Login Registrati Connettiti via Facebook



Non sei registrato o connesso al forum.
Effettua la registrazione gratuita o il login per poter sfruttare tutte le funzionalità del forum e rimuovere ogni forma di pubblicità invasiva.

Condividi:
Renato Di Rocco
#1
Renato Di Rocco



Nato da una famiglia di produttori di BICICLETTE "Romeo" ha vissuto la sua infanzia nel mondo delle corse di ciclismo a livello giovanile e dilettantistico partecipando ai Centri di avviamento del Coni. L'Azienda di famiglia ha, inoltre, fornito le biciclette a giovani talenti che svolgevano il servizio di leva a Roma presso l'Aeronautica Militare quali: Adorni, Mealli, Trapè, Ursi, assicurando anche una officina specializzata dedicata alla ricerca e sviluppo del mezzo meccanico messa a disposizione per le nazionali minori che all'epoca erano guidate dai leggendari CT Elio Rimedio (strada) e Guido Costa (pista).
Ha iniziato l'attività nel ciclismo con esperienze organizzative all'interno del Velo Club Forze Sportive Romane di Franco Mealli.

Attualmente Presidente della Federazione Ciclistica Italiana ha dedicato la sua vita allo sport sopratutto all'atletica e al ciclismo, ricoprendo incarichi importanti nell'ambito del CONI.

Diplomato alla Scuola Nazionale dello Sport è entrato in organico al CONI nel 1971 come Maestro dello Sport diventando poi:
* Dirigente nel 1980
* Dirigente Superiore nel 1984
* Direttore Generale, dell'Area Direzionale Sviluppo Società Sportive Rapporti Regioni ed Aree Metropolitane, nel 2001
* Direttore Centrale, dell'Unità Territorio e Promozione dello Sport, nel 2003

Gli incarichi:
* Segretario Generale, prima dell' Unione Ciclismo Professionistico e successivamente della LEGA Ciclismo Professionistico, dal 1976 al 1982
* Segretario Generale della FEDERAZIONE Ciclistica Italiana dal 1983 al 1997
* Responsabile della Divisione Manifestazioni Promozionali del CONI (Ufficio "Giochi della Gioventù" e rapporti con il Ministero della Pubblica Istruzione - Ufficio Ispettorato per l'Educazione Fisica e Sportiva")
* Segretario Generale della FEDERAZIONE Italiana di Atletica Leggera dal 1999 al 2001
* Membro del Collegio dei Revisori dei Conti della FEDERAZIONE Italiana Pallavolo dal 1998 al 2001
* Membro "eletto", del Comitato Direttivo della Federazione Internazionale di Ciclismo Professionisti, il 22.08.1985 nel Congresso di Bassano del Grappa (Italia) e riconfermato l'11.08.1989 nel Congresso di Chambery (Francia)
* Membro "eletto", del Direttivo dell'Unione Ciclistica Internazionale in rappresentanza del ciclismo professionistico, l'11.08.1989 nel Congresso di Chambery (Francia)
* Vice Presidente "eletto", del Direttivo dell'Unione Ciclistica Internazionale, carica conseguita in occasione del Comitato del 30.08.1992 e svolta fino al 27.08.1993 quando nel Congresso di Oslo, sostenendo l'unificazione degli organismi, professionisti e dilettanti, ha rinunciato a ripresentare la propria candidatura.
* Capogruppo della disciplina del CICLISMO nei Giochi Olimpici di:
o Los Angeles (USA)
o Seoul (Corea)
o Barcellona (Spagna)
o Atlanta (USA)
o Pechino (Cina)
* Capogruppo della disciplina del CICLISMO nei Giochi del Mediterraneo di:
o Latakia (Siria)
o Atene (Grecia)
o Bari (Italia)
* Capogruppo della disciplina del CICLISMO, su strada e su pista, in tutti i Campionati del Mondo dal 1984 al 1997 e dal 2005 al 2008

Altri incarichi:
* Commissario straordinario della Lega Ciclismo Professionisti
* Componente della Commissione CONI Centri di Avviamento allo Sport
* Segretario della Commissione di studio per la ristrutturazione della Sportass - 1993
* Membro della Commissione mista di vigilanza sull'attuazione del Protocollo d'Intesa CONI MIUR
* Docente nel Master in Diritto ed Economia dello Sport alla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università LUMSA di Roma per l'organizzazione dei grandi eventi sportivi.
* Membro del Comitato Scientifico dell'Università di Tor Vergata e docente nel Master Economia e gestione dello sport in Marketing Territoriale.

