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Mario Cipollini
#41
Presto sarà squalificato anche lui come Savoldelli.

Asd

Non so se il riso o la pietà prevale . (nei confronti di coni, tribunali sportivi e merde varie)
 
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#42
Eh vabbé, vorrà dire che alle granfondo dovrà imbucarsi (come già è successo in passato eh Asd )... Sese Asd

(mostruoso comunque come stia fisicamente a quasi - ormai - 50 anni :O )
 
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#43
Cipollini: qualcuno ripensa a SuperMario...
Ha impressionato la sua vittoria a Panama

La vittoria di Mario Cipollini nella Granfondo di Panama ha destato molta impressione. L’ex campione toscano, che nel paese centramericano è stato impegnato in diverse iniziative e incontri di pubbliche relazioni, si è preso infatti il lusso di battere un gran numero di corridori, più giovani di lui, impartendo una vera propria lezione di ciclismo e dimostrando di essere in forma perfetta a dispetto dei 47 anni compiuti.
L’impressione è stata tale che più di un addetto ai lavori ha pensato di proporre a Re Leone di tornare a correre...

tuttobiciweb.it
 
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#44
L'opportunità c'è stata - e quella sì reale - due anni fa, poi non se n'è fatto niente ma sarebbe stata una cosa molto affascinante. Ora è impossibile: sono passati altri 2 anni, che a quella età pesano il doppio, e quella storiaccia tirata fuori dalla Gazzetta impedisce di aprire il minimo spiraglio...
 
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#45
"Storiaccia tirata fuori dalla Gazzetta" che tra l'altro è anche una storia vera, cosa del tutto marginale
 
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#46
Infatti io non ho detto il contrario...
 
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#47
Vera, ma certe cose vanno lasciate nel sottosuolo.
 
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#48
PAURA PER CIPOLLINI, CADUTA E PROBLEMI AL GINOCCHIO
L'incidente è avvenuto a Lucca, a pochi passi da casa

Incidente in bicicletta questa mattina per Mario Cipollini: l'ex campione toscano è caduto a Lucca all’altezza di Via Pesciatina, a pochi passi da casa, ed ha picchiato il ginocchio. Tanto spavento e una forte botta con probabile interessamento dei legamenti: il ginocchio colpito è lo stesso che Cipollini si era rotto il giorno di Natale del 2005 sciando all'Abetone (era finto fuori pista per evitare un gruppo di bambini) e per il quale era stato operato dal professor Castellacci.
Mario era preceduto da una Golf che ha svoltato improvvisamente senza segnalare, inevitabile l’impatto, in particolare il ginocchio del toscano ha sbattuto contro il fanale posteriore della vettura.
Subito soccorso, Cipollini è stato trasportato al pronto soccorso dove sono ancora in corso gli accertamenti, si sospetta la lesione del ginocchio e del quadricipite.
"E' da mezzogiorno che sono in ospedale sto aspettando che mi operino. Devono aprirmi per capire bene quello che mi è successo. Come sto? Stavo meglio prima", dice Re Leone a tuttobiciweb.
A SuperMario, naturalmente, i migliori auguri di pronta guarigione!

tuttobiciweb.it
 
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#49
Rinnovo tutti i miei peggiori auguri agli automobilisti Occhiolino, che moriate tra di voi se dovete fare gli idioti, lasciate vivere almeno i ciclisti
 
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#50
Come darti torto hanno rotto i maroni non se ne può...
 
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#51
Nella tarda serata Cipollini è stato operato al ginocchio, tutto ok. Ora dovrà portare una doccia gessata per quattro settimane prima di riprendere con la rieducazione. (tuttobiciweb.it)
 
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#52
Cipollini sta meglio, ora è a casa
Quattro settimane di riposo, poi la rieducazione

Venerdì attorno all'ora di pranzo Mario Cipollini era già a casa. L'operazione al ginocchio è andata bene e ha evidenziato “solo” la lesione del tendine roluleo, senza il temuto interessamento di quello del quadricipite. L'ex fuoriclasse del velocismo mondiale ora dovrà armarsi di un po' di pazienza e di qualche antidolorifico, che per qualche giorno dovranno fargli compagnia. SuperMario si può in ogni caso muovere, con le stampelle, ma non è obbligato a stare sul divano di casa. La prossima settimana, quando il professor Castellacci rientrerà dalle ferie, ci sarà un nuovo consulto con lo staff medico che ha eseguito l'operazione al fuoriclasse toscano e si decideranno i tempi e i modi per la rieducazione. Conoscendolo, SuperMario non starà lì a girarsi i pollici e i tempi di recupero saranno meno lunghi di quanto si possa pensare.

