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Michal Kwiatkowski
#1
in arrivo
 
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#2
ExtraGiro: Kwiatkowski e il Giro di Polonia
Michal Kwiatkowski è uno dei più promettenti atleti del panorama ciclistico internazionale.
Nato a Toruń in Polonia il 2 giugno 1990 Michal è attualmente uno dei talenti a disposizione dell'Omega Pharma - Quick-Step Cycling Team.
Abbiamo incontrato Michal nel corso del Giro d'Italia 2012.

Michal, come sta andando il tuo Giro d'Italia?
"Per il momento bene. Non ho una condizione straordinaria ma sto pedalando bene. Per me si tratta di una challenge importante anche in vista dei prossimi appuntamenti, primi tra tutti il Tour de Pologne e le Olimpiadi."

Tour de Pologne: cosa ne pensi del percorso?
"Conosco molto bene le strade del Tour de Pologne 2012 anche se sono lontane dalla mia Toruń. Penso sia un bellissimo percorso con tappe interessanti nelle quali si vedrà tanto spettacolo. Ci sono molte salite, per questo motivo sarà importante essere al via in ottime condizioni."

Quali sono le tue ambizioni?
"Non posso negare che sogno un buon piazzamento in classifica generale. Per un corridore polacco questa gara è importantissima."

C'è una tappa chiave?
"Quando corri per la classifica generale tutte le tappe sono importanti. E' fondamentale rimanere sempre nel vivo della corsa, non distrarsi e nello stesso tempo non sprecare energie preziose per il finale."

Qual è il tuo primo ricordo del Tour of Pologne?
"Avevo 12 o 13 anni. Prima della gara dei professionisti c'era una gara per i giovani, il Mini Tour de Pologne. Correvamo a Gdansk e per me era un sogno essere lì. Conclusi la gara al secondo posto, fu una grande emozione! La formula del Mini Tour de Pologne è molto interessante. Sono contento che venga ora proposta prima di ogni tappa del Tour. Il ciclismo in Polonia sta crescendo giorno dopo giorno e credo sia anche merito del Mini Tour de Pologne che permette ai ragazzini di vivere un'esperienza indimenticabile, come lo è stata per me. Ricordo anche molto bene l'ultima volta che il Tour è passato per Toruń. Era il 2006 e io ero lì a bordo strada a cercare di collezionare più borracce possibile delle squadre internazionali. Mi ricordo la velocità, i colori, il suono delle biciclette al loro passaggio. Momenti indimenticabili."

Il Tour è stato quindi importante nella tua crescita come ciclista.
"Sicuramente. Ho iniziato a pedalare a 10 anni seguendo le orme di mio fratello di un paio d'anni più vecchio. Eravamo in pochi in un piccolo Bike Club. Da quel giorno ne ho fatti di chilometri fino ad arrivare al professionismo passando per la categoria junior e un anno da under 23. Proprio tra gli junior ho raccolto buoni risultati a livello internazionale quali il campionato del mondo a cronometro e il campionato europeo strada e cronometro che mi hanno permesso poi poco tempo dopo di passare professionista.”

Che relazione ti lega a Lang e al Lang Team?
"Come corridore polacco sono molto fiero di quello che stanno facendo per promuovere la Polonia e il ciclismo nel nostro Paese. Anno dopo anno i professionisti polacchi aumentano e questo è sicuramente dovuto anche al fatto che il Tour de Pologne sta diventando una corsa sempre più internazionale. Ho inoltre un ottimo ricordo di Lang. Qualche anno fa mi invitò alla presentazione della corsa. Ero ancora uno junior. Rimasi stupito dell'invito. Andai e passai una giornata molto bella con molti atleti professionisti presenti: in quell'occasione Lang mi disse che credeva molto in me e che presto o tardi sarei diventato pure io un ambasciatore del ciclismo polacco nel mondo. Adesso so cosa voleva dire."