Prima di essere eletto Presidente della Federazione Ciclistica Italiana ha ricoperto il ruolo di:

Direttore Centrale dell'Unità "Territorio e Promozione dello Sport del CONI" dal 2003, gestendo 307 dipendenti con un bilancio di 52.271.416,00 di euro, con recupero di risorse autonome per euro 4.800.000,00 occupandosi di:
* organizzazione territoriale del CONI;
* promozione sportiva (CAS - Con-i giovani);
* rapporti con il MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca) per l'organizzazione dei Giochi Sportivi Studenteschi e la progettualità relativa alla promozione dell'attività sportiva nell' mondo della scuola;
* coordinamento e finanziamento degli Enti di Promozione Sportiva, delle Discipline Associate e delle Associazioni Benemerite;
* cogestione del progetto di formazione e collocazione nel mondo del lavoro di ex atleti in collaborazione con ADECCO ed ITALIA LAVORO (Sport to Job).

Nel 2004 ha inoltre:
* coordinato lo svolgimento di tutte le attività legate all' Anno Europeo dell'Educazione attraverso lo Sport;
* realizzato l'organizzazione della 1° Giornata Nazionale dello Sport;
* collaborato con il MIUR per la formulazione degli "Orientamenti" per la scuola primaria con l'inserimento nel percorso formativo motorio;
* sostenuto la mostra itinerante per le comunicazioni relative ai programmi promossi da TORINO 2006 per l'organizzazione dei Giochi Olimpici Invernali e la promozione locale.

Eletto Presidente della Federazione Ciclistica Italiana per il quadriennio 2005-2008, ereditando una situazione sull'orlo del commissariamento, ha svolto una profonda ristrutturazione organizzativa e della gestione amministrativa, ricostruendo le basi strutturali nei vari settori operativi.

Con il dialogo e la collaborazione sono stati raggiunti risultati importanti come i 100.000 affiliati e tesserati, l'aumento del 14.1% dei tesserati, di cui il 23% tra i giovanissimi e il 15% tra i Master-Cicloturisti.

E' stata promossa la bicicletta come stile di vita con progetti dedicati ai più giovani: Vivibikes, Velothon, Pinocchio in bicicletta.

Sono stati sviluppati accordi con il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio a favore della mobilità ciclistica e con il Ministero della Pubblica Istruzione con il progetto "Più sport a scuola".

Nell'attività agonistica i risultati sono stati altamente positivi: il ciclismo italiano ha conquistato complessivamente 89 medaglie, di cui 36 mondiali e 53 europee. In totale 10 titoli iridati e 17 continentali.

In questi anni gli sono stati conferiti numerosi premi:

* 2005
o Nominato dal Presidente della Repubblica Italiana Commendatore

* 2006
o Insignito della Stella d'oro al Merito sportivo del CONI
o Ricevuto il Trofeo Wilmo Botarelli
o Assegnata la Transenna d'Argento - 11ma edizione
o Premio Internazionale Vincenzo Torriani "Per chi ama il ciclismo e lo fa vivere" - 9° edizione

* 2007
o Premio Internazionale "Fausto Coppi e Costante Girardengo"
o Souvenir - 42 ma edizione
o Premio Speciale "34° Giglio d'Oro 2007" - Carmagnini del 500

* 2008
o Premio Internazionale VELO "L'Europa e Lo Sport"

Dal 2009 Membro della Giunta del Comitato Italiano Paralimpico.

Tesserato FCI è anche Vice Presidente della FAIV Valdichiana di Terontola (Arezzo) società molto impegnata in opere di solidarietà con la Comunità Incontro Onlus di Don Pierino Gelmini di Amelia (Terni) e cittadino onorario di Castiglion Fibocchi (Arezzo).

