Tiago Machado: il digiuno si interrompe in Slovenia
Capelli neri; occhi marroni, inframmezzati da pagliuzze verdi e dorate; lineamenti mediterranei, impreziositi da un sorriso perenne. Una volta oltrepassato il traguardo di Novo Mesto Tiago Machado scende dalla bicicletta, rivelando il fisico esile e potente degli scalatori, e brilla nella livrea Gialla, che si staglia sui pantaloncini declinati nelle tonalità del nero e del blu NetApp-Endura. Il portoghese risplende di sudore, agonismo e soddisfazione, quando si accomoda per l’ultima volta sulla sedia riservata ai vittoriosi e realizza che la Maglia del colore del sole, conquistata in quota a Trije Kralji, se la porterà a casa. A testimonianza del fatto che il Tour de Slovenie è definitivamente suo.
“Penso che il mio compagno di camera José (Pimenta Costa Mendes, ndr) fosse più contento di me, per questa Maglia” racconta scherzosamente a proposito dell’ultima nottata prima del gran finale. “Ma sono felice anch’io, come è normale. E’ fantastico essere in Giallo. Quando ho visto la gioia sul volto dei miei compagni, mi sono sentito come se fossi il re del mondo.”
Dopo l’esperienza alla Radioshack, iniziata nel 2010, l’atleta classe 1985 da inizio anno è in forza alla compagine tedesca. “Credo che sia stato una buona annata, sino ad ora” spiega. “Prima i giorni scorrevano lentamente, adesso vanno velocissimi. Non so perché, credo che sia l’atmosfera che si respira in questo team. Si sta bene. Quando si lavora bene insieme, poi i risultati arrivano.”
E il risultato, per lui, è arrivato al termine dei 153 chilometri che, da Skofja Loka, hanno portato alla linea bianca affacciata sul fiume Krka; l’ultima dell’edizione 2014. “Devo ringraziare i miei compagni, perché la frazione di congedo è stata dura e non è stato semplice controllare in gruppo. Il grosso del lavoro l’hanno fatto loro, mentre io me ne stavo “comodo”” si lascia sfuggire con una risata mista a gratitudine. “Come percorso era più semplice rispetto a quelli dei giorni precedenti, tuttavia io ero davvero eccitato di partire vestito di Giallo e non avevo il pieno controllo di me. Temevo di fare qualche errore ma, invece, è andata bene. L’obiettivo è raggiunto!”
Il volto del quasi ventinovenne si fa più serio mentre ritorna con la mente alle pedalate che l’hanno condotto sino al gradino più alto del podio. “Si è partiti subito fortissimo, ci sono stati molti attacchi e una fuga, come ci aspettavamo. Nell’avanscoperta, che aveva guadagnata un buon margine , c’era anche un atleta (Primoz Roglic, dell’Adria Mobil, ndr) pericoloso in ottica classifica generale e, quindi, non si poteva abbassare la guardia. Ma, poi, ho potuto festeggiare la Maglia. Erano quattro anni che non riuscivo a vincere e sono davvero felice.”
Quattro anni. 1460 giorni; ora più, ora meno: tanto è durato il digiuno di Machado e tanto è trascorso dalle braccia buttate al cielo al termine della seconda tappa del Circuit de la Sarthe, nel 2010. “Riuscivo a centrare buoni piazzamenti, ma non ce la facevo a impormi e, alla fine, ci sono riuscito qui in Slovenia.” Sospira. “Credo che in questi anni mi sia mancata anche un po’ di fortuna. Il mio problema era quello, non la potenza di gambe. Ora non sono sorpreso di questo risultato, perché ho lottato molto in passato per riuscire a vincere. Dopo i tanti piazzamenti accumulati ce l’ho fatta. A proposito della frazione con arrivo a Trije Kralji non ho rimpianti per la vittoria sfiorata e il secondo posto, perché alla fine ho vinto la classifica generale. “
Con uno splendido successo nel carnet, Machado guarda già in direzione degli appuntamenti che lo attendono: i Campionati Nazionali, dove si è imposto tre volte (due tra gli Under23, nel 2006 e 2007, una tra gli elite nel 2009) nella prova cronometro e il Tour de France in cui, invece, debutterà proprio quest'anno.
“Ho già preso parte al Giro d’Italia e alla Vuelta a Espana, ma questa sarà la mia prima volta al Tour de France. In un Grande Giro quando si prende il via per la prima volta è difficile porsi degli obiettivi personali a priori, se non seguire la strada e arrivare a Parigi. Comunque, lo scopo sarà cercare di fare del mio meglio sulle salite ed essere d’aiuto a Leo (Leopold Konig, ndr).” Si ferma un attimo a pensare, poi riprende. “E, magari, tentare di evitare di cadere tre volte nella prima settimana, come mi è già successo in passato!”
Si concede un’altra, doverosa, risata prima di ritornare serio. “Come squadra, al momento, abbiamo una buona condizione. Leo rientrerà dopo i problemi fisici che ha avuto ed è in crescita. La scorsa domenica ho concluso il ritiro sulla Sierra Nevada e, qui in Slovenia, sono rimasto sorpreso di questo mio stato di forma e, adesso, avrò una settimana per preparare i campionati nazionali.”
Dal futuro imminente, a quello più lontano; Machado non sa ancora cosa lo aspetterà tra qualche mese. “Anno prossimo? Non so ancora. E’ il mio agente che se ne occupa” precisa con la consueta simpatia. “Con NetApp-Endura ho stipulato un contratto di un anno. Per la stagione 2015 vedremo…”. Ma gennaio è ancora lontano. Adesso è tempo di salire su un palco e stappare lo spumante. Che, indomabile, sprizza verso l’alto per ricadere, come una frizzante cascata, sull’asfalto e sui presenti. A suggello della festa e della celebrazione ma, soprattutto, della gioia.
Scritto da Silvia Tomasoni per Ciclismoweb.net
http://www.ciclismoweb.net/index.php?option=com_content&view=article&id=9748:tiago-machado-il-digiuno-si-interrompe-in-slovenia&catid=17:interviste&Itemid=108