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Team UAE Abu Dhabi 2017
#21
speriamo si trovi una soluzione limpida...
 
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#22
'Azz, mi spiace per il cinese Triste Se non sbaglio è uno dei tumori con meno possibilità di sopravvivenza...
 
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#23
Il team UAE Abu Dhabi nell'UCI World Tour dal 2017
Grazie alle direttive di Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri (Presidente di Kopaonic), si è concretizzato il progetto relativo al team UAE Abu Dhabi, squadra ciclistica professionistica di categoria World Tour che gareggerà a partire dalla stagione 2017.

Mauro Gianetti, già corridore professionista e manager, ha fornito consigli strategici per questa nuova iniziativa ciclistica di Abu Dhabi.

Il team con bandiera e affiliazione negli Emirati Arabi Uniti, che sarà gestito dal manager Giuseppe Saronni, ambisce a promuovere e ispirare la pratica ciclistica, oltre a rinforzare la posizione dell’emirato come capitale sportiva globale.
Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri agirà come rappresentate ad interim del team, per poi assumere il ruolo di Presidente della squadra ciclistica professionistica a partire dall’inizio della stagione agonistica.

Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri ha spiegato: “Annunciamo con entusiasmo la registrazione del team UAE Abu Dhabi, prima squadra ciclistica World Tour del Paese. Questa compagine rappresenta una pietra miliare del percorso di Abu Dhabi verso il ruolo di fulcro dello sport di livello mondiale e continuerà a galvanizzare, elevare e promuovere il ciclismo negli UAE. Siamo orgogliosi di iniziare un rapporto a lungo termine con una delle squadre con la più lunga tradizione e di maggior successo. Ringrazio Mauro Gianetti, questo progetto non sarebbe stato possibile senza la sua fidata consulenza e il suo supporto”.

La nuova divisa della squadra e tutti gli ulteriori dettagli sul team saranno resi noti in una presentazione ufficiale che si terrà all’inizio di gennaio 2017, in data ancora da definirsi.

comunicato stampa
 
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#24
Felice che il nucleo di corridori e soprattutto lo staff abbia trovato finalmente continuità
 
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#25
Sì, anche se non abbiamo più squadre italiane Triste

Curioso di vedere quale sarà il ruolo di Gianetti in futuro: non credo che si sia esposto solo per fare da estemporaneo consulente. Boh
 
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#26
Saronni: «Saremo una squadra nazione»
Il manager racconta come è nato il nuovo progetto Abu Dhabi

«Siamo passati dalla squadra-famiglia della Lampre alla squadra-nazione del Team UAE Abu Dhabi. UAE, lo ricordo, è la sigla degli Emirati Arabi Uniti, anche la maglia avrà i colori della bandiera degli Emirati: bianco, verde, nero e rosso».

Così Beppe Saronni racconta il nuovo progetto che ha preso vita nelle ultime settimane e che ora, dopo l'attribuzione della licenza WordlTour da parte dell'Uci, prende definitivamente il via.

«A fine agosto - ha raccontato il team manager a Luca Gialanella de La Gazzetta dello Sport - avevamo annunciato la collaborazione con la cinese TJ Sport, poi il presidente Li Zhiqiang ha avuto seri problemi di salute e tutto si è arenato. Ma il progetto resta, sono convinto che dalla Cina arriverà davvero qualcosa di importante».

La svolta, spiega poi Saronni, è arrivata a fine novembre quando Mauro Gianetti, consulente del team per gli sponsor, ha sottoposto il progetto al suo amico Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri, presidente di una società che negli Emirati lavora nel campo dell’edilizia e dell’immobiliare. In dieci giorni è stato tutto definito e ora si pensa al debutto, che avverrà al Tour Down Under con una squadra di peso visto che ci saranno Ulissi, Meintjes, Swift e Rui Costa.

Negli Emirati il ciclismo è lo sport emergente, Abu Dhabi in particolare ha puntato molto sulla bicicletta sull'ecosostenibilità, ha piste ciclabili e due volte la settimana apre ai ciclisti il suo circuito di Formula 1.
«Anche negli Emirati, lo sport di riferimento per l’élite del Paese non è il golf ma il ciclismo. Chi ha un certo livello e una certa posizione sociale, ha una bicicletta di altissima gamma. Per noi è importante rappresentare questo Paese - spiega ancora Saronni - come importante è avere un'anima italiana nel team e nei partner, a cominciare dalle biciclette di Ernesto Colnago equipaggiate Campagnolo, Selle Italia, gomme Vittoria e caschi Met. Abbiamo il miglior corridore italiano del 2016, Diego Ulissi, e tanti giovani talenti italiani».

ARTICOLI CORRELATI: articolo gazzetta dello Sport

tuttobiciweb.it
 
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#27
Conferenza stampa di avvio del team UAE Abu Dhabi
Mercoledì 4 gennaio, alle ore 15, una conferenza stampa nel suggestivo scenario della National Tower ad Abu Dhabi darà il via ufficiale all’attività della formazione ciclistica UAE Abu Dhabi, la prima squadra ciclistica World Tour degli Emirati Arabi Uniti.

Alla presenza di Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri, futuro presidente della squadra, l’evento sarà l’occasione per illustrare il progetto ad ampia portata nel quale la squadra World Tour ricopre un ruolo fondamentale, per fornire dettagli sul team e per presentare le nuove maglie prodotte da Champion System.

