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Sliding Doors: chi a Rio è ciclista per scelta
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Sliding Doors: chi a Rio è ciclista per scelta
I ciclisti presenti a Rio con consistenti prestazioni in altri sport sono 6, ma in un passato non remoto c’è chi ha vinto medaglie in giochi olimpici e invernali…

I ciclisti sono atleti particolari, abituati alla resistenza e a lunghi sforzi aerobici. Almeno a livello agonistico, non è uno sport per tutti: e viceversa, non è raro che chi eccelle nel ciclismo abbia le capacità per emergere in altre discipline più o meno affini. Pattinaggio, Sci di Fondo, mezzofondo, canottaggio sono esempi di sport olimpici che richiamano casi di multidisciplina, ma non mancano contaminazioni più ardite. E a Rio saranno presenti nel ciclismo diversi atleti che hanno nel loro passato esperienze in altri sport anche importanti, che di seguito andremo ad elencare.

Il record di Georgia Simmerling: 3 olimpiadi, 3 sport diversi!
Un caso emblematico è quello della canadese Georgia Simmerling, che a 27 anni si appresta a partecipare già alla sua terza olimpiade. La particolarità è che ha partecipato a tre giochi in 3 diversi sport: Nel 2010 apparteneva alla nazionale canadese di sci alpino e disputò le olimpiadi di casa, chiudendo 27esima nel Super G. Nel 2014 toccò allo Ski Cross, una folle branca del freestyle a metà strada con lo sci alpino, che prevede un confronto testa a testa di 4 atleti su un breve percorso: qui il cammino di Georgia si fermò ai quarti, mentre le sue connazionali presero oro e argento. Sarà presente a Rio nel ciclismo, e non nella BMX che sarebbe la traslitterazione naturale dello Ski Cross: bensì nel quartetto d’inseguimento, capace di ottenere anche ottimi risultati quest’inverno, arrivando a vincere la Coppa del Mondo. Difficile, certo, che le britanniche lascino fare anche a Rio, ma una medaglia è ampiamente alla portata della Simmerling, come lo fu a Londra per le sue colleghe che raggiunsero il bronzo. Tra di esse c’era Tara Whitten, che stavolta sarà impegnata su strada, con buone possibilità nella prova a cronometro, nonostante abbia rischiato di saltare per una frattura alla base cranica conseguita a marzo. Anch’ella ha un passato sulla neve: ha praticato sci di fondo dal 1998 al 2007, partecipando anche ai mondiali di Oberstdorf nel 2005.

Al ciclismo grazie ad un infortunio: le storie di Roglic, Van Avermaet e Woods
Tra i maschietti a Rio non mancano i casi di atleti provenienti da altri sport: il filo conduttore è un infortunio che ha portato verso la pratica del ciclismo. Il caso più noto è quello di Greg Van Avermaet, che ha militato come portiere nelle giovanili del Beveren venendo anche convocato in prima squadra; ma c’è anche il canadese Michael Woods, approdato anch’egli in maniera tardiva al ciclismo, dopo essere stato un ottimo mezzofondista nelle categorie giovanili. Ha un personale di 3’39″37 su i 1500 metri, la sua specialità, nella quale è stato campione panamericano e settimo ai mondiali (stiamo parlando sempre di categoria juniores) di Grosseto nel 2004. Anche per lui poi, un infortunio al ginocchio è stato fatale: dopo qualche anno di svago ha cominciato a partecipare a delle corse amatoriali in bicicletta, venendo notato da dei tecnici di spessore che nel 2013 lo portano in una continental; Da lì è cominciato il percorso che lo ha portato a Rio. Ma il caso più emblematico è quello dello sloveno Primoz Roglic, recentemente in mostra al Giro d’Italia: nel 2007 era stato campione del mondo juniores di salto con gli sci. A frenare la sua carriera, una terribile caduta lo stesso anno al trampolino di Planica, che gli procurò un notevole blocco psicologico mai più superato. Tra le donne, la recente protagonista al Giro d’Italia femminile Evelyn Stevens ha sperimentato col ciclismo un radicale cambio di vita: in una esistenza precedente lavorava per la Lehman Bros. e da buona newyorkese, non poteva che praticare tennis, mettendosi in mostra nel suo club per la sua resistenza e le sue doti aerobiche che l’avrebbero portata ad inforcare la bicicletta.

