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Quattro alfieri per una stagione
#1
Ciclocross 2011-2012 - Le pagelle: Quattro alfieri per una stagione - Pauwels, Nys, Albert e Stybar su tutti. Delusione Italia

Rispetto alle ultimissime annate, quella che si è conclusa domenica scorsa a Oostmalle è una stagione di ciclocross che va in archivio senza un dominatore assoluto o un numero uno incontrastato, ma con quattro atleti sempre in lotta fra loro e con i successi spesso decisi dalla forma del momento di ciascuno. Proviamo allora a fare un po' d'ordine.

Kevin Pauwels - 9,5
Dopo tanta attesa, ci sentiamo di poter dire che questo è stato il suo anno. Iridato fra gli juniores e poi da under 23 prima ancora di contare venti primavere, era considerato da tutti una sorta di nuovo Nys. Per varie vicissitudini anche personali le successive stagioni si sono però trascinate in un limbo che mostrava sì un corridore con delle qualità, ma come incapace di tirarle fuori, quasi intimorito al cospetto dei rivali più blasonati. Nella migliore delle ipotesi sembrava ormai destinato a una carriera da solido piazzato. Questo autunno-inverno, invece, la svolta: undici vittorie complessive (più altri quindici podi), con i successi finali in Coppa del Mondo e nel GvA a scintillare in tutto il loro peso. Se si aggiunge il secondo posto nella generale del Superprestige è facile intuire come chiuda la stagione al primo posto della classifica UCI. Rispetto a tutto questo il bronzo mondiale può essere visto come una piccola delusione, ma quel giorno contro Albert c'era davvero poco da fare, e se avesse conquistato anche l'iride la stagione sarebbe davvero stata perfetta. Al di là dei risultati ha però colpito il suo approccio, finalmente da corridore che sa di poter battere chiunque. Ha ventotto anni e si annuncia nel pieno della maturità atletica.


Sven Nys - 9
Come al solito è difficile trovare per lui parole che non siano già state usate. Del resto Nys vince corse dalla metà degli anni Novanta, è sempre presente quanto conta e pure nelle esibizioni. Certo, ha ciccato i Mondiali, ma anche qui nulla di nuovo. In questa stagione lo abbiamo visto regolarissimo e potente come in ogni altra, e non stupisce che abbia intenzione di continuare fino al 2014 (quando andrà per i trentotto anni). La sua continuità da settembre a febbraio è pari a quella di Pauwels, con il quale alla fine si è giocato qualsiasi challenge o classifica: per il Cannibale di Baal è arrivato così l'undicesimo successo nel Superprestige, un traguardo difficile anche solo da sognare. Fra i quattordici successi merita di essere sottolineato anche il campionato nazionale belga (il suo ottavo), che da quelli parti è considerato una sorta di Mondiale. Quanto alla maglia iridata vera e propria, beh, gli insuccessi di Nys in questo campo sono pure loro in un certo modo leggendari. Quest'anno non si sarebbe nemmeno potuto parlare di blocco psicologico o timori vari, vista la superiorità di Albert, ma il suo cedimento nel finale (che lo porterà a essere il "peggiore" dei fiamminghi, settimo) fa pensare che qualcosa comunque dipenda dalla testa. Del resto lo stesso Nys ha annunciato di non voler più correre la gara iridata, anche se speriamo si sia trattato solo di una frase dettata dalla delusione del momento.

Niels Albert - 9
Nel 2009 infortunio che rischia di compromettere la stagione, ritorno a tempo di record, argento ai campionati belgi e, tre settimane dopo, titolo iridato. Nel 2012, beh... esattamente lo stesso. Nonostante i risultati forse non è il caso di augurare ad Albert una sfortuna ogni anno (questa volta si è trattato della frattura dello scafoide), però la coincidenza è senza dubbio curiosa, e se non altro conferma come al giovane belga non faccia male arrivare più fresco a gennaio, quando nelle stagioni "sane" era sembrato in effetti un po' in debito di forze nel finale di stagione. L'infortunio però gli ha impedito di competere per le varie classifiche generali delle challenge più importanti, in particolare nel Superprestige dove, dopo le due vittorie nelle prove d'esordio del Koppenberg e di Ronse, sembrava davvero poter insidiare il trono di Nys. Si è comunque confermato come uno dei corridori più forti e talentuosi del circuito, e la giovane età depone a suo favore. Certo, se magari riuscisse anche a migliorare nelle partenze...

