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Marina Romoli
#1
 
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#2
Domani Marina Romoli racconta la sua storia a Dribbling
Marina Romoli domani darà l’ennesima prova della sua forza. La giovane marchigiana, che lo scorso giugno è stata coinvolta in un drammatico incidente mentre si stava allenando nel lecchese con il fidanzato Matteo Pelucchi (Geox TMC) e l’amico Samuele Conti (Team Colpack), sarà una dei protagonisti della puntata di Dribbling di domani.
È stata lei stessa ad annunciare la sua prima apparizione al grande pubblico dopo l’incidente attraverso la sua pagina facebook. Con orgoglio ha annunciato ai tanti amici che continuano ogni giorno a supportarla e incitarla: «Ho un messaggio per tutti voi... Se avete piacere di vedermi, sabato 5 marzo sarò a Dribbling, alle 13.30 su RaiDue».
Marina, che è ancora ricoverata a Costamasnaga (Lc) nel centro riabilitativo di Villa Beretta, non ha assolutamente perso l’ottimismo e la grinta che la contraddistinguono da sempre. Nonostante, come dice lei, le sue gambe non si siano ancora risvegliate, la voglia di fare e di vivere una vita serena non le mancano. Giusto per fare un esempio, Marina ha recentemente preso una nuova patente per tornare a guidare e ritrovare almeno un po’ di autonomia e indipendenza.
Marina in questi mesi ha pensato, come è giusto che sia, a sé e alla sua salute, ma non solo. Nel programma sportivo condotta da Simona Rolandi, oltre a raccontare la sua storia, illustrerà infatti il progetto che grazie a lei e a chi le sta vicino sta prendendo forma, ossia l’Associazione Marina Romoli Onlus. Per saperne di più e soprattutto per vedere di nuovo il suo viso sorridente, domani saranno in tanti a guardarla e a fare ancora una volta il tifo per lei.

Giulia De Maio - tuttobiciweb.it
 
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#3
Bel servizio Sisi
E davvero grande forza di volontà da parte di Marina Sisi Ave

Tempo fa lessi di una ex ciclista che rimase paralizzata a causa di un incidente e, un paio d'anni dopo, grazie ad un altro incidente riuscì a riacquistare l'uso delle gambe..! Non mi ricordo come si chiama, però è comunque un bell'incoraggiamento in più per portare avanti questa sua "battaglia"... Forza!
 
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#4
Ecco il video.

Le speranze di Marina Romoli
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/med...sport.html
 
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#5
Marina Romoli domani sarà la madrina della presentazione della Diadora-Pasta Zara-Manhattan 2011
Ci sarà. Marina Romoli ci ha fatto un grande regalo. Domani sarà lei la madrina della presentazione del team Diadora-Pasta Zara-Manhattan. Marina non ha voluto mancare alla grande giornata di quella che è e resterà la sua squadra. Grazie, Marina. A domani Ore 10.30, sede Diadora a Caerano San Marco.

comunicato stampa Diadora-Pasta Zara
 
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#6
Dalla presentazione della Diadora-Pasta Zara.

[Immagine: Diadora-Pasta-Zara.jpg]

Marina è finita sotto i riflettori della ribalta controvoglia, ma adesso si è resa conto che la sua esposizione è necessaria. Per se stessa, ma anche e soprattutto per gli altri.
Ho capito quanto è importante la mia figura, la mia esperienza, il mio caso - ha scandito Marina davanti a una platea folta e attenta - per tanti ragazzi come me che hanno subito lesioni al midollo spinale. E vi assicuro che sono tanti. Voglio trasmettere a tutti loro un messaggio di speranza: possiamo tornare a camminare, possiamo tornare a correre. Per questo motivo oggi ufficializzo la nascita dell’associazione onlus Marina Romoli. L’associazione ha due scopi: finanziare la ricerca e aiutare economicamente i giovani, fino a trent’anni, affiliati alla Federazione ciclistica italiana, vittime di gravi incidenti stradali. In particolare, l’aiuto economico è fondamentale, perché le terapie che dobbiamo affrontare sono molto costose. Per raggiungere questo scopo l’associazione conta di diventare un soggetto destinatario del 5 per mille attraverso la dichiarazione dei redditi”.
Marina Romoli si è poi congedata con una promessa. “Sarò ad inizio luglio al Giro Donne. Anche perché spero in una tappa a casa mia, a Potenza Picena (Macerata). Sarò al seguito della mia squadra, la Diadora-Pasta Zara-Manhattan, perché questa per me è una famiglia”. (comunicato stampa Diadora-Pasta Zara-Manhattan)