Il team UAE Abu Dhabi verrà rappresentato da cinque corridori di spicco come Rui Costa (iridato a Firenze 2013), Matej Mohoric (campione del mondo juniores nel 2012 e Under 23 nel 2013), Louis Meintjes (argento Under 23 a Firenze 2013 e 8° al Tour de France 2016), Filippo Ganna (iridato 2016 su pista nell’inseguimento individuale) e Andrea Guardini (vincitore nel 2015 della prima tappa della prima edizione dell’Abu Dhabi Tour).
Ad accompagnare gli atleti saranno presenti il general manager Giuseppe Saronni, il team manager Carlo Saronni.
Mauro Gianetti interverrà in qualità di referente per l’intero progetto.

L’appuntamento è fissato per mercoledì 4 gennaio, ore 15, presso la National Tower (Corniche Road – Abu Dhabi).

Immagini, commenti e aggiornamenti saranno disponibili sui profili social network del team:
- Twitter: @UAE_AbuDhabi
- Facebook: @TeamUAEAbuDhabi
- Instagram: team_uae_abudhabi

comunicato stampa
 
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#28
I corridori dell’UAE Abu Dhabi in allenamento a Terracina
Le attività di inizio anno della formazione UAE Abu Dhabi sono intense e si stanno concentrando anche in Italia, dove a Terracina il team si riunirà dalla sera del 3 gennaio.

La squadra sarà ospitata fino al 14 gennaio presso l'Hotel Fiordaliso (indirizzo: S.P. Per S.F. Circeo -Km 10,800 - Terracina), le presenze effettive dei corridori varieranno in relazione ai numerosi impegni che già in avvio di stagione punteggiano il calendario della formazione del general manager Saronni (conferenza stampa ad Abu Dhabi, partenza per l'Australia per il Tour Down Under e partenza per l'Argentina in vista della Vuelta de San Juan.

Sotto la guida dei sei direttori sportivi del team (Maini, Marzano, Pedrazzini, Righi, Scirea e Vicino), gli atleti pedaleranno in sella alle bici Colnago sulle strade laziali, prendendo ulteriore confidenza con le bici Colnago e seguendo i propri programmi di allenamento, elaborati dalla apposita struttura interna della squadra (preparatori Marangoni e Notari, con supporto del ds Marzano e supervisione del Dottor Corsetti).

Lo staff sanitario della squadra completerà i necessari accertamenti medici e avrà modo di assistere i corridori nella comprensione approfondita del regolamento sanitario interno del team.

Non meno importante sarà la cura della formazione di uno spirito di gruppo tra i ciclisti del team, elemento fondamentale sul quale costruire le ambizioni di squadra.

comunicato stampa
 
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#29
Il progetto relativo al team UAE è stato lanciato
Ha preso ufficialmente il via il cammino del team UAE, la prima squadra World Tour degli Emirati Arabi Uniti.

Il varo della compagine è stato sancito da una conferenza stampa tenutasi oggi ad Abu Dhabi presso il St Regis Hotel nella Nations Tower.
La squadra ha mostrato per la prima volta la divisa da gara prodotta da Champion System e le bici Colnago C60 in dotazione agli atleti del team.

Sono stati illustrati gli obiettivi di un progetto ad ampio respiro volto alla promozione della pratica ciclisticae di uno stile di vita salutare e al rafforzamento della posizione dell’emirato come capitale sportiva globale e come fulcro turistico.

Presente alla conferenza stampa una rappresentanza di spicco del team, formata da cinque corridori (Rui Costa, Louis Meintjes, Filippo Ganna, Matej Mohoric e Andrea Guardini) e dai dirigenti Giuseppe Saronni e Carlo Saronni.
In più, il Team UAE ha annunciato l'imminente ingaggio di Yousef Mirza, anch'egli presente all'evento e destinato a diventare nel 2017 il primo ciclista degli Emirati Arabi Uniti a militare in una formazione World Tour.

E’ stato Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri, futuro presidente del team, a tratteggiare i dettagli dell’operazione: “Siamo davvero contenti ed entusiasti di essere lo sponsor principale di una formazione storica e simbolo di talento ciclistico.

Confidiamo di poter lavorare assieme per molti anni, vincere assieme e ispirare assieme nuove generazioni di ciclisti negli Emirati Arabi Uniti e non solo.

Una vita e un comportamento fortemente positivi, uniti allo sport e allo spirito competitivo sono la chiave per una mente chiara e uno stile di vita sano, qui negli Emirati vorremmo promuovere questi valori positivi tra la cittadinanza e in tutto il mondo”.

Giuseppe Saronni, general manager della squadra, ha sottolineato quanto segue: “E’ davvero suggestivo poter dare il via a un nuovo capitolo del team in un contesto così affascinante, potendo contare su persone che ci hanno trasmesso sentimenti di grande passione per il ciclismo.

Ringraziamo il Signor Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri e il suo gruppo di collaboratori per l’impegno profuso nei confronti del nostro gruppo sportivo, daremo tutti il massimo per riuscire, tramite la nostra attività ciclistica, a offrire soddisfazioni.

Ci assumiamo una responsabilità stimolante, ovvero quella di rappresentare e portare in giro per il mondo il nome di un’intera nazione: sono sicuro che, partendo dall’esperienza del nostro gruppo di lavoro e seguendo le idee e le indicazioni del Signor Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri, sapremo raggiungere i traguardi prefissati.

Quello che ci apprestiamo a compiere è un primo passo in un percorso teso alla crescita e al miglioramento continui”.

In attesa del nuovo sito internet della squadra, segui l’attività del team UAE Abu Dhabi sui social network:
– Twitter: @TeamUAEAbuDhabi
– Facebook: @TeamUAEAbuDhabi
– Instagram: team_uae_abudhabi

[Immagine: Foto-di-gruppo-660x440.jpg]

comunicato stampa
 
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#30
Con quello skyline fa molto Katusha 2010 come stile di maglia..comunque dispiacerà non vedere più il blu-fucsia in gruppo (anche se esteticamente forse è meglio così :D ), pensavo che in qualche modo Lampre rimanesse..perdiamo l'ultima squadra WT italiana, anche se in squadra il numero di nostri connazionali è aumentato rispetto all'anno scorso
 
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#31
La maglia non è nemmeno malaccio, anche se è difficile che uno possa comprarla fuori dagli emirati. Troppo nazionalista. Quella della Katusha lo era molto meno...