Cosa pensi della tua stagione fino a ora?
"Quest'anno volevo partire forte per fare bene in alcune corse a inizio stagione. Alla Driedaagse van west Vlaanderen ho assaporato per la prima volta il piacere di una vittoria. Poi però sono caduto nell'ultima tappa e ho perso la leadership. Nella Driedaagse van De Panne invece mi sono ammalato e non ho potuto gareggiare. E' stato terribile a livello mentale. Avevo preparato bene quell'appuntamento. Ho poi corso le classiche cercando di fare esperienza per il futuro. Ora sono qui al Giro. Vediamo di fare qualcosa di buono sulle strade italiane. Anche vestire la maglia bianca magari per qualche giorno sarebbe bello."

Nell'Omega Pharma - Quick-Step corre anche un altro polacco, Golas.
"Michal per me è più di un compagno di squadra, è un vero amico sul quale posso sempre contare. Mi aiuta a relativizzare nei momenti difficili, ha un grande spirito e mi motiva molto. Ci alleniamo assieme veniamo dalla stessa città. E' perfetto. Poi in squadra abbiamo anche un massaggiatore polacco, Marek Sawicki. Siamo una piccola colonia polacca in Belgio (ride)."

Domanda finale di rito. Cosa sogna di vincere Michal Kwiatkowski in questa stagione?
"Il sogno è di potere partecipare alle Olimpiadi per il mio paese e di raccogliere un buon risultato per la Polonia. Per farlo devo essere già forte al Tour de Pologne che a quel punto diventa l'altro mio obiettivo. In quel mese dovrò andare molto ma molto forte...."

tuttobiciweb.it
 
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#3
Michal Kwiatkowski, un talento pronto a sbocciare
Conosciamo meglio il polacco della Omega Pharma Quick Step

SAN LUIS | Se fosse italiano sarebbe già finito sulla prima pagina delle riviste di settore, probabilmente anche la nostra.
Stiamo parlando del promettente polacco Michal Kwiatkowski, ieri terzo nella prima tappa in salita del Tour de San Luis che oggi, considerate le sue abilità contro il tempo, ha buone possibilità di conquistare la maglia di leader della generale. Professionista dal 2010, dopo un anno in maglia Caja Rural e uno con la Radioshack, da due stagioni difende i colori della Omega Pharma Quick Step e si sta rivelando uno dei giovani più interessanti del norma internazionale.
Arriva da Dzialyn, è del '90, pesa 68 kg ed è alto 176 cm, è appassionato di videogames, musica dance e ski jumping. Corridore completo, seppur giovanissimo nel suo palmarès vanta già un titolo di campione del mondo a cronometro (junior), di campione europeo su strada nel 2007 e della cronometro nel 2008, nel 2009 è stato campione nazionale su strada tra gli Under 23. Il suo cognome in polacco significa "fiori", non c'è dubbio che sia un talento pronto a sbocciare.

In Italia non ti conosciamo molto, presentati agli appassionati di ciclismo.
«Sono polacco, vivo a Torun. Ho corso in Italia da junior e ho vinto anche qualche corsa, per metà stagione tra gli Under23 ho vestito la maglia della MG. K Vis finché ho firmato il mio primo contratto da professionista. Ho iniziato a pedalare all'età di 10 anni per imitare mio fratello, che ha tre anni più di me e ha iniziato a correre due anni prima di me. Ora lui ha appeso la bici al chiodo ma per tanti anni è stato il mio compagno fisso di allenamenti».
Che corridore sei? «Sono un atleta completo, vado bene a cronometro e sto lavorando per migliorare nei miei punti deboli. In salita posso crescere, anche perché l'obiettivo è diventare un corridore da corse a tappe quindi devo migliorare non solo nelle prove contro il tempo ma anche nelle tappe più impegnative perché cronometro e salite sono i due terreni su cui si decidono le corse di più giorni. Devo lavorarci. Non sono fermo neanche in volata, soprattutto se parliamo di sprint ristretti come quello di ieri con arrivo in salita».

Nelle categorie giovanili hai vinto parecchio, tra i professionisti dove puoi arrivare?
«Il mio obiettivo ora è di specializzarmi e vincere corse a tappe brevi come questa di 5-7 tappe. L'anno scorso per esempio ho chiuso secondo il Giro di Polonia (dietro a Moreno Moser, ndr) e questo mi ha fatto capire che questo tipo di gare fa per me. Penso anche alla Tirreno-Adriatico, alla Parigi-Nizza, all'Eneco Tour… In questa stagione voglio far bene nella classifica generale di queste corse. Le Classiche? Chiaramente mi piacciono, poi sono uno abbastanza resistente, adatto a questo tipo di prove, e in squadra ho grandi campioni da cui imparare».