Intervista realizzata da Massimo Bolognini per ciclonews.it: http://www.ciclonews.it/popaudio.php?id=208
 
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#7
Marina Romoli torna a casa
Marina torna a casa.
A un anno dal maledetto incidente che le ha stravolto la vita, Marina Romoli riabbraccerà chi l'ha vista crescere e pedalare sulle strade marchigiane. Il 2 giugno a Fermo, in occasione della ricca giornata dedicata alle due ruote organizzata dal Pedale Fermano, sarà presente come madrina d'eccezione.
Marina non ha nessuna intenzione di perdersi la "Muri Fermani Gianmarco Lorenzi Forza Marina", la corsa femminile a lei dedicata che attende con trepidazione. «Sarà la prima volta che torno a Fermo, sono emozionata e felice. Sarà un grande piacere rivedere tutte le persone che, seppur a distanza, mi hanno supportata tantissimo. Ci tengo a ringraziare in particolar modo gli organizzatori, che sono già al lavoro anche per la 3a tappa del Giro Donne, la Potenza Picena - Fermo, in programma per il prossimo 3 luglio. In attesa del grande giorno mando un abbraccio agli amici del Pedale Fermano e do appuntamento a chi mi segue per quella data. Vi aspetto!».
Imperdibile quindi per chi ama il ciclismo l'occasione per applaudire Marina e assistere all'intenso programma rivolto davvero a tutti: grandi e piccini, uomini e donne.
In mattinata sarà di scena la "Gran Fondo Sette Muri Fermani", divenuta ormai una classica del settore e la finale provinciale di Pinocchio in Bicicletta (organizzata con la collaborazione della Federciclismo di Fermo - Ascoli Piceno e del Distretto Scolastico di Fermo, ndr). Nel pomeriggio, oltre alla corsa femminile, in Piazza del Popolo spazio all'inedita gimkana promozionale per i giovanissimi.
Con la presenza di Marina e l'impegno degli organizzatori non manca proprio nulla perché il 2 giugno diventi «una grande festa del ciclismo per stare vicini al meglio a Marina» secondo il volere di Alessandro Fasciani, numero uno di Pedale Fermano Eventi.

Giulia De Maio - tuttobiciweb.it
 
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#8
I corridori italiani incoraggiano Marina Romoli: consegna di un "pensiero" al Giro
Tante le iniziative dell'Accpi messe in cantiere per l'ultima tappa del Giro d'Italia: un applauso per tutti i corridori, un abbraccio a Marina Romoli, un saluto ad Andrea Noè.
Sono tanti i motivi per essere presenti all'ultima tappa del Giro d'Italia.
Oltre che per applaudire i girini che sono riusciti a portare a termine questa durissima edizione della corsa rosa, gli appassionati di ciclismo domenica in piazza Duomo potranno infatti assistere alla consegna di alcuni regali speciali voluti dall'Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (Accpi).
Tra questi un gesto concreto per Marina Romoli, la giovane atleta marchigiana che lo scorso anno durante un allenamento nel lecchese ha sfiorato la morte per essere stata investita da un'utilitaria.
La tenace Marina, grazie anche all'affetto che le ha sempre dimostrato l'intera famiglia ciclistica, non si perde d’animo e continua a darsi da fare per raggiungere il suo traguardo: ritornare a camminare.
I professionisti italiani, rappresentati per l'occasione dal presidente dell'Acpi Amedeo Colombo e dal "vecchio" del gruppo Andrea Noè, durante la cronometro le recapiteranno un contributo economico, con la speranza di darle almeno un po' della forza indispensabile per continuare a credere che prima o poi taglierà il suo traguardo, e non da sola.
La splendida occasione servirà anche a salutare Brontolo Noè, che proprio domani appenderà la bici al chiodo dopo un'invidiabile e lunghissima carriera nella massima categoria.
L'Accpi dà quindi appuntamento agli amanti delle due ruote per questa giornata, che senz'altro regalerà a tutti emozioni e sorrisi genuini.

comunicato stampa ACCPI
 
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#9
Marina Romoli sarà il nuovo team manager della Diadora-Pasta Zara. Compli
 
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#10
Marina Romoli Onlus, lo sbarco sul web e su twitter
L'associazione dedicata a Marina Romoli ha lo scopo di sensibilizzare e sostenere la ricerca per la lesione spinale cronica ed oggi sbarca in internet al sito www.marinaromolionlus.org e su twitter con l’account @assmarinaromoli
L’impegno di Marina e di chi le sta vicino merita di essere conosciuto e diffuso.