Il bello è che uno sponsor italiano sarebbe pure entrato: Segafredo. Quello di Saronni poteva essere un bel progetto da sposare, visti i tanti neo in rampa di lancio quest'anno. E anche a costi relativamente bassi.
 
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#32
Allenamenti del team, parola ai preparatori Marangoni e Notari
Sotto un sole deciso e con temperature di stampo comunque invernale, sono iniziati i lavori del Team UAE nel raduno di Terracina.

Con l'arrivo nella giornata di giovedì da Abu Dhabi dei cinque corridori che hanno impreziosito la conferenza stampa di lancio del team (Ganna, Guardini, Meintjes, Mohoric e Rui Costa), gli effettivi della squadra presenti nell'Hotel Fiordaliso sono saliti a 24, praticamente la squadra al completo a eccezione del campione nazionale degli Emirati Arabi Uniti Yousef Mirza, prossimamente in Italia per incontrare i nuovi compagni.

Quali sono le finalità specifiche di un raduno collegiale in questo periodo dell'anno, con l'avvio della stagione ormai alle porte (esordio il 15 gennaio in Australia nel People's Choice Classic Criterium)?
A spiegarlo sono Samuel Marangoni e Giacomo Notari, i preparatori qualificati che compongono da quest'anno, sotto la supervisione del Dottor Roberto Corsetti e con il supporto di Marco Marzano, la struttura interna alla squadra deputata alla preparazione, alla programmazione degli allenamenti e alla valutazione delle prestazioni.

“E' fondamentale avere la possibilità di incontrare in un unico momento tutti i corridori in organico e questo raduno ci dà proprio questa opportunità che, per motivi di calendario, durante la stagione non sarà ripetibile – ha sottolineato Giacomo Notari – Per noi preparatori è importantissimo poter incontrare i ciclisti e instaurare un rapporto aperto sul piano umano e professionale, perché la base di un buon lavoro di impostazione degli allenamenti e di valutazione è un confronto sincero e produttivo, con riscontri chiari e precisi all'insegna della fiducia reciproca.

Abbiamo avviato questo lavoro già a inizio novembre a Darfo Boario Terme, qui a Terracina stiamo compiendo un ulteriore passo che consente alla nostra struttura un'operatività il più possibile efficace”

Quale tipo di lavoro stanno svolgendo gli atleti della squadra sulle strade laziali in sella alle bici Colnago C60, lo spiega Samuel Marangoni: “I corridori che debutteranno in Australia o in Argentina stanno curando già il ritmo e l'intensità, lavori favoriti dal fatto di poter pedalare in gruppo, dal confronto con i compagni e da alcune simulazioni di situazioni di gara. Per colori che, invece, inizieranno la stagione agonistica solo tra qualche settimana, in questo momento l'obiettivo è mettere chilometri nelle gambe.

I lavori, calibrati per i singoli atleti in base a tabelle di allenamento personalizzate, sono monitorati attraverso i dati raccolti tramite gli strumenti Power2Max e grazie ad alcuni test, quali ad esempio il test di Mader, svolto proprio ieri in salita e concluso con un prelievo di lattato eseguito dal Dottor Corsetti.

Sono sicuramente preziosi anche le sessioni di allenamento in modalità da cronometro, durante le quali i corridori, suddivisi in gruppi da 6 o 8 elementi, impostano gli automatismi alla base di una cronosquadre”.

A riguardo della formazione che presto volerà in Australia, i preparatori esprimono un parere concorde: “Tutti i ragazzi che correranno il Tour Down Under hanno lavorato bene sin dalla ripresa degli allenamenti. Ulissi ha mostrato già un buon colpo di pedale, Swift si è dimostrato una garanzia in termini di affidabilità e Laengen ha impressionato positivamente per la qualità delle sue attitudini di passista, ancora più ampie di quanto si poteva immaginare”.

Le giornate del team si concludono con sedute in palestra: “Tutti i giorni, prima di cena, gli atleti si dedicano assieme a noi a 45' di stretching e core stability – ha spiegato Giacomo Notari (in foto, mentre conduce una sessione di esercizi di allungamento) – Grazie a queste sessioni, si riesce a rendere più rilassata la muscolatura dei corridori, con benefici relativi alla prevenzione degli infortuni, alla maggior facilità nel mantenimento della miglior posizione in sella alle bici, all'agevolazione del lavoro dei fisioterapisti.
Gli atleti stanno apprezzando questi lavori che, terminato il raduno, diventeranno una buona abitudine da seguire anche a casa e alle corse”.

Il nuovo sito internet della squadra sarà presto disponibile, nel frattempo seguiteci sui canali ufficiali di social network:
– Twitter: @TeamUAEAbuDhabi
– Facebook: @TeamUAEAbuDhab
– Instagram: team_uae_abudhabi

comunicato stampa
 
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#33
Team UAE, online il sito ufficiale
E’ ora accessibile la versione aggiornata del sito internet ufficiale del Team UAE all’indirizzo www.uae-abudhabi.com/uae

Tutti gli appassionati di ciclismo e gli addetti ai lavori potranno trovare notizie, fotografiche, schede dei corridori e tutte le informazioni aggiornate relative alla formazione emiratina. Il sito è proposto nelle versioni in lingua inglese, in italiano e in cinese.