Cosa ti aspetti dalla cronometro di oggi?
«Quest'inverno mi sono allenato molto per migliorare in salita, ma non ho trascurato il lavoro con la bici a cronometro, quindi spero di essere sui livelli dell'anno scorso quando chiudevo le prove contro il tempo tra i primi cinque-dieci classificati. Ieri stavo davvero bene, oggi vedremo come andrà con il caldo, il fusorario… Sai bisogna anche azzeccare la giornata giusta. Comunque ho provato il percorso questa mattina e sono fiducioso, vedremo come andrà».

Pensi di poter vincere il Tour de San Luis?
«É troppo presto per dirlo perché non so come reagirà il mio corpo agli sforzi di questi primi giorni di gara. Le prime due tappe ho lavorato per Mark Cavendish, che ha vinto la prima tappa e nella seconda ha chiuso in seconda piazza, ieri abbiamo affrontato una tappa impegnativa con tanta salita, oggi ci aspetta la cronometro, nei prossimi giorni ancora parecchia salita… Per ora mi sento bene e la squadra è molto unita, il morale è alto visto i risultati ottenuti. Cercheremo di continuare su questa strada vincente».

da San Luis, Giulia De Maio per tuttobiciweb.it
 
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#4
Non è andato malaccio ieri sul pave', via :D
 
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#5
Tour de France 2013: Non è Michal male quel Kwiatkowski
Il talento polacco, oggi 5°, torna in maglia bianca

Nella crono di Mont-Saint-Michel il polacco Michal Kwiatkowski ottiene il 5° tempo e si riprende la maglia bianca © omegapharma-quickstep.com

Se in questo Tour de France c'è un talento che si sta mettendo in mostra non è né Froome, le cui potenzialità erano già note, né Peter Sagan, che di vittorie alla Grande Boucle ne aveva già ottenute lo scorso anno (e non solo in Francia). C'è invece da mettere in evidenza, oltre allo scalatore colombiano Nairo Quintana, molto attivo sui Pirenei (comunque anch'egli già conosciuto dopo la Vuelta 2012), il polacco dell'Omega Pharma Quickstep Michal Kwiatkowski.

Polacco di Dzialyn, polivalente, va forte a crono e si butta senza timore in volata. Ha preso la maglia bianca ad Ajaccio, nel giorno di Bakelants, quando s'è piazzato al 3° posto.

Quando l'arrivo al Tour è stato in volata non è mai uscito dai primi quattro, nella cronosquadre la sua Omega (a questo punto è lui l'uomo classifica dei belgi) ha chiuso alla piazza d'onore per questione di centesimi di secondo.

È vero, in montagna, particolarmente ad Ax 3 Domaines, non è parso troppo brillante, al contrario di colui che sarà da qui a Parigi il suo rivale per la maglia bianca, Nairo Quintana.

Proprio in quella frazione il colombiano è balzato in testa alla classifica di miglior giovane ma Kwiatkowski non ha permesso che si celebrassero i suoi funerali anzitempo, tant'è che nella frazione di Bagnères-de-Bigorre è rimasto con i primi e nel finale, dopo aver tentato l'assolo in discesa, ha regolato il gruppo chiudendo al 3° posto.

Talento cristallino, predestinato, ha vinto un Europeo in linea nel 2007 ed uno a crono l'anno successivo. È cresciuto pian piano, ma deciso: prima la Caja Rural, quindi la RadioShack, dal 2012 l'Omega Pharma Quickstep. Ed è proprio con la squadra belga che il polacco ottiene la prima vittoria da professionista, nel prologo della Tre Giorni delle Fiandre Occidentali 2012. Si aggiudicherà anche il titolo nazionale polacco in linea, ma questa è storia di poche settimane fa.