Zdenek Stybar - 8
Come da pronostico è l'unico non belga a giocarsi i successi che contano. Ha vinto sette corse ed è stato quasi sempre protagonista, piazzandosi sul podio nella generale di Coppa del Mondo, Superprestige e GvA. Però per uno che aveva vinto gli ultimi due titoli iridati la stagione è stata tutto sommato non delle migliori, e sul giudizio finale probabilmente pesa proprio il Mondiale disputato a livelli davvero mediocri (almeno per i suoi standard). Al di là della controprestazione di Koksijde però anche in altre occasioni è sembrato avere qualcosina in meno rispetto ai suoi pari fiamminghi, e un paio di volte è stato addirittura beffato in volata, quello cioè che dovrebbe essere il suo punto di forza. Difficile dire se l'attività su strada durante il 2011 gli abbia tolto qualcosa, in ogni caso Stybar (ormai accasatissimo alla Omega Pharma-Quick Step) ha deciso di risolvere il problema alla radice visto che dal prossimo autunno-inverno disputerà solo pochi cross per dedicarsi alla preparazione della successiva stagione su strada, sul modello di Lars Boom.

Gli altri belgi
Al Mondiale abbiamo trovato sette fiamminghi alle prime sette piazze, ma solo perché sette erano i posti assegnati alla loro nazionale. Fossero stati in dieci a prendere il via, probabilmente avremmo visto l'intera top ten ad appannaggio di un'unica nazione. Questo strapotere belga rischia naturalmente di diventare anche un limite per il movimento internazionale, ma non è questa la sede per parlarne. Qui ci limitiamo ad osservare i progressi di Tom Meeusen (voto 7,5), che conferma il suo talento grazie a una buona stagione che lo ha visto sempre lottare con i migliori, per quanto spesso un gradino sotto ai big. Il quarto posto di Koksijde potrebbe essere una facile metafora della sua stagione, ma le due vittorie di febbraio possono forse costituire lo slancio per questo ventitreenne, così da arrivare, il prossimo autunno, a giocarsela con i suoi più titolati connazionali.


Curiosa invece l'annata di Rob Peeters (voto 7,5), anonimo fino a dicembre e poi improvvisamente al livello dei più forti, tanto da portare a casa il terzo posto al campionato belga e poi addirittura l'argento ai Mondiali. Potente e aggressivo nei suoi momenti migliori, lo attendiamo a una conferma e magari a una maggiore continuità.

Stagione parallela e stesso voto (6,5) per Bart Aernouts e Klaas Vantornout: entrambi corridori solidi, regolari, destinati però a piazzarsi e a non impensierire mai Nys e soci quando conta davvero. Così come accomuniamo i due cugini Vanthourenhout, solo occasionalmente in grado di farsi vedere e relegati spesso al ruolo di onesti comprimari o devoti coequipier. Visto qualche volta a discreti livelli Dieter (voto 6), rimane un peccato soprattutto per Sven (voto 5) dal quale, dopo i tanti successi nelle categorie minori, ci si aspettava decisamente di più. Dopo una segnalazione per i due ventiquattrenni Jan Denuwelaere (voto 6) e Kenneth Van Compernolle (voto 5,5), fuori dal grande giro ma vogliosi di mettersi in mostra, lasciamo in sospeso la valutazione di Bart Wellens, vincitore a Essen ma poi costretto a rinunciare alla parte finale di stagione a causa di non meglio precisati problemi di salute.


Gli olandesi
I tulipani uno in grado di inserirsi nella lotta fra i migliori lo avrebbero anche, ma si sa che Lars Boom (s.v.) ha da tempo scelto la strada. Giusto qualche gara in inverno per tenersi in forma, vincendo senza troppi patemi un campionato nazionale dal livello bassino. Se Gerben de Knegt (voto 4,5) paga ormai le sue trentasette primavere, Thijs Al (voto 4) non riesce nemmeno ad avvicinarsi al corridore che nel 2009 vinse in Coppa del Mondo. Thijs Van Amerongen (voto 5,5) al contrario mostra qualche progresso, ma rimaniamo sempre nell'ambito dei comprimari, così come con il giovane Niels Wubben (voto 6 d'incoraggiamento), che alla prima stagione completa ha fatto vedere qualche numero interessante. In Olanda si punta tutto su Lars van der Haar (voto 8) che ad appena vent'anni ha bissato titolo mondiale ed europeo fra gli under 23. Per competere coi migliori gli manca ancora qualcosa, ma fra un paio di stagioni potrebbe esserci.