Componente della Commissione Consulenza Impiantistica Sportiva del CONI e dal settembre 2009 Vicepresidente dell'Unione Ciclistica Internazionale.

www.renatodirocco.it
 
Rispondi
#2
Renato Di Rocco: «Pronto a ricandidarmi»
Mancano due anni alle elezioni, ma c'è chi si muove già per succedere a Renato Di Rocco. Nomi, cognomi, scenari, alleanze, come quelle illustrate da Ciclismo-Online: Daniela Isetti, consigliere nazionale, pronta a prendere la poltrona dell'attuale numero uno del ciclismo italiano, dall'altra Bruno Capuzzo, l'attuale presidente del Comitato Regionale Veneto. Ma di tutto questo parlare, cosa pensa Renato Di Rocco?
«Penso in un momento come questo, a due anni dalla scandenza del mandato, la priortà assoluta sia quella di lavorare - dice a tuttobiciweb.it il numero uno della Federciclismo -. Non vi nascondo che ho incontrato molte eccellenze dell'imprenditoria italiana per invitarli a scendere in campo, ma ho ricevuto solo tanti ringraziamenti, molti attestati di stima, ma con i tanti problemi che in questo momento animano l'economia mondiale, hanno declinato gentilmente l'invito».
Quindi?
«Quindi posso dire che salvo ripensamenti mi ricandiderò».
Per arrivare al terzo mandato, occorre il 65% delle preferenze...
«E' logico che questo è l'obiettivo, ma come ho detto all'inizio è ancora un po' presto per incominciare la campagna elettorale».

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#3
Il presidente Di Rocco si è laureato in Scienzie Motorie
Renato Di Rocco si è laureato ieri pomeriggio all'Università degli Studi di Roma - Foro Italico, corso di laurea in Scienze Motorie e Sportive. Il presidente della Federazione Ciclistica Italiana, già insignito del titolo di Maestro dello Sport, si è laureato a pieni voti con 110 e lode e ammissione al concorso Giulio Marinozzi per le migliori tesi dell'anno.
La tesi dal titolo “L'indagine conoscitiva sulla tutela sanitaria del ciclismo” ha affrontato l’argomento della responsabilità sociale del ciclismo e della tutela degli atleti. Nella tesi sono state portate a esempio anche le analisi fatte sul campo con l'esperienza del Giro Bio. Il Relatore del presidente della Federazione Ciclistica Italiana è stato il professor Fabio Pigozzi, Prorettore Vicario dell'Università.

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#4
Ma andasse a cagare!!!
 
Rispondi


[+] A 1 utente piace il post di Akr
#5
Di Rocco: McQuaid lo applaude e lo vuole presidente Uec
La nuova linea di rigore della Federciclo Italiana ha raccolto i consensi dell'UCI. Al Mondiale di Valkenbrug il presidente Pat McQuaid si è detto «filosoficamente in pieno accordo con la svolta etica voluta da Di Rocco». Nei giorni del Congresso circolava il nome di Renato Di Rocco come il prossimo presidente della Uec, l'Unione del Ciclismo Europeo. Candidatura che piace ai più e avrebbe l'appoggio di McQuaid, che verrà riconfermato all'UCI. Di Rocco avrebbe preso tempo anche per capire che cosa succederà nei primi mesi del 2013. Data per scontata la sua rielezione in Federciclo c'è in ballo la partita del Coni e non solo. Corteggiato anche da Malagò, Di Rocco ha fatto capire apertamente che è per «la continuità», spostando il suo voto e la sua influenza dalla parte di Pagnozzi.
Ma in prospettiva ci sarebbe anche la presidenza del Cip (Comitato Italiano Paralimpico) che Pancalli, candidatio alla segreteria del Coni, lascerebbe nel giro di qualche mese. Ruolo che a Di Rocco non dispiacerebbe.

da La Gazzetta dello Sport
a firma di Pier Bergonzi
 
Rispondi
#6
Ma andassero a cacare tutti e due!
 
Rispondi
#7
Ma quante cagate sta dicendo!? Facepalm
Vai a casa!
 
Rispondi
#8
Caso Federciclismo: Un'incredibile faccia di bronzo
Surreale intervista televisiva del presidente Di Rocco

Ottobre tempo di bilanci e quindi di rese dei conti, ma per il ciclismo italiano non c'è mai nulla che vada realmente male, non c'è alcuna responsabilità ascrivibile ai suoi vertici, nessun futuro nero; solo tanto tanto zucchero, che come al solito il presidente della FCI Renato Di Rocco sparge a piene mani su se stesso, edulcorando come solo lui sa fare la visione delle cose. Stavolta il numero uno della Federciclismo ha regalato momenti commoventi in un'intervista molto amichevole rilasciata al programma Professione Calcio Tv, in onda sul canale 820 di Sky ieri sera.