Ragazzo per tutte le stagioni e per tutti i terreni, fu protagonista di una delle azioni più belle - purtroppo non andata in porto - all'ultimo Giro delle Fiandre. Sulle Ardenne ha saputo cavarsela egregiamente, il 4° posto all'Amstel ed il 5° alla Freccia sono lì a dimostrarlo (sulla Liegi, conclusa comunque al 92° posto, ci sta lavorando).

Le crono, oltre alle volate, sono il suo punto forte, si diceva. Proprio oggi, nella tappa contro il tempo da Avranches a Mont-Saint-Michel, Michal Kwiatkowski (che, anche se non lo sa, per Francesco Pancani è "Chiatoschi") ha pagato ad uno specialista come Tony Martin solo 1'31". Fatto più importante, è tornato a vestire nuovamente la maglia bianca, approfittando della crisi di Quintana, ora distanziato di 34". Sulle montagne ci sarà da divertirsi anche per questa classifica.

Come Quintana, Moser, Sagan, Démare e tanti altri, fa parte di quella meravigliosa e talentuosissima classe '90 che sta dando spettacolo (o lo darà) in giro per il mondo. Cresciuto deciso, seppure passo dopo passo, Kwiatkowski è ora lanciatissimo.

Il suo nome in polacco significa "fiori", ma in questo caso non davvero appropriato il detto "se son rose fioriranno". Michal Kwiatkowski infatti è già bell'e sbocciato.

Francesco Sulas - cicloweb.it
 
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#6
(11-07-2013, 02:44 AM)SarriTheBest Ha scritto: [...] Non è Michal male quel Kwiatkowski [...]

Facepalm
 
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#7
i titoli di cicloweb... il migliore rimane questo

anche questo ha il suo perché
 
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#8
È una parecchio veloce, si difende in salita, va a crono e sul pavé, corridore d'altro tempi, faccio fatica a non far tifo per lui...
 
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#9
Si, e poi quando vincerà tutto avrai piacere quando perde... Sisi
 
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[+] A 1 utente piace il post di Manuel The Volder
#10
È nella logica delle cose...
Sempre che non finisca per indossare un giorno una casacchina rossa Shifty
 
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#11
Rimane l'eterno dubbio: e più da classiche o da GT?

Il nuovo Cunego Asd
 
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#12
Anch'io faccio il tifo per lui, ormai da un po' di tempo (da quando si fece tutto il Gp Plouay 2011 in fuga, rischiando di arrivare). Sulla questione classiche-gt non ho mai avuto dubbi perché credo che nelle classiche possa diventare dominante (la Roubaix forse è l'unica che non potrà mai vincere) mentre nei grandi giri già sarà molto difficile riuscire a diventare competitivo per il podio. Ora è lì in classifica dopo due settimane molto favorevoli, però già al primo arrivo in salita ha perso tre minuti (due dalla gente normale). Per uno di 23 anni è un'ottima prestazione, ma se questo stesso corridore due mesi prima ha sfiorato il podio all'Amstel e alla Freccia secondo me bisogna continuare nella strada in cui si è più avanti. Poi vabè, i grandi giri hanno un'importanza molto più grande, quindi è facile che per un po' continui a coltivare questo sogno
 
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#13
Corridore impressionante, solo tanti complimenti
 
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#14
Niente Fiandre quest'anno per Kwiatek che farà invece i Paesi Baschi in preparazione alle classiche delle Ardenne...
 
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#15
KWIATKOWSKI. «Voglio una grande primavera»
«Per la prima volta curerò la classifica nei grandi giri»

Dopo aver vinto la Volta ao Algarve (con due tappe), Michal Kwiatkowski si prenota per una grande primavera: «Questa è stata la mia prima vittoria in una corsa a tappe e sono ovviamente molto felice. Da quest’anno curerò la classifica nei grandi giri e e questo è davvero un buon inizio. E prima voglio disputare una bella primavera, insieme a tutta la Omega Pharma-Quick Step. Ora mi allenerò qualche giorno in Spagna prima di partecipare a Strade Bianche e Tirreno-Adriatico , poi Vuelta al País Vasco e le classiche delle Ardenne, vale a dire Amstel Gold Race, Freccia e Liegi».

tuttobiciweb.it
 
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#16
Al di là del fatto che non lo vedo corridore da GT, mentre può fare incetta di classiche e di brevi corse a tappe (forse solo la Roubaix non gli si addice), questo vuol dire che al Tour sarà la prima scelta? Perchè non ho ancora ben capito se Uran fa sia Giro che Tour oppure solo il Giro.
 
