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Michael Rasmussen
#1
 
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#2
Rasmussen, chiesti alla Rabobank danni per 5,6 milioni di euro
Mai finita, la vicenda di Michael Rasmussen: il corridore danese, impegnato al Tour de San Luis con la Christina Watches, ha confermato di essere impegnato in una causa di risarcimento danni con la Rabobank per i fatti del 2007. Come scrive il quotidianoi Het Nieuwsblad, infatti, Rasmussen ha vinto il primo grado di giudizio e si è visto assegnare un riconoscimento danni di 715.000 euro ma ha presentato appello e ha richiesto 5,6 milioni di euro. La sentenza dovrebbe essere pronunciata il prossimo 25 maggio.

tuttobiciweb.it
 
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#3
Dopo la confessione rilasciata quest'oggi in una conferenza stampa, Michael Rasmussen ha deciso di abbandonare immediatamente il ciclismo agonistico. Una volta scontata la squalifica, il danese tornerà in seno alla Christina Watches con il ruolo di direttore sportivo. Nel frattempo lavorerà per la casa di orologi che sponsorizza la squadra.
 
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#4
"Il doping? E' la scelta che tutti fanno arrivati al bivio"
Intervista a Michael Rasmussen. Il "pollo" parla di come si arriva ad una scelta che porta alla squalifica

"Il doping? A 23 anni il mio valore di potenza aerobica era 84 e sviluppavo qualcosa come 7,16 watt per chilo. E non sapevo minimamente che cosa fosse l'Epo". La "fuga" in maglia gialla dal Tour de France del 2007 ha precipitato Michael Rasmussen nel girone dei cattivi dello sport. Tuttavia l'inferno dell'ex iridato danese di mountain bike è popolato di personaggi a prima vista angelici, di cherubini che con le due ruote o con un pallone (ma anche con una racchetta, con gli sci o con la cuffia e gli occhialini...) hanno avuto una carriera immacolata solo perché un po' più fortunati, o protetti, con gli esami del sangue. Gente che in materia di doping non ha ufficialmente niente da dire se non rifugiarsi dietro le banalità di circostanza; ogni parola in più sarebbe un attentato alla propria coscienza. Rasmussen no, ormai è andato oltre; le sue esperienze di vita lo hanno messo in condizione di squarciare il velo dell'ipocrisia. Ecco perché una chiacchierata con lui è decisamente più istruttiva del solito pistolotto dei moralisti a gettone. Alla soglia dei quarant'anni il chicken - in gruppo era soprannominato pollo per la spaventosa magrezza - fa il direttore commerciale del team danese Christina Watches e nei giorni scorsi era in Romagna per la Coppi e Bartali. Lo abbiamo incontrato a Gatteo, al seguito della squadra.

Rasmussen, impossibile non parlare di doping con lei.
"Già. Alla fine ho preso quattro anni e quattro mesi di squalifica. Senza essere mai stato trovato positivo".

Però...
"Guardi che il doping non l'ho inventato né io né Armstrong né Hamilton. Si tratta di una pratica che ha accompagnato lo sport da sempre. C'era anche nelle prime edizioni del Tour".

Inevitabile, allora?
"Io posso parlare per i miei tempi: quando un giovane incontrava questo tipo di cultura, era ad un bivio. Doveva decidere se tornare a casa o andare avanti. Io volevo andare avanti".

Ed ha fatto quello che ha fatto.
"Il doping è solo l'ultimo ingranaggio che gira".

Cosa vuol dire?
"Quando, come me, ti fai 35mila chilometri l'anno in bici, arrivi a portarti il cuscino da casa per migliorare la qualità del sonno e dormire quei dieci minuti in più che potrebbero aiutarti nel recupero, ti poni perfino degli interrogativi su come risparmiare sul peso delle spillette che fermano il numero, allora vuoi fare tutto quello che c'è da fare per migliorare. Tutto. Doping compreso".

Manipolare il sangue non è esattamente come staccare una spilletta.
"I miei valori da giovane, prima che conoscessi il doping, costituivano dei record per la Danimarca. E' tutto scritto, certificato dall'università".