Nella mezz'ora di trasmissione, Di Rocco si è esibito in diversi strepitosi numeri di contorsionismo dialettico e ideologico, e noi da bravi remigini abbiamo accuratamente preso appunti per poi rendere note a tutti i nostri lettori queste memorabili perle (nel video qui sotto c'è l'inizio dell'intervista).




Si parte dalla nazionale di Bettini, con Di Rocco che assolve l'Italia di Valkenburg, dicendo che gli è piaciuta e che ottenere un buon risultato era una variabile poco presa in esame, «volendo essere realisti». E fin qui, come dargli torto? Però già al secondo concetto, laddove si parla di ciclismo femminile, emergono clamorose distorsioni logiche.

Il ciclismo femminile e il confronto internazionale
«Un problema - dice Di Rocco - è che le ragazze sono poco abituate a confrontarsi con le avversarie di livello internazionale», qui chiaramente il nostro relatore, troppo bene abituato (4 Mondiali vinti dalle azzurre in 5 anni), storce il naso per due bronzi (quello di Elisa Longo Borghini tra le élite e quello di Anna Stricker nelle juniores), che sono poi le uniche medaglie raccolte dalla spedizione italiana in Olanda. Dimentica di dire, Di Rocco, che però la sua Federazione non ha fatto praticamente niente per migliorare il livello dell'attività ciclistica femminile. Malgrado i titoli iridati, non si è investito sulla promozione del ciclodonne, né tantomeno si sono prese misure per rendere quantomeno più professionalizzata (se non proprio professionistica) questa disciplina. Poi però sono le nostre ragazze, che spesso corrono gratis o per due lire, e che devono altrettanto spesso far coesistere la bicicletta coi libri di studio (tanto che c'è una forte dispersione al passaggio tra categoria juniores e categoria élite), sono loro ad essere poco abituate al confronto internazionale.

Ciclismo italiano fatto di coccole, i nostri ragazzi all'estero una svolta culturale
Di Rocco si rende conto che il fatto che abbiamo solo due squadre nel World Tour è un chiaro arretramento rispetto alla situazione che avevamo qualche anno fa, ma sa trovare il lato positivo anche in questo stato di cose: «È una buona cosa che quasi 25 italiani corrano in squadre estere; ciò porta ad abbreviare i tempi di maturazione, tenendo questi ragazzi lontani dal ciclismo italiano, che è ciclismo di grandi coccole, con atleti portati da squadre e tecnici a vincere la corsa di provincia, di paese. È una svolta di cultura che sta caratterizzando la nostra attività».

Capito, sciocchini? Vi preoccupavate per il fatto che le squadre chiudessero (abbiamo appena perso un paio di Professional, con l'Acqua&Sapone che molla e la Utensilnord che va incontro a un ridimensionamento) e le corse boccheggiassero? Nema problema, si tratta di entità troppo provinciali, troppo coccolose per reggere il confronto col ciclismo internazionale. Chiudano pure, che ce frega, quel che importa è la svolta culturale, e se un domani potremo garantire al nostro movimento appena 30-40 posti da ciclista professionista (10 volte meno che 20 anni fa), sarà fantastico fare delle comode, eleganti, intriganti spallucce.

Nessun diktat per Bettini, solo una nazionale giovane ed eticamente modificata
Dopo uno spericolato accenno alla vicenda Macchi (atleta a cui è stato impedito di partecipare alle Paralimpiadi, ma che poi è stato totalmente assolto dal Tribunale Nazionale Antidoping; evidentemente l'intervista è stata registrata prima di tale assoluzione), Di Rocco è entrato nel cuore della questione riguardante i corridori esclusi dalla nazionale per essere stati squalificati (per più di 6 mesi) in passato, o perché al centro di indagini (che però, come accaduto con Macchi, potrebbero anche portare ad assoluzioni).

E ci è entrato a modo suo, ovvero bluffando bellamente. Riprendendo un concetto già espresso ai microfoni di RaiSport dopo il Giro dell'Emilia, Di Rocco nega spudoratamente che ci sia stato alcun diktat: «Chi ha scritto che Bettini è un passacarte (chissà a chi si riferisce...) evidentemente non conosce Paolo, che non avrebbe mai accettato un'imposizione del genere, imposizione che non è stata fatta visto che non c'è neanche una delibera federale che dica una cosa simile».