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#17
Uran dovrebbe fare solo il Giro (e poi la Vuelta), mentre Michal sarà il capitano per la classifica al Tour della OPQS, in una squadra che per forza di cosa non lo aiuterà poi moltissimo (e lui avrebbe bisogno di uno-due che lo guidano in questa fase della carriera). Per me è veramente difficile capire a che livello è attualmente sulle tre settimane, però l'anno scorso è arrivato undicesimo alla prima partecipazione, tutt'altro che un risultato da buttare...
 
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#18
l'anno scorso è stato clamoroso in tutte le classiche, speriamo riesca a fare altrettanto

poi al Tour ciò che viene viene
 
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#19
Niente pave' quest'anno..?? Che peccato. :-/ Vabbé che finché c'è Boonen è dura trovar spazio su quel terreno, però mi spiace...
 
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#20
È sbocciato Kwiat­kowski
Viaggio alla scoperta del giovaner talento polacco

Il suo cognome in polacco significa fiori, il suo talento ormai è sbocciato ed è chiaro in tutte le lingue. Non servono traduzioni o sottotitoli per commentare quello che sta dimostrando Michal Kwiat­kowski.
Gambe solide, occhi vispi e orecchie a sventola che, anche se non saranno il massimo dell’aerodinamicità, non sembrano frenare le sue evidenti ambizioni. Professionista dal 2010, dopo un an­no in maglia Caja Rural e uno con la Radioshack, da tre stagioni difende i colori della Omega Pharma Quick Step e si sta affermando come uno dei giovani più interessanti del panorama in­ternazionale.

Il talento polacco arriva da Dzialyn, do­ve è nato il 2 giugno del ’90, pesa 68 kg ed è alto 176 cm, è appassionato di vi­deogames, musica dance e ski jumping. Da dilettante, nel 2009, aveva corso per l’italiana MGK-vis Norda Whistle che in quegli anni era una sorta di nazionale polacca trasferita in Versilia. Cor­ridore completo, nel suo palmarès vanta già un titolo di campione del mondo a cronometro (junior), di campione europeo su strada (2007) e della cronometro (2008), oltre a una manciata di titoli nazionali. Nel 2013 ha stupito alla Tirreno-Adriatico, chiudendo quarto dopo aver indossato la maglia di leader sino al duello Nibali-Froome. Al debutto al Tour de France, si è classificato undicesimo e per alcuni giorni ha indossato la maglia bianca provocando la “flowers mania” tra i tifosi polacchi che si sono riversati sulle strade per incitarlo. Non stanco, per chiudere la stagione scorsa è stato tra i ma­gnifici sei di Patrick Lefevere che han­no vinto il mondiale della cronosquadre a Firenze.

Quest’anno ha dominato la Volta ao Al­gar­ve e stravinto l’ottava edizione delle Strade Bianche davanti al rivale di sempre Peter Sagan, prima di imporsi con il suo team nella cronosquadre del­la Corsa dei due mari. Nella sua nazione, nonostante non abbia ancora 24 an­ni, è un eroe e un esempio per gli sportivi più piccoli. Al Giro di Polonia è il volto della campagna per avvicinare i giovani al ciclismo e, tirando fuori i soldi dalle proprie tasche, nella sua città ha aperto un’accademia per farli correre.

Insomma Kiato o Kwiatek - per semplicità anche in squadra lo chiamano così - oltre che un corridore fuori dal comune è un ragazzo che ha tanto da raccontare.