Dopo aver messo le mani al motore che cilindrata aveva?
"Oh, non voglio neanche saperlo! Mi pare che in allenamento nel 2005 facevo salite di 30' a quasi 1800 di Vam. Però, ripeto, gli asini non volano all'improvviso: le doti ce le devi avere di natura. Poi serve un sacrificio enorme...".

...con annessi e connessi. Il suo percorso agonistico tocca la vetta più alta nella tappa dell'Aubisque del Tour 2007 quando arriva primo da solo staccando Contador.
"Gli ho fatto un favore a tenerlo a lungo con me. In pratica in salita stavo spingendo Leipheimer, avevo deciso che doveva chiudere terzo lui e non Evans, mi stava più simpatico".

A parità di condizioni era lei il più forte in quel Tour?
"Se l'opinione pubblica pensa che il problema doping è stato risolto mandando a casa il numero uno a favore del numero due, del tre e così via, faccia pure...".

Lei, in pratica, è stato cacciato da Davide Cassani, il quale in diretta tv disse di averla vista in allenamento sul Garda quando il suo team, la Rabobank, sapeva che era in Messico.
"Cassani ha agito in buona fede, non ce l'ho con lui. Piuttosto, in questa vicenda ad avermi amareggiato è stato il comportamento della mia squadra e della federazione danese".

Vive ancora sul lago di Garda?
"Certo, gestisco un negozio di biciclette a Lazise. Anni fa mi trasferii da quelle parti per beneficiare del clima mite. Se volevo fare il ciclista professionista, non potevo vivere in Danimarca. Quando dico ‘fare tutto il possibile per emergere' mi riferisco anche a particolari come questo".

Rasmussen, lei è ancora molto magro. Quanto pesa?
"Sono 61 chili per 1,76 di altezza. Ai bei tempi ero 58".

Pedala ancora?
"Nel 2013 ho fatto 5mila chilometri, in salita ne stacco ancora tanti. Mi riferisco ai dilettanti. Invece con certi amatori, le assicuro, proprio non ce la faccio. Mi sono trovato sul percorso di una granfondo e ho notato che i primi andavano come palle di cannone".

Come giudica il suo passato?
"Sono cosciente e sereno. Consapevole di quello che ho fatto. Ritengo di avere usato e non abusato e non ho fatto del male a nessuno. Nessuno d'altronde mi ha obbligato a prendere la strada del doping, è stata una mia scelta autonoma".

Ha conosciuto corridori che al bivio di cui ha parlato prima hanno invece scelto di tornare a casa?
"No, nessuno".

Emanuele Conti per romagnanoi.it
http://www.romagnanoi.it/news/home/12025...g--E-.html
 
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#5
Citazione:"Gli ho fatto un favore a tenerlo a lungo con me. In pratica in salita stavo spingendo Leipheimer, avevo deciso che doveva chiudere terzo lui e non Evans, mi stava più simpatico".

Asd Asd

Citazione:35mila chilometri l'anno in bici, arrivi a portarti il cuscino da casa per migliorare la qualità del sonno e dormire quei dieci minuti in più che potrebbero aiutarti nel recupero, ti poni perfino degli interrogativi su come risparmiare sul peso delle spillette che fermano il numero, allora vuoi fare tutto quello che c'è da fare per migliorare

È vero....

Citazione: Invece con certi amatori, le assicuro, proprio non ce la faccio. Mi sono trovato sul percorso di una granfondo e ho notato che i primi andavano come palle di cannone

Almeno uno che si dopa per vincere il Tour è apprezzabile, questi per vincere i prosciutti Sick Sick
 
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#6
TOH CHI SI RIVEDE! MICHAEL RASMUSSEN FA IL GIORNALISTA
Il danese lavora per un quotidiano danese

[Immagine: showimg.php?cod=81616&resize=10&tp=n]

A volte ritornano, passando dalla porta principale. Michael Rasmussen, allontanato in malo modo al Tour del 2007, quando era lanciato verso un successo ormai assicurato, è qui alla Grande Boucle. Il 41 enne ex corridore danese, tornato a vivere nel suo Paese, è qui in veste di giornalista e come tale è accreditato. Lavora per un quotidiano di Copenaghen, «Ekstra Bladet», per il quale cura una rubrica giornaliera, oltre a realizzare reportage anche video per il sito. «Mi piace molto questo nuovo ruolo – dice l’ex campione del mondo di cross country del’99 -, è un modo per stare in un ambiente che io amo e che mi piace frequentare ancora».