Ci sembra di sognare: chi ha dichiarato, poco più di un mese fa, «se per le Olimpiadi il CONI aveva chiesto alle federazioni di togliere dalle liste chi avesse procedimenti in corso, noi siamo arrivati ancora una volta prima di altri. Chi ha indagini in piedi, noi non lo convochiamo»? Ma come si può negare a tal punto l'evidenza?

Il ct Bettini, d'altro canto, ci ha tenuto a far sapere al mondo di averla subita, questa scelta di Di Rocco: «Sia chiaro che è una scelta della Federazione e non mia», aveva detto ai microfoni di Eurosport durante la Vuelta.

Per il presidente della FCI tutto ciò non esiste più, ma semmai c'è stata solo la volontà di «ringiovanire le squadre e dare più peso al fattore etico», e via grandi ghirigori sul progetto di Bettini che parte da lontano e punta ai giovani; ma poi, ancora, «a Paolo ho detto di seguire le sue valutazioni di tipo tecnico, mentre io ho fatto le valutazioni a livello etico», quindi ecco la conferma (ma non ce n'era bisogno) sul fatto che l'Italia del ciclismo ha due ct, uno propriamente detto e uno facente funzioni...

Spietato poi fino all'eccesso con i corridori: «Alla fine ci poteva essere solo Ballan che aveva fatto vedere qualcosa alla Vuelta. Ma la nazionale gli ha dato tanto», come dire, caro Ballan sei a posto per sempre (bisognerebbe chiedere a Bettini quanto gli sarebbe piaciuto avere uno come Alessandro all'ultimo giro dei Mondiali); se a Cunego viene imputato, dal presidente, di non essersi fatto vedere in Spagna (ma quali stimoli aveva Damiano, sapendo che sarebbe comunque stato escluso dalla Nazionale?), alcuni dei più rappresentativi ciclisti italiani degli ultimi anni vengono trattati in maniera sprezzante: «Petacchi ha avuto la sua chance a Madrid, Cunego a Mendrisio, Pozzato a Geelong, e non l'hanno saputa sfruttare; se uno spreca l'occasione vuol dire che non è salito sul treno giusto, lo sport professionistico guarda avanti».

Anche Di Rocco non ha saputo sfruttare, in questo e in molti altri casi, l'occasione per tacere, per tenere un basso profilo; ma lui il treno giusto sa sempre come prenderlo, infatti sta già lavorando al riciclo di se stesso, come vedremo più avanti.

Il caso Armstrong e la riscoperta del garantismo
Altre chicche di stordente bellezza Di Rocco ce le regala parlando della vicenda Armstrong. E in questo caso il presidente fustigatore, quello severissimo con chi ha sbagliato, quello che cerca la pulizia prima degli altri, riscropre di colpo il garantismo: «Quella dell'USADA è una sentenza precoce, che non sta in piedi; visto che gli elementi del procedimento non sono noti, Armstrong non si è nemmeno potuto difendere. L'UCI aspetta ancora di avere gli atti del procedimento, e la cosa lascia molte ombre e dubbi, ci spiace che ci sia stato un pronunciamento tanto eclatante quando ancora la settimana scorsa alcuni uomini dell'USADA erano a Padova ad acquisire altri elementi per la loro inchiesta: evidentemente non li hanno tutti, evidentemente non c'è stata garanzia di procedimento regolare almeno in primo grado. Aspettiamo, ma trovo un po' esagerata l'esposizione della lotta personale tra il direttore USADA e Armstrong. Non dimentichiamo che più di 400 esami su urine e sangue sono risultati negativi per Armstrong, questa è una prova che sicuramente c'è. Se dall'altra parte ci sono prove di segno opposto, l'UCI le valuterà».

E qui si rimane letteralmente sconvolti di fronte a una simile giravolta acrobatica. Non si riesce a credere che una simile quantità di bronzo possa essere prodotta da faccia umana, ma evidentemente siamo in presenza di doti sovrannaturali.