Lascio a te la presentazione.
«Vivo a Toruń, che si trova a sud di Dan­­zica. Ho iniziato a pedalare all’età di 10 anni per imitare mio fratello Ra­doslaw, che ha tre anni più di me, e perchè nel mio paese, 1000 abitanti, non c’era niente da fare. Ormai da qual­che stagione lui ha appeso la bici al chiodo, ma per tanti anni è stato il mio compagno fisso di allenamenti. Passo gran parte dell’anno in Spagna ad allenarmi, da gennaio a maggio sono fisso lì e la mia fidanzata Agata viene a trovarmi spesso. Stiamo assieme dai tempi delle scuole, sono sette anni ormai, è abituata ai sacrifici che comporta questo sport. Da giugno in poi sono un po’ più a casa, ma trascorro la maggior parte del tempo nel sud della Polonia dove ci sono belle salite per allenarsi e il clima è splendido».

Che tipo di corridore sei?
«Sono un atleta completo, vado bene a cronometro e sto lavorando per eliminare i miei punti deboli. In salita posso crescere, se voglio diventare un corridore da corse a tappe devo migliorare non solo nelle prove contro il tempo ma anche nelle tappe più impegnative perché cronometro e salite sono i due terreni su cui si decidono le corse di più giorni. Devo lavorarci. Non sono fermo neanche in volata, soprattutto se parliamo di sprint ristretti. Sto iniziando a fare vedere quanto valgo».

Oltre che un talento in bici, è vero che sei un esperto di tecnologia?
«Sì, da questo punto di vista sono il ca­pitano indiscusso della squadra. Ogni volta che corriamo all’estero mi tocca andare a comprare le tessere telefoniche e internet del paese in cui ci troviamo per compagni e staff. So tutto sugli ultimi modelli di telefoni e computer lanciati sul mercato. Visito almeno una volta al giorno i siti dedicati a questi argomenti e, quando sulla bici abbiamo a disposizione un nuovo strumento, fac­cio i salti di gioia».

Si stanno mettendo in mostra sempre più corridori dell’Est...
«Così pare. La Polonia ha nella sua storia corridori importanti, nell’ultimo decennio ci sono mancati grandi nomi a livello internazionale ma è sbagliato dire che io e i miei connazionali arriviamo dal nulla. Anno dopo anno i professionisti polacchi aumentano e questo è sicuramente dovuto anche al fatto che il Tour de Pologne sta diventando una corsa sempre più internazionale. Ho un ottimo ricordo dell’organizzatore Czeslaw Lang. Qualche anno fa mi invitò alla presentazione della corsa. Ero ancora uno junior e rimasi stupito di quell’invito. Andai e passai una giornata molto bella con i tanti atleti professionisti presenti: in quell’occasione Lang mi disse che credeva molto in me e che presto o tardi sarei diventato pure io un ambasciatore del ciclismo polacco nel mondo. Adesso so cosa voleva dire».

Raccontaci della Copernicus Cy­cling Academy.
«A Toruń c’è la School of Sports in cui sono cresciuto, da cui ho preso spunto per questo progetto nato a settembre dell’anno scorso. La missione di questa accademia è di far avvicinare i giovani al ciclismo facendo di­vertire con varie attività bambini di 8-10 anni e insegnando questo sport ai ragazzi più grandi. Da quest’anno collaboriamo attivamente con la squadra di juniores Acti­veJet Team che mira alla crescita delle nuove promesse del pedale polacco. Al momento abbiamo cinque allenatori, di cui due sono stati i miei primi tecnici, che si occupano di una ventina di ragazzi che per sei an­ni sotto la loro ala studiano e pe­dalano. Ho aiutato il progetto a nascere, per avviarlo ho investito del denaro in prima persona, ora abbiamo tante aziende che ci sostengono e ci lavorano attivamente persone di cui mi fido. Mi piace incontrare questi ragazzini a fine stagione, dare loro dei consigli, ascoltare i loro desideri e nel mio piccolo poterli aiutare a realizzare le loro ambizioni. Vorrei che un bambino che sogna un giorno di essere un ciclista professionista possa riuscirci, come ho fatto io».

Non è comune per un ragazzo della tua età agire concretamente per il futuro dello sport che pratica.
«Forse in Italia o in Belgio appare strano perché tutti sanno come funziona il ciclismo ad alti livelli e ci sono strutture a cui un ragazzo si può rivolgere, ma in Polonia non è così. Attraverso la mia persona e il mio esempio posso dimostrare ai più giovani che oltre a poter diventare calciatori o quan­t’altro possono pensare a una carriera agonistica nel mondo delle due ruote. Bisogna avere tanta passione, essere disposti ad affrontare la fatica, allenarsi in maniera costante, avere pa­zienza e farsi consigliare dalle persone giuste. A un ragazzino che sogna di ar­rivare dove sono arrivato io voglio mostrare la strada da seguire: quando ero piccolo, mi sono trovato in questa condizione perciò voglio rendermi utile».