[Immagine: showimg.php?cod=47221&tp=n]

Questa è la storia...
C’era la luce. C’era la strada. C’era la bici. C’era Matteo a riempire il cuore e a rendere dolce la pedalata.
C’era un bel po’ del mondo di Marina quella mattina su quella statale. C’era un allenamento da completare per fare bene in corsa. Perché correre in bici è come correre dietro a un sogno. O lo acciuffi al momento giusto, oppure vola via. Marina Romoli correva dietro al suo sogno. Vincere, diventare una campionessa. Cullava quel sogno da sempre e a 21 anni aveva tutto per continuare a inseguirlo. Aveva tutto e poteva tutto.
Finché non è arrivata quell’auto e la sua manovra assassina. Lo schianto. Il buio. Dal tutto al niente, in pochi secondi. Marina Romoli si risveglia in un ospedale con il viso massacrato e una paralisi agli arti inferiori.
E’ sopravvissuta all’incidente, ma la diagnosi medica e impietosa: lesione al midollo spinale.
Impossibile camminare, impossibile pedalare, impossibile…
Come fa una ragazza di 21 anni ad accettare tutto questo? A convivere con il calvario? Come fa una giovane temprata dallo sport più faticoso che esiste a sopportare di stare seduta su una sedia a rotelle?
Fa come Marina Romoli.
L’angoscia resta, ma si anestetizza. Il futuro non si vede, ma lo si immagina. Marina giorno dopo giorno rimette in moto se stessa. E si inventa una nuova vita. Che non è più quella di prima. Forse non potrà
neanche più esserlo. Ma è comunque una vita che merita di essere vissuta e, soprattutto, dove i principi per ottenere qualcosa restano quelli. Sacrificio, fatica. Per arrivare. Per tagliare un traguardo. Traguardo
che non è più la striscia bianca che attraversa la strada, ma diventa il tornare a camminare. Un obiettivo da conquistare, da espugnare ora dopo ora, giorno dopo giorno.
“Di notte immagino un traguardo, di giorno faccio di tutto per raggiungerlo”, confessa Marina con quell’innocenza che niente riuscirà mai a cancellarle dal viso. Manca la bici, certo, manca eccome, ma la corsa e la corsa. Non si molla. Non si fiata. Non ci si arrende. E la corsa di Marina diventa una quotidiana conquista.Dove c’è l’esercizio doloroso da completare al meglio, c’è il passo in più, c’è il movimento inaspettato che apre il cuore e la mente. La chiamano riabilitazione. In verità è un lento, progressivo tornare alla vita.E con la vita si recupera anche la voglia di pensare, di creare, di fantasticare, di inventare, di fare programmi. Soprattutto, di combattere.
Marina capisce che nella sua seconda vita può fare qualcosa di importante. Può trasmettere qualcosa di unico. La sua disavventura, la sua esperienza può trasformarsi in qualcosa dal quale ripartire per dare una speranza.
Quella speranza che oggi si chiama “Associazione Marina Romoli”. E’ una onlus nata da Marina, con Marina. “Io so che prima o poi tornerò a camminare - afferma decisa Marina -. E desidero che tutti quelli che hanno vissuto drammi come il mio la pensino così. Ce la farò, ce la faremo. La medicina, al riguardo,
corre per noi. Ogni giorno fa una scoperta, fa un passo in avanti nell’individuare soluzioni. Ma per progredire sempre di più, la medicina ha bisogno della ricerca. La ricerca può ridarci quello che il destino ci ha tolto”.
L’Associazione Marina Romoli intende andare proprio in questa direzione. Intanto si rivolge a tutti gli under 30 che praticano il ciclismo agonistico (quindi tesserati Fic) e siano stati vittime di gravi incidenti stradali. Per dare loro due generi di aiuti: uno immediato, tangibile, l’altro in proiezione. Il primo è economico e serve per affrontare le cure e la riabilitazione che costano, costano tanto. Il secondo è per sostenere la ricerca indirizzata all’individuazione di terapie in grado di curare le lesioni al midollo spinale. Marina ci crede. Tutti ci crediamo.