[Immagine: Sito-hp.jpg]

L’offerta informativa del Team UAE è completata dalla newsletter ufficiale (tasto di iscrizione nella pagina iniziale del sito), e dai profili ufficiali di social network:

- twitter: @TeamUAEAbuDhabi
- facebook: @TeamUAEAbuDhabi
- instagram: team_uae_abudhabi

Il Team UAE non si ferma qui, perché prossimamente sarà lanciato un nuovo sito internet della squadra, ancora più completo, rinnovato nella grafica e nella struttura e dall’alta compatibilità con tutti i dispositivi di consultazione.

Buona navigazione!

comunicato stampa
 
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#34
Nuovo sponsor e nuova maglia in arrivo

 
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#35
Dovrebbe essere questa

[Immagine: ROA-WTT_UAD_2017.jpg]
 
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#36
'Azz.
E' stato detto per quanto si impegneranno?
 
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#37
(21-02-2017, 06:58 PM)SarriTheBest Ha scritto: 'Azz.
E' stato detto per quanto si impegneranno?

No però nel corso della conferenza è stato detto che in 3 anni vorrebbero diventare un team da top 3 nella classifica mondiale
 
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#38
Saronni: «La nostra sfida al mondo»
Il general manager del Team UAE racconta tutto

[Immagine: showimg.php?cod=98377&resize=10&tp=n]
 
Saronni è un paradosso. Chi lo conosce e lo frequenta lo sa: dopo essere stato uno dei corridori più veloci del pianeta negli Anni Ottanta, oggi è un tranquillo signore pacato, riservato e riflessivo come pochi. Quando c’è da essere veloci lo è ancora adesso, ma deve es­serci l’occasione.
Saronni è un paradosso. Tra gli ex corridori è il più stanziale, eppure da fine agosto all’inizio dell’anno l’uomo della fucilata di Goodwood è passato da es­sere cinese ad arabo in un amen.

«Mi muovo quando c’è necessità. Si può essere Emilio Salgari, che ha scritto di posti lontani standosene comodamente seduto nel suo studiolo di casa, quando tutto corre per il verso giusto.  Ma quando si tratta di affrontare si­tuazioni cruciali, bisogna agire. In questo caso, per garantire il proseguimento dell’attività della squadra e avendo a cuore la sorte di tutte le persone che lavorano nel team e delle loro famiglie, sono stato ben contento di volare in Cina e negli Emirati Arabi».

Ecco, partiamo da qui: come mai è naufragato il progetto cinese?
«Intanto non è naufragato ma ha subìto solo un brusco rallentamento. Purtroppo per noi, l’anima della TJ Sport Consultation Co, il signor Li Zhiqiang, è ve­nuta meno. Il presidente è alle prese con una brutta malattia e in questo momento ha ben altro a cui pensare. In verità parte del suo staff sta lavorando ancora al progetto, ma lo sappiamo, certe iniziative governative hanno i loro tempi e se viene a mancare l’uomo chiave non dico che bisogna ricominciare da capo ma quasi. In ogni caso è un progetto che è lì, nel senso che è tutt’altro che accantonato. E l’augurio è che Li, il presidente di TJ Sport Consultation possa tornare al più presto per completare il lavoro».

Quando hai pensato: qui restiamo tutti a piedi?
«Ho sempre pensato che potesse esserci una via d’uscita, ma non ti nascondo che ho trascorso sicuramente i venti giorni più difficili della mia vita. Non tanto per me, che posso anche smettere di fare questo lavoro domani mattina, ma per le oltre settanta famiglie che rischiavano di perdere un po­sto di lavoro in un momento della stagione in cui non potevano certo riciclarsi. Credimi, non ho dormito per settimane».

Quando è scattato l’allarme?
«A fine novembre, quando ho capito che la documentazione dalla Cina non poteva arrivare nei tempi utili dettati dall’Uci e qui è entrato nuovamente in gioco Mauro Gianetti, che aveva fatto un grandissimo lavoro in Asia e ha trovato al volo l’alternativa. Il 27 novembre è andato ad Abu Dhabi a trovare un suo caro amico che l’ha invitato ad assistere al Gp di F1 e ha colto l’occasione per parlargli di quanto noi stavamo vivendo. Il suo amico è Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri, presidente di una società che negli Emirati lavora nel campo dell’edilizia e dell’immobiliare (Kopaonik Property In­vestment LLC) e che è un grandissimo appassionato di ciclismo. Mauro gli ha spiegato tutto per filo e per segno, soprattutto gli ha fatto capire che non c’era tempo da perdere ed era un’occasione d’oro. Matar non se l’ha fatta sfuggire. Forse, in questo caso, la fretta e i tempi cortissimi ci hanno aiutato. O si prendeva questa opportunità al volo, oppure saltava tutto».

Che ruolo ha Mauro Gianetti nel team?
«Oltre ad essere un caro amico e un grande uomo di affari è chiaramente il referente del team con gli investitori».

Avresti mai pensato di diventare “arabo” alla soglia dei sessant’anni?
«Se è per questo non pensavo nemmeno di diventare cinese, ma è la globalizzazione, bellezza».

Che ruolo ha avuto Ernesto Colnago in tutta questa trattativa?
«Come in tutte le cose, in certi momenti, occorre la mano di tutti. Loro sono venuti a Cambiago, hanno visitato l’azienda, hanno parlato con Ernesto, con Alessandro, con Anna e Vanni. Sono stati qualche giorno assieme. Insom­ma, si sono conosciuti profondamente, hanno compreso a fondo cosa significa Colnago nel mondo della bicicletta e per la storia del ciclismo. È stato come mettere su una bella torta già ben guarnita quella ciliegina che gli arabi hanno gradito parecchio. Negli Emirati Arabi si sono gettate le basi, a Cambiago è stato definito tutto».