Quali sono state le persone di riferimento per la tua carriera?
«In primis la mia famiglia. I miei genitori, quando ero piccolo, avevano una fattoria, ma da otto anni a questa parte papà lavora in una fabbrica e mamma fa la casalinga. Oltre a un fratello maggiore che, come ho detto, è stato fondamentale soprattutto quando ero più giovane e viaggiavamo insieme tra training camp e gare, ho due sorelle: una che ha due anni meno di me e la piccola che ha solo 6 anni. Ho la fortuna di aver avuto al mio fianco tante belle persone, dalle quali ho imparato tanto e a cui devo dire grazie, non posso davvero sceglierne una in particolare. Detto questo, ci sono campioni che mi hanno ispirato, come il mio attuale compagno di squadra Tom Boonen che quando avevo 15 anni ho visto in tv vincere il mondiale di Madrid 2005. Per me lui è sempre stato un esempio, un idolo, cor­rerci assieme mi sembra ancora in­credibile».

Nel tuo futuro vedi le corse di un giorno o quelle a tappe?
«Per puntare alla classifica di una corsa a tappe bisogna andare bene su qualsiasi terreno, anche sulle pietre. Sono motivato a crescere in ogni campo: in pianura, in salita, in discesa. Il mio ca­lendario quest’anno sarà diverso dalle stagioni passate, disputerò alcune classiche come il Fiandre e dopo averle provate la mia strada sarà più chiara. In programma poi ho il Tour de France, ma qualsiasi corsa a cui partecipo, per me e la squadra è un obiettivo. Per ora comunque non mi assillo con questi interrogativi, anche perché ho solo 23 anni. Penso a crescere anno dopo anno sotto ogni aspetto».

Come ti trovi nella corazzata Omega Phar­ma Quick Step?
«Alla grande! Sia in gara che fuori sia­mo un gruppo molto affiatato. Mi trovo bene con tutti. Michal Golas arriva dalla mia stessa città ed è più di un compagno di squadra, è un vero ami­co sul quale posso sempre contare. In squadra ab­biamo anche un massaggiatore polacco, Marek Sawicki: siamo una piccola colonia polacca in Belgio (ride, ndr). Volete sapere del mio rapporto con gli italiani? Beh, da buoni italiani non so­no mai calmi e parlano sempre, non ricordo una colazione, un pranzo, una cena o un allenamento senza chiacchiere. Sia il Brama (il ds Davide Bramati, ndr) che Trentin, Brambilla e Petacchi non mi fanno an­noia­re e mi aiutano a imparare qualche parola di italiano che nell’ambiente del ciclismo fa sempre comodo conoscere».

Considerati i risultati che stai raccogliendo, altri team avranno messo gli occhi su di te: nei prossimi anni con che maglia ti immagini?
«Con quella della Omega Quick Step. Ho un contratto che mi lega a questa squadra per un altro anno almeno e che spero di prolungare ulteriormente. In questo gruppo sto crescendo gradualmente, senza troppe pressioni, è pro­prio il posto giusto per me. Il mio obiettivo da quando milito nella massima categoria è di specializzarmi per vincere corse a tappe brevi di 5-7 giorni. Quando due anni fa ho chiuso se­con­do al Giro di Polonia (dietro a Mo­reno Moser, ndr) ho capito che questo tipo di gare fa per me. In testa ho la Tir­reno-Adriatico, la Parigi-Niz­za, l’Eneco Tour... Le Classiche? Chia­ramente mi piacciono, sono un corridore resistente, adatto a questo tipo di prove, e in squadra ho grandi campioni da cui imparare. Sono ancora un ragazzino, datemi qualche anno e vedrete dove posso arrivare».

di Giulia De Maio, da tuttoBICI di aprile
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...67768&tp=n
 
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