tuttobiciweb.it
 
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#53
[Immagine: iwi36f.jpg]
 
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#54
Eh, il Cipo è sempre il Cipo :D

Ieri bella intervista comunque su Bike Channel in "A tu per tu" proprio al Cipo... da vedere. Sese
 
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#55
Di solito il casco non lo mette mai, per evitare di mettere quello schifo tanto valeva continuare con la sua (cattiva) abitudine...
 
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#56
Cipollini, Re Leone ruggisce ancora
«Le mie vittorie, le mie battaglie, i miei giudizi, le mie idee»

Abbronzato e in forma lo è sempre stato, piacione pure, così rilassato raramente. È un Mario Cipollini godibilissimo quello che abbiamo incontrato a Milano, in un pranzo tra amici in un hotel del centro. L’occasione è quella di un evento aziendale, con DHL, colosso della logistica e delle spedizioni espresse da 55 miliardi di euro di fatturato. Volevano un campione del ciclismo come testimonial e il Re Leone, a 48 anni suonati e a 10 dal ritiro, è ancora uno di quei nomi che fanno breccia anche nel cuo­re dei non addetti ai lavori. Ha saputo dare spettacolo alla sua maniera in un’insolita giornata con il rugbista Andrea Lo Cicero. Riuscire ad organizzare un blitz, accompagnarlo in hotel e pranzare insieme è un’occasione da non lasciarsi scappare. Lo riconoscono tutti, parcheggiatori, uscieri e la gente in sala. Un bello spot per un ciclismo che scarseggia di personaggi. Basta poco per dare il “la” ad una lunga chiacchierata che ci porta ad un viaggio nel tempo coinvolgente.

«Mi sento bene - racconta Super Mario - come se fossi nato due mesi fa. Un nuovo me stesso, dopo aver attraversato fasi della vita personale abbastanza dure. Alzarsi nel cuore della notte e non vedere le tue figlie che dormono, causa separazione dalla moglie, fa male, ma poi ritrovi il tuo equilibrio. Ci vuol tempo ed un grande lavoro su se stessi. Ora abitiamo vicini e cerco di fare il papà appena possibile, compatibilmente con gli impegni».

Un infortunio al ginocchio appena superato con brillantezza ed una visione del ciclismo più rilassata. «In inverno mi piace sciare, ma appena il meteo lo permette sarò in sella. Seguo poco le vicende del nostro mondo che è sempre più trainato dai paesi anglofoni. Personalmente non vedo l’ora che inizino le gare».

Sarà perché alle corse ci arrivava sempre super concentrato, che questo Cipollini così loquace sulle prime è spiazzante. Il discorso parte da molto lontano. Quando suo padre lo portava a vedere le gare. Una Sanremo di cui si è innamorato, osservandola da dentro al cappotto di papà, per ripararsi dal freddo a bordo strada. Lui, il babbo, era un buon corridore, che si alzava presto per andare a gareggiare la domenica. Partenza all’alba, in bici da San Giusto per arrivare a Pistoia, affrontare Nencini, e rientrare a casa di notte con un prosciutto di premio.
«Effettivamente ho sempre respirato ciclismo - racconta il campione del mondo di Zolder -. I miei primi ricordi, anche quelli più lontani, sono comunque legati alla bici. Un mondo vissuto sempre da dentro. Le emozioni della Sei giorni di Milano, dove correva mio fratello Cesare. Nel 1976, ho conosciuto Merckx, Saronni, Moser. Salivo sulle loro bici e pedalavo stando nel triangolo del telaio, non toccavo altrimenti i pedali. Un ciclismo non fatto di riviste, ma di personaggi veri, leggendari come Alfredo Martini e Luciano Pezzi, che da noi era di casa. Passava a prendere Cesare per portarlo in ritiro. Parlo di gente di spessore, colti, sensibili ed eccezionali portatori di una saggezza che non era presente nel mondo agonistico. Al primo posto mettevano sempre l’uomo, poi il corridore».

