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Nove giorni di Tour de France: Froome già in giallo, Contador fuori dai giochi
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Nove giorni di Tour de France: Froome già in giallo, Contador fuori dai giochi

Froome e Quintana - © BettiniPhoto
Froome e Quintana all'arrivo ad Andorra - © BettiniPhoto


Tante volate e deludenti Pirenei - E' presto fatto il resoconto dei primi nove giorni del Tour de France. A differenza del Giro d'Italia, che giorno dopo giorno è riuscito a regalare una emozione dietro l'altra, l'avvio della Grande Boucle è stato in sordina. Eclatante la prima tappa: una volta escluso il pericolo ventagli, il gruppo si è incamminato in una lunga e lenta processione per poi esplodere solamente negli ultimissimi chilometri grazie alla magistrale volata di Mark Cavendish. Volate che si sono susseguite anche nei giorni successivi: la più emozionante è stata quella di Peter Sagan, grazie all'insidioso arrivo in leggera salita di Cherbourg-Octeville; terza e sesta ancora per Mark Cavendish, quarta tappa ad un determinato Marcel Kittel. A secco il Gorilla André Greipel. Nel mezzo la bella azione in fuga di Greg Van Avermaet, che ha portato in dote pure la maglia gialla.
Poche le emozioni invece sui Pirenei, a cui si è assistito più ad una selezione naturale che alla battaglia vera e propria. E' arrivata la fuga alla prima giornata, con Stephen Cummings che è riuscito a staccare corridori del calibro di Nibali e Navarro sull'Aspin, e alla terza giornata, con Tom Domoulin trionfante sotto la grandine di Andorra. Nella seconda invece l'exploit di Chris Froome, autore di un'inaspettata azione in discesa che gli è valsa la maglia gialla al traguardo di Bagnères-de-Luchon. Per il resto la corsa è rimasta bloccata tra il dominio Sky e l'attendismo Movistar, tra il regolarista Froome e il marmoreo Quintana.

Chi ne esce bene - I sorrisi più larghi di questo avvio di Tour de France si vedono sui volti di Dimension Data e Team Sky: i primi hanno vinto quattro tappe e indossano la maglia verde con Cavendish, i secondi hanno già conquistato la maglia gialla ed una vittoria di tappa con il proprio capitano Chris Froome. Ma soprattutto gli uomini di Sir Dave Brailsford hanno dimostrato una netta superiorità numerica e qualitativa a livello di squadra nei confronti delle dirette rivali.
Come in politica però anche lo sconfitto può dire di esserne uscito vincitore. Nairo Quintana infatti termina i Pirenei con soli 23 secondi di distacco da Froome: niente se consideriamo che lo scorso anno erano 3'09'', mentre nel 2013 il distacco tra i due era di 2'02''. Senza considerare che, con un pizzico di attenzione in più allo scollinamento del Peyresourde, non ci sarebbero stati neanche quella misera ventina.
Sorprendenti anche le prove di Adam Yates, secondo e maglia bianca, Daniel Martin e Joaquim Rodriguez, rispettivamente terzo (+19'') e quinto (+37'') in classifica generale.

Chi ne esce male - Così così l'umore di Fabio Aru, che in salita non ha brillato e, in occasione dell'arrivo ad Andorra, ha perso un minutino da tutti i principali avversari per la classifica generale. Poteva essere un avvio di Tour peggiore, ma anche migliore. Stesso discorso per Richie Porte, abbandonato dalla sua BMC dopo una foratura nel finale della seconda tappa. In quel caso l'australiano ha pagato la bellezza di 1'45'' sul traguardo di Cherbourg-Octeville; dimostrando poi di essere l'uomo rossonero più forte ad Andorra, quando ha ripreso e poi addirittura attaccato il duo Froome-Quintana e rifilato al suo compagno Van Garderen quasi 40 secondi di distacco.
Non positivo nemmeno l'avvio di Warren Barguil, quindicesimo a quasi 3 minuti: il capitano della Giant ha più volte mostrato segnali di debolezza in salita, ma è da lodare lo spirito e la tenacia con cui è riuscito a non perdere troppo terreno in classifica. Sperando torni presto la buona condizione palesata al Tour de Suisse...

Chi ne esce e basta - Se i Pirenei sono serviti a qualcosa, questo riguarda una certa e concreta selezione tra i pretendenti alla classifica. Passino i distacchi, ancora limitati tra i primi 10; quello a cui facciamo riferimento sono le vere e proprie uscite di scena. La più clamorosa è senza ombra di dubbio quella di Alberto Contador, costretto ad abbandonare proprio durante l'ultima tappa pirenaica dopo aver vissuto otto giornate una peggiore dell'altra, tra cadute ed acciacchi vari. Una presunta febbre lo ha messo definitivamente k.o. nella nona tappa, proprio alla fine della prima tranche di Tour. Ha provato ad attaccare, insieme a Valverde, ad inizio tappa, ma, quando mancavano 100 chilometri al traguardo, ha deciso di dire basta una volta per tutte ed è salito sull'ammiraglia della Tinkoff.
Decisamente negativo anche l'avvio di Tour di Thibaut Pinot che, come lo scorso anno, è uscito subito di scena dalla lotta per la generale. Stavolta dando vita ad una situazione al limite del grottesco, con la FDJ ad attaccare l'Aspin nella prima tappa pirenaica e il suo capitano a perdere le ruote da un gruppo di una cinquantina di corridori già a metà salita. Anche a questo giro il promettente francese dovrà accontentarsi di lottare per il successo di tappa e per la maglia a pois, dopo che nel 2014 riuscì addirittura a salire sul podio agli Champs-Élysées.
Tra i big minori, Wilco Kelderman, capitano dei LottoNL-Jumbo, difficilmente potrà ripetere l'exploit del suo compagno e connazionale Kruijswijk al recente Giro d'Italia: infatti, dopo appena nove giorni di corsa, l'olandese paga oltre 5 minuti di ritardo da Froome.

 
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