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COPELAND DURO CON BONIFAZIO: «MISTIFICA LA REALTA'»
«Da parte sua totale mancanza di rispetto di ruoli e regole»
Niccolò Bonifazio non è stato tenero nei confronti del suo ex team. «Non sentivo fiducia attorno a me. Ora è diverso». Questo è il titolo del pezzo apparso ieri mattina su «La Gazzetta dello Sport» a firma Ciro Scognamiglio. In pratica il 22enne talento ligure, dopo due anni di «apprendistato» con la Lampre-Merida, non le ha mandate a dire al team gestito da Beppe Saronni e diretto da Brent Copeland. «Gli ultimi due anni sono stati duri, in pratica mi sono gestito da solo» dice. E ancora: «Avrei potuto rendere di più negli ultimi due anni alla Lampre se qualcuno avesse creduto realmente in me. Non c’era una persona di riferimento che mi seguisse, mi sentivo solo, non ero supportato per quanto riguarda l’allenamento, l’alimentazione, ma anche i viaggi, la logistica. Adesso è tutto diverso e sono tranquillo, devo solo concentrarmi sul mio lavoro».
Parole pesanti come pietre, che non possono passare inosservate. Così, tuttobiciweb.it sollecita una risposta da parte del team di Usmate, che «nonostante non sia nostra abitudine rispondere a quanto viene scritto su gli organi di informazione – ci spiega Brent Copeland - questa volta voglio proprio trasgredire questa nostra buona abitudine, perché quando la si fa fuori dal vaso e nel ridicolo non ci finisco io o un componente della squadra, ma tutto il team, allora non va bene. Allora è giusto che gli appassionati sappiano come stanno le cose ed è altrettanto giusto che il nostro ufficio legale verifichi se, quanto riportato nell’articolo, possa essere motivo di causa diffamatoria».
Siamo qui per questo, cosa si sente di dire in risposta a Niccolò?
«Intanto che il ragazzo ha del talento e non potremmo pensare diversamente visto che siamo stati noi per primi a credere in lui. Poi mi sento di dire che sono fiero del mio gruppo di lavoro, del nostro staff, tecnico e non. Guai a chi tocca il nostro gruppo o mette in dubbio la nostra professionalità. Questo, consentitemelo, non lo permetto a nessuno. Soprattutto quando si tenta di raccontare un’altra storia. Quando viene mistificata la realtà. Noi siamo persone perbene, che fanno scelte e proseguono per la propria strada. Ma quando ci troviamo di fronte a gente che spara nel mucchio capovolgendo le cose non ci sta bene».
Quindi…
«Quindi, lo ripeto, LAMPRE-MERIDA è stata la squadra professionistica che più ha creduto in Bonifazio, interessandosi a lui quando era ancora giovane e accordandogli fiducia facendolo diventare un corridore professionista in un momento in cui nessuno era disposto a prenderlo. Nei due anni trascorsi con noi, abbiamo potuto riscontrare buone qualità ciclistiche, ma siamo rimasti completamente delusi dall’aspetto professionale e soprattutto umano. Nella nostra squadra, prima della parte sportiva diamo valore al lato umano, di conseguenza hanno primaria importanza l’educazione e il rispetto, componenti entrambe disattese dal ragazzo».
Cosa intende per umano?
«La totale mancanza di rispetto dei ruoli e delle regole. Vi racconto solo una cosa: al momento di decidere se confermarlo o meno, abbiamo tenuto conto dei pareri di tutte le componenti della squadra (staff tecnico, staff medico, staff operativo): il riscontro è stato estremamente negativo e ha rispecchiato l’opinione che anche la dirigenza aveva di Niccolò: ovvero una persona poco rispettosa, che rasenta la maleducazione».
Parole pesanti quelle di Niccolò, ma le sue non sono da meno…
«Il ragazzo, che è molto giovane, forse non ha capito compiutamente cosa significhi essere un corridore professionista».