Rasmussen, nato a Holbaek il 1° giugno del 1974, ha iniziato la sua carriera ciclistica come biker (specialità cross country), disciplina di cui si laurea campione del mondo nel 1999. Passa professionista nella stagione 2001 con il team CSC di Bjarne Riis, aggiudicandosi la prima tappa della Jadranska Magistrala. L’anno dopo, vincerà la quarta tappa della Vuelta Burgos. Nel 2003 lascia la Csc per passare alla Rabobank, formazione con la quale vince la 7° tappa della Vuelta di Spagna (a Cauterets), la 6° tappa del Delfinato a Grenoble nel 2004. Nel 2005, vince la 9° tappa del Tour de France con un fuga sulle Alpi. Corre una cronometro disastrosa, cadendo più volte a causa di traiettorie disegnate male. Perde quindi 4 posizioni e chiude settimo in classifica generale, vincendo però la maglia a pois.

Al Tour del 2006 vince la sedicesima tappa Bourg d'Osains-La Toussuire grazie ad una eroica fuga durata 176 km. Sempre alla "Grande Boucle" di quell’anno conquista la maglia di miglior scalatore. L’anno seguente, nel 2007, vince l’8° tappa, staccando i compagni di fuga e conquistando la sua prima maglia gialla. Sulla salita di Plateau de Beille risponde da par suo agli attacchi di Contador, lasciandogli la vittoria di tappa. Nella sedicesima tappa, ultima frazione, il danese attacca lo spagnolo sull’ultima salita del Colle d’Aubisque, staccandolo di quasi 40” e consolidando il proprio primato in classifica generale con 3’10” su Contador e 5’10” sull’australiano Cadel Evans. La sera stessa, però, fu obbligato dal proprio team, la Rabobank, ad abbandonare la corsa per aver mentito sul luogo di allenamento (diceva di trovarsi in Messico, ma il commentatore Rai Davide Cassani rivelò, in quella diretta, che il danese l’aveva visto allenarsi come un matto, fino a ora tarda, sulle strade del Trentino. Quello che doveva essere l’esempio più chiaro di volontà e tenacia del corridore danese, si rivelò per Rasmussen un boomerang clamoroso.

In seguito l'organizzazione del Tour il 25 luglio lo costrinse all'esclusione dalla competizione, a seguito della "non negatività" alla Dynepo, considetrata Epo di seconda generazione, ad un controllo effettuato durante la corsa. In seguito fu squalificato per due anni dalla stessa UCI.

Nel 2009 torna a correre, vincendo il prologo della Vuelta a Chiuhuahua una corsa a tappe messicana; due anni dopo si aggiudica anche una frazione del Tour de Serbie. Il 31 gennaio 2013 annuncia il ritiro dall'attività agonistica. Durante la conferenza stampa ammette di aver fatto uso di numerose sostanze dopanti (EPO, ormone della crescita, testosterone, insulina, cortisone, trasfusioni di sangue) tra il 1998 e il 2010.

Pier Augusto Stagi per tuttobiciweb.it
 
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#7
Ma Stage è andato in Francia perché qua non gli funzionava la connessione e non poteva copiare Cyclingnews o che altro? Comunque ottimo Rasmussen, avrà pensato che per fare il giornalista non occorre essere né onesto né bravo, quindi perché non provare. La definizione "Cani e porci" si adatta al ciclismo meglio che a qualsiasi altro ambiente
 
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