Il tuo gruppo doveva trasformarsi in TJ Sport, prima formazione cinese. Invece è nato il Team Uae Abu Dhabi, prima formazione WorldTour dell’Emirato che, ac­canto al Gp di F.1 darà grande impulso al ciclismo…
«È un progetto triennale, importante e ambizioso. Quest’anno si prosegue con l’organico che avevamo già predisposto, ma è chiaro che da adesso in poi siamo attentissimi a quello che succederà sul mercato per cogliere occasioni importanti e fare un ulteriore salto di qualità. Gli Emirati vogliono diventare velocemente un punto di riferimento nel mondo del ciclismo».

Sentite di avere una grande responsabilità sulle spalle?
«Guarda, la responsabilità l’abbiamo sempre sentita. Per quasi trent’anni abbiamo portato in giro per il mondo il nome di Lampre e della famiglia Gal­bu­sera: li ringrazio per averci sostenuto con costanza, dal canto nostro la squadra li ha ripagati valorizzando in ma­niera enorme il loro impegno. Cer­to, ora abbiamo sulle spalle il progetto di una nazione. Una nazione che ha scelto in ogni caso una realtà italiana.  Il Team si chiama UAE Fly Emirates. Uae vuol dire Emirati Arabi Uniti. In­som­ma, siamo passati dalla squadra-famiglia della Lampre alla squadra-nazione. E anche la maglia ha i colori della bandiera degli Emirati: bianco, verde, nero e rosso. Porteremo stilizzata sul fronte e sul retro il profilo della Grande Mo­schea in marmo bianco di Carrara, alta 115 metri, che può contenere 40 mila persone ed è uno dei simboli del Pae­se. La presenza di Aref Al Awani, se­gretario generale dell’Abu Dhabi Sports Council, il nostro Coni per in­tenderci, in occasione della nostra presentazione al mondo la dice lunga su cosa sia il nostro team e cosa rappresenti».

Ma negli Emirati il ciclismo è così seguito?
«È lo sport di riferimento. Per l’élite non è il golf ma il ciclismo. Chi ha un certo livello e una certa posizione so­ciale, ha una bicicletta di altissima gam­ma. Abu Dhabi è la città più ricca del mondo, 600 mila abitanti e un Pil da quasi centomila dollari a testa.  E poi c’è anche una bellissima pista ciclabile di 40 chilometri, illuminata anche di notte. Il ciclismo per loro è davvero strategico».

Hai detto: hanno scelto l’Italia. E anche la tecnologia è assolutamente tricolore.
«Sono tornato a casa, dal mio secondo papà: Ernesto Colnago. Con lui e sulle sue biciclette ho in pratica corso sempre. Con le sue biciclette torneremo a correre. E saranno equipaggiate Cam­pagnolo, Selle Italia, gomme Vittoria, attacchi Deda Elementi e caschi Met».

Ma il presidente del team chi è?
«Matar Suhail Al Yabhouni Al Dha­heri».

E la struttura operativa?

«Rimane invariata, andiamo avanti con la nostra organizzazione».

La squadra è stata anche rinnovata e ringiovanita parecchio…
«Un organico di 26 corridori, con Ulis­si, Rui Costa, Meintjes, Swift, Guar­dini e i neopro Ganna, Consonni, Ravasi e Troia. Gli ultimi innesti sono  il marocchino Anassait Elabdia e Yousef Mohamed Mirza, 28 anni, il “Pistolero” degli Emirati, visto che quando vince ha lo stesso modo di festeggiare di Alberto Contador. Però tra i nuovi arrivi ci sono anche Ata­puma e Marcato: due ragazzi sui quali noi contiamo molto».

Una squadra nazione che deve anche rispettare alcune regole comportamentali.
«Esattamente. Non per niente abbiamo un codice interno per i corridori e tutto lo staff: attenzione in particolare ad un uso corretto dei social. All’uso delle fotografie “postate” e all’ambientazione, soprattutto a situazioni in cui siano evidenti gli alcolici o le donne. Sono norme di buonsenso che richiederanno compostezza anche nei momenti di celebrazione delle vittorie sul podio».

Team manager?
«Mio figlio Carlo. Anche per lui questa stagione sarà importante. Dovrà fare il salto di qualità. Ha tutto per poter pe­dalare da solo, anche se io sono sempre qui, pronto ad intervenire  in qualsiasi momento».
Ma se non ce ne sarà bisogno, Beppe avrà almeno due buoni motivi per essere felice.

Pier Augusto Stagi, da tuttoBICI di febbraio
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=98377
 
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#39
Saronni: «La nostra sfida al mondo»
Il general manager del Team UAE racconta tutto

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Saronni è un paradosso. Chi lo conosce e lo frequenta lo sa: dopo essere stato uno dei corridori più veloci del pianeta negli Anni Ottanta, oggi è un tranquillo signore pacato, riservato e riflessivo come pochi. Quando c’è da essere veloci lo è ancora adesso, ma deve es­serci l’occasione.
Saronni è un paradosso. Tra gli ex corridori è il più stanziale, eppure da fine agosto all’inizio dell’anno l’uomo della fucilata di Goodwood è passato da es­sere cinese ad arabo in un amen.

«Mi muovo quando c’è necessità. Si può essere Emilio Salgari, che ha scritto di posti lontani standosene comodamente seduto nel suo studiolo di casa, quando tutto corre per il verso giusto.  Ma quando si tratta di affrontare si­tuazioni cruciali, bisogna agire. In questo caso, per garantire il proseguimento dell’attività della squadra e avendo a cuore la sorte di tutte le persone che lavorano nel team e delle loro famiglie, sono stato ben contento di volare in Cina e negli Emirati Arabi».