Ci faccia qualche esempio…
«Lo chiami o gli scrivi e lui non risponde. Come tutti i corridori, Niccolò ha firmato il codice sanitario della squadra, indicando che gradiva rivolgersi a Michele Bartoli per gli allenamenti e la preparazione. Essendo Bartoli un ottimo professionista, ha sempre aggiornato il corridore inviandogli le tabelle di allenamento ma solo a tarda stagione, senza che la squadra o il responsabile medico Guardascione fossero stati informati, abbiamo saputo che il corridore si avvaleva della consulenza di un altro preparatore, cosa per altro gravissima ai fini della trasparenza e del codice interno al team. Ma non è tutto: il ragazzo non aggiornava mai i suoi file di allenamento che avrebbero consentito a Bartoli di verificare con efficacia i progressi e la condizione del corridore. Come voi addetti ai lavori sapete, ma oramai sanno perfettamente anche gli appassionati, lo staff medico dei vari team segue costantemente i corridori, con attività di sostegno e di formazione finalizzate al corretto rispetto del regolamento sanitario e delle regole UCI. È inammissibile, quindi, che un corridore professionista riceva una comunicazione ufficiale da parte dell’UCI per errori nell’aggiornamento della reperibilità e non si preoccupi nemmeno di guardarla: ha avuto due mesi di tempo per farlo, da quando l’ufficio UCI antidoping gli ha inviato la comunicazione, e lui non si è preso la briga di dargli nemmeno un’occhiata. Solo in un secondo tempo, quando l’UCI ha fatto presente a noi che non aveva ricevuto riscontro dal corridore, Niccolò si è degnato di prendere visione di quanto gli era stato comunicato. Già questi due episodi ci avrebbero consentito di licenziare il corridore immediatamente per violazione del codice sanitario. Ma vogliamo parlare del Giro di Polonia 2014?...».
Parliamone.
«Il tecnico di riferimento e lo staff medico avevano contattato Niccolò prima della trasferta per sapere se stava bene, se c’erano problemi o se c’era qualche necessità di varia natura, ricevendo dal ragazzo complete rassicurazioni. Appena arriva in Polonia Niccolò dice di avere un problema muscolare. Assistito dal medico di squadra, il ragazzo non ne vuole sapere: lui non sta bene e nella prima tappa percorre solo 200 metri prima di ritirarsi. Questo per dire il rispetto. E nel solco di questo atteggiamento posso proseguire con l’atteggiamento verso il materiale che aveva in dotazione».
Nel senso di bicicletta?
«Esattamente. Manutenzione assente? Direi di più. Scarsa considerazione e rispetto del materiale fornito dal nostro team. Per non parlare di quando Niccolò ha messo in vendita, con annuncio su internet, la bici in sua dotazione di proprietà della Merida reparto corse».
Però, se non ricordiamo male, avete fatto di tutto per rinnovargli il contratto…
«Verissimo. Il ragazzo è giovane, lo ripeto, è forte e inizialmente avevamo pensato di valutare l’eventuale rinnovo. Subito dopo la Sanremo gli prospettammo il progetto per un eventuale prolungamento del contratto nel quale lo sollecitiamo anche a fornirci delle indicazioni di mercato (possibilità di indicare preferenze per gruppo di corridori graditi, idee sul calendario e via elencando…): bene, non si è degnato neanche di risponderci. I suoi rari riscontri erano relativi solamente a discorsi economici, sembrava quasi che il suo unico interesse fosse quello di trasferirsi a Montecarlo».
Beh, se non risponde all’Uci…
«Sì certo, ma il rispetto è rispetto. Sa quanti aerei ha perso? Sa quanti ritardi? E la mancata presentazione ad appuntamenti: per esempio, riunione ACCPI riservata ai neo-professionisti? Non pervenuto. E qui mi fermo, anche se potrei ancora andare avanti, ma sono cose troppo personali, troppo intime, troppo sue e che riguardano anche persone che gli sono vicino e lo gestiscono. Lo ribadisco: il ragazzo ha qualche qualità e gli auguro di vincere tanto e bene nei prossimi anni. Spero però che per il suo bene, in futuro si ricordi e metta a frutto quello che noi abbiamo cercato di insegnargli: inutilmente».
a cura della redazione di tuttobiciweb