Un problema della Sanremo è la distanza da Milano, che permette pochi arzigogoli, sforare i 300 chilometri è facilissimo. Per darsi un margine utile per varianti più impegnative è necessario aumentare il tratto di trasferimento, per partire di fatto da Rozzano, se non oltre, con tratto di trasferimento già ora non breve, dato il “tradizionale” raduno al Duomo.
Mah… Un’altra corsa con una discreta tradizione, la Roubaix, non ha esitato a lasciare Parigi (si parte a più di 60 chilometri da Parigi, a Compiègne).
In una edizione della Sanremo in cui venne inserito il colle del Melogno Torriani impostò la partenza da Certosa di Pavia… Ma era Torriani.
Non sarebbe vietato, insomma, rinunciare al raduno del Duomo. Se si ama la tradizione ci si può radunare a Chiesa Rossa (sede di partenza della prima Sanremo) e allungare il trasferimento quanto basta per stare sotto i km. 300 (da Certosa sono 18 km.), variando poi il percorso in modo significativo.
Prima del percorso, però, credo che si debba interpretare il concetto di tradizione nella Sanremo come tipologia di corsa. La Milano Sanremo nasce come corsa di grandissimo fondo e resistenza. Altri materiali e altri tempi, oggi non bastano i quasi 300 chilometri per renderla dura. L’inserimento del Poggio (e poi della Cipressa), l’edizione con il Melogno, derivano dai tentativi di Torriani di evitare che vincessero dei semplici velocisti.
Il pavé riesce a rendere la Roubaix interessante nonostante il miglioramento atletico e dei materiali, per la Sanremo non è così, bene i quasi 300 chilometri ma è necessario renderla più dura per tornare al senso della tradizione, come detto una corsa di fondo e resistenza. Il tratto fino alla costa ligure non offre alternative per diventare più difficile, meglio quindi accorciarlo, magari partendo da Pavia, o persino da Voghera (che dista da Milano come Compiègne da Parigi…). Bisogna avere margine per valorizzare al massino in Liguria il mix tra mare e entroterra, tra salite salitelle e rientri sull’Aurelia. Dal Turchino all’arrivo bisogna tracciare una gara in cui la pianura sia un concetto astratto, 200 chilometri senza respiro.
Si rispetterebbe la tradizione reale della Sanremo (adattata a condizioni atletiche e materiali di oggi), con gruppo costantemente sbrindellato e tanta fatica già a 100 dall’arrivo.
Il “tradizionale” arrivo di via Roma non è poi molto tradizionale, si è arrivati molto più spesso a Corso Cavallotti, a meno di un chilometro dalla fine della discesa del Poggio.
Da mesi non riesco a disegnare tracce con la Flamme Rouge, si blocca il “calcolo” del percorso. Non posso quindi creare un percorso da Pavia o Voghera per dare una idea su quanto sto accennando.
Alle condizioni attuali il meglio che si riesca a impostare è il seguente (mia traccia di un anno fa):
Ho allungato il tratto dal Duomo, partendo alla fine di via della Chiesa Rossa, per mettere dentro sia le Manie che un pezzetto di Pompeiana. Si arriva a Corso Cavallotti.
Ieri un altro utente della Flamme Rouge si è cimentato, con un risultato molto simile. E’ partito ancora dopo, da Rozzano, per inserire tutta la Pompeiana e mantenendo l’arrivo a Via Roma.
Quasi identica (ma preferisco l’arrivo “ancora più tradizionale” a Corso Cavallotti!
), le possibilità concrete sono quelle. Sarebbe già una Sanremo diversa.