tuttobiciweb.it
 
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#11
Marina Romoli, compleanno con progetti
Sono passati due anni da quel maledetto 1° giugno 2010. Sono passati due anni dal magico 9 giugno 2010. Ed è questa seconda data che vo­glia­mo ricordare. Dopo il grave incidente in allenamento in provincia di Lecco di cui Ma­rina Romoli è stata triste protagonista, mentre pedalava in compagnia del fidanzato Matteo Pelucchi, attualmente professionista alla Europcar e dell’amico Samuele Conti, dilettante della Palazzago Elledent; dopo l’impatto con quell’utilitaria che le ha tagliato la strada, dopo lo scontro con il vetro la­terale dell’automobile, dopo il terribile capitombolo a terra, dopo la paura e il terrore; dopo la perforazione di un polmone, 500 punti di sutura al viso e un trauma alla co­lonna vertebrale con la frattura di alcune vertebre, Marina il 9 giugno è tornata alla vita. Una vita è vero stravolta, ma pur sempre vita. Marina è la prima a non poter cancellare dalla sua mente quanto accaduto, ma è la prima a non abbattersi e a guardare avanti. Per questo con lei vogliamo ricordare il giorno in cui si è risvegliata dal coma. Il giorno del suo ventiduesimo compleanno. Il giorno in cui è tornata tra di noi. Al suo fianco - ora che di anni ne festeggia 24 - ci sono gli angeli di sempre: mamma Marisa, papà Gior­dano, il fratello Paolo, Matteo, gli amici veri e ancora gran parte del mondo del ciclismo. A due anni di distanza abbiamo incontrato Ma­rina e l’abbiamo trovata come al solito sorridente e ottimista, abbiamo ricordato con lei quel 9 giugno di due anni fa e immaginato i 9 giugno che verranno. Per l’ennesima volta siamo rimasti colpiti e ammirati della sua incredibile forza.

Come stai Marina?
«Bene, dai. Dopo piccoli miglioramenti, la situazione ormai è stabile. Rispetto a due anni fa sto molto meglio, ma non sono ancora nella situazione che vorrei. Mi trovate an­cora in sedia a rotelle e sapete bene che il mio obiettivo è tornare a camminare. Ancora non ci siamo arrivati, ma continuo a lavorare. Ogni giorno mi sottopongo a sedute di terapia riabilitativa alla ricerca anche di un minimo movimento. Per il viso, mi sono sottoposta a numerosi interventi, a livello funzionale ora sono a posto, ma il chirurgo estetico mi dovrà accompagnare ancora per un po’. La pelle del viso è molto delicata e il postoperatorio non è semplice da sopportare, quindi bisogna lasciar trascorrere un po’ di tempo tra un intervento e l’altro».

Da un mese e mezzo sei tornata a Villa Beretta.
«Esatto. I dottori mi hanno proposto di te­sta­re un macchinario sperimentale che si chia­ma ReWalk, un prototipo israeliano di esoscheletro che permette - grazie a un motore elettronico - di riprodurre il cammino. È una sorta di robot, di cui stanno studiando le potenzialità. Mi hanno chiesto di fare da “cavia” perché sono la migliore pa­ziente che hanno mai avuto, sono una che impara in fretta, e questo macchinario ancora da perfezionare non è adatto a tutti. Ser­vono forza, equilibrio e soprattutto elasticità mentale. Siamo proprio agli inizi di questo studio, ma purtroppo il mercato di questo prodotto è molto limitato, quindi ci vorrà parecchio prima che diventi a tutti gli effetti un ausilio sostitutivo alla carrozzina o un mezzo utile per la riabilitazione».

Quando è successo l’incidente il mondo del ciclismo ti è stato molto vicino: ora com’è la situazione?
«Come è normale che sia, l’attenzione sul mio caso è calata, ma a dire la verità neanche troppo. La gente non si è dimenticata di me, credo che meno persone mi scrivano e chiamino semplicemente perché non sono più grave come agli inizi. Anche io non mi sento in dovere di dire come sto, di aggiornare costantemente come un tempo sulle mie condizioni perché purtroppo non succede un granché e ora come ora non si può fare molto. Io sono fiduciosa, ma ci sono pochi investimenti per la ricerca e i tempi sono molto lunghi».

