(18-07-2018, 10:43 PM)Luciano Pagliarini Ha scritto: Stracciato il contratto con la Axeon, va diretto in Quick-Step nel 2019.
Un anno tra gli u23 gli avrebbe fatto benissimo, peccato. Farà molta fatica a stare in gruppo, i primi tempi.
Purtroppo era arrivata una maxi offerta dalla Sky, e la Quick-Step ha preferito non rischiare.
Certo che la Sky dopo Sivakov e Bernal voleva pure Remco, mah. Praticamente avrebbero voluto ammassare i primi tre giovani per talento in circolazione.
Trattasi di una grande notizia.
Le incognite sul salto doppio ci possono essere, ma se la Quick-Step lo gestirà con l'attenzione che al tempo usò la Mapei (vedi Pozzato ed in parte Cancellara), un simile talento sboccerà compiutamente. Anche perché lui ha una base sportiva orizzontale, che i due ex, citati in parentesi, si sognavano. Loro, per intenderci, non erano dei 99esimi percentili.
Fosse andato in Sky, i rischi sarebbero stati pazzeschi. Va rimarcato e ricordato per l'ennesima volta, quanto detto nel febbraio scorso, in maniera ufficiale, ripeto, ufficiale, da Bradley Wiggins (che a differenza dell'attuale Mulinex è sempre stato un campione, anche se solo settoriale, del ciclismo), a proposito del consiglio dato alla speranza britannica Tom Pidocock: "Non firmare per la Sky, resta lontano da loro. Cerca un'altra squadra, se vai da loro ti distruggeranno!".
Ai tanti ingenui (eufemismo) che mi capita di leggere su un certo sito e agli altri che credono al verbo anglosassone come l'incanto della pulizia da porre sempre a premessa, la domanda da fare è: "Perché con tutto quel che dice Wiggins, quei tipi che paiono padroni-padrini del ciclismo, non lo querelano?". C'è forse ancora qualcuno che i soldi non possono comprare?
Giustamente Luca ha posto l’accento sul fatto che la squadra delle tre lettere voleva completare il podio dei migliori talenti dell’ultimo lustro, ma fra Bernal, Sivakov ed Evanepoel, era proprio quest’ultimo a rischiare di più, per la sua conformazione fisica e la sua completezza muscolare, dettata dal fatto di non essere solo un pedalatore, ma un atleta più vero. Che è poi ciò che da più fastidio agli impresari “dell’anoressia indotta” e delle cosiddette lunghe leve e della disponibilità (costi quel che costi alla faccia del…..) ad alimentarsi col “no doping”, ma forse anche più pericoloso “pranzo” a boccette di chetoni. Quei trasformatori che non guardano più in là di quelle teorie che, seppur vere almeno in linea di tendenza, tralasciano un altro aspetto ben più fondamentale: ovvero l’attenzione che si deve riservare alla vita e a quelle soglie o quei parametri fisici che ci sono e che non vengono evidenziati o narrati nel cosiddetto passaporto biologico. Esiste un peso ideale, esiste una soglia di massa magra, esiste un equilibrio fra la sofferenza e la pressione sul cervello, affinché produca certe sostanze. E se il più grande computer esistente, che è e sarà sempre il cervello umano, si arrabbia e smette di fare quello che deve fare, la vita di chi sta sotto quel cranio, risulterà compromessa, fino a morte anticipata. Quindi, i risultati del business sportivo, con certi sistemi di oggi, molto peggiori per la salute del famoso periodo dell’epo a gogò, andranno purtroppo a cozzare col resto del segmento d’esistenza di chi, in questo caso, ha pedalato ai massimi livelli. Tra l’altro, mi si perdoni, il periodo dell’epo a gogò, era anche assai più onesto negli stessi risultati sportivi. Oggi, invece, ci sono talune esclusive (per intenderci quelle che un tempo aveva solo Armstrong) e chi non le possiede fa di tutto per diminuire le distanze, accecandosi sul possibile e il copribile, comprese quelle microdosi, ovvero il sistema più diffuso per evadere sulla ragnatela del passaporto biologico. Comunque il sottoscritto non fa discorsi sul doping (che esiste dalle olimpiadi dell’antica Grecia) e la morale ad esso legata, ma sulle esclusive, perché sono un reato gigante nel reato comune e non c’è niente di più vergognoso di trattare i consessi a mo’ di figli e figliastri. Soprattutto però dico queste cose perché le considero come la sovrastruttura di una deriva: ovvero una serie di trattamenti, certo anche legali spesso, che però han reso taluni ciclisti un ammasso di anoressici più tali che apparenti. Con tutto quello che ci sarà nel dopo, dove non è detto ci stia solo il semplice effetto bulimico da psicosi ecc. ecc….
Tornando ai tre, detto di Remco, non diamo al fisico “intermedio” di Bernal una certa garanzia di successo nel superamento del corredo Sky, solo perché è oggi là a ben comportarsi. E il 1919, il ’20 e il ’21, saranno pari alle aspettative? È intermedio e talentuoso, ma un conto è tirare, ed un conto è regredire nelle punte perché il tempo ed i conseguenti “allenamenti” nonché fatti agonistici, han compromesso la brillantezza delle proprie fibre e le stesse facoltà mentali applicate allo sforzo. Bernal, ha un talento assai superiore a quello che aveva in origine Quintana ed ancor più dello stesso suo capitano attuale, ma per il ciclismo che vogliono coloro che han distrutto questo sport come nessuno, ovvero gli anglosassoni, o di lingua inglese, compresi i sudditi diretti o quelli psico-politici che stanno in giro per il mondo ed in Italia in particolare, le garanzie assolute di diventare un Frooooooooome non ci sono.
Anche Sivakov, che pure ha un fisico in linea coi credi di quella società, non è detto arrivi. E se non diventasse quel campione che il suo talento annunciava, mi spiacerebbe doppiamente: è il figlio di una delle atlete più oneste e brillanti che abbia mai avuto in una mia squadra, e non posso certo dimenticarmi quando la mamma, quel giorno da spettatrice, lo portò al nostro camper ai Campi Elisi, in una giornata di gran festa e trionfo per il nostro team. Era il 20 agosto del 2000 e lui aveva da poco compiuto 3 anni, ma già sgambettava come pochi.