Di Rocco in questo caso parla nelle vesti di vicepresidente UCI, e dopo aver vantato una totale comunanza di visione e di filosofia col presidente McQuaid, si arroga il diritto di dire che il lavoro dell'USADA non sta in piedi, a causa di questioni procedurali che peraltro vede soltanto lui. Intanto l'intero incartamento dell'agenzia antidoping statunitense (l'USADA, appunto) è stato reso noto proprio oggi, ma è buffo che a Renatone non vada giù una vicenda basata su fatti molto più concreti di quelli che a lui sono bastati per far fuori un Pozzato dalla Nazionale. La lotta personale tra il direttore USADA e Armstrong non va bene, invece qualche tempo fa quella di Torri (procuratore antidoping del CONI) contro Valverde andava benissimo. Fa ridere poi l'appellarsi agli esami negativi, visto che l'accusa verte anche sulle coperture garantite dall'UCI al texano (e quindi positività mascherate e cosette del genere), fatto che spiega peraltro come mai l'Unione Ciclistica Internazionale sia stata tenuta diligentemente fuori dalle indagini (c'era il fondato timore che le insabbiasse...).

No, Di Rocco vicepresidente UCI si guarda bene dal mettere in discussione l'ente di cui è il numero 2, ma si appella alle negatività all'antidoping, come se diverse carriere non fossero state già stroncate, dimezzate, interrotte pur in assenza di test positivi (Pellizotti, Basso, Valverde, Rasmussen, Ballan per citare i primi 5 nomi che vengono in mente da una lunghissima lista). E lui, tra i mandanti di queste "operazioni di pulizia", ora dice che però «400 esami su urine e sangue sono risultati negativi per Armstrong». Coerenza, questa sconosciuta!

Un futuro da presidente CIP?
Nel delirio autocelebrativo che conclude l'intervista (dopo ampi passaggi sul bronzo olimpico di Fontana nella MTB, ma senza alcun accenno al disastro della pista...) Di Rocco guarda avanti, ben saldo sulla tolda a mostrare i muscoli del capitano. Sa bene, Renato, che la sua parentesi alla FCI potrebbe chiudersi presto (il malcontento serpeggia con sempre più evidenza), e allora prende in esame l'ipotesi di diventare presidente della UEC (Unione Ciclistica Europea), o del CONI («Mi fa piacere si parli di me anche per il CONI, ma è un premio al lavoro di tutto lo staff FCI», quello staff - a partire dal Consiglio Federale - che Di Rocco tratta alla stregua di uno scendiletto).

Ma il sogno di una vita è un altro: «Mi piacerebbe il CIP», ovvero il Comitato Italiano Paralimpico, con cui c'è già una collaborazione «con l'amico Pancalli» (l'attuale presidente). Insomma, una poltrona più defilata ma politicamente forse più importante di quella della FCI, in una posizione da cui poter continuare a tenere d'occhio tante cosette... Ma soprattutto l'occasione per dimostrare che «anche una persona normale si può candidare a guidare il CIP», con tanti saluti, quindi, all'anormalità di Pancalli e dei suoi tesserati: non c'è che dire, un'espressione greve e superficiale che rappresenta il miglior biglietto da visita sulle qualità umane di chi sogna di dirigere lo sport paralimpico italiano...

Marco Grassi - cicloweb.it
 
Rispondi
#9
Ci libereremo mai di quest'uomo? Facepalm
 
Rispondi
#10
Tra tutti i discorsi, l'ultimo virgolettato è davvero allucinante: cioè, per me dicendo «anche una persona normale si può candidare a guidare il CIP» s'è giocato qualsiasi chance di farsi eleggere. Almeno, sarebbe davvero scandaloso se qualcuno lo votasse dopo un'uscita del genere... Confuso
 
Rispondi


[+] A 2 utenti piace il post di SarriTheBest
#11
«Petacchi ha avuto la sua chance a Madrid, Cunego a Mendrisio, Pozzato a Geelong, e non l'hanno saputa sfruttare; se uno spreca l'occasione vuol dire che non è salito sul treno giusto, lo sport professionistico guarda avanti».

Anche Bettini nel 2005 ha avuto la sua occasione e non l'ha saputa sfruttare... Con questo discorso il mondiale 2006 e il 2007 chi li avrebbe vinti?
 
Rispondi


[+] A 2 utenti piace il post di Paruzzo
#12
Questa frase è proprio scandalosa...
 
Rispondi
#13
Più che altro è Di Rocco di suo che è proprio scandaloso...
 
