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Squadre dilettantistiche: una piaga per il ciclismo italiano?
#1
So che ci sarebbe una sezione apposita per parlarne, ma so anche che lì ci sarebbe poca visibilità e dopo quei tre/quattro commenti degli utenti che la visitano la discussione andrebbe via via spegnendosi, quindi posto qua sperando che la discussione possa essere accesa...

Comunque volevo aprire una riflessione sulle squadre puramente dilettantistiche che in diversi stati ormai nemmeno esistono più mentre qui in Italia sono ancora ben radicate.
Secondo voi hanno senso di esistere queste squadre?

Oggi che quasi tutte le grandi squadre di altri stati hanno dei team di sviluppo costituiti da under 23 che possono correre sia tra i dilettanti che tra i pro accumulando così esperienza e maturando più rapidamente perchè qua in Italia continuiamo ad affidare i nostri giovani alle varie Zalf, Trevigiani ecc... Che per quanto possano lavorare bene non permettono ai ragazzi di misurarsi con la dimensione del professionismo? Perchè non cominciare anche noi a creare delle Continental dove far crescere i nostri giovani?
 
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#2
Sono d'accordo con te. In Italia spesso i giovani (non solo nel ciclismo) vengono fatti lavorare in questo modo per non caricarli di pressione, ma trovo che non ci sia crescita migliore di quella che si fa confrontadosi fin da subito con l'ambiente professionistico.
Per questo andrebbe però cambiata anche la mentalità italiana di volere subito risultati di livello. La maturazione non avviene da un giorno all'altro neanche con questo sistema.
 
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#3
Beh il progetto Continental c'era, ma quest'anno non ha funzionato, non so perché, probabilmente dall'anno prossimo la nostra categoria dilettanti si uniformerà, almeno in parte, a quelle under 23 europee (anche se è un cambiamento che richiede tempo, coinvolge anche le corse, è un bel casino). Comunque personalmente lo penso da tanto tempo che questo nostro sistema sia superato. Poi non mi piacciono neanche le Professional ma è un altro discorso...
 
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#4
Opinione mia : la gavetta (nel mondo sportivo intendo) è il più grande esercizio di retorica che esiste. I giovani, sopprattutto quelli forti, bisogna metterli subito a correre con i professionisti per testarli tecnicamente, ma sopprattutto psicologicamente. Poi la maturazione arriverà, però metterli subito in mezzo a quelli forti (magari con un esperto a fargli da chioccia) e lasciare carta bianca è la cosa migliore. Lasciarli "marcire" in una categoria inferiore vuol dire ammazzare il ragazzo psicologicamente e di motivazioni.
 
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#5
Ecco, per me si può benissimo parlare anche delle Professional che non vedo di buonissimo occhio nemmeno io...

A me personalmente non piace la Colnago ed il loro modo di fare, la vedo un po' come un limbo che paralizza la crescita dei vari giovani che ogni anno acquistano in gran quantità, i quali hanno pochissime possibilità di correre all'estero e di misurarsi con i grandi del ciclismo. Anche perchè al contrario della Farnese il loro progetto non punta alla crescità, ma bensì a mantenere questo status di Professional nè carne nè pesce, di livello superiore alle Continental, ma nettamente inferiore alle WT, dal 2010 ad oggi i progressi sono stati pari a zero, i "giallofluo" nel 2010 non venivano nemmeno invitati al Giro, adesso si fanno pure la "campagna del nord".
 
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#6
(05-03-2013, 07:53 PM)Pagliarini Ha scritto: Ecco, per me si può benissimo parlare anche delle Professional che non vedo di buonissimo occhio nemmeno io...

A me personalmente non piace la Colnago ed il loro modo di fare, la vedo un po' come un limbo che paralizza la crescita dei vari giovani che ogni anno acquistano in gran quantità, i quali hanno pochissime possibilità di correre all'estero e di misurarsi con i grandi del ciclismo. Anche perchè al contrario della Farnese il loro progetto non punta alla crescità, ma bensì a mantenere questo status di Professional nè carne nè pesce, di livello superiore alle Continental, ma nettamente inferiore alle WT, dal 2010 ad oggi i progressi sono stati pari a zero, i "giallofluo" nel 2010 non venivano nemmeno invitati al Giro, adesso si fanno pure la "campagna del nord".

Io invece penso il contrario in un certo senso. La Colnago è un vivaio, è quasi una squadra giovanile, solo un po' più grande, con un calendario importante e almeno un paio di capitani forti all'anno. La Farnese può essere una squadra per rilanciare gente che si è un po' persa (Pozzato, Santambrogio, Chicchi), ma sinceramente non mi piace molto come fase di sviluppo per un giovane. Le Professional sono già squadre con degli obiettivi concreti, quindi ai corridori che passano di lì vengono date responsabilità, che non so quanto facciano bene. Per me il percorso migliore sarebbe Con‌tinental ==> World Tour con un paio d'anni da gregario, a meno che non ti chiami Sagan o Boasson Hagen, e poi cominci a fare le tue corse. Però la categoria Continental deve essere più attiva, deve già servire a farti buttare nella mischia, non come il mondo isolato del dilettantismo italiano. Poi che qualcosa che non va ci sia lo si capisce pensando a gente come Ginanni, Battaglin, anche Caruso (sono i primi nomi che mi vengono in mente, di certo ce ne sono altri più significativi), tanti fenomeni tra i dilettanti, ridimensionati o addirittura scomparsi tra i prof
 
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#7
Definirli piaga mi sembra sbagliato, perchè bisogna ringraziare queste squadre, che con pochi soldi e tanta passione portano avanti il ciclismo italiano.

Sicuramente il metodo italiano è superato, si è capito che bisogna curare meglio la pluridisciplinarietà e che altri aspetti vannoaffrontati in modo più professionale. Il progetto dei vivai delle squadre dei big è interessante, come è interessante che questi ragazzi non vengano relegati nel dilettantismo, ma si confrontino con quelli più grandi, però serve la volontà della federazione (che sembrava esserci, almeno in fase di "campagna elettorale") e soprattutto delle squadre...
 
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