Grandi pattinatori, spesso grandi ciclisti
Come dicevamo in partenza, ci sono sport che per caratteristiche fisiche dell’atleta, sono molto affini al ciclismo: il più affine è forse il pattinaggio di velocità. Non è un caso che i detentori del record del mondo dei 5000 e dei 10.000 metri, sia al maschile che al femminile, siano ottimi ciclisti. Stiamo parlando di Sven Kramer e di Martina Sábliková: il primo ha partecipato a diverse corse in Olanda negli ultimi 2 anni, anche UCI; la seconda è la miglior ciclista in circolazione in Repubblica Ceca, ed è un’atleta che ruota costantemente intorno alla top ten nei mondiali a cronometro. Solo l’impegno invernale le ha impedito di raggiungere i punti necessari per qualificarsi anche alle olimpiadi estive. Nessuno di loro è riuscito però a partecipare a entrambe le olimpiadi; la pioniera in questo fu Christa Luding Rothenburger, capace addirittura nel 1988 di prendere l’argento nella velocità su pista a Seul dopo aver conquistato un oro e un argento nelle Olimpiadi invernali a Calgary: all’epoca si tenevano nello stesso anno. Jan Bos, fratello maggiore del noto pistard Theo, dopo aver vinto l’argento nei 1000 a Nagano 1998 e a Salt Lake City 2002 entrò a far parte del team della velocità su pista nel 2004 ad Atene, col fratellino e Teun Mulder (conclusero sesti); Evgenjia Radanova, atleta bulgara che ha partecipato a 5 olimpiadi invernali conseguendo 2 argenti e 1 bronzo, era presente ad Atene, nella velocità individuale, giungendo 12esima; Chris Witty, parallelamente alla Radovanova, ha fatto una grande carriera nel pattinaggio, e andò anche vicina alla medaglia nella velocità a Sydney 2000, giungendo quinta. L’unico caso di percorso inverso è Clara Hughes: bronzo ad Atlanta 1996, sia in linea che a cronometro, cominciò a praticare entrambi gli sport trovando ancor più successi nel pattinaggio, dove vinse l’oro nei 5000 a Torino 2006 e detenne anche il record del mondo per un anno.

Dal canottaggio al ciclismo: la Romero e i più sfortunati
Anche il canottaggio può essere considerato sport affine al ciclismo: spesso un canottiere troppo leggero tenta la strada del ciclismo, è il caso del promettente australiano Sean Lake, che è salito sul podio a sorpresa nei campionati australiani a cronometro quest’inverno. In più, aiuta la presenza massiccia di questo sport in paesi dove le scuole sportive tendono a comunicare tra loro, come l’Australia, per l’appunto, o la Gran Bretagna: è dal paese dell’Union Jack che proviene Rebecca Romero, autrice di un capolavoro tra le Olimpiadi di Atene e quelle di Pechino: in Grecia vinse l’argento nel 4 di Coppia, in Cina sbaragliò la concorrenza nell’ultima edizione dell’inseguimento individuale. La cancellazione della prova la spinse poi a passare all’Ironman. Più sfortunate le carriere ciclistiche di Cameron Wurf ed Amber Halliday, entrambi atleti olimpici australiani nel canottaggio: il primo trovò la soddisfazione del professionismo e della partecipazione al Giro d’Italia e al Tour de France, e nulla più; la seconda dopo aver vinto tanto nel canottaggio, sembrava destinata a un ottima carriera anche nel ciclismo su strada (campionessa australiana a cronometro 2011), ma si fermò a seguito di un brutto incidente.

Antonella Bellutti leggenda italiana
L’unica ciclista italiana a partecipare a olimpiadi sia invernali che estive è stata Antonella Bellutti. La bolzanina è stata l’unica ciclista italiana anche a vincere 2 ori olimpici: nel 1996 nell’inseguimento individuale, nel 2000 nella corsa a punti. A seguito di una fallimentare esperienza da direttore tecnico della nazionale su pista, riuscì a partecipare nel Bob a 2 Salt Lake City come frenatrice di Gerda Weissensteiner: conclusero settime. Un’altra leggenda del ciclismo femminile, Maria Canins, vanta una grande carriera da fondista prima di passare al ciclismo; sebbene non partecipò mai alle olimpiadi, ottenne tanti successi sulle lunghe distanze, tra cui la storica Vasaloppet; poi passò definitivamente al ciclismo dai primi anni ’80, e i suoi duelli con Jeannie Longo sono storia. Partecipò anche a due olimpiadi, Los Angeles 1984 (dove terminò quinta la prova su strada) e Seul 1988. Tra gli uomini, un atleta che avrebbe dovuto essere a Rio ha vissuto una parentesi da ciclista: Alex Schwazer fu notato da alcuni tecnici trentini e si dilettò nel 2003 correndo tra i dilettanti con la Egidio Unidelta di Bruno Leali, ma quell’esperienza è rimasta solo una parentesi.

Nicola Stufano per cicloweb.it
http://www.cicloweb.it/2016/08/03/slidin...-ciclista/
 
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#2
Bellutti prima di diventare una campionessa di ciclismo aveva iniziato con l'atletica leggera ottenendo pure buoni risultati a livello nazionale tra cui se non ricordo male il record italiano dei 100hs
 
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