Il lucchese è profondo nei suoi ragionamenti, è legato al suo ambiente. Lo ama visceralmente. È ben lontano dall’immagine di uomo da spiaggia che tante volte gli è stata cucito addosso. Capendo il patrimonio che alberga dentro di lui, vien da chiedersi perché l’ambiente lo abbia quasi messo in disparte. Eppure è competente, ha un grande palmares, carisma e fama. «Non sono un personaggio di facile gestione - butta lì con immediatezza -, io non mi farei condizionare da logiche di sponsor o dinamiche federali. Non sarei un buon C.T. per via del fatto che non sono diplomatico. Quando sei un atleta è diverso. Fai sacrifici e quella fatica è la tua forza per poter pretendere dagli altri. Ora è cambiato tutto».

Ci vuole poco per far affiorare con forza i ricordi del corridore. «Anche all’interno della mia squadra ero odiato e amato perché pretendevo la perfezione. Non ero uno che stava fermo e la stessa cosa la pretendevo dagli altri. Ad esempio non esisteva che un meccanico non avesse un tipo di sella e che aspettasse la spedizione dallo sponsor, il materiale doveva essere a disposizione prima che lo chiedessi. Così come non volevo, nei periodi di preparazione, che il personale si distraesse».

Cita alcuni dei suoi uomini come Roberto Lencioni detto “Carube” e Marcello Mugnaini. «Avevano il passo giusto anche se non sono mancati i confronti accesi. In quel periodo però seguivo un mio percorso, ben chiaro nella mia mente, e volevo che gli altri stessero al passo».

Lo stesso per i compagni di squadra che grazie allo stimolo del campione hanno saputo tirar fuori il 100%. Tanti i piloti nelle sue pazzesche volate. «Fagnini era un ciocco di ulivo grezzo e lo abbiamo reso un corridore, Bennati un giovane che ora è ancora in gruppo e lavora per Contador, Lombardi - considerato spremuto dalla Telekom - si rilanciò, così come Martinello che nessuno voleva a fine carriera ed ha vinto le Olimpiadi. Volevo che loro fossero sempre al top, perché se non avevano le gambe per portarmi ai 300 metri al meglio avrei perso la corsa».

Esigente con sé stesso, e con chi lo preparava. «Mettevo in difficoltà anche loro. Facevo tantissime domande, volevo capire e non mi accontentavo mai di risposte asciutte. Ho lavorato con diversi preparatori: Conconi, Ferrari, quando si poteva, Zenoni e Cecchini. Ognuno aveva una sensibilità diversa, ma nessuno come Michele (Ferrari, ndr). Lo sentivo al telefono e lui capiva come stavo. Come preparatore il numero uno che arrivava a farmi fare ripetute da 12” o da 25”, un’interpretazione dell’atleta sconvolgente, come se ti osservasse attraverso una lente. Parlo di metodologia dell’allenamento, non di altri discorsi».

Metodologia ma anche metodica. Tanto rigoroso da far impressione mentre rilancia con altri interessantissimi particolari. «Quando mettevo a fuoco l’obiettivo allora pensavo a mio padre, alla sua abnegazione nella vita sul ca­mion. A quel punto giravo un interruttore e volevo arrivare alle corse consapevole di aver fatto il 100%. Anche il sesso passava in secondo piano, la mia ex moglie lo può confermare. C’erano tanti dettagli. Ad esempio, se preparavo la Sanremo, mi alzavo alle 6 del mattino come nel giorno della corsa per tutto il mese precedente. Via dalla dieta le bibite gasate, l’acqua doveva essere sempre a temperatura ambiente. Facevo preparare delle tartine con pasta di mandorle vera, a Lucca, per me e per il team, perché in corse lunghe quel tipo di alimento era l’ideale. In altre fasi avevo dei gel che arrivavano direttamente dagli USA, insomma volevo essere avanti. Il primo ad aprirmi gli occhi su questo mondo fu Giosuè Zenoni in occasione dell’ingresso in Na­zionale, ma la mia voglia di imparare e ricercare era nata ancora prima, quando ancor giovanissimo mi ero fatto fare dei plantari apposta ed il byte per via di una caduta da ragazzino in cui mi ero rotto i denti davanti. Da lì il mio palato non si è sviluppato correttamente. Un peccato perché senza quel problema averi potuto essere più esplosivo anche nei prologhi».
Maniaco nella preparazione e nella programmazione della stagione. «La mancanza di programmazione mi mandava in bestia. Ero disposto a fare 300 chilometri di allenamento prima di una Milano Sanremo e per questo già a dicembre volevo la squadra in ritiro con me. Ho dettato le regole come un allenatore in campo. In pratica facevo pure da diesse. Chiedetelo a Ivan Gotti come ho guidato la squadra durante il Giro d’Italia vinto nel 1997 anche grazie all’esperienza che avevo maturato con Franco Chioccioli (Giro del 1991, ndr)».