Rispondi


[+] A 3 utenti piace il post di Luciano Pagliarini
#14
Non a caso Bettini ha avuto 3 occasioni (cosa legittimissima, come se Gilbert dopo Geelong non fosse stato più convocato) e ora è bi-campione del mondo e CT... Sisi
 
Rispondi
#15
Ma direi anche 4 o 5, se uno è forte è una cosa normalissima che abbia più di un occasione, qua la "cosa anormale" è Di Rocco...
 
Rispondi
#16
Per lo Statuto Di Rocco è ineleggibile ! Si inventeranno qualcosa per salvarlo ?
Se la lingua italiana ha un valore e se le norme vanno lette per come sono scritte Renato Di Rocco non potrà ricandidarsi alla carica di Presidente della Federazione Ciclistica Italiana.

L’articolo 31 dello statuto federale, approvato dall’Assemblea di Bologna e ratificato recentemente dal CONI recita testualmente:” Chi ha ricoperto per due mandati consecutivi la carica di Presidente Federale può esercitare un terzo mandato consecutivo soltanto qualora uno dei due mandati abbia avuto durata inferiore a due anni ed un giorno per causa diversa dalle dimissioni volontarie secondo quanto stabilito ex d.. 15/04 art. 15 co. 4”.

Dal momento che entrambi i mandati ricoperti da Di Rocco hanno avuto durata superiore ai due anni e un giorno, l’attuale presidente non sarebbe ricandidabile.

I due passaggi successivi provano a spiegare le modalità di elezione per i mandati, ma l’avverbio “soltanto” esclude ogni altra possibilità che non sia quella indicata al comma 5. Secondo lo statuto federale Renato Di Rocco è quindi ineleggibile.

Staremo a vedere quale sarà questa volta l’interpretazione che la Corte Federale darà per salvare l’attuale presidente. Crediamo proprio che questa volta per salvarlo sia necessario smentire il signor Zanichelli e il significato della lingua italiana, ma sappiamo anche che per loro … nulla è impossibile.

ciclismo-online.it
 
Rispondi
#17
Per una volta mi sa che sarò a favore della legge italiana XD
 
Rispondi
#18
Renato Di Rocco ha riaperto il suo diario
Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Citazione:Buongiorno a tutti, è con grande piacere che vi invito a visitare il mio nuovo sito personale http://www.renatodirocco.info Ho deciso di riaprire la mia "stanza web" per esprimere in modo più libero, senza gli impacci formali dell’ufficialità, il mio punto di vista sui tanti argomenti che interessano chi opera nel ciclismo e chi lo segue da semplice appassionato.
In questi anni ne ho lette di cotte e di crude sulle scelte federali e sul mio conto. Qualche volta sono intervenuto con precisazioni e interviste. In altri casi, quando la faziosità o la provocazione erano tanto evidenti da commentarsi da sole, ho rinunciato. In altri ancora, quando si è superata la linea della decenza con intenti chiaramente diffamatori nei confronti della mia persona e dell’istituzione che rappresento, ho usato l’unica arma civile: la
querela.
Qui, nella “mia stanza” sarò leggero nei toni, ma serio nei contenuti. Voglio che sia una sorta di diario da sfogliare per sorridere un po’ e, soprattutto, per riflettere. In concomitanza con l’uscita sul sito web della Federazione, ho pubblicato anche la relazione dell’attività federale svolta nel quadriennio 2009-2012. Chi la leggerà con la mente sgombra da pregiudizi, perché vuole informarsi e capire (per gli altri non c’è rimedio), troverà molte risposte che spazzeranno via il polverone di menzogne, banalità e accuse sollevato ad arte da alcuni sull’attuale gestione, sul ciclismo italiano e internazionale, sul senso delle scelte fatte, sui risultati ottenuti.

Colgo l’occasione per invitarvi a leggere il primo capitolo del mio diario: http://www.renatodirocco.info/index.php?...&Itemid=41

Grazie, cordiali saluti,

Renato Di Rocco – Presidente FCI

tuttobiciweb.it
 
Rispondi
#19
Elezioni federali, Di Rocco verso il terzo regno
Oggi pomeriggio a Levico Terme, in Trentino, la Federciclismo eleggerà
il nuovo presidente per il quadriennio 2013-2016. E tutto fa pensare che
si vada verso il terzo mandato consecutivo di Renato Di Rocco. I
delegati con diritto di voto sono 264: 211 in rappresentanza degli
affiliati (società), 24 degli atleti e 29 dei tecnici. Per la legge
Melandri, quando un presidente di federazione corre per il tris, i
quorum da raggiungere sono diversi: 55% dei votanti per Di Rocco, 50%
più uno per i suoi cinque sfidanti.