A proposito di ricerca e investimenti, come prosegue il lavoro della tua Onlus?
«Va avanti e finalmente abbiamo ottenuto il riconoscimento come soggetti destinatari del 5x1000 (codice fiscale Marina Romoli Onlus: 91122600157, ndr). Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che anche con un piccolo contributo stanno aiutando la ricerca, dai ragazzi che hanno devoluto alla Marina Romoli Onlus il ricavato delle feste di fine anno e dei loro fanclub (tra questi i professionisti Simone Stortoni della Lampre, Francesco Lasca della Caja Rural e Salvatore Puccio della Sky), a chi ha donato una maglia da mettere all’asta, a chi ha organizzato eventi e iniziative per darmi una mano (la corsa dei Muri Fer­mani e la Challenge del Cappello d’Oro, i re­gali dell’Assocorridori e della Androni Cipi Sidermec) e a tutti quelli che mi sono sempre vicini. Purtroppo al momento non ci sono ricerche importanti, mi sto informando sulle terapie che alcuni ricercatori stanno testando in giro per il mondo per indirizzarmi su quella più promettente. Finanziare la ricerca non dà risultati subito e questo può scoraggiare, ma io non posso che sperare che qualcuno trovi una cura. In quel caso farò i salti mortali per poterne usufruire, nel frattempo cerco di vivere la mia vita per quanto possibile serenamente».

Come trascorri oggi le tue giornate?
«Sono tornata a casa, a Potenza Picena, ma ogni tanto mi tocca tornare in Brianza, a Costa Masnaga, per controlli e visite varie. Da settembre spero di riprendere l’università (Marina sta studiando Economia e Commercio a Macerata, ndr) e in futuro spero di trovare un lavoro, naturalmente part time perchè dovrò sempre continuare con la riabilitazione. Mi serve non solo per il recupero, ma per mantenermi e star bene durante la giornata. Stare sempre seduta è distruttivo e stancante: provate voi a stare seduti tutto un giorno, alla sera vi faranno male le gambe anche se siete perfettamente in salute... La vita in carrozzina non è semplice, soprattutto in Italia. Ho preso la patente di guida speciale ma raramente posso andare in giro da sola perché dove vivo i luoghi accessibili a un disabile sono pochissimi. Il territorio italiano non è su misura per noi e non c’è rispetto, purtoppo c’è molta ignoranza».

Quanto spesso pensi alla bici?
«A dire la verità non tanto, o meglio mi è rimasta una grande passione, ma non mi manca correre in bici. Io ora voglio solo ave­re una vita normale, voglio con tutto il cuore tornare a camminare, non penso a gareggiare. Seguo ancora molto il ciclismo, sopratutto quello maschile tramite l’attività di Mat­teo, che aiuto per quel che posso».

Qualcuno ti ha proposto di correre tra le handbike, ma tu non ne vuoi sapere.
«È così. Ho risposto che se avessi la possibilità tornerei sulla bici su cui ho sempre ga­reggiato, altrimenti nulla. L’handbike per me sarebbe un ripiego ed è uno sport che non mi piace e mi fa anche paura. In strada le macchine non vedono le bici, figurati uno che è quasi sdraiato a terra. Rispetto e am­miro chi pratica questa o altre discipline simili, ma non fa per me. Nello sport mi so­no tolta delle belle soddisfazioni, ora posso trovare il mio spazio in altri campi».

Il tuo, purtroppo, è solo uno dei casi drammatici che continuano a coinvolgere ciclisti. Cosa ti senti di dire a un ragazzo o a una ragazza che si allena su queste strade sempre più pericolose?
«Di fare attenzione sempre e di non fidarsi mai degli automobilisti. Bisogna esitare an­che quando si ha la precedenza, evitare le strade trafficate, avere quattro occhi e usare sempre il casco, che può davvero salvare la vita. A chi invece governa il nostro sport chiederei di investire più in sicurezza piuttosto che in altri campi, importanti sì, ma secondari. I soldi nel ciclismo ci sono, basti pensare a quanto si investe in antidoping. Io preferirei meno controlli antidoping alle gare e meno ragazzi morti... La tecnologia fa passi da gigante e dobbiamo sfruttarla, ma­gari pensando ad altre protezioni per chi va in bici. Il casco anni fa sembrava inaccettabile, magari un giorno si pedalerà con un paraschiena che può salvare gli atleti da una condizione come quella in cui mi trovo io».