Ecco, partiamo da qui: come mai è naufragato il progetto cinese?
«Intanto non è naufragato ma ha subìto solo un brusco rallentamento. Purtroppo per noi, l’anima della TJ Sport Consultation Co, il signor Li Zhiqiang, è ve­nuta meno. Il presidente è alle prese con una brutta malattia e in questo momento ha ben altro a cui pensare. In verità parte del suo staff sta lavorando ancora al progetto, ma lo sappiamo, certe iniziative governative hanno i loro tempi e se viene a mancare l’uomo chiave non dico che bisogna ricominciare da capo ma quasi. In ogni caso è un progetto che è lì, nel senso che è tutt’altro che accantonato. E l’augurio è che Li, il presidente di TJ Sport Consultation possa tornare al più presto per completare il lavoro».

Quando hai pensato: qui restiamo tutti a piedi?
«Ho sempre pensato che potesse esserci una via d’uscita, ma non ti nascondo che ho trascorso sicuramente i venti giorni più difficili della mia vita. Non tanto per me, che posso anche smettere di fare questo lavoro domani mattina, ma per le oltre settanta famiglie che rischiavano di perdere un po­sto di lavoro in un momento della stagione in cui non potevano certo riciclarsi. Credimi, non ho dormito per settimane».

Quando è scattato l’allarme?
«A fine novembre, quando ho capito che la documentazione dalla Cina non poteva arrivare nei tempi utili dettati dall’Uci e qui è entrato nuovamente in gioco Mauro Gianetti, che aveva fatto un grandissimo lavoro in Asia e ha trovato al volo l’alternativa. Il 27 novembre è andato ad Abu Dhabi a trovare un suo caro amico che l’ha invitato ad assistere al Gp di F1 e ha colto l’occasione per parlargli di quanto noi stavamo vivendo. Il suo amico è Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri, presidente di una società che negli Emirati lavora nel campo dell’edilizia e dell’immobiliare (Kopaonik Property In­vestment LLC) e che è un grandissimo appassionato di ciclismo. Mauro gli ha spiegato tutto per filo e per segno, soprattutto gli ha fatto capire che non c’era tempo da perdere ed era un’occasione d’oro. Matar non se l’ha fatta sfuggire. Forse, in questo caso, la fretta e i tempi cortissimi ci hanno aiutato. O si prendeva questa opportunità al volo, oppure saltava tutto».

Che ruolo ha Mauro Gianetti nel team?
«Oltre ad essere un caro amico e un grande uomo di affari è chiaramente il referente del team con gli investitori».

Avresti mai pensato di diventare “arabo” alla soglia dei sessant’anni?
«Se è per questo non pensavo nemmeno di diventare cinese, ma è la globalizzazione, bellezza».

Che ruolo ha avuto Ernesto Colnago in tutta questa trattativa?
«Come in tutte le cose, in certi momenti, occorre la mano di tutti. Loro sono venuti a Cambiago, hanno visitato l’azienda, hanno parlato con Ernesto, con Alessandro, con Anna e Vanni. Sono stati qualche giorno assieme. Insom­ma, si sono conosciuti profondamente, hanno compreso a fondo cosa significa Colnago nel mondo della bicicletta e per la storia del ciclismo. È stato come mettere su una bella torta già ben guarnita quella ciliegina che gli arabi hanno gradito parecchio. Negli Emirati Arabi si sono gettate le basi, a Cambiago è stato definito tutto».

Il tuo gruppo doveva trasformarsi in TJ Sport, prima formazione cinese. Invece è nato il Team Uae Abu Dhabi, prima formazione WorldTour dell’Emirato che, ac­canto al Gp di F.1 darà grande impulso al ciclismo…
«È un progetto triennale, importante e ambizioso. Quest’anno si prosegue con l’organico che avevamo già predisposto, ma è chiaro che da adesso in poi siamo attentissimi a quello che succederà sul mercato per cogliere occasioni importanti e fare un ulteriore salto di qualità. Gli Emirati vogliono diventare velocemente un punto di riferimento nel mondo del ciclismo».

Sentite di avere una grande responsabilità sulle spalle?
«Guarda, la responsabilità l’abbiamo sempre sentita. Per quasi trent’anni abbiamo portato in giro per il mondo il nome di Lampre e della famiglia Gal­bu­sera: li ringrazio per averci sostenuto con costanza, dal canto nostro la squadra li ha ripagati valorizzando in ma­niera enorme il loro impegno. Cer­to, ora abbiamo sulle spalle il progetto di una nazione. Una nazione che ha scelto in ogni caso una realtà italiana.  Il Team si chiama UAE Fly Emirates. Uae vuol dire Emirati Arabi Uniti. In­som­ma, siamo passati dalla squadra-famiglia della Lampre alla squadra-nazione. E anche la maglia ha i colori della bandiera degli Emirati: bianco, verde, nero e rosso. Porteremo stilizzata sul fronte e sul retro il profilo della Grande Mo­schea in marmo bianco di Carrara, alta 115 metri, che può contenere 40 mila persone ed è uno dei simboli del Pae­se. La presenza di Aref Al Awani, se­gretario generale dell’Abu Dhabi Sports Council, il nostro Coni per in­tenderci, in occasione della nostra presentazione al mondo la dice lunga su cosa sia il nostro team e cosa rappresenti».

Ma negli Emirati il ciclismo è così seguito?
«È lo sport di riferimento. Per l’élite non è il golf ma il ciclismo. Chi ha un certo livello e una certa posizione so­ciale, ha una bicicletta di altissima gam­ma. Abu Dhabi è la città più ricca del mondo, 600 mila abitanti e un Pil da quasi centomila dollari a testa.  E poi c’è anche una bellissima pista ciclabile di 40 chilometri, illuminata anche di notte. Il ciclismo per loro è davvero strategico».