Sondaggi Di Rocco, vicepresidente
dell'Uci (la federazione mondiale), guida la Fci dal 2005 e ha
riportato il ciclismo nella Giunta Coni. I sondaggi delle due ruote lo
danno molto sicuro della riconferma al primo scrutinio. Il terzo mandato
consecutivo, dopo la lotta al doping culminata nello sbarramento alla
maglia azzurra a chi è soltanto citato nelle inchieste dei magistrati,
coinciderebbe con l'ora dello sviluppo e della nuova Struttura tecnica,
nel nome di Paolo Bettini e del nuovo c.t. Maximilian Sciandri.

Gli
sfidanti I cinque candidati, alcuni dei quali hanno lavorato fino a
pochi mesi fa nella squadra di Di Rocco, sono Rocco Marchegiano,
presidente del comitato regionale piemontese e già responsabile del
settore pista Fci; Davide D'Alto, milanese, vicepresidente nel 2001 e
2005, che si è occupato soprattutto della mountain bike; Claudio Santi,
piacentino, già capodelegazione della Nazionale ai Mondiali di Lisbona,
Zolder, Hamilton e Verona, organizzatore della Sei Giorni di
Fiorenzuola; Gianni Sommariva, bergamasco, vicepresidente della
Federazione e organizzatore della Settimana Lombarda; Salvatore Bianco,
leccese, presidente del Comitato regionale pugliese fino al
commissariamento, per tre volte in passato candidato alla presidenza.

Le
regole Qual è la legge che regola l'elezione? Di Rocco deve raggiungere
il 55% dei votanti, gli altri il 50% più uno. Nel caso in cui Di Rocco
si fermi, per esempio, al 54%, allora si va alla seconda votazione,
ancora con tutti e 6 i candidati. Per Di Rocco, anche al secondo turno
il quorum è del 55%, per gli altri 50% più uno. Se anche in questo caso
non ci fosse un presidente, l'assemblea verrebbe aggiornata e Di Rocco,
come presidente in carica, la riconvocherà entro 90 giorni. In questo
caso sarebbe comunque lui a votare il 19 febbraio l'elezione del nuovo
presidente del Coni e il 1° marzo, a Parigi, il nuovo vertice
dell'Unione Europea del ciclismo.

Il bilancio «Io sono molto sereno,
questo quadriennio si è chiuso bene, con i settori della Federazione che
ormai parlano un linguaggio unico — spiega Di Rocco, 66 anni — . Se
penso che il secondo mandato si era aperto con il caso di Basso...
Abbiamo pedalato sempre in salita, non è stato facile reagire, il Coni è
stato il nostro maggior accusatore, ma alla fine ha riconosciuto quanto
abbiamo fatto contro il doping, con azioni forti che nessuno ha mai
messo in discussione. Abbiamo risanato il bilancio, creato 80 ciclodromi
per far giocare i bambini e 14 piste di Bmx, aperto il velodromo di
Montichiari, messo le basi per lanciare quello di Assago».

Premiazioni
Una delle decisioni più forti è stata quella di non prevedere più le
premiazioni individuali nei giovanissimi, a favore dei riconoscimenti al
team: «Ha fatto molto scalpore nella base, un terzo delle nostre
società sono di giovanissimi. Ma dovevamo combattere l'agonismo precoce,
bambini di 6 anni che fanno i rulli come riscaldamento prima di una
corsetta. Alfredo Martini, un giorno, ha detto: "I giovani hanno il
diritto di perdere". E poi ho cercato di interrompere la dipendenza
dalla strada, con una domenica al mese dedicata a un'altra disciplina.
Abbiamo dovuto contrastare una visione che diceva "si è sempre fatto
così". Nel mio programma, il centro della struttura tecnica sarà Paolo
Bettini: più che commissario tecnico, uomo di relazione tra i settori,
direttore generale della struttura. Ruolo che tutti gli riconoscono in
quanto leader naturale».

da «La Gazzetta dello Sport» del 12 gennaio 2013 a firma Luca Gialanella
 
Rispondi
#20
Ma quale terzo regno, ma vada fuori dalle palle una volta per tutte!
 
Rispondi
  


Vai al forum:


Utente(i) che stanno guardando questa discussione: 1 Ospite(i)