A questo punto il Cipo, straordinariamente ispirato aggiunge: «Dirigere Cipollini era uno spasso, il diesse non doveva fare nulla, se non pensare alla logistica».
Una qualità che tutt’oggi gli viene riconosciuta tanto che alcuni direttori lo chiamano durante le corse. «Ancora ci azzecco e difficilmente sbaglio la previsione su come si evolverà una gara».

Il discorso è fluido ed il campione, tra un complimento alla responsabile della sala da pranzo ed un piatto di riso, mette ancora più a fuoco alcuni passaggi della sua carriera interminabile e ricca di soddisfazioni. «Credo di aver raggiunto il massimo della mia crescita nel periodo della Saeco mentre la maturazione totale alla Domina Vacanze».

Due periodi differenti e ben sintetizzati con la lucidità che contraddistingue il toscano. «Nel primo periodo ero in una grande squadra e convivevo con campioni da grandi giri. Al mio fianco uomini di spessore come Giuseppe Cal­caterra, Mario Scirea, Gianmatteo Fagnini. Ognuno aveva un ruolo distinto. Calcaterra era un grande atleta, al passaggio tra i prof non si sapeva se il campione del futuro fosse lui o Bugno. Scirea era l’equilibrio, un fratello. Un rapporto alla pari, tra Mario e Mario. Fagnini il talento da tenere in riga, e quando la Telekom lo ingaggiò se lo prese per 900 milioni di lire».

E poi la maturazione ed una stagione inimmaginabile. «In Domina per la pri­ma volta ho avuto un team tutto per me. La svolta è arrivata con il successo della Milano-Sanremo. A quel punto per me si era chiuso un discorso importantissimo: avevo onorato la promessa fatta a mio padre anni prima. Mio padre che per 10 anni era rimasto in coma. Un dolore pazzesco».

Da quel mese di marzo la stagione incredibile di Super Mario deflagra. «La vittoria più bella resta la Gand-Welgevem, ma lì avevo una tranquillità totale grazie all’effetto Classicissima».

A seguire un’estate tormentata con l’annunciato ritiro ed il ritorno con il successo Mondiale di Zolder, perla fondamentale in qualunque carriera ma che per l’occasione, e per la ricchezza dell’esposizione passa via quasi in secondo piano.
Mentre la sala da pranzo si svuota il toscano non accenna ad allentare con la sua ricostruzione ma a quel punto è inevitabile il paragone con il ciclismo moderno ed i campioni del momento.
«Mi piacciono gli sprinter alti, possenti. Ora c’è Kittel che mi ricorda molto me stesso. Se potessi avvicinarlo gli direi che è troppo alto nella parte anteriore della bici ed in questo modo non sfrutta tutta la potenza delle braccia. Cavendish invece per me potrebbe essere in calo. Per lui sarà la stagione decisiva ed infatti si è allenato tanto. Se si fosse scontrato ora con me non credo avrebbe potuto fare la sua “palla”. I compagni lo lanciano a 62 all’ora, Scirea ed il mio treno quasi arrivavano a 70. Dico di più: la mia impressione è che allora eravamo all’università, ora mi sembrano le scuole medie. Dico questo basandomi sui fatti. Ho iniziato nell’89, c’erano Saronni, Planckaert, Kelly, Freuler. Poi sono arrivati Jalabert, Ludwig, Capiot, Blijlevens, Museeuw, Abdoujaparov, Nelissen, Mi­nali, Leoni. Infine Petacchi, Cavendish. Tutta un’altra storia se penso solo al fatto che oggi ho 48 anni, vado in bici per diletto e stacco certi professionisti».