Hai detto: hanno scelto l’Italia. E anche la tecnologia è assolutamente tricolore.
«Sono tornato a casa, dal mio secondo papà: Ernesto Colnago. Con lui e sulle sue biciclette ho in pratica corso sempre. Con le sue biciclette torneremo a correre. E saranno equipaggiate Cam­pagnolo, Selle Italia, gomme Vittoria, attacchi Deda Elementi e caschi Met».

Ma il presidente del team chi è?
«Matar Suhail Al Yabhouni Al Dha­heri».

E la struttura operativa?

«Rimane invariata, andiamo avanti con la nostra organizzazione».

La squadra è stata anche rinnovata e ringiovanita parecchio…
«Un organico di 26 corridori, con Ulis­si, Rui Costa, Meintjes, Swift, Guar­dini e i neopro Ganna, Consonni, Ravasi e Troia. Gli ultimi innesti sono  il marocchino Anassait Elabdia e Yousef Mohamed Mirza, 28 anni, il “Pistolero” degli Emirati, visto che quando vince ha lo stesso modo di festeggiare di Alberto Contador. Però tra i nuovi arrivi ci sono anche Ata­puma e Marcato: due ragazzi sui quali noi contiamo molto».

Una squadra nazione che deve anche rispettare alcune regole comportamentali.
«Esattamente. Non per niente abbiamo un codice interno per i corridori e tutto lo staff: attenzione in particolare ad un uso corretto dei social. All’uso delle fotografie “postate” e all’ambientazione, soprattutto a situazioni in cui siano evidenti gli alcolici o le donne. Sono norme di buonsenso che richiederanno compostezza anche nei momenti di celebrazione delle vittorie sul podio».

Team manager?
«Mio figlio Carlo. Anche per lui questa stagione sarà importante. Dovrà fare il salto di qualità. Ha tutto per poter pe­dalare da solo, anche se io sono sempre qui, pronto ad intervenire  in qualsiasi momento».
Ma se non ce ne sarà bisogno, Beppe avrà almeno due buoni motivi per essere felice.

Pier Augusto Stagi, da tuttoBICI di febbraio
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=98377
 
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Saronni: «La nostra sfida al mondo»
Il general manager del Team UAE racconta tutto

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Saronni è un paradosso. Chi lo conosce e lo frequenta lo sa: dopo essere stato uno dei corridori più veloci del pianeta negli Anni Ottanta, oggi è un tranquillo signore pacato, riservato e riflessivo come pochi. Quando c’è da essere veloci lo è ancora adesso, ma deve es­serci l’occasione.
Saronni è un paradosso. Tra gli ex corridori è il più stanziale, eppure da fine agosto all’inizio dell’anno l’uomo della fucilata di Goodwood è passato da es­sere cinese ad arabo in un amen.

«Mi muovo quando c’è necessità. Si può essere Emilio Salgari, che ha scritto di posti lontani standosene comodamente seduto nel suo studiolo di casa, quando tutto corre per il verso giusto.  Ma quando si tratta di affrontare si­tuazioni cruciali, bisogna agire. In questo caso, per garantire il proseguimento dell’attività della squadra e avendo a cuore la sorte di tutte le persone che lavorano nel team e delle loro famiglie, sono stato ben contento di volare in Cina e negli Emirati Arabi».

Ecco, partiamo da qui: come mai è naufragato il progetto cinese?
«Intanto non è naufragato ma ha subìto solo un brusco rallentamento. Purtroppo per noi, l’anima della TJ Sport Consultation Co, il signor Li Zhiqiang, è ve­nuta meno. Il presidente è alle prese con una brutta malattia e in questo momento ha ben altro a cui pensare. In verità parte del suo staff sta lavorando ancora al progetto, ma lo sappiamo, certe iniziative governative hanno i loro tempi e se viene a mancare l’uomo chiave non dico che bisogna ricominciare da capo ma quasi. In ogni caso è un progetto che è lì, nel senso che è tutt’altro che accantonato. E l’augurio è che Li, il presidente di TJ Sport Consultation possa tornare al più presto per completare il lavoro».

Quando hai pensato: qui restiamo tutti a piedi?
«Ho sempre pensato che potesse esserci una via d’uscita, ma non ti nascondo che ho trascorso sicuramente i venti giorni più difficili della mia vita. Non tanto per me, che posso anche smettere di fare questo lavoro domani mattina, ma per le oltre settanta famiglie che rischiavano di perdere un po­sto di lavoro in un momento della stagione in cui non potevano certo riciclarsi. Credimi, non ho dormito per settimane».

Quando è scattato l’allarme?
«A fine novembre, quando ho capito che la documentazione dalla Cina non poteva arrivare nei tempi utili dettati dall’Uci e qui è entrato nuovamente in gioco Mauro Gianetti, che aveva fatto un grandissimo lavoro in Asia e ha trovato al volo l’alternativa. Il 27 novembre è andato ad Abu Dhabi a trovare un suo caro amico che l’ha invitato ad assistere al Gp di F1 e ha colto l’occasione per parlargli di quanto noi stavamo vivendo. Il suo amico è Matar Suhail Al Yabhouni Al Dhaheri, presidente di una società che negli Emirati lavora nel campo dell’edilizia e dell’immobiliare (Kopaonik Property In­vestment LLC) e che è un grandissimo appassionato di ciclismo. Mauro gli ha spiegato tutto per filo e per segno, soprattutto gli ha fatto capire che non c’era tempo da perdere ed era un’occasione d’oro. Matar non se l’ha fatta sfuggire. Forse, in questo caso, la fretta e i tempi cortissimi ci hanno aiutato. O si prendeva questa opportunità al volo, oppure saltava tutto».