E a un’automobilista come la signora che guidava la macchina che ti ha investito?
«Potrei dire mille cose, ma se uno non ha la sensibilità verso pedoni e ciclisti nessuna parola ha senso. Tanti automobilisti odiano i ciclisti, qualcuno fa addirittura apposta a far­li cadere. In strada si rischia di morire e chi va in bici non si rende conto di quanto rischia. Io, prima di quel giorno, non avevo mai pensato di poter finire su una sedia a rotelle. Quando vai in bici pensi che se ti va male ti rompi una gamba, invece in un attimo la tua vita può cambiare. Ser­vi­rebbero una coscienza diversa, una cultura stradale da imparare fin da bambini, scuole guida che non ti insegnino che la strada è solo per le auto. I veicoli provocano smog e traffico, prima o poi anche chi non ama la bici capirà che è questo il mezzo che ci salverà».

da tuttoBICI di Giugno a firma di Giulia De Maio
http://www.tuttobiciweb.it
 
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#12
TV. A Dribbling, Marina Romoli e "Ride for Life"
Un tweet e un messaggio su facebook per annunciare un grande appuntaento tv: «Domani ore 13 e 20 va in onda su Dribbling (RAI2) il servizio su di me e Ride For Life! Seguiteci... e speriamo che il messaggio che ho voluto mandare passi in pieno!! un abbraccio e saluto a tutti!».

tuttobiciweb.it
 
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#13
Presentazione MARINA ROMOLI ONLUS
In questo video realizzato da Gianluca Grandinetti (http://www.gianlucagrandinetti.it) la storia di Marina Romoli, ciclista tra le migliori del panorama nazionale, che in seguito a un grave incidente stradale mentre si allenava nel lecchese nel giugno 2010 è costretta sulla sedia a rotelle. Da allora Marina ha costituito un'associazione a suo nome che si rivolge a tutti gli under 30 che praticano ciclismo agonistico e siano stati vittime di gravi incidenti stradali per dare loro due generi di aiuto: uno economico immediato per affrontare la riabilitazione e le cure molto costose, l'altro in proiezione, sostenendo la ricerca indirizzata all'individuazione di terapie in grado di curare le lesioni al midollo spinale. Supporta anche tu la sua causa, scopri come su http://www.marinaromolionlus.org.



 
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#14
PREMIO AVIS SPORT E SOLIDARIETÀ 2013 - MARINA ROMOLI

La benemerenza per l'anno 2013, è assegnata a una splendida ragazza marchigiana solare e sportiva, Marina Romoli.

Marina Romoli è nata a Recanati il 9 giugno 1988 e risiede a Potenza Picena (MC). È stata una delle più giovani neoprofessioniste, in pista e su strada, del ciclismo femminile.

Dopo alcuni anni di nuoto agonistico, a 11 anni ha iniziato a praticare il ciclismo divenendone ben presto una promessa del ciclismo.
In forza al Gruppo Sportivo Potentia 1945 sin dalla categoria Giovanissimi, nel 2006 si è laureata Vice Campionessa del Mondo conquistando la medaglia d'Argento nella prova in linea dei Campionati del Mondo Juniores a Spa in Belgio.

Nello stesso anno ha colto il medesimo piazzamento nella gara in linea dei Campionati Italiani di categoria; ai campionati nazionali su pista di Bassano del Grappa si è classificata seconda nello scratch, quarta nel keirin e prima nella corsa a punti juniores.

È passata al professionismo nel 2007 con la formazione lombarda Menikini - Selle Italia Gysko, capitanata allora da Fabiana Luperini, rimanendovi fino alla metà del 2009, prima del trasferimento alla Safi-Pasta Zara.

Il 1° giugno del 2010, in provincia di Lecco, durante un allenamento per preparare il Grand Prix Ciudad de Valladolid, prova di Coppa del Mondo, in compagnia di altri due ciclisti (il fidanzato Matteo Pelucchi all'epoca dilettante, oggi professionista e Samuele Conti), è stata investita da una automobile.
Trasportata in ospedale in condizioni gravissime, dopo essere stata in coma farmacologico è ritorna alla vita come per miracolo il 9 giugno, giorno del suo 22° compleanno.