I francesi
Quella transalpina è una scuola di solida tradizione, guidata come negli ultimi anni da Francis Mourey (voto 6,5), regolare nei piazzamenti ad alto livello e spesso vincente quando sono assenti i primissimi. Rispetto al passato si è però avuta l'impressione che in questi mesi gli sia mancato quel qualcosa che, occasionalmente, gli ha permesso di batterli. In compenso fa piacere ritrovare a lottare nel fango Aurélien Duval (voto 7), che porta a casa il titolo nazionale e in diverse gare mette in mostra un buon talento. Per lui l'augurio che il tricolore possa consentirgli di trovare un ingaggio in qualche squadra professionistica. Attaccante coraggioso ma spesso inconcludente è Steve Chainel (voto 6), che con una maggiore accortezza tattica potrebbe magari ottimizzare meglio le sue potenzialità. Sufficienti anche le prestazioni di Mathieu Boulo e John Gadret, con interesse soprattutto per il primo in virtù della giovane età.


Gli italiani
Per quanto riguarda i nostri, purtroppo i risultati parlano da soli. E se Elia Silvestri (voto 6,5), pur con la delusione del Mondiale di categoria, ha mostrato ottime cose fra gli under 23, se Marco Aurelio Fontana (s.v.) dopo buone prestazioni a livello nazionale e un nuovo tricolore elite ha preferito rinunciare alla gara iridata per preparare al meglio mtb e Olimpiadi, diventa un punto interrogativo sempre più grande Enrico Franzoi (voto 5). Il ritorno in Italia sembrava avergli giovato, ma evidentemente il livello delle corse nazionali non può fungere da metro di paragone. Il nono posto di Igorre in Coppa del Mondo rimane il miglior risultato stagionale di Franzoi nelle gare che contano, davvero poco per uno che negli anni passati - pur senza raggiungere le vette della prima parte della carriera - terminava con regolarità fra i primi dieci nelle prove delle challenge principali.


Quelli che restano
Con Stybar pronto a dedicarsi alla strada, l'unico non fiammingo in grado di piazzarsi decentemente e con regolarità nelle corse belghe rischia di rimanere il suo connazionale Radomir Simunek (voto 6,5), non per niente ottavo e primo del "resto del mondo" nella gara iridata. Senza dubbio un ottimo corridore, ma è difficile pensare possa battere i big della specialità. Gli altri cechi oggettivamente appaiono lontani anni luce: Petr Dlask (voto 4,5) ha i suoi anni e Martin Zlamalik (voto 4) non ha confermato quanto di buono fatto vedere un paio di stagioni fa.


Svizzeri e polacchi preferiscono destinare atleti e fondi alla mtb, e solo sporadicamente vediamo discrete prove di Simon Zahner, Julien Taramarcaz e Christian Heule fra i primi, e del collaudato Mariusz Gil fra i secondi (un 5,5 cumulativo per tutti). In netta discesa anche i tedeschi, soprattutto per la scarsa vena di Philipp Walsleben (voto 5), ex iridato fra gli under 23 che stenta assai a ritrovarsi fra gli elite (e il nono posto di Koksijde non può salvare una stagione), mentre lancia qualche segnale il ventitreenne Marcel Meisen (voto 6 di speranza), due volte nella top ten in prove del GvA.


Chiudiamo infine con uno sguardo agli Stati Uniti, che ospiteranno i prossimi Mondiali e vantano una base di gare, praticanti e appassionati in continua espansione. Questo purtroppo non basta a garantire atleti di livello internazionale, dove i vari Ryan Trebon, Timothy Johnson e James Driscoll (voto 5,5 per tutti e tre) restano inevitabilmente dei comprimari. Jonathan Page (voto 4,5) rimane invece a distanza siderale dal podio che fu capace di raggiungere nella prova iridata del 2007.



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