Che ruolo ha Mauro Gianetti nel team?
«Oltre ad essere un caro amico e un grande uomo di affari è chiaramente il referente del team con gli investitori».

Avresti mai pensato di diventare “arabo” alla soglia dei sessant’anni?
«Se è per questo non pensavo nemmeno di diventare cinese, ma è la globalizzazione, bellezza».

Che ruolo ha avuto Ernesto Colnago in tutta questa trattativa?
«Come in tutte le cose, in certi momenti, occorre la mano di tutti. Loro sono venuti a Cambiago, hanno visitato l’azienda, hanno parlato con Ernesto, con Alessandro, con Anna e Vanni. Sono stati qualche giorno assieme. Insom­ma, si sono conosciuti profondamente, hanno compreso a fondo cosa significa Colnago nel mondo della bicicletta e per la storia del ciclismo. È stato come mettere su una bella torta già ben guarnita quella ciliegina che gli arabi hanno gradito parecchio. Negli Emirati Arabi si sono gettate le basi, a Cambiago è stato definito tutto».

Il tuo gruppo doveva trasformarsi in TJ Sport, prima formazione cinese. Invece è nato il Team Uae Abu Dhabi, prima formazione WorldTour dell’Emirato che, ac­canto al Gp di F.1 darà grande impulso al ciclismo…
«È un progetto triennale, importante e ambizioso. Quest’anno si prosegue con l’organico che avevamo già predisposto, ma è chiaro che da adesso in poi siamo attentissimi a quello che succederà sul mercato per cogliere occasioni importanti e fare un ulteriore salto di qualità. Gli Emirati vogliono diventare velocemente un punto di riferimento nel mondo del ciclismo».

Sentite di avere una grande responsabilità sulle spalle?
«Guarda, la responsabilità l’abbiamo sempre sentita. Per quasi trent’anni abbiamo portato in giro per il mondo il nome di Lampre e della famiglia Gal­bu­sera: li ringrazio per averci sostenuto con costanza, dal canto nostro la squadra li ha ripagati valorizzando in ma­niera enorme il loro impegno. Cer­to, ora abbiamo sulle spalle il progetto di una nazione. Una nazione che ha scelto in ogni caso una realtà italiana.  Il Team si chiama UAE Fly Emirates. Uae vuol dire Emirati Arabi Uniti. In­som­ma, siamo passati dalla squadra-famiglia della Lampre alla squadra-nazione. E anche la maglia ha i colori della bandiera degli Emirati: bianco, verde, nero e rosso. Porteremo stilizzata sul fronte e sul retro il profilo della Grande Mo­schea in marmo bianco di Carrara, alta 115 metri, che può contenere 40 mila persone ed è uno dei simboli del Pae­se. La presenza di Aref Al Awani, se­gretario generale dell’Abu Dhabi Sports Council, il nostro Coni per in­tenderci, in occasione della nostra presentazione al mondo la dice lunga su cosa sia il nostro team e cosa rappresenti».

Ma negli Emirati il ciclismo è così seguito?
«È lo sport di riferimento. Per l’élite non è il golf ma il ciclismo. Chi ha un certo livello e una certa posizione so­ciale, ha una bicicletta di altissima gam­ma. Abu Dhabi è la città più ricca del mondo, 600 mila abitanti e un Pil da quasi centomila dollari a testa.  E poi c’è anche una bellissima pista ciclabile di 40 chilometri, illuminata anche di notte. Il ciclismo per loro è davvero strategico».

Hai detto: hanno scelto l’Italia. E anche la tecnologia è assolutamente tricolore.
«Sono tornato a casa, dal mio secondo papà: Ernesto Colnago. Con lui e sulle sue biciclette ho in pratica corso sempre. Con le sue biciclette torneremo a correre. E saranno equipaggiate Cam­pagnolo, Selle Italia, gomme Vittoria, attacchi Deda Elementi e caschi Met».

Ma il presidente del team chi è?
«Matar Suhail Al Yabhouni Al Dha­heri».

E la struttura operativa?

«Rimane invariata, andiamo avanti con la nostra organizzazione».

La squadra è stata anche rinnovata e ringiovanita parecchio…
«Un organico di 26 corridori, con Ulis­si, Rui Costa, Meintjes, Swift, Guar­dini e i neopro Ganna, Consonni, Ravasi e Troia. Gli ultimi innesti sono  il marocchino Anassait Elabdia e Yousef Mohamed Mirza, 28 anni, il “Pistolero” degli Emirati, visto che quando vince ha lo stesso modo di festeggiare di Alberto Contador. Però tra i nuovi arrivi ci sono anche Ata­puma e Marcato: due ragazzi sui quali noi contiamo molto».

Una squadra nazione che deve anche rispettare alcune regole comportamentali.
«Esattamente. Non per niente abbiamo un codice interno per i corridori e tutto lo staff: attenzione in particolare ad un uso corretto dei social. All’uso delle fotografie “postate” e all’ambientazione, soprattutto a situazioni in cui siano evidenti gli alcolici o le donne. Sono norme di buonsenso che richiederanno compostezza anche nei momenti di celebrazione delle vittorie sul podio».

Team manager?
«Mio figlio Carlo. Anche per lui questa stagione sarà importante. Dovrà fare il salto di qualità. Ha tutto per poter pe­dalare da solo, anche se io sono sempre qui, pronto ad intervenire  in qualsiasi momento».
Ma se non ce ne sarà bisogno, Beppe avrà almeno due buoni motivi per essere felice.

Pier Augusto Stagi, da tuttoBICI di febbraio
http://www.tuttobiciweb.it/index.php?pag...&cod=98377
 
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