Questo incidente le ha causato la perforazione di un polmone, ferite al viso e un trauma alla colonna vertebrale con la frattura di alcune vertebre e, da allora, è costretta su di una sedia a rotelle.
Questa nuova condizione di disabilità in cui si è venuta a trovare, con le innumerevoli difficoltà quotidiane che una persona con paralisi deve affrontare, non le ha però tolto la voglia di lottare per cercare di ritornare alla normalità.

Nel 2011 la prima uscita pubblica dopo il gravissimo incidente.
Marina è stata la madrina della presentazione del Team Diadora Pasta Zara Manhattan, quella che era e resta la sua squadra e, in quella occasione, ha ufficializzato la nascita dell'Associazione Onlus Marina Romoli.

L'Associazione no profit Marina Romoli Onlus, istituita insieme alla sua famiglia e agli amici più stretti, si rivolge a tutti gli under 30 che praticando ciclismo agonistico sono stati vittime di gravi incidenti stradali, allo scopo di offrire loro due generi di aiuto: uno economico immediato per affrontare le cure e la riabilitazione molto costose, l'altro in proiezione, sostenendo la ricerca indirizzata all'individuazione di terapie in grado di curare le lesioni al midollo spinale.

Il premio Avis Sport e Solidarietà verrà consegnato a Marina Romoli Domenica 10 Novembre, nel corso della Festa Sociale della Società Ciclistica Avis nsn che si terrà a Bocchi, frazione di Comazzo (LO), con la seguente motivazione:

"Per le sue doti ciclistiche manifestate su strada e pista che le hanno permesso di affermarsi fra le più giovani atlete del neoprofessionismo e per la forza ed il coraggio dimostrati successivamente nel vivere il tragico evento subito trasformandolo, grazie alla Onlus da lei realizzata, in un raggio di luce e speranza per altri sfortunati"

http://www.avisbikenokiasiemens.it
 
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#15
MARINA ROMOLI ONLUS. Impazza la "Gerva" mania!
Luca Paolini, Hello Bomba e una maglia per beneficenza

[Immagine: showimg.php?cod=67326&resize=10&tp=n]


INIZIATIVE | Stanno andando letteralmente a ruba le bellissime maglie che Luca Paolini ha voluto realizzare per raccogliere fondi a favore della Marina Romoli Onlus. Il divertente arrivo del "Gerva" a braccia alzate alla Roma Maxima di quest'anno con il naso rosso da pagliaccio è stato stampato da Hello Bomba su una t-shirt bianca su cui spicca il logo della Marina Romoli Onlus. Il risultato è una maglia unica, un vero e proprio must per gli appassionati di due ruote, il cui ricavato sarà interamente destinato alla Onlus presieduta da Marina Romoli quindi a favore della ricerca per una cura alla lesione spinale e per aiutare a breve e lungo termine giovani ciclisti rimasti invalidi a causa di incidenti stradali. Marco Paludetti che con la sua Hello Bomba ha concretizzato l’idea di Luca Paolini ci spiega com’è nato questo progetto benefico: «Vedendo l’arrivo di Luca mi è venuta l’ispirazione. Gli ho proposto di realizzare una t-shirt da vendere e lui, accettando, mi ha detto fin da subito che voleva destinare l’intero ricavato alla missione di Marina. In tre giorni ne abbiamo vendute più di ottanta e abbiamo avuto richieste da tutto il mondo. La maglia evidentemente è piaciuta e gli appassionati di ciclismo hanno capito lo scopo prettamente benefico dell'iniziativa, costringendoci a ristamparne di nuove».
Paludetti, conosciuto nel mondo delle due ruote per il marchio Hello Bomba che cura il merchandising di molti atleti professionisti ma anche per essere lo zio della promettente Francesca Cauz e per l’hotel Calinferno di Treviso frequentato de molti ciclisti, ricorda a chi ancora non ha tra le mani la maglia “Cycling is a circus” di Luca Paolini come richiederla: «Oltre che nei nostri negozi fisici, sta riscuotendo molto successo la vendita online attraverso il nostro sito: http://www.hellobomba.com e, per consegne fuori dall’Italia, tramite il portale ebay. Nuove maglie fresche di stampa vi aspettano!».

Giulia De Maio, tuttobiciweb.it
 
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#16
 
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