere dei giocatori), a “Un uomo, un perché” (filmati con discorsi e dichiarazioni incongruenti, contorti o semplicemente strampalati di personalità del calcio e dello sport), al “Pippero” (classifica dei giocatori, divisi per ruolo, con la peggior media-voto, che riprende una nota canzone del gruppo Elio e le Storie Tese, spesso presente in studio soprattutto nelle prime edizioni).

Tutti la vogliono — La Gialappa’s, che nasce come un improbabile peana intonato a una pianta dagli effetti lassativi, diventa sinonimo di un grande successo che non si affievolisce negli anni, quando la formula del programma potrebbe apparire logora. Ma logora non è, perché piccoli sapienti interventi la rendono ogni anno attuale. Almeno fino al 2004, anno in cui il programma chiude. Tutti i principali network televisivi italiani la vorrebbero alla loro corte e in effetti la Gialappa’s non farà torto a nessuno. Nel 2006, durante il Mondiale poi vinto dall’Italia, il trio è lì a ironizzare in diretta per conto di Sky, poi nell’edizione successiva avviene il trasloco verso l’emittente radiofonica RTL 102.5. Nel 2015 è tempo di una nuova avventura. Dopo 30 anni passati in Mediaset, Santin, Taranto e Gherarducci si accasano in Rai, per condurre insieme a Nicola Savino “Quelli che il calcio” su Rai 2. Scelta ben mirata, a proposito di trasmissioni storiche, che hanno saputo portare un sorriso laddove non c’era. Specie su temi come il calcio, oggi l’unico possibile motivo di “guerriglia metropolitana” nel nostro Paese.

Diego Mariottini per gazzetta.it
http://www.gazzetta.it/Altri-Mondi/18-11...7030.shtml
 
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