Ci sono alcuni aspetti che però il campione riconosce al ciclismo attuale. «È migliorata la comunicazione, i team sono attrezzati ed hanno organizzazioni solide. Se penso che la mia prima copertina su Bicisport me la sono guadagnata dopo sei anni di professionismo e più di sessanta vittorie. Colbrelli l’ha avuta per un 13° posto al Mondiale...».

E una considerazione su cosa gli piacerebbe fare. «Vorrei essere al fianco di un giovane, ad esempio Aru, come mental coach. Secondo me può migliorare alcuni aspetti, anche della postura in bici. Quando scatta è scomposto, se sistemasse questo aspetto potrebbe prolungare ulteriormente la sua performance massima».
Si sta facendo tardi, il tempo è volato. Mario deve tornare in Toscana e poi volerà in Australia. Noi rientriamo in redazione con talmente tanti spunti che la testa rimarrà a pensare parecchio.

Pietro Illarietti, da tuttoBICI di febbraio
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=76701
 
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#57
"Si può fare": Cipollini e la sfida dei piatti cinesi
L'ex campione protagonista dello show di RaiUno

[Immagine: showimg.php?cod=78259&resize=10&tp=n]

C'è anche Mario Cipollini nel cast di concorrenti della seconda edizione di Si può fare, al via ieri con l'anteprima e da lunedì 13 aprile in prime time su Raiuno.
L'ex ciclista ai microfoni di Blogo non ha fatto trapelare particolare paura per le prove che sarà chiamato a mettere in scena sul palco dello show condotto da Carlo Conti. Ma un timore l'ex velocista lo ha confessato: «Non credo che sia così pericoloso e che ci mettano di fronte a prove così difficili. La prova più ardua per me sarà sopportare la presa in giro delle mie figlie che quando tornerò a casa mi rideranno dietro. Tutto il resto spero e mi auguro che sarà vero e puro divertimento; ho visto le donne compagne di avventura sono estremamente belle e gli uomini estremamente simpatici, sono fortunatissimo.»
Cipollini, deciso ad affrontare una nuova esperienza con gli obiettivi "di divertirmi e di imparare qualcosa", ha poi negato che la sua partecipazione a Si può fare sia arrivata nel tentativo di rilanciare la sua carriera 'televisiva', dopo Ballando con le stelle (a cui prese parte nel 2005): «Il mio lavoro è un altro: ho un'azienda, produco biciclette e sono sponsor di due squadre femminili professionistiche; ho due squadre che gareggiano al Giro d'Itali, pertanto la mia professione è quella imprenditoriale. Sono soddisfatto di questo. Non credo sia una questione di rilancio... sono stato cercato... Carlo Conti lo conoscevo da quando faceva Aria fresca, sono sempre stato fan della combriccola formata da Panariello, Pieraccioni, Ceccherini. Sono qui per prendermi una pausa divertente prima dei miei impegni professionali al Giro d'Italia».
Ricordiamo che insieme a Cipollini fanno parte del cast di Si può fare 2 la showgirl Pamela Prati, la ballerina e showgirl Matilde Brandi, la modella Mariana Rodriguez, l'ex velina Costanza Caracciolo, la conduttrice Juliana Moreira, l'ex atleta Fiona May, l'ex ciclista Mario Cipollini, gli attori Roberto Ciufoli, Simone Grechi e Biagio Izzo, il cestista Tommaso Rinaldi e il campione di pallanuoto Amaurys Perez.
Per la prima prova, Mario Cipollini e l'attore Biagio Izzo si dovranno misurare con i piatti cinesi, vale a dire quei piatti che ruotano in cima ad una bacchetta. Re Leone avrà tutto il fine settimana per allenarsi con il suo tutor...

tuttobiciweb.it
 
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#58
La performance di Mario Cipollini - Drag Queen

 
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#59
ho visto prima sul sito della Rai ma mi sono rifiutato di far partire il video
 
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#60
Oh
mio
Dio.
:O

Come distruggere un mito........... Facepalm
 
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